Ma davvero ci credete ancora?

Osservando i mercati nelle ultime settimane, spesso ci siamo domandati: “Ma è possibile che ci credono ancora?

Possibile che nel 2019, a dieci anni dalla Grande Crisi Finanziaria, ci sia ancora una massa, o meglio un gregge, di investitori disposto a credere? A credere che davvero, se le Banche Centrali immettono liquidità, poi l’economia reale andrà meglio, si riprenderà, e camminerà con le sue sole gambe, e finirà il “decennio di emergenza”?

Naturalmente no: nessuno ci crede più. Chi può credere che “un’economia forte” (parole della Federal Reserve” non regge un costo del denaro al 2,4% con l’inflazione al 2,1%? Che senso hanno queste affermazioni? Neppure uno studente delle scuole medie può sentire certe assurdità.

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Domanda inevitabile: ma allora perché le Borse salgono e pure le obbligazioni salgono (di prezzo)?

Risposta: le prospettive, il futuro, e l’economia reale c’entrano poco. O nulla.

In quelle fasi, immediatamente successive ad un “annuncio” di politica monetaria più espansiva ed accomodante, chi compera sui mercati lo fa solo per una ragione, ovvero perché crede di avere sotto di sé una rete protettiva.

Del tipo “se le cose andassero male, LORO compreranno”.

A questi operatori, importa NULLA di capire dove sta andando l’economia: “tanto, io avrò già venduto”.

Conclusione: quelli furbi, fanno come hanno fatto loro. E comprano sull’onda dell’euforia.

La nostra conclusione: investire NON è un mestiere per i furbi. Perché chi è furbo oggi, poi domani pagherà il prezzo della sua … furbizia. Oggi forse vende prima di tutti, ma domani non gli riuscirà, e pagherà con tutti gli interessi. Ci sono 200 anni di storia, che lo dimostrano.

Investire, gestire un portafoglio, è una cosa del tutto diversa. Investire è ricordarsi sempre che i prezzi sui mercati finanziari NON sono soltanto numeri. O meglio: sono numeri, ma vogliono rappresentare una realtà. Una realtà vera e tangibile. Quando la realtà viene a mancare, i numeri svaniscono, e i furbi restano soli con la loro furbizia.

Mercati oggiValter Buffo
Moda primavera-estate 2019: va forte il coccodrillo
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Il grafico qui sopra racconta una stranezza: in Borsa, vengono premiati i titoli ad ALTA qualità (nel senso della solidità patrimoniale. Nei medesimi giorni, sul mercato delle obbligazioni vengono premiate le emissioni di Società a BASSA qualità.

Come è possibile?

La spiegazione esiste, ed è stata illustrata in precedenza anche in questo Blog. Se ve ne riparliamo oggi, la ragione è diversa: vogliamo spiegare una parte del nostro lavoro.

Alcuni lettori ritengono che fare il gestore di un portafoglio titoli si traduca in una serie di “geniali intuizioni”, del tipo “il dollaro USA salirà” oppure “la Borsa deve scendere”. Ci sono quelli che pensano che un gestore possa concedersi il lusso di essere “ribassista” oppure “rialzista”.

La gestione di portafoglio è cosa del tutto diversa dal fare trading on line: noi non possiamo concederci il lusso di essere ribassisti, rialzisti o di “andare con il trend”. Noi di Recce’d, come tutti i gestori responsabili, non ci affidiamo alle geniali intuizioni.

Non abbiamo una preconcetta opinione sul dollaro USA, sulla Borsa, oppure sul petrolio: al contrario, ogni mattina si riparte, si va alla ricerca di dati e si fanno analisi ed esercizi di simulazione statistica. Ogni mattina, si ricomincia daccapo, come se si dovesse ricomperare tutto il portafoglio.

Ecco perché oggi parliamo di coccodrilli.

Il grafico in alto, e quello qui in basso, sono appunto due esempi di coccodrilli, ovvero di grafici che mettono in evidenza una divergenza che non trova una spiegazione, che … non è possibile, se non fosse che è vera.

