L'investitore e la memoria corta

CONSOB durante l'estate 2016 ci ha informato che l'investitore medio in Italia è ignorante e poco informato.

Non è la nostra esperienza, e lo abbiamo già scritto: noi conosciamo, e frequentiamo, moltissimi investitori, tutti molto curiosi, molto informati, molto attenti. Tutti, o quasi tutti, vittima di intermediari, come le grandi reti, che NON VOGLIONO informarli nei dettagli ("che noia parlarci tutti i giorni ..." dice il venditore) e che SI OPPONGONO alla loro richiesta di maggiori dettagli, per capire meglio.

Però è vero che anche l'investitore "medio" qualche responsabilità ce l'ha:

  • spesso è pigro, e rifiuta il cambiamento perché costerebbe attenzione e concentrazione, e magari lo "scontetare un amico" (mah...)
  • poi spesso, anzi molto spesso, si concentra sulle forme e trascura la sostanza (tranne quando poi paga il prezzo di questa scelta sbagliata); capita così che sia lo stesso investitore a trascurare aspetti come la competenza professionale, e cerchi invece il divano in pelle, il torneo di golf oppure le minuzie amministrative come i moduli e le "autorizzazioni", giochetti di cui sono espertissime tutte le Lehman Brothers e le MPS di questo mondo
  • infine, molti investitori hanno la memoria corta: dimenticano in fretta le lezioni del passato; per molti, gli anni 2007-2009 non hanno lasciato insegnamento, continuano a farsi trascinare beati dal gregge, credendosi protetti (il gregge NON protegge); ed anche episodi più recenti vengono subito rimossi come "eccezioni".

Ad esempio, nessuno ricorda lo shock del franco svizzero, che risale esattamente a due anni fa, quando venne rimosso il tetto imposto dalla SNB ed il franco passo in una notte da 1,20 a 1,05 contro euro.

Noi ve lo ricordiamo oggi perché c'è molto di simile tra quella situazione del gennaio 2015 ed oggi: in particolare, c'è sui mercati un clima di "ottimismo stupido" che parte da non si sa bene che cosa, da slogan giornalistici ed analisi approssimative, che non ha fondamenta solide, che è poco più che una chiacchiera al bar. Così era nel 2015 con il QE, così ci sembra sia oggi con Trump: "tutto andrà meglio, azioni, obbligazioni, valute, materie prime", si dice, ma nessuno saprebbe spiegare il perché, a soli due giorni dall'Insediamento. Serve solo per vendere.

Riportiamo oggi alla vostra attenzione i franco svizzero del 2015, perché proprio in fasi come queste, in qualche angolo meno illuminato dei mercati internazionali, si sta caricando una molla, che poi senza alcun preavviso salta per aria e comincia a rimbalzare contro tutto il resto. Un dato solo è sufficiente per supportare questa nostra conclusione: l'indice VIX del CBOE, che misura la volatilità attesa, ai minimi assoluto di 11,5.

Arriva la frustata: e va detto che non è una disgrazia. Invece è il mercato che si autoregola, che si cura da solo, che elimina gli "eccessi stupidi" che tentano di dominarlo e di indirizzarlo in fasi come questa. Il mercato, alla fine, vince sempre.

Mercati oggiValter Buffo
Il trappolone è già scattato (parte 2)

Il primo Post con questo titolo noi lo scrivemmo lo scorso 26 giogno, il giorno dopo il Refrendum Brexit: con quel Post, abbiamo inteso segnalare ai lettori che cosa era veramente importante per i loro investimento. Brexit non era importante, le obbligazioni erano importanti. Cosa era veramente importante allora, e che cosa resta davvero importante anche oggi.

Oggi, 18 gennaio 2017, sappiamo che il tasso di inflazione negli Stati Uniti è tornato al 2,1%. In Germania, sta allo 1,7%, come nel Regno Unito.

Come fa la sera Fabrizio Frizzi in tv (RAI), anche noi adesso proponiamo un Quiz ai nostri amici che ci leggono, un quiz fatto di 5 domande:

  1. qual'è il costo del denaro nei tre paesi citati?
  2. c'è qualche cosa che non va, a prima vista?
  3. come si può uscire da questa situazione?
  4. è possibile che le Banche Centrali non abbiano il controllo della situazione oggi come accadde dieci anni fa, tra il 2006 ed il 2008? E' possibile che Yellen, Draghi e Kuroda oggi non sappiano che cosa fare, come nel 2006-2008? Una stagione è morta e sepolta, quella dei QE, ma quella nuova chi la dominerà?
  5. chi pagherà le perdite sui Titoli nei bilanci delle Banche Centrali? Quella distruzione di ricchezza, chi renderà più poveri? nessuno? Chi ha detto nessuno? si faccia vanti, che le diamo subito tutte a lui!

