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Le ricette di nonna Pina
 

Chi si ama la cucina, e preferisce le ricette tradizionali alle star della TV, trova spesso nella tradizione una fonte di ispirazione. Si trova sempre una ricetta della nonna da riproporre ed eventualmente aggiornare.

Gli ingredienti della tradizione culinaria sono semplici, e spesso collegati al territorio: riproposti oggi, dovrebbero restituire i “sapori di una volta”, anche se non sempre è possibile.

I mercati finanziari sono, ovviamente, una materia diversa dalla cucina. Anche nel mondo dell’investimento finanziario, ci sono le star della TV e dei media dalle quali ogni giorno arrivano ricette che solo in apparenza sono innovative ma che nella realtà sono sempre le medesime ricette, le vecchie care ricette della Nonna Pina.

Un esempio? Un esempio eccellente è la “diversificazione”, che viene regolarmente presentata come un modo efficace ed anche semplice per gestire il rischio del portafoglio.

Una vecchia ricetta, oggi del tutto inefficace. Non solo inutile, anche dannosa.

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Ai tempo della Nonna Pina, era sufficiente buttare un po’ del proprio denaro a destra, ed un po’ del proprio denaro a sinistra, et voilà la ricetta era riuscita. Oggi, ragionare in questo modo è, semplicemente ridicolo: chi vi suggerisce di “diversificare” buttando un po’ di soldi in America, un po’ in Asia ed un po’ in Europa, ignora (forse per semplice ignoranza oppure forse per cattive intenzioni) i numeri che invece dovrebbe conoscere. I numeri che ci dicono che da anni la correlazione tra i mercati delle diverse aree geografiche è elevatissima.

Buttando semplicemente i soldi un po’ di qua ed un po’ di là non si “diversifica” un bel nulla. E’ necessario guardare alle FONTI del rischio, analizzare e comprendere. Cosa che, però, una gran parte dell’esercito dei cosiddetti “consulenti” non è in grado di fare.

La “diversificazione” intesa in questo modo serve solo, al vostro wealth manager, al private banker, ed al family banker, per liberarsi delle responsabilità: lui non è in grado di formulare una autentica “consulenza”, non capisce nulla di ciò che accade in questo momento sui mercati. E allora, una buona soluzione è quella di … mettere un po’ di soldi dappertutto. Butto poche fiches su tanti numeri della roulette, e magari … uno ci piglia!.

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Facciamo ora un secondo esempio: la asset allocation. La asset allocation, intesa nel modo tradizionale (quello che gli anglosassoni chiamano 60/40) negli anni è stata trasformata dall’esercito dei venditori in una potente “arma di persuasione di massa”, dove al posto del termine “persuasione” si dovrebbe utilizzare il termine “imbroglio”.

La asset allocation, quella per la quale oggi voi avete in portafoglio un 30% di azioni, un 50% di obbligazioni, un 10% di materie prime ed un 10% di alternativi, quella che “va bene su tutte le stagioni”, si fonda su basi inesistenti, si fonda su assunzioni sbagliate, si fonda su dati che sono stati falsificati per convincervi.

Un esempio? Il più evidente è quello che riguarda le azioni: “l’azionario è più rischioso, ma nel lungo termine rende di più”. Semplicemente, non è vero: oggi, non è vero che è più rischioso dell’obbligazionario, e in aggiunta non è vero che nel lungo termine rende di più. Lo abbiamo documentato anche qui nel Blog.

A che cosa serve questo tipo di “asset allocation”? L’utilizzo che ne viene fatto dalle Reti dei promotori è quello già descritto sopra. Io ci metto dentro un po’ di cose diverse, e almeno una andrà bene.

Un terzo esempio? Le obbligazioni danno più sicurezza al vostro portafoglio di investimenti. Anche questa come la precedente è una affermazione falsa. Come la precedente, anche questa è una ricetta di nonna Pina. Peggio. questa è una autentica, e sostanziale, sciocchezza. Una cretinata, se ci consentite il termine.

Altri esempi? Scriveteci, e ne parleremo al telefono con voi quando per voi è più conveniente.

Con le ricette di nonna Pina oggi si può fare un ottimo ciambellone: ma se utilizzate le ricette di nonna Pina oggi, in questo mercato, per gestire il vostro portafoglio titoli ed impiegare il vostro denaro, allora oggi siete pressoché sicuri che perdete soldi e che state facendo (come sopra) una cretinata.

Una curiosità: non abbiamo idea dei rapporti che esistono tra Paolo Basilico (ex Kairos) ed il Corriere della Sera: di quali “accordi dietro le quinte siano stati presi”. Siamo però colpiti, ed incuriositi dal fatto che in prima pagina sul sito del Corriere si faccia pubblicità ad un libro per il quale Basilico ha scritto la prefazione.

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Paolo Basilico fu per anni al veritce di Kairos, Società di Fondi Comuni la cui storia si può leggere sul Web (dal suo inizio, alla sua fine) e i cui risultati (per i Clienti che hanno investito sui loro Fondi Comuni) si possono trovare sul sito di Morningstar ed altri siti.

Perché ne parliamo oggi? Perché questo libro si collega, in modo perfetto, a ciò che stavamo dicendo più in alto: si tratta del libro delle ricette di Nonna Teresa, un’amica di Nonna Pina.

Ottime ricette, per carità, ma scritte 100 anni fa. E non è una buona idea, nel mondo degli investimenti, fingere di non sapere che sono cambiati i mercati, che sono cambiati gli strumenti, che sono cambiati gli investitori, che sono cambiate le economie, che è cambiata la politica. Che è cambiato il Mondo.

Facciamo un paragone calzante: tra voi lettori di questo Blog, ci saranno probabilmente numerosi lettori di libri. E se oggi, un amico vi chiedesse un parere sulla letteratura contemporanea, quella degli anni 2000, voi al vostro amico quali nomi fareste? Immaginiamo che nessuno di voi, per spiegare la “Letteratura del 2020”, suggerirebbe di leggere Luigi Pirandello, Marcel Proust, Franz Kafka, James Joice, Italo Svevo, Thomas Mann, Virginia Woolf, Louis Ferdinand Céline, Michail Bulgakov e Robert Musil. Che ovviamente restano grandi classici, da leggere per crescita culturale. Ma nessuno consiglierebbe ad un autore contemporaneo di “scrivere come Italo Svevo”: non vi pare?