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In mercati come quelli dell’ultimo decennio, così tanto distorti e manipolati da elementi che sono esterni al mercato stesso, è necessario fondare le proprie scelte proprio sull’analisi di anomalie come queste.

Perché è proprio qui che si costruiscono le performances. Ed è qui, che si faranno i soldi per i nostri Clienti.

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Notate bene: i dati di questi grafici non sono segreti, ed anzi al contrario sono conosciuti da tutti in tutto il Mondo. Il passato che cosa ci insegna? Che il mercato li ignora per un certo periodo, e poi all’improvviso diventano la sola cosa che conta.

Il nostro suggerimento operativo ai lettori? Non siate pigri. Non fate finta di non sapere. e non ignorate quelle che potrebbero essere le più grandi opportunità di mercato della vostra intera storia di investitori.

ma soprattutto: quando il coccodrillo chiuderà le fauci, fate in modo di non rimanere stritolati.

Mercati oggiValter Buffo
Con un sorriso (parte 5)
 

Chissà se è vero? Oppure, se invece è una bufala scritta soltanto per attirare più click da chi naviga sul web?

Chissà se è vero? In ogni caso, a noi ha fatto sorridere, e la riproponiamo.

Parliamo ancora di Donal J. Trump: preferiremmo non farlo, ma lui scrive e parla del nostro mestiere con una tale frequenza, una tale furia, ed una tale spregiudicatezza, che per tutti noi che ci occupiamo di mercato lui stesso è diventato una ossessione (come è per lui il mercato).

Aggiungiamo una cosa: notizie ed immagini arrivano dal Wall Street Journal, che NON è un gruppo avverso alla Presidenza Trump, quanto piuttosto un gruppo che la supporta.

Per il resto, vi lasciamo leggere qui sotto. Il punto forse, come sempre nelle barzellette, è la chiusura finale. Che è molto azzeccata: sia che la cosa sia vera, sia nel caso opposto, il pezzo è costruito bene.

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Mercati oggiValter Buffo
Saliamo insieme sulla giostra
 

Il tema forte di questa ultima settimana, e delle precedenti, è stata come sapete la Federal Reserve.

Non è stato certamente il 2900 di S&P 500: che è soltanto un riflesso di una situazione più generale.

Il fatto importante è stato invece il movimento dei tassi di interesse e di valute, che ci ha costretti, in quanto gestori di portafoglio, alla massima attenzione, ad uno sforzo di analisi ed approfondimento, e ad un faticoso tentativo di rimettere insieme i pezzi e produrre un quadro coerente.

Lo sforzo obbligatorio: come gestori, non possiamo limitarci a dire “c’è confusione” oppure “non si capisce più nulla”. Siamo chiamati a dare un senso.

Anche se la Federal Reserve, al momento, si è arresa, si limita a dire “staremo a vedere”, e rinuncia alla sua tradizionale conduzione, come un timoniere che abbandona il timone, noi siamo obbligati a dare un senso.

Vi proponiamo, a questo punto, di fare un po’ di esercizio con noi, esaminando una nostra selezione di dati, per poi alla fine provare a dare un senso a ciò che sta accadendo, e ricavarne le indicazioni operative più efficaci per i prossimi 3-6-9 mesi.

Noi di Recce’d, per i nostri Clienti, questo lavoro lo abbiamo già fatto.

Dunque, seguiteci: saliamo insieme sulla giostra.

Se la Borsa USA sale, allora anche i tassi di interesse sui mercati USA ritornano a salire, come ci ricordano qui sotto i due grafici.

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Ma se i tassi ritornano a salire, allora proseguirà forse anche il peggioramento dei dati per la crescita economica, che viene raccontato nel grafico qui sotto?

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E al tempo stesso, se i tassi USA tornassero a salire, allora le pressioni al rialzo sul dollaro USA diventerebbero più forti, come ci dicono i dati del grafico qui sotto?

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E se il dollaro USA diventasse più forte, ed l’euro più debole, la BCE sarebbe costretta a rallentare sulla strada della espansione del credito?

