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Svuotiamo i magazzini: perché non fate più spesso il trading?
 

Arriva luglio, e per i negozi è stagione di saldi, per svuotare i magazzini. Lo facciamo anche noi di Recce’d: svuotiamo il nostro archivio dei semilavorati che sono rimasti impubblicati da marzo in avanti. Ci troverete quindi temi sempre significativi, ma magari non di immediata attualità, e poi temi sui quali nel Blog avevamo già scritto magari in modo sintetico

E nel frattempo mettiamo a punto il nuovo Blog, che abbiamo annunciato già nei Post di quindici giorni fa, alla fine del primo semestre 2020.

Novità che si accompagnerà ad altre importanti novità nel comparto della comunicazione di Recce’d, a cominciare dal sito (sia layout sia contenuti e servizi offerti) per finire con The Morning Brief, il quotidiano distribuito in esclusiva ai nostri Clienti.

Lo svuotamento potrebbe proseguire nel mese di luglio. Vedremo che succede.

Abbiamo affrontato il medesimo tema già quindici giorni fa: perché Recce’d non si occupa, non dedica maggiore attenzione, non produce una maggiore quantità di segnali ed indicazioni per fare trading?

La risposta più semplice e diretta, come abbiamo scritto solo quindici giorni fa, è la seguente “Perché sappiamo leggere”.

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C’è sempre quel numerino, scritto piccolissimo lì sotto (ma sempre presente, almeno nelle nostre menti) che ci disturba

Non disturba invece, il signore del video più in alto. Lui ormai è una star: una star del trading, il top trader del momento. Lui è quello che tutti, sui mercati, conoscono e commentano perché pesca dal sacchetto dello Scarabeo (il gioco di società) le lettere per scegliere le azioni sulle quali puntare.

Lui è quello che ha fatto il suo slogan questa affermazione “Stocks only go up”, con tanti ringraziamenti per la mano generosa e premurosa della Federal Reserve.

Lui è quello che in questo video afferma: “Warrenn Buffet è il passato. Oggi sono io, il Re”.

Perché noi di Recce’d ne scriviamo? per più ragioni, diverse tra loro.

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La prima è che, piaccia o non piaccia, per operare oggi sui portafogli e quindi sui mercati è necessario comprendere questi fenomeni. Non ha il minimo senso scegliere un Fondo Comune, oppure un’azione, oppure una obbligazione, senza avere le idee chiare su come funzionano oggi i mercati finanziari. Mercati che oggi non funzionano come dieci, venti, trenta anni fa: non funzionano come c’è scritto nei libri di testo.

Il secondo motivo, per cui ne scriviamo, è che moltissimi investitori, anche in Italia, anche oggi, pensano che loro sono meglio di Warren Buffet. Proprio come il signore qui sopra.

Pensano che non serve informazione, non serve metodo, non serve lavoro, non serve strategia e disciplina. Dicono a sé stessi: per investire, bastano furbizia, intuizione, e naturalmente c**o.

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Recce’d afferma l’opposto: Recce’d ritiene che investire è una professione che deve essere svolta con disciplina e metodo, che deve essere fondata su solidissime basi di conoscenza ed analisi, che deve fare uso delle più aggiornate tecniche di elaborazione dati, quantitative e qualitative. Investire non può essere lasciato al caso. Investire è una cosa seria, che non deve essere lasciata a ex-venditori, ex-broker, ex-trader, ex-giornalisti, ex di ogni altro tipo. Investire non può essere improvvisato: è indispensabile affidarsi ad un gestore di portafoglio esperto, non ad un venditore occasionale.

Noi la vediamo così: e la realtà dei fatti dice che noi abbiamo ragione.

Lo potete vedere tutti: è sufficiente leggere quel famoso numerino scritto piccolo in basso.

A tutti i nostri lettori che pensano di essere meglio di Warren Buffet, Recce’d vuole ricordare una cosa che probabilmente a loro sfugge: se vanno questa sera al casinò di St. Vincent, ci portano i loro soldi, e li puntano tutti su una combinazione di sei numeri al tavolo della roulette, le probabilità che avranno di non perdere i soldi sono più elevate di quelle che avrebbero facendo trading.

Non solo: la vincita (nel caso di vincita) è molto più alta.

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Lo dicono i fatti: non lo dice Recce’d.

Svuotiamo i magazzini: Fintech e la CONSOB, c'è da ridere oppure da piangere?
 