Per fortuna, nel settore del risparmio gestito, centinaia di migliaia di persone hanno letto Graham, ma non esiste un solo gestore che si affida in modo integrale alle teorie di Graham per gestire i soldi (per ragioni che sono ovvie): purtroppo, il lettore del Corriere della Sera non viene informato di questo. Al lettore del Corriere della Sera viene fatto credere il contrario, ovvero che si tratti di un testo di grande attualità, e quindi utilizzabile per scegliere se investire oppure non investire in Borsa, e su quali titoli. Leggete qui di seguito:

( …) focalizzatevi sulla distinzione tra speculazione e investimento, sulle figure dell’investitore difensivo rispetto a quello intraprendente, sui trucchi per evitare di essere succubi di Mr. Market e delle sue fluttuazioni, sugli obiettivi realistici di lungo termine che occorre darsi quando si parla della gestione del proprio denaro. Che siate esperti di mercati o solo alla ricerca di una bussola in un mondo finanziario sempre più difficile da decifrare, tutto quello che vi serve lo trovate nelle pagine e nel genio di Graham.

Conclusione. Non abbiamo dubbi sulla genialità di Graham: ma che cento anni fa potesse immaginare il QE ed Apple, i derivati e i Fondi Comuni di Investimento, ci sentiamo di escluderlo. Il debito pubblico allora neppure esisteva (nella versione attuale), lo stesso possiamo dire dei Fondi Pensione, di CNBC, di Twitter, e la lista potrebbe continuare.

Siamo certi che nel libro di Graham tutto questo non c’è. E che quindi, all’opposto di ciò che scrive l’articolista, NON lo troverete nel libro. A voi, investitori del 2020, serve ben altro: servono anche quotidiani più competenti, affidabili, e trasparenti nelle intenzioni. A voi, amici lettori, oggi serve Recce’d, poi la sera in poltrona potrete leggere Graham per esercitare la mente (oppure guardare un episodio di Law and Order o Montalbano).

Ripeto: non sappiamo degli accordi sottostanti, e non sappiamo del perché di questa pubblicità occulta da parte del Corriere. Ma riteniamo di segnalare ancora una volta che il ruolo dei quotidiani italiani, nei confronti di tutti gli investitori, rimane quello di aumentare la confusione e NON aiutare a capire la realtà nella quale operano. L’investitore italiano deve essere stordito, così si tiene tutti quei bei BTp e tutti quei luccicanti Fondi Comuni di Investimento.

Mercati oggiValter Buffo
Come la vedono gli altri: aggiornamento del settembre 2020
 

In Italia, nessuno la vede con la propria testa quando si parla di mercati finanziari. Non esistono destra e sinistra. Non c’è il PD, la Lega, non ci sono i 5 Stelle.

Nessuno nel mondo degli investimenti e dei servizi al risparmio esprime una opinione, una visione, una strategia propria, una strategia che si discosta da quella della massa.

In Italia, sia i “consulenti”, sia le Reti di promotori finanziari come FINECO, Azimut, Banca Generali, Fideuram e Mediolanum, sia le case di Fondi Comuni di Investimento italiane, al Cliente ripetono, ogni giorno e tutti i giorni, le medesime cose che tutti voi leggete ogni giorno e tutti i giorni sui quotidiani, oppure ascoltate su CNBC TV.

Mai una osservazione originale, meno che mai critica. Mai una visione indipendente. Mai una analisi che si discosta. Mai un’idea che sia propria, autentica. Tutti allineati e coperti.

C’è molto più dibattito, e differenza di opinioni, all’interno della chiesa cattolica sull’operato del Papa. Eppure per la Chiesa Cattolica il Papa è infallibile.

Beh, evidentemente Mario Draghi è “più infallibile”.

Stanno tutti coperti, tutti nascosti dietro, tutti allineati. Allineati a chi oppure a che cosa? Recce’d ve lo fa leggere in questo Post.

Il pensiero unico, sui mercati finanziari, è dato dalle grandi case di investimento, quali sono Goldman Sachs, Morgan Stanely, Credit Suisse, UBS, e soci assortiti. Sono loro, a pensare: pensano per tutti quanti.

Come si sono guadagnate questa credibilità queste banche globali? In passato hanno dato ai loro Clienti indicazioni azzeccate sui mercati finanziari?

MAI. Non è mai successo: informatevi e verificate, e fatevi aiutare in merito dal wealth manager, dal private banker e dal family banker a cui fate riferimento. Se loro avessero notizie diverse, ve le potranno documentare. Delle grandi banche di investimento globali al contrario si ricordano (e sono documentati, e noi di Recce’d li abbiamo documentati in questo Blog in passato) svarioni clamorosi, eclatanti, MOLTO gravi e dannosi per gli investitori.

E allora? Perché troviamo tutti ogni giorno strettamente allineati e coperti dietro alle “views” di Goldman di Morgan Stanley, piuttosto che di UBS, di Credit Suisse o di Bank of America?

Chi ci guadagna, da questo stato di cose? E che cosa ci guadagna?

Ci guadagnano tutti gli intermediari. Tutti i venditori. Tutti i cosiddetti “consulenti”. Tutti quelli che NON gestiscono il vostro denaro. Che non fanno a vostro favore una sola operazione, non una sola. Tutti quelli che vi vendono portafogli più o meno pre-cotti, pre-confezionati, prodotti da banco del supermercato, prodotti standardizzati. Portafogli di Fondi Comuni di Investimento. Con in più le Unit Linked. Con in più i Certificati. E tutte quelle altre cose che chiamano “prodotti” sui quali PRIMA guadagna l’intermediario venditore, e poi FORSE, ma solo forse, potrebbe eventualmente guadagnare qualche cosa il Cliente.

Che cosa ci guadagnano, questi qui? Questi intermediari? Questi venditori?

Spieghiamolo: le grandi banche globali di investimento tengono tutti allineati e compatti dietro di loro grazie ad una ampia rete di relazioni commerciali, che portano soldi ai tutta la rete dei venditori. Piazzano attraverso i venditori la “merce” (i prodotti) che loro originano, e retrocedono al venditore una parte del ricavato. Prendono la percentuale. Proprio, esattamente, uguale a come si fa per il Tupperware, il Worwerk Folletto, il Weight Watchers oppure Avon. Il meccanismo è identico.