Se ripondete esattamente a queste cinque domande, potete allora passare (sempre con Frizzi) al DOMANDONE: questa cosa mi interessa da vicino? Toccherà i miei soldi? Beh, quei numeri che vedete nei grafici lì sopra stanno già distruggendo oggi, che è il 18 gennaio 2017, in parte la vostra ricchezza. Sono numeri MOLTO più grandi delle vostre cedole obbligazionarie, non vedete? fate due conti sul retro di una busta.

E poi, il grande "pacco" finale: una asset allocation tradizionale azioni/obbligazioni mi può essere utile in questo momento? Quella dei Private Banking? Oppure quella di Black - Litterman che viene usata dagli algoritmi dei ROBO? Che poi, sono la stessa cosa?

Amici lettori e non Clienti, che siete cullati dalla calma di gennaio e che pensate che "in fondo, è tutto tranquillo, è andata bene anche stavolta", che pensate che "è inutile occuparsi dei mercati finanziari quando non succede nulla": noi di Recce'd vi consigliamo di uscire subito dal sogno oggi, prima che le cose si rimettano in moto.

Per fare cosa?

  • Punto primo, parlate con il vostro abituale consulente, e chiedetegli che cosa pensa di fare partendo dal grafico che Recce'd vi mette a disposizione qui sotto, un suggerimento gratuito come tutti i precedenti. E' un ottimo spunto per i prossimi 12 mesi: vi anticipa che probabilmente il vostro portafoglio azioni/obbligazioni vi creerà seri problemi di qui in poi.
  • Punto secondo: se non capisce, cambiate consulente. Per il resto, si vedrà poi via via, sulla base di ciò che accade, quali sono le scelte giuste.
Mercati oggiValter Buffo
Il fattore Trump nella strategia di investimento per la gestione del portafoglio (parte 1)

Tra quarantotto ore Trump sarà insediato come Presidente degli Stati Uniti: i nostri portafogli stanno belli “comodi”, da oltre un mese sono protettivi, e al tempo stesso pronti a intervenire se ci fossero opportunità,  e quindi non soffriamo di particolari ansie, ma non è così per la grande maggioranza degli operatori, che stanno stretti come le acciughe nelle loro asset allocation, che anche in questo frangente si manifestano per ciò che sono, una non-strategia per fare delle non-scelte e subire, fino alla fine, gli umori dei mercati finanziari.

Il New York Times offre questa mattina una sintesi perfetta: As Trump Era Arrives, a Sense of Uncertainty Grips the World: e questa incertezza è tangibile, molto visibile, in sedute come quella di oggi 17 genaio (e dei giorni precedenti). Vediamo un estratto di ciò che scrive oggi il NYT, per capire le ragioni di questa incertezza globale:

The Germans are angry. The Chinese are downright furious. Leaders of NATO are nervous, while their counterparts at the European Union are alarmed.

Just days before he is sworn into office, President-elect Donald J. Trump has again focused his penchant for unpredictable disruption on the rest of the world. His remarks in a string of discursive and sometimes contradictory interviews have escalated tensions with China while also infuriating allies and institutions critical to America’s traditional leadership of the West.

No one knows where exactly he is headed — except that the one country he is not criticizing is Russia and its president, Vladimir V. Putin. For now. And that he is an enthusiastic cheerleader of Brexit and an unaffiliated Britain. For now.

Mr. Trump’s unpredictability is perhaps his most predictable characteristic. The world is accustomed to his provocative Twitter messages, but is less clear about whether his remarks represent meaningful new policy guidelines, personal judgments or passing whims. In the interviews, Mr. Trump described the European Union as “basically a vehicle for Germany” and predicted that the bloc would probably see other countries follow Britain’s example and vote to leave.

(...)

Some argued that the president-elect’s words should be regarded as tactical, intended merely to keep his options open. But nearly everyone agreed that Mr. Trump had made trouble, especially in criticizing Ms. Merkel, given her importance as a figure of stability in Europe and her campaign for re-election later this year.

For good measure, Mr. Trump had also infuriated China by using an interview on Friday with The Wall Street Journal to again question China’s longstanding One China policy. It holds that Taiwan is an inalienable part of the mainland.