Arriva luglio, e per i negozi è stagione di saldi, per svuotare i magazzini. Lo facciamo anche noi di Recce’d: svuotiamo il nostro archivio dei semilavorati che sono rimasti impubblicati da marzo in avanti. Ci troverete quindi temi sempre significativi, ma magari non di immediata attualità, e poi temi sui quali nel Blog avevamo già scritto magari in modo sintetico

E nel frattempo mettiamo a punto il nuovo Blog, che abbiamo annunciato già nei Post di quindici giorni fa, alla fine del primo semestre 2020.

Novità che si accompagnerà ad altre importanti novità nel comparto della comunicazione di Recce’d, a cominciare dal sito (sia layout sia contenuti e servizi offerti) per finire con The Morning Brief, il quotidiano distribuito in esclusiva ai nostri Clienti.

Lo svuotamento potrebbe proseguire nel mese di luglio. Vedremo che succede.

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Con chirurgica precisione (tipicamente tedesca) la vicenda Wirecard è stata espiantata dalle prime pagine dei quotidiani. ma noi di Recce’d non ce ne siamo dimenticati: e ci ritorneremo nel corso dell’anno.

Dai quotidiani e dai TG la notizia è scomparsa tanto quanto sono scomparsi i due miliardi di euro: eppure, si tratta di due miliardi di euro: una intera manovra finanziaria italiana. Due miliardi di euro che non solo sono spariti, ma che non erano mai esistiti.

Come abbiamo scritto più di una volta, nella pagina MERCATI IN REAL-TIME del nostro sito, aggiornata ogni mattina alle 6, Wirecard era nell’ìindice principale di Francoforte, il DAX 30, ed era uno dei leader mondiali del movimento battezzato Fintech, sì, proprio quello dei Convegni profumatissimi alla Sede della Borsa Italiana, quello dei Convegni al Palazzo delle Stelline, il Fintech che avrebbe “cambiato il panorama della finanzia internazionale.

Lo ha fatto, ma non nel modo che ci era stato annunciato al Convegno.

Che Fintech fosse un’etichetta vuota di contenuto, per la verità, cominciavano ad accorgersene in molti. Purtroppo, non se ne era accorta la CONSOB tedesca che si chiama BaFin.

Perché i 2 miliardi di euro da anni e più volte ogni anno venivano comunicati alla CONSOB tedesca. Per anni.

Stiamo parlando della CONSOB, la Autorità che deve proteggere e vigilare sul anche sul risparmio dei privati investitori, ed anche sui moduli MIFID, e sui prospetti delle obbligazioni e dei Fondi Comuni (anche di quelli che avevano investito sul Fintech).

Avete presente, no? Quando qualcuno per vendervi i Fondi Comuni vi dice la frase magica: “è tutto autorizzato dalla CONSOB”, frase con la quale si vorrebbe dire che c’è una garanzia, ed è una garanzia assoluta per il risparmiatore.

Non può, non potrebbe, assolutamente succedere che spariscano così, dalla sera alla mattina, 2 miliardi di euro. Non può succedere. Ad esempio, le grandi Reti di vendita dei promotori finanziari, e anche l’associazione OCF che è l’Albo dei promotori finanziari, sono tutti sotto la vigilanza di CONSOB.

E quindi no, non potrebbe mai succedere, assolutamente mai. State tranquilli. State lì belli tranquilli.

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Jamais des vainqueurs (ovvero: ma perché non recuperano?)
 

I Post che pubblichiamo durante questo weekend di fine giugno sono gli ultimi della vecchia serie. Con il secondo semestre 2020, il Blog di Recce’d subirà una profonda trasformazione, che ruoterà intono a sei temi, che seguiremo con regolarità nel corso del tempo e nel loro sviluppo, e che chiameremo (prevedibilmente) “I temi di Recce’d”.

Il Blog di Recce’d, dopo molti anni, cambia natura: diventa un contenitore di informazioni selezionate e di commenti qualificati. Nel corso degli ultimi dieci anni, ed in numerose occasioni, un consistente numero di lettori ci ha comunicati di avere “guadagnato dei soldi sui mercati” seguendo le indicazioni che era possibile ricavare dal nostro Blog.

Questo a partire dal secondo semestre 2020 non potrà più accadere: non troverà più quel tipo di indicazioni nel nostro Blog. Chi cerca “una dritta” farà bene quindi a leggere quello che pubblicano altri consulenti in altri siti. Noi forniremo indicazioni operative in modo esclusivo ai nostri Clienti.