Quindi: acquistando da loro la merce da vendere, sia i Fondi Comuni di Investimento, sia le Reti di vendita fatte dei cosiddetti “consulenti”, dei family bankers, dei private bankers, ed altri nomi assortiti, vi DEVONO vendere tutte insieme sempre la stessa storia, perché è quella la “storia che adesso si vende”. E chissenefrega se è giusta, o se poi dopo si rivela sbagliata. Tanto, il venditore ha piazzato la merce, e la banca globale di investimento ha già incassato. I Cliente si arrangia (in fondo è LUI che ha scelto).

Vi devono vendere la merce per guadagnare. E come guadagnano? Come le retrocessioni, e lo abbiamo già detto. E poi ci sono una lunga serie di “benefit”, sopra e sotto banco. Regali, viaggi, ed altri strumenti, dei quali avete letto su tutti i giornali in ogni articolo che spieghi come si corrompono i funzionari, in ogni ambito dell’economia e della politica.

La più efficiente e più evoluta forma di inganno del Cliente, a questo proposito, è quella di “cancellare le retrocessioni” e poi fare arrivare i soldi a chi distribuisce i prodotto (Fondi Comuni di Investimento, Unit linked, polizze di assicurazione, certificati) attraverso altri canali. Così che il “consulente”, il private banker, la SIM, ed ogni altro venditore possa scrivere il falso, ovvero che “noi non riceviamo retrocessioni”, per poi essere gratificato di bonus, di cosiddette soft commissions, di viaggi, corsi, postazioni di Bloomberg oppure Reuters, e a volte anche di denaro sottobanco noppure all’estero.

Notate bene che nessuno, di quelli che a voi spingono in modo insistito le quote dei Fondi Comuni, magari spiegandovi che hanno “selezionato i migliori sulla base di performance e volatilità”, che vi abbia mai spiegato il perché. Perché a voi dovrebbe interessare di investire i Fondi Comuni? Che cosa ci guadagnate, voi Clienti investitori? E’ vero, oppure è falso, che il 90% dei Fondi Comuni fa peggio del proprio benchmark? Perché mai dovreste mettervi in portafoglio dei “prodotti finanziari” che sono, chiaramente inefficienti, ovvero come si dice in gergo “dei cartoni”?

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Nasce esattamente da qui, la vicenda di Robinhood, ed anche Apple che viene valutata 35 volte gli utili PASSATI, e poi Tesla a 500 dollari USA, e poi anche una Società fallita come Hertz che vede il suo titolo salire del 90%, e poi anche scendere del 95%, ed anche il calo del Nasdaq che avete visto nelle prime nove sedute del settembre 2020. Tutto questo caos, che ha conquistato anche in Italia le prime pagine dei quotidiani, nasce proprio da qui.

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Nasce tutto da qui: i profeti del trading, quelli come dicono che “le azioni non scendono mai”, come Dave Portnoy (lo vedete nelle immagini e noi ne abbiamo scritto a lungo, in modo dettagliato ed analitico nel nostro The Morning Brief” da alcuni mesi a questa parte) devono la loro improvvisa popolarità esattamente a questa situazione.

Loro (i trader di ultima generazione) li hanno definiti come “suits”, ovvero “quelli che al lavoro indossano l’abito con giacca e cravatta”. Gli “suits” sono gli uomini di Wall Street: a questi “suits”, Dave Portnoy dice quello che segue: “visto che voi suits vi siete sempre sbagliati, visto che ci avete per decenni presi in giro, allora adesso facciamo da soli, e faremo meglio di voi”.

E per rafforzare il messaggio, Dave Portnoy sta sempre in canottiera (tranne nell’occasione nella quale fu ricevuto alla Casa Bianca da Donald J. Trump).

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Da questo punto di vista, la ribellione dei traders di giornata al sistema che parte dalle banche globali di investimento, passa per i Fondi Comuni di Investimento, e arriva ai promotori finanziari, ai “consulenti”, ai private bankers, è del tutto legittima e giustificata. Non basta: è anche del tutto sensata (ovviamente, in un suo modo distorto: è sensata poiché il contesto intorno ha del tutto mollato gli ormeggi con la realtà)..

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Purtroppo, è del tutto insensato, ed è dannoso e pericoloso, quello che i traders di giornata alla Dave Portnoy fanno e dicono di fare ai loro seguaci di Robinhood. Il finale, inevitabilmente, sarà un disastro.

Recce’d, da ormai più di un decennio, si presenta ai risparmiatori dicendo quanto segue: ESISTE una alternativa al muro di gomma fatto di banche globali di investimento, di Fondi Comuni e di promotori/consulenti/wealth managers. Esiste, ed è accessibile: tutto ciò che serve è vincere la pigrizia mentale che ti fa dire “ho sempre fatto così, che fatica cambiare!”.

L’alternativa esiste, è accessibile, offre risultati superiori, ed un servizio superiore, a costi inferiori. E non è quella di Dave Portnoy e di Robinhood: l’alternativa non è buttarsi giù nel burrone per vedere se si sopravvive (qui sotto un Tweet dello scorso 8 settembre 2020)..

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Per correttezza professionale, oggi vi proponiamo di leggere una efficiente e completa panoramica di ciò che pensano “loro”: di ciò che pensano quelli delle grandi banche globali, e quindi quelli dei Fondi Comuni di Investimento, e quindi anche quelli che vengono a casa vostra, che vi telefonano, che vi spingono, che insistono, che vi vendono i Fondi Comuni di Investimento, con o senza algoritmo, con o senza robo-advisor. Quelli del pensiero unico. Quelli dai quali voi investitori dovreste scappare: il più lontano possibile. Prima che sia tardi.

