Siamo alle solite: è assuefazione
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Un gestore bravo, un gestore competente, un gestore responsabile non ha dubbi: è del tutto sbagliato ragionare di azioni, di Borsa, e poi di obbligazioni e di tassi, tenendoli separati.

Ricordate la situazione descritta qui sopra nel grafico? Ne abbiamo scritto per decine e decine di volte, negli ultimi anni.

Come si può dare un senso a Borse che salgono, e che quindi esprimono maggiore OTTIMISMO degli investitori sul futuro degli utili delle Società quotate, e rendimenti delle obbligazioni che scendono (la linea di colore rosso) ed esprimono quindi una visione NEGATIVA sul futuro dell’economia?

Come detto, Recce’d ne ha scritto in molte occasioni, ed oggi faremo veloce. Si tratta in modo evidente di mercati distorti, oppure come scrivono in tanti “drogati”, e ormai siamo arrivati alla fase peggiore, quella della assuefazione.

Perché è importante segnalarlo ancora? Perché la assuefazione implica due cose: che servono dosi sempre più forti, e che non è detto che ogni volta lo “shot” fornisca la stessa gratificazione, oppure per essere più chiari la medesima reazione dei mercati assuefatti.

La settimana scorsa, in The Morning Brief abbiamo sottolineato, in più occasioni, che la reazione dei mercati alla svolta ad U della Federal Reserve è stata fino ad oggi molto, ma molto, diversa da quella che molti avevano previsto, molto più complicata, incerta. E’ la confusione di cui si scrive nell’immagine qui sotto.

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Mercati oggiValter Buffo
Siamo alle solite: scontro tra realtà e marketing

Ne ha scritto anche venerdì il Wall Street Journal, con le parole che seguono qui sotto.

(…) Kass says investors are ignoring a “diminished outlook for economic and profit growth in 2019-2020,” noting that “there was nothing in the recent high-frequency data or earnings reports that changes this outlook.” We’ve got a stock market that has “detached itself from reality,” he says. “Often, as might be the case, sharp and unrelenting advances lull us into a false sense of security, particularly when global economic growth is so fragile and beginning to show signs of deteriorating,” said Kass, though he repeats from an interview earlier this week that he’s not talking about investor euphoria similar to that seen in late January or mid-September of last year. But others are out there ringing similar alarm bells. Take Russ Mould, AJ Bell investment director, who told clients Thursday that he’s concerned about the renewed blind love for well-known tech stocks right now. “If you asked an investor would they be willing to pay $2.9 trillion for a company that was going to show virtually no earnings growth in 2019, after a year when operating profit and free cash flow growth had slowed to zero by the end of 2018, investment spending began to accelerate and regulatory pressure gathered then they would probably laugh at you. But this is exactly what investors are currently being asked to do in the case of the FAANG stocks, Facebook  Amazon Apple Netflix and Google’s parent Alphabet” says Mould. These companies have much to prove after last year’s weak finish, he says. ”Their combined market capitalizations are still teetering on ‘bear market’ territory, at around 20% below the aggregate record, and their last set of quarterly results were a mixed bag, despite the share price rallies that they prompted,” he said.

Siamo alle solite: il mercato si “stacca dalla realtà”, sotto la spinta a “comperare, comperare, comperare” sotto la spinta delle banche globali di investimento, prima, e poi dei brokers. Nulla di nuovo, quindi, per noi attenti investitori, per noi che siamo capaci a non farci confondere le idee, per noi che non ci muoviamo con i “gregge”.

Ma vale la pena di parlarne perché se guardiamo ai dati del grafico qui sotto gli investitori individuali USA, puniti pesantemente nel 2018, almeno in questa prima fase del 2019 sono rimasti a guardare, scettici sul rimbalzo. Rimbalzo che infatti, come tutti sanno, si è sviluppato su volumi scambiati ai livelli minimi.

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Se poi vogliamo passare dalle emozioni, e dalla pressione delle banche di investimento, alla realtà dei fatti, noi vi suggeriamo di leggere con massima attenzione i dati contenuti qui sotto nel grafico. Molto, di ciò che succederà nei prossimi mesi in Borsa, è scritto proprio in questi dati.

Ai nostri Clienti, la settimana scorsa, abbiamo offerto un approfondimento dettagliato nella Sezione Operatività del nostro The Morning Brief. Dove questa settimana approfondiremo i dati per gli utili in Europa.

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Mercati oggiValter Buffo
La Fed in testacoda: che cosa cambierà per i portafogli di Recce'd

Nel post precedente, abbiamo fatto il punto su quella che tutti, sui mercati definiscono una svolta epocale.

Una svolta epocale implica, ovviamente, anche una svolta, ovvero almeno una serie di modifiche, ai portafogli titoli.