 

Con l’indice Nasdaq sopra i 10000 punti. Con l’indice S&P 500 sopra i 3000 punti. Con l’indice Dow Jones sopra i 25000 punti. Con l’indice DAX sopra i 12000 punti. Con il rendimento del Bund decennale negativo e con il rendimento del Trasury a 10 anni sotto lo 0,70% e persino con il rendimento del BTp a 10 anni sotto lo 1,50%.

Ragazzi, diciamolo: è il Bengodi. E’ il paradiso. E’ un momento che mai, mai mai più si ripresenterà. E’ il momento in cui stappare non una, ma cento, mille bottiglie di champagne (o meglio lo spumante nazionale?).

Insomma, ragazzi, è la ricchezza per tutti, è il mercato che fa tutti ricchi e non guarda in faccia nessuno.

Ebbene (sorpresa!) con tutto, ma proprio tutto, anche le porcherie più immonde ed inimmaginabili su prezzi eccezionalmente elevati, la performance dei Fondi Comuni di Investimento in Italia (ma pure nelle altre parti del Mondo Occidentale) è quella che leggete sotto nelle tabella aggiornata a venerdì scorso.

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Il Cliente medio Italiano, che si rivolge alla Banca sotto casa, oppure alle grandi Reti di promotori finanziari, quali sono i venditori di Fondi Comuni di Mediolanum, di Fideuram, di Banca Profilo, di Banca Generali, di FINECO, i cosiddetti “consulenti” ovvero “wealth managers” ovvero “private bankers”, negli ultimi cinque anni ha guadagnato ZERO. Ha solo, e sempre, pagato commissioni. Gli altri godevano, e lui guardava.

E adesso, a fine giugno 2020, dopo avere letto sul Sole 24 Ore che le Borse di tutto il Mondo hanno recuperato tutto, si domanda: ma perché i miei Fondi invece non recuperano?

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E non recuperano, ripetiamolo, anche se l’indice Nasdaq sopra i 10000 punti. Con l’indice S&P 500 sopra i 3000 punti. Con l’indice Dow Jones sopra i 25000 punti. Con l’indice DAX sopra i 12000 punti. Con il rendimento del Bund decennale negativo e con il rendimento del Trasury a 10 anni sotto lo 0,70% e persino con il rendimento del BTp a 10 anni sotto lo 1,50%.

Dati clamorosi. C’è evidentemente qualche cosa che proprio non funziona. Mai.

I dati sono clamorosi per una ragione molto precisa: ma quando mai, quando mai nel futuro, per i venditori di Fondi Comuni di Mediolanum, di Fideuram, di Banca Profilo, di Banca Generali, di FINECO, i cosiddetti “consulenti” ovvero “wealth managers” ovvero “private bankers”, tornerà una situazione tanto favorevole? Quando mai, nel futuro, saranno così fortunati? Quando mai si rivedrà una roba simile? Secondo molti, autorevoli, equilibrati, e competenti commentatori, la risposta è : mai (grafico qui sopra). E noi aggiungiamo: per la nostra fortuna di investitori, e per la fortuna di tutti.

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Dobbiamo purtroppo rimarcare che fanno parte di questa ampia categoria di gestori, che potrebbe essere etichettata come “ i perdenti di insuccesso”, anche la maggior parte dei Fondi Hegde.

Nati negli Anni Ottanta come “alternativa” ai Fondi tradizionali, e venduti al pubblico come “decorrelati”, oggi sono correlati allo 80% all’indice più importante del Pianeta, lo S&P 500, e producono i medesimi risultati dei Fondi Comuni tradizionali, come potete voi stessi verificare facendo un confronto tra la prima e la seconda tabella.

Insomma: per quegli investitori che si sono indirizzati vero i Fondi Hedge, ed i fondi assimilabili agli Hegde, è andata ancora peggio: medesimi risultati di Fondi Comuni tradizionali, e commissioni ancora più care.

Per loro, per i “perdenti di insuccesso”, è suonata la campana: è ora di cambiare registro, di cambiare forma sociale, di cambiare approccio alla gestione del portafoglio, di cambiare strategia di investimento, di cambiare la comunicazione con il Cliente.

Per voi, lettori di questo sito, è ora di cambiare registro: più semplicemente, è ora di cambiare gestore.

Perché voi di Recce’d non dedicate più tempo al trading?
 

I Post che pubblichiamo durante questo weekend di fine giugno 2020 sono gli ultimi della vecchia serie. Con il secondo semestre 2020, il Blog di Recce’d subirà una profonda trasformazione, che ruoterà intono a sei temi, che seguiremo con regolarità nel corso del tempo e nel loro sviluppo, e che chiameremo (prevedibilmente) “I temi di Recce’d).