Detto tutto questo, in Recce'd ci occupiamo di gestione, e così fa anche il nostro Blog che state leggendo ora. Riportiamo quindi le considerazioni che avet appena letto nell'ambito dei problemi della gestione del portafoglio, e nelle strategie di investimento. Come sapete a noi in Recce’d piace quantificare tutti i fenomeni che influenzano i mercati, allo scopo poi di applicate modelli Quantitativi per le nostre stime sia di rischio sia di rendimento: ma come è possibile quantificare un fenomeno come Trump all'interno di un modello? Che tipo di "fattore" sarebbe Trump?

E’ impossibile, diranno molti, e noi in una certa misura siamo d’accordo. Ed è proprio per questo che, come abbiamo già chiarito, noi in Recce'd riteniamo impossibile affidare la gestione di portafoglio in modo automatico ad un algoritmo (per quanto sofisticato). Noi riteniamo che l’impatto di fenomeni che sono insieme economici, politici e sociali, come sono quelli che qui sopra avete letto, non può, né potrà mai, essere catturata in modo efficiente da un qualsivoglia algoritmo, neppure ... quelli della NASA oppure del CERN. 

Mercati oggiValter Buffo
Inizia la fine del Fondi Hedge: chi cercherà l'Alfa? (parte 1)

Recce'd ha scritto, nel giorno dell'Epifania 2017, dello "inizio della fine" per i Fondi della categoria Hedge, fondi "non comuni" che negli anni Ottanta e Novanta venivano presentati ai Clienti investitori prima come "Alternativi" e poi, sempre dalle stesse persone, sempre gli stessi Fondi, come "non correlati".

La realtà è che non era vero, né la prima né la seconda deinizione erano appropriate: oggi questi Fondi, che rientrano nella categoria Hedge, risultano correlati, ed anzi molto correlati (come vedete nel grafico qui sotto ed in quello seguente) ai maggiori indici di mercato. E quindi: se salgono i mercati, questi Fondi Hedge guadagnano, e se invece scendono questi Fondi Hedge scendono.

Ma allora, si sono chiesti in molti, perché tenerli in portafoglio? Perché pagare le commissioni, se stanno in mezzo al gregge, al sicuro, come tutti quanti? Ed infatti, come già Recce'd ha documentato, è in corso un flusso di fuoriuscite dai Fondi Hedge che non ha precedenti (grafici iniziali, e anche la tabella che segue).

Queste fuoriuscite premiano forse i Fondi Comuni tradizionali? Assolutamente no: anche per i Fondi Comuni tradizionali il 2016 è stato un anno di record, beninteso negativi. I Clienti investitori hanno disinvestito come mai in passato dai Fondi Comuni tradizionali, e noi lo abbiamo documentato anche nel Blog a fine 2016.

E allora, dove sono andati tutti questi denari, in fuga da soluzioni sbagliate e perdenti? I record di raccolta positiva toccano per il 2016 ai cosiddetti Fondi Passivi, o ETF: la sola Società Vanguard ha raccolto quanto ha raccolto, nel suo insieme, tutto il resto dell'industria dei Fondi negli Stati Uniti.

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Una soluzione ottimale ? Certo! per non buttare più via i soldi delle commissioni di gestione ai Fondi Comuni. Ma per gestire il portafoglio? Chi decide come vanno combinati fra loro i Fondi Passivi o ETF? E con quali obbiettivi? E quale tolleranza al rischio?

Così si torna punto e d'accapo: la gestione di un portafoglio deve sempre avere obbiettivi chiari, sia di rendimento sia di rischio. I Fondi Comuni per trent'anni hanno promesso ai Clienti di gestire in modo attivo rendimenti e rischi, ma non lo hanno mai fatto con successo (trasferendo, semplicemente, ai Clienti rendimenti e rischi dei mercati, per intero).

Poi arrivarno i Fondi Hedge, con le loro promesse di Alfa ed extra rendimento: da dieci anni anche quel giocattolo si è rotto, ed i Clienti ora li sfuggono.

Ma il problema vero, quello di come gestire un portafoglio per non restare passivi in balia dei mercati, resta quello centrale per tutta l'industria. La pesante cappa delle Reti commerciali, con pratiche di cartello, frena lo sviluppo e la diffusione di soluzioni alternative (davvero alternative!) che pure già esistono,  ma il Futuro va decisamente in quella direzione (e certo non nella direzione opposta, quella degli algoritmi automatici), come vedremo anche nei prossimi Post di questa nuova serie.