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Noi siamo arrivati a questo appuntamento molto ben preparati: e siamo oggi, per ciò che riguarda i portafogli, nelle migliori condizioni non solo per gestire il cambiamento di prospettiva ma pure per cogliere le nuove opportunità operative.

Come avrete ormai capito, siamo ormai tornati in un Mondo nel quale “le cose vanno male, ma le Banche Centrali ci salveranno”.

Nella gestione dei vostri portafogli, dovrete decidere prima di tutto se vi fidate della affermazione qui sopra, oppure se (almeno questa volta) non vi fate più fregare.

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Con i fatti, da anni Recce’d dimostra ai propri Clienti che nelle scelte di investimento è conveniente tenere tutta l’attenzione sui dati di fatto, e lasciare invece da parte le parole.

Chi vive di sole parole? Le grandi banche di investimento globali, le Reti che vi vendono i Fondi Comuni di Investimento, i politici, e anche le Banche Centrali.

Eppure: se le stime per gli utili scendono (la linea rossa del grafico qui sotto) ma l’indice di Borsa sale (la linea in verde) ci sarà pure qualche cosa che non funziona, no?

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L’investitore finale non può permettersi il lusso di vivere di sole parole: quello lo può fare il suo private, o personal, oppure family, banker, perché lui le retrocessioni dai Fondi Comuni le prenderà in ogni caso, da voi.

Ma l’investitore finale vive invece di risultati.

E proprio in queste settimana (noi ci auguriamo) si sta domandando come sia possibile, dopo anni ed anni di QE, e tassi ufficiali sotto lo zero da anni, che l’Eurozona si ritrovi, di nuovo, in recessione. C’è proprio qualcosa che non funziona.

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Quello che non funziona è esattamente la medesima politica che la Federal Reserve ha riabbracciato mercoledì 29 gennaio: quando ha deciso di abbandonare il tentativo si USCIRE dalla fase di politica monetaria basata sugli eccessi, e di ritornare così ad un atteggiamento ultra-reattivo, ultra sensibile, alle oscillazioni, anche piccole, dei mercati finanziari.

Diventandone, in questo modo, lo schiavo. E lasciando, proprio per questo, tutti i mercati finanziari senza una guida sicura. Adesso, sarà come se dovessero … guidarsi da soli.

In Recce’d, la cosa non è arrivata del tutto inattesa, e sappiamo perfettamente che cosa fare. Le prossime mosse, per i nostri portafogli, sono già state definite, ed attendiamo il momento di mercato più favorevole per eseguirle. Alcuni dettagli e chiarimento si trovano nella Lettera al Cliente spedita oggi, sabato 2 febbraio 2019.

C’è un solo, ultimo dubbio che vogliamo chiarire: e se questa volta, a differenza del passato, neppure il “gregge”, neppure il “consenso” si dimostrasse più disposto ad andare dietro alle parole ed alle promesse, e guardasse invece ai fatti?

Mercati oggiValter Buffo
La Fed in testacoda: che cosa cambia per gli altri
 

La settimana scorsa, avevamo anticipato i temi della riunione della Federal Reserve pubblicando sulla pagina MERCATI del nostro sito questo estratto da un articolo di El Erian.

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Per chi lo ha letto si è trattato di una introduzione molto utile per comprendere ciò che poi, effettivamente, è successo.

Tutti i lettori del sito sono già informati del fatto che abbiamo assistito a un fatto epocale: mai, in precedenza, una Banca Centrale aveva in sole sei settimane invertito la rotta della propria politica monetaria. Sono stati in tanti, ad utilizzare il termine “capitolazione”.

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La mossa, del tutto inaspettatata e senza precedenti, della Fed ha immediatamnete riacceso il dibattito sull’esistenza della “Fed put” e sulla suo essere una espressione dell’interesse generale (come, per mandato della Fed, dovrebbe necessariamente essere) oppure funzionale ad interessi moto particolari e specifici.

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Le implicazioni, per le previsioni sull’andamento futuro del tasso ufficiale di interesse USA, sono quelle ovvie, che vedete ben rappresentate sotto, nel grafico di Bloomberg.

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Tutt’altro che ovvie, ed al contrario molto incerte, sono le implicazioni per i mercati finanziari: come dice il brano qui sotto, la riunione del 29 gennaio 2019 ha sancito il fallimento del tentativo, da parte della Fed, di anticipare i mercati finanziari, invece di essere costretta a seguirli. Questa scelta mette in discussione il concetto stesso di indipendenza della Banca Centrale. Ed aumenta l’incertezza su tutte le prossime mosse, dai tassi ufficiali alla gestione dell’attivo. Esattamente il contrario di ciò che i mercati chiedono alla Banca Centrale.