Il Blog di Recce’d, dopo molti anni, cambia natura: diventa un contenitore di informazioni selezionate e di commenti qualificati. Nel corso degli ultimi dieci anni, ed in numerose occasioni, un consistente numero di lettori ci ha comunicati di avere “guadagnato dei soldi sui mercati” seguendo le indicazioni che era possibile ricavare dal nostro Blog.

Questo a partire dal secondo semestre 2020 non potrà più accadere: non troverà più quel tipo di indicazioni nel nostro Blog. Chi cerca “una dritta” farà bene quindi a leggere quello che pubblicano altri consulenti in altri siti. Noi forniremo indicazioni operative in modo esclusivo ai nostri Clienti.

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Nel corso degli anni, in numerose occasioni, ci è stato chiesto il motivo per il quale, pur disponendo di tempo, mezzi, e qualche capacità già dimostrata, noi di Recce’d non svolgiamo con regolarità l’attività di trading sui portafogli nostri e dei nostri Clienti.

In estrema sintesi potremmo rispondere così: “perché sappiamo leggere”.

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Volendo rispondere alla medesima domanda in modo più articolato e con più parole, potremmo dire: “Perché il Cliente che fa trading perde i suoi soldi, mentre noi siamo qui ogni giorno al solo scopo di fare guadagnare soldi al Cliente”.

Per questa semplice ragione, noi di Recce’d abbiamo fin dall’inizio limitato rigidamente le nostre attività di trading a ben precise fasi del mercato finanziario e a una ben precisa fascia della Clientela che ha la capacità personale e patrimoniale di tollerare un rischio che (purtroppo) moltissimi investitori retail non sanno, oppure non vogliono, vedere.

Il nostro mestiere resta e resterà la gestione del portafoglio titoli: che è cosa lontanissima dal trading.

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Algoritmo
 

L’algoritmo risolve ogni problema.

Abbiamo un algoritmo. La soluzione ce la dà l’algoritmo. L’algoritmo prende in esame miliardi di dati. Big. Big data. Big big big.

Chi come noi in Recce’d segue con interesse gli sport, è informato del fatto che l’uscita dalla fase di lockdown risulta piuttosto complessa, per quegli sport che hanno scelto di proseguire la stagione 2019-2020 (alcune discipline, come sci, basket e pallavolo, hanno fatto scelte diverse).

Tra le discipline sportive che hanno fatto la scelta di riprendere la stagione 2019-2020, spicca il caso del calcio, che in tutto il Mondo fatica a darsi delle nuove regole di condotta (il citatissimo “protocollo”)..

In Italia, dove da sempre siamo “più avanti”, è uscito il coniglio dal cilindro. L’algoritmo.

Non sappiamo come cavarcela, non troviamo un accordo? Ma allora … abbiamo l’algoritmo!!! L’algoritmo che non può sbagliare, che è infallibile, che ci darà il risultato cercato per mesi, che metterà a posto tutto.

E giù tutti a discuterne: operatori del settore calcio, Presidenti e sottopancia, e poi giornalisti di radio, TV, e carta stampata, , e poi naturalmente il pubblico: nella grandissima parte tutte persone che neppure sanno che cosa sia, esattamente, un algoritmo, né come funziona, né (soprattutto) quali sono i suoi limiti. Chi vuole l’algoritmo, che assolutamente non lo vuole, chi dice che funziona, chi dice che non funziona.

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Esattamente come succede nel settore del risparmio, in questi utili anni. Tutti utilizzano la parola “algoritmo”, che è una parola che suona bene e può volere dire di tutto. Recce’d ne scriveva già anni fa.

Oggi, la parola “algoritmo” la utilizzano in modo particolare quelli che avrebbero serie difficoltà anche soltanto a fare una divisione con le virgole.

Algoritmo, per il settore del risparmio, oggi significa: noi di investimenti e valutazione ci capiamo davvero poco, ma abbiamo inventato la macchina che sceglie per noi. La macchina magica che fa i soldi. Affidiamo ad una macchina le vendite e gli acquisti.

Così nascevano, qualche anno fa, i ROBO ADVISORS.

Nati cinque, sei, sette anni fa, ed oggi già in arrivo alla stazione che è il loro capolinea.