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Il grafico sopra ci offre l’aggancio: perché il grafico parla del cambio dell’euro, mentre il testo parla delle banche in Europa “scottate” (dice il testo) da una operazione di TLTRO che in realtà potrebbe essere meno generosa del previsto.

E quindi: le banche in Borsa salgono solo se i tassi ufficiali scendono? Oppure salgono quando i tassi ufficiali salgono?

Dai dati che abbiamo visto venerdì scorso, dagli Stati Uniti, abbiamo ricevuto risposte che vanno in direzioni diverse, come dicono qui sotto nel grafico.

Ma si sa: la stagione delle trimestrali è appena cominciata, e c’è tempo per capire meglio.

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Quello che sappiamo, per certo, è che l’indice USA del settore banche (la linea di colore nero qui sotto) ancora oggi sta del 10% più in basso rispetto allo scorso settembre. E nel frattempo, la Federal Reserve ha prima alzato e poi abbassato.

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Ritornando quindi ai tassi ed alle Banche Centrali, giovedì 11 Draghi ha spinto nuovamente il rendimento del Bund decennale sotto lo zero, come leggete sotto nel grafico.

Poi venerdì però il mercato USA (la prima immagine sopra) ha riportato in alto anche il rendimento del Bund.

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E proprio in questa ultima settimana, i dati per l’inflazione (dagli Stati Uniti, e poi dalla Cina, e poi dall’Eurozona) hanno confermato che l’inflazione esiste. Non sta a zero. Esiste, nonostante una crescita economica che è in calando, e in futuro potrebbe aumentare come diminuire.

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Mercati oggiValter Buffo
Se ne può parlare in modo serio?
 

Ormai tutti i giorni ne parlano tutti: oltre agli analisti e agli operatori, di Borsa parlano ogni giorno presidenti, ministri, viceministri, consiglieri, banchieri centrali, e poi naturalmente quotidiani e televisioni ed il web. E forse anche qualche astrologo.

Ha senso parlarne ancora? Si può parlarne in modo serio, e non allo scopo di alimentare la confusione per scopi che possono essere di tutto, tranne il comprendere ciò che accade?

Noi oggi ci limiteremo ad offrire, come facciamo spesso ai lettori del sito, una serie di spunti su cui riflettere, sui quali rifare le proprie valutazioni, e a partire dai quali rivedere il proprio portafoglio investito.

Nella settimana in cui l’indice di New York S&P 500 ha superato la soglia psicologica di 2900 punti, sarà ad esempio utile rileggere questa tabella di Goldman Sachs, nella quale trovate le diverse categorie di investitori, e leggete chi ha investito e chi invece ha disinvestito (i numeri tra parentesi sono numeri negativi, quindi fuoriuscite o vendite). Non si tratta, come leggete, di numeri aggiornati ad oggi, ma offrono a nostro giudizio una prospettiva storica molto stimolante, che vi aiuterà a guardare nel futuro.

Goldman Sachs stessa lo ha riproposto nell’ultima settimana, per una analisi sulle operazioni di buyback.

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E’ invece aggiornato ad oggi il grafico che segue: si tratta del grafico che presenta il più noto tra i parametri di valutazione della Borsa, ovvero il P/E, il rapporto tra prezzo ed utile. Oggi, come vedete, siamo ritornati ad un rapporto tra prezzo ed utile molto vicino a 20, quando come sapete la media storica sta a 14. In altre parole, oggi chi compera in Borsa compera a prezzi carissimi. Un secondo dato di fatto che vi aiuterà a decidere se e come agire.

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Si tratta come vedete di due serie di dati, a prima vista non direttamente legati fra loro.

Soltanto due serie, tra le decine, ed anzi centinaia, che in Recce’d teniamo ogni giorno sotto osservazione.

Se abbiamo scelto proprio queste due, è perché a nostro giudizio sono di particolare significato proprio in questo specifico momento. E ci auguriamo che possano essere utili ai nostri lettori, per districarsi nella vera e propria Babele di commenti, interviste e … sparate di cui siamo bombardati ogni giorno.

Mercati oggiValter Buffo