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Per una analisi di maggiore dettaglio il Post di un Blog non è la sede appropriata. La nostra analisi di dettaglio sarà disponibile per i Clienti la settimana prossima in the Morning Brief, ogni mattina. Proporremo al Cliente alcune osservazioni originali, come ad esempio quella che vedete sotto nel grafico: il recente rimbalzo della Borsa di New York in una prima fase è stato accompagnato dal rimbalzo delle attese sui tassi ufficiali di interesse (la riga di colore rosso), ma come vedete nelle ultime settimane i due andamenti si sono separati.

Che cosa ci dice questo dato, sui tassi, sulle economie, sulla Borsa stessa, sul dollaro USA?

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Mercati oggiValter Buffo
Gestori tradizionali. Gestori alternativi. E poi ci siamo noi.
 

In più di una occasione, ed anche in precedenti Post di questo Blog, abbiamo spiegato che il progetto Recce’d si propone come obbiettivo principale quello di soddisfare la domanda che viene dai Clienti investitori finali, in numero crescente, e sempre più significativo, con il trascorrere delle settimane e dei mesi.

Di che cosa si tratta? I Clienti investitori sono stanchi di essere trattati come un “gregge” da spostare per tosare meglio. Da qui arriva una richiesta di standard di qualità, e di quantità, più elevati a chi fornisce servizi per il Cliente investitore.

Abbiamo poi illustrato, in più occasioni, che sono tre i pilastri sui quali il nostro progetto si poggia, sui quali è stato progettato, sui quali ogni giorno si sviluppa.

Il primo dei tre pilastri è: eliminare tutti i costi inutili. Oggi, i nove decimi, ovvero circa il 90%, dei costi che il Cliente investitore sopporta, a cui deve fare fronte, se si affida ad un private banker, ad un personal banker, ad un family banker, all’incaricato della Banca, e quindi in tutti questi casi ad un vero e proprio promotore finanziario, sono costi commerciali, i costi che pagano il venditore, i costi per mantenere una Rete di salesmen.

Si tratta di costi del tutto inutili per chi investe: soldi che l’investitore finale butta nella spazzatura. Non servono, nella minima misura, a migliorare i suoi risultati di investimento.

Recce’d questi costi li azzera. Recce’d dimostra che non ce n’è alcuna necessità. Dimostra che il nostro servizio via web vi mette a disposizione non solo un servizio alla pari, ma pure un servizio migliore, nella qualità e nella qualità, rispetto a quello che oggi ricevete dalla vostra Rete di Vendita, quella Rete che mangia ogni giorno grazie ai soldi che incassa dalle retrocessioni dai Fondi Comuni di Investimento.

Passiamo al nostro secondo pilastro: è la comunicazione con il Cliente. Il Cliente finale a nostro avviso ha il diritto di capire, ed il suo consulente ha il dovere di informare. Di informare davvero, e non con le fake news che hanno fatto la fortuna delle Reti di Venditori di Fondi. Su questo argomento, ritorneremo più sotto e poi in un Post successivo.

Il terzo pilastro è la strategia di gestione. La strategia è quella che genera i risultati, sia in termini di performance, sia in termini di gestione del rischio.

Su questo, Recce’d è in grado di garantire ai Clienti il meglio.

Ogni giorno, in Recce’d, ci confrontiamo con tutti gli operatori del mercato del risparmio, ed i risultati degli ultimi 11 anni ci confermano che le nostre strategie risk neutral garantiscono risultati superiori, in termini non soltanto di performance ma pure di controllo dei rischi.

Sono pochi, i Clienti consapevoli che il mercato di oggi è del tutto diverso dal mercato finanziario di 10, 20 e 30 anni fa. Noi, di Recce’d, lo abbiamo documentato in centinaia di occasioni. Tutti gli altri, tutti gli operatori tradizionali dell’industria tradizionale, lo nascondono ai Clienti, con lo scopo di difendere la loro tradizionale strategia di gestione, quella basata sulla asset allocation statica. Che poi in pratica significa per chi ci investe: stare fermi sulla riva del mare, ed aspettare che la marea faccia salire tutte le barche, se lo farà, e quando lo farà.

Ma negare la realtà non è una buona tattica. Il confronto con la realtà non può essere rimandato per sempre.

E la quotazione, in Borsa, delle Società tradizionali di gestione ce lo conferma in modo molto concreto. Lo vedete qui sotto nel grafico. Un business destinato a perdere, progressivamente, di importanza.

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Come i nostri lettori sanno, sul piano operativo Recce’d non si confronta con i gestori tradizionali. Il nostro lavoro, la nostra strategia, ci impongono un confronto più ambizioso, con la categoria dei Fondi Hedge.

Si tratta di Fondi comparsi al Mondo negli anni Ottanta come Fondi “non correlati ai benchmarks” e poi etichettati dalle Reti di Marketing come “Alternativi”.