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Quelli che oggi in Italia propongono al Cliente investitore di “investire con l’algoritmo” non solo non conoscono nulla della matematica, e neppure dell’aritmetica o dell’informatica: non sanno proprio di che cosa stanno parlando. Si nascondono dietro all’algoritmo solo per mascherare la propria incompetenza professionale.

Non sanno nulla: non sanno che gli algoritmi nel settore dell’investimento sono arrivati ben quaranta anni fa: esistevano già, erano la medesima cosa (nella sostanza) degli algoritmi di oggi, e sono stati messi da parte, da tutti, perché non funzionano. Alla prova dei mercati finanziari, hanno fallito. Facilmente, potete ricostruire la storia del leader internazionale del comparto “algoritmi”, ovvero BARRA.

Loro, quelli che in Italia propongono al Cliente investitore l’algoritmo, non sanno nulla di BARRA e non possono saperlo. Non sono informati di questi fatti. Loro non c’erano, facevano altro.

Perché sono, molto semplicemente, venditori: non sono, e non sono mai stati, gestori di portafoglio. Non hanno mai gestito un centesimo di euro, nella loro vita., al massimo facevano i brokers, i venditori all’ìngrosso di azioni ed obbligazioni. Ma proprio non sanno, e non capiscono, che cosa sia la gestione del portafoglio.

Nel settore italiano del risparmio, distorto da una normativa che è stata elaborata CONTRO gli interessi dell’investitore finale, alcune figure del settore del brokeraggio (commercio all’ingrosso di azioni ed obbligazioni) si sono affermate anche nel settore della gestione, ma la cosa è durata lo spazio di un quinquennio oppure al massimo un decennio, e poi giustamente la storia è finita. Cancellata.

Chiedetevi: perché un colosso come Blackrock, che può fare investimento grandi come nessun altro, non di milioni bensì di miliardi di dollari o di euro, non taglia i suoi costi del personale del 90% ed affida tutta la gestione dei propri Fondi Comuni all’algoritmo? Semplice: perché l’algoritmo NON FUNZIONA.

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Gli investimenti dei ROBO ADVISORS sono investimenti che equivalgono a buttare via i soldi, come dimostra la storia dei ROBO ADVISORS in Italia. Partiti anni fa con toni trionfalistici, e in pompa magna (campagne pubblicitarie e dichiarazioni arroganti del tipo “abbiamo risolto ogni problema” oppure “isoliamo il processo di investimento dall’emotività” oppure “portiamo i servizi professionali agli investitori da 5.000 euro”) oggi hanno tutti le orecchie basse, il capitale è stato distrutto, il progetto è fallito. Lo testimonia in modo non equivocabile il fatto che adesso gli slogan commerciali sono cambiati, e tutti (ma proprio tutti tutti) i ROBO Advisors adesso presentano la cosa completandola, invariabilmente con “… affiancati da un consulente a vostra disposizione …” oppure “… le decisioni vengono prese da uomini in carne ed ossa”.

Ed è qui che salta in aria tutto, e la finzione viene svelata agli occhi dei Clienti investitori. Infatti ci si ritrova infatti di fronte al solito problema: dove decide l’uomo, e dove la macchina? e chi decide dove sta questo confine? e quando scatta l’intervento umano? ma allora … se alla fine decide l’uomo, la macchina a che cosa serve? e perché allora chiamarlo ROBO?

La realtà è che tutte queste strutture, in origine auto-definitesi ROBO ADVISORS, oggi sono semplicemente (dietro ad una cortina fumogena di paroloni) la solita Rete di vendita di GPM, GPF e di Fondi Comuni di Investimento, e chi ci opera è tornato ad agire sotto la “schiavitù del promotore finanziario”, schiavitù che ha infestato negli ultimi 15 anni il settore del risparmio in Italia, abbattendo il livello medio di servizio, e distruggendone le migliori professionalità a favore di standard di servizio che sono i medesimi dei call centers che promuovono i depuratori d’acqua ad uso domestico.

In qualche caso, oggi i ROBO ADVISORS fanno addirittura vendere il ROBO prodotto, il loro ROBO portafoglio, alle grandi Reti di vendita, alle Reti di distribuzione, insomma ai supermercati dei prodotti finanziari. Come da sempre si fa con le polizze auto.

Nel corso dell’estate 2020, Recce’d produrrà una serie di documenti di approfondimento proprio su questo argomento, la decadenza dei ROBO ADVISORS e di chi gestisce i soldi dei Clienti sulla base dei “modelli matematici”, una crisi che la stampa internazionale ha battezzato “Quant Reckoning”, la resa di conti dei Quant.