L’articolo che riproduciamo qui sotto è stato pubblicato da Barron’s nel fine settimana del 12-13 settembre 2020. Un suggerimento ai vostri lettori: queste che leggete NON sono analisi ed opinioni sui vostri investimenti: ricordate che questo che leggete è MATERIALE PUBBLICITARIO SCRITTO DA CHI HA QUALCOSA DA VENDERVI. Che cosa vuole vendervi? GPM, oppure GPF, oppure un algoritmo, oppure un robot, oppure un qualsiasi altro contenitore (chiamatelo come preferite) dentro al quale mettere i cosiddetti “prodotti finanziari”, ovvero quei prodotti che poi al venditore retrocedono le commissioni (“prendono la percentuale”). Esattamente come fanno quelli di Weight Watchers, Worwerk Folletto, Tupperware, Avon, e tanti altri.

Questi signori non “la vedono” così: vogliono soltanto che voi, lettori investitori, la vediate in questo modo, per poi vendervi prodotti dai nomi astrusi e privi di senso, che a voi non faranno del bene ma del male.

E ricordate anche una seconda cosa: il conflitto di interesse è un reato. Perché non viene perseguito? Perché a tutto oggi tutte le Reti di “consulenti” e promotori e private bankers e wealth managers possono operare commettendo questo reato? Riflettete e datevi una risposta.

Un ultimo suggerimento suggerimento ai lettori investitori: conservate questo articolo di Barron’s, tenetelo da parte. Poi andremo insieme a rileggerlo, come Recce’d fa sempre, a fine 2020.

U.S. stocks have defied almost all expectations in this crisis-riven year, first plunging into a bear market in February and March, as the coronavirus pandemic spread and the economy shut down, and then rebounding with lightning-fast speed to reach new highs by late summer. Following a selloff in tech stocks earlier this month, the S&P 500 index closed on Friday at 3341, about 240 points short of its record, and up 3.4% for the year.

Don’t expect this sort of drama to continue through year end, at least so far as the S&P and its fellow market measures—the Dow Jones Industrial Average and Nasdaq Composite —are concerned. Wall Street’s stock market strategists see only a modest move higher in the S&P 500 through December 2020, although there could be plenty of action below the surface, given potential economic and political shifts, a possible rotation from growth stocks to value, and the challenges inherent in investing in a zero-interest-rate world.

Among the half-dozen Wall Street strategists whom Barron’s recently canvassed, none sees the S&P 500 ending the year very far from current levels. The strategists’ average year-end S&P 500 target is 3492, less than 5% above Friday’s close.

The group expects the picture to brighten in 2021, however. The four strategists with published 2021 targets see the S&P settling at 3800 or 3850 next year. Based on the midpoint of that range, the benchmark index could gain about 15% from here.

The strategists’ average S&P 500 earnings forecast is $128 for 2020. But they expect earnings to shoot up by 26% next year, to $161, even with last year. “We’re at a point where, albeit slowly, we seem to be emerging on the other side of Covid-19,” says Savita Subramanian, head of U.S. Equity & Quantitative Strategy at Bank of America Securities.

Earnings Recession

The near-term outlook has darkened for corporate profits, although they could rebound in 2021.

  • $128
    Wall Street strategists’ average earnings forecast for the S&P 500 this year, down from actual earnings of $161 in 2019

This has been the year of Big Tech. Near-zero interest rates and a hunger for growth have pushed many investors into the same five giant tech stocks— Alphabet (ticker: GOOGL), Amazon.com (AMZN), Apple (AAPL), Facebook (FB), and Microsoft (MSFT)—and lifted valuations to increasingly lofty levels, even after the Nasdaq’s recent setback.

The five are expected to grow their revenue by an average of 15% in 2020, despite the deepest global recession since the Great Depression. The other 495 companies in the S&P 500 could see their sales decline by 5% this year. Similarly, the Big Five boast Ebitda (earnings before interest, taxes, depreciation, and amortization) margins of 29%, versus 17% for the S&P 495. All of the tech titans have net cash, implying little balance-sheet risk.

What’s Next: More Gains for Stocks

Here are Wall Street strategists’ predictions for 2020 and 2021.

Michael Fredericks

Head of Income Investing for Multi-Asset Strategies, BlackRock

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3650

S&P 500 YE2021 Target3850

S&P 500 2020 EPS:$125S&P 500

2021 EPS:$165

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:1.00%

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:1.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%

Gold Price YE2020:N/A

Gold Price YE2021:N/A2020

U.S. GDP Growth/Decline:-5.5%2021

U.S. GDP Growth/Decline:+4.5%

David Kostin

Chief U.S. Equity Strategist, Goldman Sachs

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3600

S&P 500 YE2021 Target3800 (Aug. 2021)

S&P 500 2020 EPS:$130

S&P 500 2021 EPS:$170

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:1.05%*

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:1.45%*

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%*

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%*

Gold Price YE2020:$2,300*

Gold Price YE2021:$2,300*

2020 U.S. GDP Growth/Decline:-3.8%*

2021 U.S. GDP Growth/Decline:+6.1%*

*Goldman Sachs estimates. YE=Year end. N/A=Not Available.

Saira Malik

Head of Global Equities, Nuveen

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3600

S&P 500 YE2021 Target3800

S&P 500 2020 EPS:$130

S&P 500 2021 EPS:$160

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:0.95%

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:1.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%

Gold Price YE2020:$2,000

Gold Price YE2021:$1,8502020

U.S. GDP Growth/Decline:-5.0%2021

U.S. GDP Growth/Decline:+4.5%

Savita Subramanian

Head of U.S. Equity & Quantitative Strategy, Bank of America Securities

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3250

S&P 500 YE2021 TargetN/A

S&P 500 2020 EPS:$125

S&P 500 2021 EPS:$155

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:1.00%

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:1.35% (Q2 2021)

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%

Gold Price YE2020:$1,886

Gold Price YE2021:$2,2132020

U.S. GDP Growth/Decline:-5.3%2021

U.S. GDP Growth/Decline:+2.9%

Mike Wilson

Chief U.S. Equity Strategist and Chief Investment Officer, Morgan Stanley

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3350 (JUNE 2021)

S&P 500 YE2021 Target3350 (June 2021)

S&P 500 2020 EPS:$130

S&P 500 2021 EPS:$158

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:1.15%

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:N/A

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%

Gold Price YE2020:N/A

Gold Price YE2021:N/A2020

U.S. GDP Growth/Decline:-5.3%2021

U.S. GDP Growth/Decline:+3.4%

Edward Yardeni

President, Yardeni Research

Target

S&P 500 YE2020 TARGET:3500

S&P 500 YE2021 Target3800

S&P 500 2020 EPS:$125

S&P 500 2021 EPS:$155

10-Year U.S. Treasury Yield YE2020:0.75%

10-Year U.S. Treasury Yield YE2021:0.75%

Fed Funds Rate Target Range YE2020:0-0.25%

Fed Funds Rate Target Range YE2021:0-0.25%

Gold Price YE2020:$2,000

Gold Price YE2021:$2,5002020

U.S. GDP Growth/Decline:-5.0%2021

U.S. GDP Growth/Decline:+3.5%

The Federal Reserve gets much of the credit for keeping the tech sector, the broad market, and the economy aloft in 2020. After starting to lower interest rates in mid-2019, the Fed went all-in in March as the coronavirus swept the U.S., dropping its federal-funds rate target to a range of 0.00% to 0.25%. All six strategists see no change in the fed-funds rate for this year and next.