In numerosi Post degli ultimi anni, ed in altre sedi (riservate ai Clienti) abbiamo illustrato al lettore che esistono strategie che sono definite Alternative ma lo sono solo per l’etichetta. Ed altre strategie di gestione di portafoglio che sono Alternative davvero.

E lo si vede nei risultati.

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Il 2018 ha confermato quanto Recce’d vi aveva già scritto negli anni scorsi: la “vecchia” industria dei Fondi Hedge ormai è, nel suo insieme, correlata allo S&P 500. Sale quando New York sale, e scende se New York scende. Come nel 2018.

La “mission”, quella di produrre rendimenti non correlati ai benchmarks, per varie ragioni è stata messa da parte. Il grafico sotto ve lo conferma: segue mese per mese lo S&P 500. E allora … all’investitore costa meno un ETF sull’indice, no?

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Naturalmente ci sono eccezioni, e si tratta di eccezioni molto importanti, che per noi diventano anche esempi, significativi di attività di gestione svolte con successo, per il gestore ma prima di tutto per il Cliente. Le eccezioni noi le studiamo: e sappiamo però di poter fare di meglio, senza entrare nella vecchia categoria Hedge.

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Tanto per non rimanere nel vago: leggete qui sotto i guadagni (NON IN PERCENTUALE bensì in miliardi di dollari USA) dei maggiori Fondi Hedge, dal loro avviamento (la colonna blu) e nel 2018 (il pallino rosa).

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Vedete bene che, per alcuni Fondi Hedge, il 2018 è stato un buon anno: ma come vi diciamo sempre per avere un criterio di valutazione valido un solo anno non sempre è sufficiente. Ecco perché per noi di Recce’d è utilissimo il grafico qui sotto.

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Nel grafico c’è tutto: il grande successo dei primi anni, la moderazione del decennio dopo il 2000, e poi la crisi di risultati a fronte di indici di mercato sempre “a nuovi livelli record”.

Nei dati del grafico c’è tutto, per chi vuole capire: il fenomeno Hedge Fund si è sviluppato, nei primi anni della sua storia, sulla base di strategie che sfruttavano “anomalie di mercato” (George Soros è un esempio che tutti conoscono). Con l’aumentare del numero di Fondi Hedge, queste anomalie sono quasi del tutto scomparse, non ci sono più, e quindi non è più possibile guadagnarci dei soldi sopra.

E i risultati allora sono quelli che vi abbiamo mostrato.

Negli anni dopo il 2007, i portafogli di Recce’d hanno prodotto rendimenti più elevati, e con un livello di rischio più basso, rispetto a quelli che leggete nel grafico.

Questo risultato è dovuto ad una strategia di investimento che non è quella perdente della asset allocation (media/varianza) usata ancora oggi dai private bankers, ma al tempo stesso non punta neppure a sfruttare le stranezze e le anomalie che hanno fatto la fortuna dei Fondi Hedge fino a 15 anni fa.

Il modello Hedge Fund è a nostro parere fallito perché è del tutto falso che esistono “segretissimi segreti” sui mercati, segreti che solo pochissimi operatori sanno, e che sanno soltanto perché prima hanno lavorato nelle sale operative di Credit Suisse, Goldman Sachs oppure magari Lehman Brothers.

Non esiste nessun segreto. Esistono, invece, criteri di valutazione degli asset, e strategie di investimento adatte ai nuovi mercati finanziari dopo il 2009, che danno ai Clienti investitori risultati superiori e regolari nel tempo. Una di queste è la nostra strategia risk-neutral, e le sue procedure di applicazione ai portafogli.

Ripetiamo che non esiste alcun segreto con cui fare i soldi, alcuna informazione “sussurata all’orecchio”, e non esiste alcun “circolo ristretto di quelli che sanno”. Se no, Lehman Brother sarebbe ancora fra noi, ed il settore banche non sarebbe costretto a sopravvivere aggrappato al giubbotto salvavita che è il QE.

Questo perché Jay Powell, oppure Jamie Dimon, oppure Mario Draghi, oppure anche George Soros, ne sanno quanto voi, e quanto noi, di dove sarà il mercato tra 6 oppure 12 mesi. Investire non è fare il mago con la sfera di cristallo, e meno che mai azzeccarla come alle corse dei cavalli: per vincere, ciò che serve è lavorare ogni giorno, 16 ore al giorno.

E qui torniamo alla comunicazione: a differenza del gestore di un Fondo Hedge che leggete più in basso, in Recce’d puntiamo ed investiamo sulla comunicazione con i Clienti. proprio perché non esiste alcun segreto, il Cliente investire deve essere informato al meglio, e di tutto. Ne ha diritto, i soldi investiti sono i suoi, ha diritto alla massima chiarezza.

Per questo il gestore di Fondo Hedge qui sotto è il vecchio, e Recce’d è il nuovo, che avanza e che vince.

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Mercati oggiValter Buffo