Mercati oggiValter Buffo
Come cambiare in un mondo che cambia. Come vincere in un Mondo che perde. (parte2)

Chi scrive questo Post ebbe l'occasione, circa quindi anni fa, di partecipare ad alcune sessioni di quella riunione annuale che si tiene a Davos e che chiamano Wordl Economic Forum, in corso in questi gionri a coperto in modo abbondante da tutti i mezzi di comunicazione.

Abbiamo scritto "l'occasione, e non "la fortuna", perchè in tutte quelle visite ci restò in bocca il sapore amaro dellinutilità e della vetrina: ci fu spiegato, da quelli che "la sanno lunga", che incontri come quelli servivano per "sviluppare relazioni personali". Non riuscimmo allora, né ci riuscimo oggi, a capire come. Allora ed oggi, restiamo del parere che quelle enormi assemblee avessero ben altre finalità, non dichiarate.

Si pretende anche di discutere e dibattere, in queste riunioni: e vengono presentati voluminosi documenti, chiamati "ricerche". Qui sotto, vi forniamo un esempio, proprio di quest'anno (2017).

Il grafico vorrebbe evidenziare quali sono, secondo il World Economic Forum, i maggiori rischi per l'economia globale nel 2017: ci siamo permessi di evidenziare con il colore giallo quelli più vicini a noi, quelli di natura economica e finanziaria.

E' utile rappresentare queste voci all'interno di un grafico con due assi, uno per la "probabilità" e l'altro per "l'impatto"? Che obbiettivi intende raggiungere questa figura? Aiuta a capire, ad aumentare la conoscenza, ad avere le idee più chiare, a decidere meglio?

Possiamo proporvi anche una seconda immagine, sempre dalle ricerche di questo 2017:


Qui si vuole rappresentare l'evoluzione, nel corso degli anni, dei rischi globali per l'economia, ordinati in termini di impatto. Forse questo grafico, insieme con il precedente, aiuterà i nostri lettori almeno a comprendere, se non a condividere, la nostra impressione di una generale inutilità di questi incontri.

Detto questo, perchè allora ne parliamo? Perchè vi facciamo perdere tempo? Solo per farci ... belli? No, non è così: arriviamo subito all'attualità, ai mercati, ai portafogli.

Si dice da più parti che il rischio geo-politico potrebbe risultare il fattore dominate, per rendimenti e rischi insieme, sui mercati finanziari nel 2017. Sarà vero? Oppure no? Noi lo vedremo insieme a voi giorno per giorno. Di certo, non sarà un fattore facile da ignorare.

Ora, che ruolo gioca una riunione come quella di Davos? Aiuta a risolvere i problemi? Oppure è lei stessa una delle cause del maggiore rischio geo-politico? Recce'd propende per la seconda ipotesi, ovvero che queste liturgie da circolo ristretto, nell'era del Web, risultino non solo inutili ma pure dannose, e siano poco più che una collezione di cene eleganti e dopocena eccitanti.

Non siamo i soli a vederla così: ed è per questo che ne scriviamo oggi. Ne ha scritto anche Bloomberg, nello scorso weekend, con queste parole che ci serviranno a chiudere il Post: invitiamo il lettore a riflettere sui rapidissimi cambiamento che investono il panorama, anche finanziario, globale, ovvero su come consuetudinicon cinquanta anni di storia oggi risultino non solo invecchiate, ma pure un po' malinconiche, un po' noiose, e forse inutili.

For the 3,000 people who will convene in the small Swiss town from Jan. 17 to 20, the 2017 event could be a moment of reckoning. At speakers’ podiums, coffee bars, and the ubiquitous late-night parties, they’ll be asking themselves whether Davos has become, at best, the world’s most expensive intellectual feedback loop—and, at worst, part of the problem. “Since the recession, the boom has benefited the upper-income earners and done little for those in the middle or on less. That’s the backlash,” says Nariman Behravesh, the chief economist for research provider IHS Markit. “The Davos vision of the world has not delivered a broad-based economic recovery.”

That the world is entering an era of populism that could tear apart long-established global bonds is beyond question. (...) Almost a third of bond investors surveyed last month by Bank of America Merrill Lynch identified populism as their biggest concern, up from 9 percent in October.

Collectively, anti-establishment forces may represent the greatest threat to what historian Samuel Huntington called “Davos Man,” a cross-border species whose values and interests are often divorced from those of more insular compatriots. While each populist movement is unique, all share a generalized disdain for elites, however defined—and by extension, the economic prescriptions they promote. Huntington, who died in 2008, may have divined the future when he said Americans might eventually rebel against rising immigration, especially from Mexico, and the growing influence of multinational businesses and intellectuals.

Mercati oggiValter Buffo