Ultralow interest rates have boosted the valuations of companies expected to earn the bulk of their profits in the future—sometimes years down the road. When discounted back to the present, far-off cash flows are worth more today than in a higher-rate world. That calculation has helped lift stock indexes to records even as earnings have tumbled.

“The investment community is paying more for duration today than they ever have in history,” says David Kostin, Goldman Sachs ’ chief U.S. equity strategist. “Given that we anticipate rates to stay low, this valuation-at-the- lower-bound question becomes the dominant issue that will be driving the market and prospective returns.”

The price-to-forward earnings ratio of the Russell 1000 Growth index recently hit 31 times, while its Value equivalent trades for 19 times. Growth investing trounced value for much of the past decade, and growth stocks’ lead widened this year as the market rebounded. Some strategists see a change in leadership for the remainder of 2020, if not beyond.

“If we get a vaccine this year, or more signs that we’ve contained this crisis adequately, we can resume a greater semblance of normal activities,” Subramanian says. “That would cause a renewed interest in some of the more economically sensitive cyclicals, coming off of very low levels of investor positioning.”

The Scorecard, So Far

Volatility is 2020's big winner, and crude oil, the biggest loser. Tech stocks have swelled the Nasdaq's returns; other markets are mixed.

9/10/20 Close

YTD Change

S&P 5003,339.19+3.4%

Dow Jones Industrial Average27,534.58-3.5%

Nasdaq Composite10,919.59+21.7%

Russell 20001,507.75-9.6%

STOXX Europe 600367.48-11.6%

Nikkei 22523,235.47-1.8%

Shanghai Composite3,234.82+6.1%

MSCI Emerging Markets Index1,085.31-2.6%

Bloomberg Barclays U.S. Aggregate Bond Index2,379.31+6.9%

10-Year Treasury Yield0.68%-1.24*

U.S. Dollar Index93.39-3.1%

Refinitiv/CoreCommodity CRB Index146.17-21.3%

Cboe Volatility Index (VIX)29.71+115.6%

WTI Crude Oil (per barrel)$37.03-39.4%

Gold (per troy ounce)$1,954.20+28.6%

Note: YTD % change for foreign markets in local currency; *Change in percentage points

Source: Bloomberg

Paying up for a narrow group of tech-related companies’ future earnings growth is easier to justify when profits are tumbling elsewhere, as has been the case for most of this year. But as the U.S. and other economies emerge from a coronavirus trough, the “old economy” should rebound. Investors looking for bargains in value sectors must differentiate, however, between companies whose earnings are sitting at cyclical lows because of reversible drops in demand and those being disrupted permanently.

Industries such as semiconductors, construction, and auto manufacturing won’t be affected fundamentally by the pandemic in the long term. But accelerated shifts away from business travel or bricks-and-mortar retail might never reverse.

For many industrials, materials, and financials companies, a rebound in global economic activity could mean a return to prerecession levels of sales and earnings in a relatively short order. Cheaper valuations relative to growth sectors could further support outperformance by cyclical and more value-oriented stocks. A Covid-19 vaccine or further improvements in treatments could accelerate the economic reopening.

Yielding to Reality

U.S. Treasuries don’t provide much income these days. Preferred shares could be a better place to look.

  • 1%Strategists’ 2020 year-end forecast for the 10-year Treasury yield

  • 5.4%The yield on the iShares Preferred & Income Securities exchange-traded fund

“We recommend positioning for a continued recovery in the economy,” says Mike Wilson, Morgan Stanley’s chief U.S. equity strategist and chief investment officer. “Look for the companies that can generate the greatest operating leverage on the other side of this pandemic.”

Companies whose profits are most sensitive to changes in revenue had the most to lose on the way down, but have the greatest room to recover. That includes apparel maker PVH (PVH) and Citizens Financial Group (CFG), whose strong positions in their industries could leave them better-positioned relative to peers. Other stocks on Morgan Stanley’s Fresh Money Buy List include Walt Disney (DIS) and Linde (LIN), a leader in industrial gases.

A sustained rotation from growth to value is a recipe for relatively flat performance on the index level, says Goldman Sachs’ Kostin. The weight of tech stocks in the market relative to lagging sectors means it would be a lopsided rotation. And many investors, after taking profits, don’t immediately redeploy 100% of their cash.

The risks to the market are numerous, starting with the economic outlook. Since bottoming in April, many economic indicators have rebounded sharply, but the pace of Main Street’s recovery has lagged behind Wall Street’s. Unemployment remains above 8%, and consumer spending could drop if expanded unemployment benefits aren’t extended by Congress. Ailing state and local budgets could lead to cuts in services and layoffs, worsening the impact on certain groups.

The summer surge in Covid-19 cases in the U.S. is largely past, with nationwide cases and hospitalizations recently back down to June levels. But experts such as Dr. Anthony Fauci warn of the risk of another surge in the fall, when flu season begins and cold weather forces people into closer proximity indoors. If that is accompanied by new stay-at-home orders or restrictions on economic activity, the recovery could reverse.

A contentious election season also means heightened uncertainty, with polls showing former Vice President Joseph Biden well ahead of President Donald Trump in the race for the White House. The battle for party control of the Senate is equally contested.

These circumstances support a continued preference for growth companies with secular tailwinds, which don’t depend on a rising economic tide to increase their sales and earnings.

Investors looking to bet on a cyclical recovery might do better overseas. Valuations are cheaper in Europe, Japan, and emerging markets, where stock indexes tend to have more cyclical exposure than the S&P 500.

“If you’re concerned about volatility around the election, one way to stay in the market but reduce some risk is to shift some U.S. exposure to Europe and the emerging markets,” says Michael Fredericks, head of income investing for BlackRock’s Multi-Asset Strategies team.

Ultimately, the growth-versus-value decision depends on what the world will look like once Covid-19 is in the rearview mirror. If that means a return to a slow-growth, low-interest-rate, and low-inflation world, growth will remain the place to be. “Our view is that technology stocks and growth stocks have a lot left because longer-term economic growth is not going to be extremely strong,” says Saira Malik, Nuveen’s head of global equities.

Malik recommends focusing on megatrends continuing through or accelerated by the Covid-19 pandemic. She points to Slack Technologies (WORK) as a key beneficiary of remote working and companies’ drive to increase productivity, and says that Slack can continue compounding growth over the long term. Other technology-driven trends such as telemedicine could outlast any near-term cyclical bounce.

“For cyclicals and value stocks to work, you want faster economic growth, signs of inflation, and higher interest rates,” says Malik. “There has been some talk of that lately, but we don’t see it as sustainable.”

In late August, Fed Chairman Jerome Powell revealed a rare shift in central-bank policy toward average inflation targeting. The Fed will now allow inflation to rise above the central bank’s 2% target for extended periods of time. This means the Fed might no longer raise rates proactively to stave off expected inflation just because unemployment is low. That sounds like a recipe for higher inflation over the coming economic cycle.

An aging population that prioritizes saving, technological innovation that brings down prices, global supply chains, and other forces have kept a lid on inflation over the past decade, despite low interest rates. Many strategists aren’t convinced that the next decade will be much different.

“We’ve learned that inflation isn’t purely a monetary phenomenon,” says Edward Yardeni, economist and president of Yardeni Research. “We’ll have to see it to believe it. But what we can take from it is that interest rates will remain at or close to zero for the foreseeable future.”

Whether that will help the economy is one issue, Yardeni says, but low rates should keep supporting the stock market as portfolio managers and individual investors either move money out of bonds and into stocks or allocate new money to stocks rather than to bonds. That also supports continued growth-stock leadership.

Morgan Stanley’s Wilson sees long-term inflation and interest rates rising as a result of unprecedented peacetime deficit spending by the federal government. Heavy spending looks to remain the case no matter which party is in power after the November election.

“The biggest surprise of this year is a generational shift in fiscal policy: We’re getting much more than we would have in a recession that wasn’t a pandemic,” he says. “That’s going to be with us for years, which means larger fiscal deficits will become more structural in nature than investors currently expect.”

If that means interest rates rise, the long-duration assets that outperformed in the past decade will become the laggards.

The strategists that Barron’s consulted generally see the yield on the 10-year U.S. Treasury note ticking up to about 1% by year end from a current 0.67%, as the price of the security falls. By the end of 2021, strategists’ estimates range from 0.75% to 1.45%. Income-seeking investors will need to look elsewhere.

“On the fixed-income side, the starting point from a yield perspective is pretty dismal,” Fredericks says.

Better-quality parts of the high-yield market still offer attractive returns, he notes. But moving too far down the quality spectrum could be problematic, given the uncertain outlook for industries more permanently affected by the pandemic.

Fredericks notes that preferred shares issued by high-quality financial companies offer solid yields and opportunities for capital appreciation. Big banks such as JPMorgan Chase (JPM) and Bank of America (BAC) have preferreds, yielding 4.5% and 4.9%, respectively. The iShares Preferred & Income Securities (PFF) exchange-traded fund yields 5.4%.

Fredericks expects common stocks that pay dividends to be in greater demand next year, as interest rates stay low and a steadier economy gives investors confidence that companies will be able to maintain their payouts. “We think the puck is headed toward the scarcity of income being a big driver of flows and total returns,” he says.

That could be positive for traditional dividend-yielding sectors like utilities. And dividend-yielding cyclicals could deliver the best of both worlds.

Mercati oggiValter Buffo
Passato il Ferragosto: l'altra faccia della medaglia (d'oro)
 

Passato il Ferragosto, si torna a ragionare a mente lucida sui propri investimenti e perciò anche sui mercati finanziari..

Nel nostro Longform’d della settimana scorsa (il primo che è stato pubblicato di una nostra nuova serie) Recce’d ha scelto di mettere al centro dell’attenzione il tema dominante, per i mercati di tutto il Mondo, in questo agosto 2020.

Il tema dominante non è il COVID-19, non è la ripresa economica a “V” e non è il “nuovo record di Wall Street. Le tre appena citate sono tre storie che … tutti sanno come andranno a finire, la sola differenza è che alcuni lo dicono e lo scrivono ad alta voce, altri invece lo sussurrano, “te lo dico a parte”, lo trattano come un grave segreto militare.

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No, il tema dominante oggi non è nessuno dei tre citato sopra. Tra gli operatori professionali e tra gli investitori professionali il tema che domina è il tema trattato appunto nel nostro Longform’d della settimana scorsa: il tema che lega tra di loro l’andamento dei rendimenti delle obbligazioni (e quindi dei tassi di interesse), il cambio del dollaro USA, e il prezzo dell’oro.

Per settimane Recce’d ha approfondito questi tre temi, mostrandone anche le strette connessioni, per i propri Clienti attraverso la nostra pubblicazione quotidiana che si chiama The Morning Brief.

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La settimana scorsa, ne abbiamo trattato poi in modo più ampio (anche se abbiamo evitato ogni indicazione operativa, che rimane riservata la servizio fornito al Cliente) nel nostro primo Longform’d, come già detto. Oggi invece vi aiutiamo ad approfondire questo tema attraverso quella che, a giudizio di Recce’d, è la sintesi più efficace, più chiara, e più concreta, che sia stata pubblicata in merito.

Segnatamente, si tratta di un articolo di pochi giorni da di Mohamed El Erian, pubblicato sul Financial Times.

Ovviamente lo lasciamo nella lingua originale, così che nulla del suo prezioso contenuto vada Lost in Translation.

Mohamed El-Erian August 12 2020 The writer is Allianz’s chief economic adviser and president-elect of Queens’ College, University of Cambridge

Until recently, the rapid rise in the price of gold had more to do with opportunistic financial trading than any larger structural investment theme, let alone a drop in physical supply or an increase in industrial use. Now, the metal is seen to offer something for everyone.

That is yet another unintended result in a lengthening list of the exceptional involvement of central banks in the functioning of markets. Their expanded interventions to counteract the effects of the pandemic have pleased many now but will create problems for the central banks and the economy at large, if a sharp and lasting economic recovery continues to elude us.

After rising 17 per cent in the first half of the year, gold prices surged to record highs before retreating on Tuesday to just below $2,000. In the process, investors went from treating gold as a short-term momentum trade to seeing it more as a legitimate standalone option in long-term portfolios. You need only look at real yields on government bonds after adjusting for inflation to see why so many investors are buying gold as a long-term option.

Contrary to what most textbooks would suggest, the recent drop in nominal yields has coincided with a rise in inflationary expectations. This makes gold a more attractive substitute for government bonds in two ways. Investors who opt for gold forgo less income than they would if bond yields were higher. They also hedge against what would be a dramatic loss in the value of those bonds, should central banks stop trying to keep interest rates low by flooring official rates and buying massive amounts of market securities. Gold is also proving compelling for other reasons, collecting quite an unlikely cast of backers in addition to the usual bugs who worry about currency debasement and geopolitical shocks.

Some believe it will protect investors against further depreciation of the US dollar; others want it as a hedge against a global economic depression and a collapse in stock markets that, already, are stunningly decoupled from corporate and economic realities. Today’s gold camp even manages to attract those looking to protect against competing outcomes: deflation and inflation.

Gold is not the only asset to have developed this multiple and seemingly bipolar personality. Big Tech stocks have also been seen as offering everything to everybody. They promise growth based on the shift from physical to virtual activities in the pandemic, but also downside protection because they have massive cash holdings, low debt and positive cash-flow generation.

The collapse in nominal yields on government and safe corporate bonds is also leading some investors to ask whether non-investment grade “junk” bonds can be a safe place to park their money. Underpinning these contradictory developments is investor faith that central banks will protect them from big losses by continuing to intervene whenever markets slide. Gold is evolving into a “must-have” asset. That drives the price upwards as the pool of potential buyers shifts from a small group of quirky bugs to the much larger pool of investors seeking risk mitigation. Like many sudden structural shifts, it is likely to involve an initial price overshoot. Think of this as part of a broader shifting baseline. Investors are treating an ever growing number of traditionally risky assets as low risk, or even hedges against risk. In the short term, this pushes prices higher, reinforcing the attitude change and lulling politicians and central bankers into believing that the market cycle has been conquered. But they are likely to prove as wrong as those who, before the 2008 financial crisis, erroneously believed they had vanquished the business cycle.

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Mercati oggiValter Buffo
Passato il Ferragosto: ma il vostro gestore si chiama per caso Mario Draghi?
 

Facilmente, potete trovare sul Web un grafico come quello qui sotto. Sono informazioni pubbliche, ed è per questo che oggi Recce’d le può ripresentare.

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L’interesse di questo grafico dove sta? Sta nel fatto che quelli che vedete sopra sono i vostro soldi.

Il vostro classico portafoglio con un 30% di azioni ed un 70% di obbligazioni. Oppure: con il 40% di azioni ed il 60% di obbligazioni (ma voi, lo avete capito davvero che cosa dovrebbe cambiare? Noi in Recce’d non riusciamo a comprenderlo).

Quasi tutti i “consulenti”, quasi tutti i wealth managers, quasi tutti i private bankers dicono al cliente che non esiste una alternativa “seria” e che per forza bisogna avere un portafoglio così. E’ questa la “asset allocation”: Secondo loro, naturalmente: che parlano allo scopo di vendere le quote dei Fondi Comuni di Investimento, delle GPM, delle GPF.

Questi sono i vostri soldi. E come si vede nel grafico alla fine di marzo i vostri soldi erano i medesimi che avevate in portafoglio cinque anni prima. Cinque anni, zero performances, costi del 3% all’anno. Chi è, che ci gode a giocare in questo gioco?

Poi è arrivato il salvataggio in extremis dei banchieri centrali: e molti hanno pensato “i miei Fondi stanno recuperando!”.

Pensateci bene, amici lettori di Recce’d: non sono i vostri Fondi, e soprattutto non sono i vostri “consulenti” oppure “bankers” oppure “wealth managers”, che hanno prodotto questo recupero.

Dall’alto, è arrivata una mano santa, che (ancora una volta) ha salvato le varie Reti di promotori finanziari tirandoli fuori (per i capelli) dall’abisso che dove stavano, meritatamente, per scomparire.

Loro, i gestori dei Fondi Comuni, e tanto più i wealth managers e i private bankers, quelli che pagate al 3%-4% ogni anno, che cosa hanno fatto? Nulla. hanno fatto zero: nessuna scelta, nessun cambiamento, se non quello di … farvi ridurre l’azionario esattamente sui minimi di mercato.

Loro non hanno lavorato, non hanno fatto nulla nel vostro interesse, se non dirvi (come sempre) di “non preoccuparvi, che tutto poi si sistemerà in qualche modo”. E’ legittimo quindi chiedersi perché pagate ogni anno quelle commissioni, e non solo: è legittimo anche concludere che … allora il gestore del vostro portafoglio non è il private banker o il “consulente” o il wealth manager, la realtà è che il vostro gestore di portafoglio … è Mario Draghi!.

Bene: quindi siete nelle mani migliori, ovvero nelle mani di chi sa tutto, vede tutto e può tutto. Siete nelle mani dell’Onnipotente.

Ma … un attimo

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Anche se andiamo a guardare i dati in un periodo più lungo, un portafoglio di questo tipo (diciamo alla Mario Draghi) oggi ha un valore inferiore al valore non molto distante da quello che aveva nel 2008, ovvero tredici anni fa (lo vedete sopra nel grafico, Indice Ufficiale Fideuram).

Sono i risultati, disastrosi, della asset allocation di tipo tradizionale, quella che si affida in tutto e per tutto a Mario Draghi: ma qualche cosa non va. Perché il vostro gestore Draghi detto Mario vi ha costretti a subire risultati francamente tanto modesti da risultare mortificanti?

Recce’d vi offre una spiegazione, molto semplice: non corrisponde a verità, non corrisponde alla realtà, l’affermazione che le Banche Centrali possono tutto, vedono tutto, prevedono tutto ed hanno un enorme potere di influenza sui mercati. Non è vero: è del tutto falso.

Sono i mercati stessi, che stanno prendendo coscienza di questo stato di cose: proprio in questa estate 2020: ma questo è un tema molto ampio, sul quale noi ritorneremo in un futuro Longform’d.

Però, la cosa è così facile da dimostrare, che è sufficiente un grafico: un grafico nel quale si racconta che cosa aveva previsto la Federal Reserve per i mercati delle obbligazioni, e ciò che poi hanno fatto in concreto i mercati finanziari. Previsioni totalmente sbagliate: e dire che i tassi … sono proprio loro, a muoverli. ma evidentemente non ne capiscono nulla.

Come vedete qui sotto, se voi avete investito i vostri soldi seguendo le indicazioni che arrivavano dalla Federal Reserve, avreste perso un bel mucchio di soldi. Uomo avvisato …

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In

Mercati oggiValter Buffo
Passato il Ferragosto: diamo un'occhiata più attenta alle performances
 

A poco più di quattro mesi dalla Grande Paura, molti investitori, sia in Italia sia nel Mondo, commettono un errore comune: guardano i numeri del loro portafoglio, e si illudono che quei numeri, e quindi quei soldi, siano destinati a restare lì, non solo sul rendiconto ma pure nelle loro mani, per sempre.

Il loro “consulente”, il private banker, il wealth manager, ovviamente li ha rassicurati: il COVID-19 resterà un “episodio isolato”, che non si ripeterà, ed anche se si ripetesse le Banche Centrali sono lì, perennemente disponibili ad aiutare l’esercito dei promotori finanziari a “tenere tranquilli” i loro Clienti, e non farli disinvestire MAI.

Si tratta come detto di un errore comune: il cervello di tutti noi umani è naturalmente inclinato a favore delle “belle notizie”, ed ognuno di noi desidera “evitare i guai” e sogna che “vada sempre tutto bene”.

Allo scopo di “evitare i guai”, però, la strada da seguire non è quella di farsi imbambolare dalle favole di chi vi deve vendere quote di Fondi Comuni di Investimento.

Nel leggere oggi i vostri rendiconti, commettete un errore se vi limitate ad osservare che “i miei titoli stanno recuperando” ovvero che “non siamo più molto distanti dai prezzi di fine 2019”.

Se si vogliono “evitare i guai”, è necessario essere capaci di alzare lo sguardo, e di andare un po’ più a fondo.

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I numeri della tabella qui sopra vi raccontano i risultati prodotti da una GPM, da una GPF oppure da un Fondo Bilanciato. Sì, amici lettori: questi qui sono proprio i vostri risultati.

Se questi risultati che vi abbiamo appena documentato vi soddisfano, e se non avete problemi a sostenere un rischio di portafoglio almeno pari a quello che vi è piombato addosso a marzo 2020 (quando il valore del vostro portafoglio era ritornato in soli 30 giorni ai livelli del 2015), allora rimanete pure dove siete.

Se invece come noi anche voi giudicate impresentabili i risultati della tabella qui sopra ( di quella del Financial Times che chiude il nostro Post), ed indecenti a fronte della commissione (2,5%-5%) che da voi viene pagata ogni anno alle Grandi Reti come FINECO, Mediolanum, Fideuram, Azimut, Banca Generali e tutte le altre che conoscete, allora è tempo quanto meno di ragionare meglio.

Ad esempio: utilizzate il grafico qui sotto.

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Nel grafico qui sopra, vedete con riferimento alla Borsa USA le diverse fasi che si sono susseguire nel corso del 2020, tra gennaio e luglio. Il vostro portafoglio come è stato mosso, in questo periodo? Come avete sfruttato, a vostro favore, le varie fasi? Quanti movimenti avete fatto, tra gennaio e giugno? In quel periodo i nostri Clienti hanno modificato i portafogli sette volte, e voi invece quante volte?

Non avrete per caso venduto ai minimi e poi ricomperato a prezzi più alti, dopo che vi hanno spiegato che “adesso le cose vanno meglio” e quindi era giusto ricomperare le azioni appena vendute?

Perché è proprio in questo modo, che ragionano i promotori finanziari ed i gestori dei Fondi Comuni di Investimento. Ed è per questo che non recuperano mai, come è scritto sopra nei numeri che vedete.

Per ragionare meglio, inoltre, dovete fare un secondo sforzo: che è quello di leggere i risultati, i risultati di tutti, con riferimento alle condizioni di mercato nelle quali questi risultati sono stati prodotti.

Ad esempio: oggi Recce’d è senza ombra di dubbio davanti a tutti. Sia come performances, sia e soprattutto in termini di controllo dei rischi, di controllo della volatilità dei propri portafogli modello

Come è possibile, visto che la partita è truccata? Ed è truccata a favore dei nostri avversari?

La partita delle performances di portafoglio è stata dichiaratamente truccata dall’arbitro, che si è unito ad una delle due squadre. Per dieci anni, l’arbitro ha dato alla squadra nostra avversaria almeno due rigori a partita. E non basta, l’arbitro si è pure mischiato alla squadra avversaria, si è travestito, si è camuffato, ha operato in modo non trasparente e tutto allo scopo di facilitarli, di migliorare i loro risultati.

Ad oggi, però, non è bastato: ad oggi, dal 2007 al 2020, Recce’d ha accumulato un ampio vantaggio. E, lo ripetiamo, mai i portafogli di Recce’d hanno subito un tracollo come quello che nel marzo 2020 è stato sofferto da chi investe con GPF, GPM e Fondi Comuni di investimento. mai: neppure una sola volta.

Gli amici lettori che oggi sono fermi a pensare “i miei titoli stanno recuperando” dovrebbero ragionare sui due punti che Recce’d ha suggerito in questo Post.

E poi dovrebbero concludere che è proprio oggi il momento giusto per chiedersi se a fine 2020 saranno ancora nelle condizioni di dire che “i miei titoli stanno recuperando”.

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Mercati oggiValter Buffo