Il Post ha un obbiettivo più limitato. Recce’d scrive questo Post allo scopo di mettere in guarda i lettori dall’uso, pretestuoso ed irresponsabile, del termine “algoritmo”.

Ovviamente, nel nostro lavoro più ampio non ci occuperemo della situazione in Italia, che è (specialmente in questo ambito) una realtà di provincia dove alcuni personaggi provinciali tentano di scimiottare le varie AQR (la Società di Gestione di Cliff Asness), oppure Betterment e Wealthfront e simili. Realtà delle quali i professionisti di Recce’d conoscono benissimo la storia, che non è cominciata certo ieri (l’immagine qui sotto richiama i segnali di crisi visibili già nel 2017) e che noi conosciamo anche per esperienza diretta. Non ne parliamo “per sentito dire” come di argomenti “orecchiati in un bar”, a differenza di molti altri.

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Noi di Recce’d non ci occuperemo quindi di ciò che accade in Italia, bensì delle tendenze internazionali: tendenze da cui dipende anche la fine che faranno questi esperimenti italiani. Prenderemo spunto, per il nostro lavoro, dai temi trattati in questo articolo del Financial Times dello scorso mese di gennaio: a noi interessa di aiutare i Clienti, ed i potenziali Clienti, a capire, e NON a vendere. Recce’d non ha “prodotti finanziari” da vendervi, non Fondi Comuni, non GPM, non GPF, e nessun altro intruglio del genere. Il nostro Post prosegue più in basso. dopo l’articolo del Financial Times, articolo che vi sarà di grande aiuto per capire come stanno davvero di cose.



JANUARY 17 2020 51

Quantitative, automated strategies have long appeared to be the new, exciting frontier for investing, but many are suffering a rough patch — raising questions about an industry that has enjoyed huge inflows over the past decade.  Just 15 per cent of quant mutual funds beat the US stock market last year, according to Nomura: a performance that trailed even behind traditional stockpicking funds, which suffered their own poor run.

Explanations for the disappointing results vary, from popularity eroding quant strategies’ effectiveness to the impact of seesawing bond yields on certain market signals, but some analysts say this is more than a blip. The industry is going through a “quant winter”, argues Joseph Mezrich, head of quantitative strategies at Nomura Instinet. The performance has been “pretty terrible” for two years now, he points out.

Clifford Asness, the head of AQR Capital Management, said: “This is indeed a quant winter, but two-year winters just happen. We don’t know how to predict them, or when they end, but we know they occur.” Quantitative investing is a broad term.

Quant mutual funds mostly harness bigger, well-known “factors”, such as the tendency for companies with stable earnings growth or strong momentum to do well. There is roughly $160bn of assets in these stocks-focused quant mutual funds, according to Nomura. 

Quant hedge funds are also a diverse crowd, but they tend to scour markets for fainter, rapid signals, and are usually staffed by scientists and programmers rather than people with a background in economics or finance. They trade a wider array of assets than just stocks, and go both long and short — in other words, they try to make money from securities both falling and rising. Their performance has also been a mixed bag. Bridgewater’s Pure Alpha fund was flat for 2019. Renaissance’s Institutional Equities fund gained 14.2 per cent, while its institutional Diversified Alpha fund returned 4.7 per cent. DE Shaw’s flagship Composite fund made 10.9 per cent, while its equities-focused fund Valence eked out a 5.5 per cent gain.

Some firms are trimming their headcount. The founder of hedge fund WorldQuant, former computer games programmer Igor Tulchinsky, once predicted that a “Quantasaurus” would trample over traditional investing. But WorldQuant is reportedly cutting 130 jobs and shutting five international offices. The firm declined to comment.  AQR, one of the biggest managers of quant mutual funds, has also announced another round of job cuts, after its assets under management fell by almost a fifth over the past couple of years to $186bn. 

The industry’s performance has hardly been disastrous. Quant mutual funds returned on average 27.7 per cent in 2019, according to Bank of America, and quant equity hedge funds returned 11.8 per cent, according to HFR. This is worse than the broader stock market, but still represents a decent year in nominal if not relative terms. The question is whether this is simply an uncomfortably-long but temporary poor spell, or if there is something broader at work. Mr Asness argues that the pain of poor periods is precisely why many factors continue to work in the longer run, despite being well known.  “When [quant winters] occur everyone goes into overtime trying to explain why winter came. But it just does happen,” he said. “Of course, this is like saying ‘there will be a bear stock market again’. It’s absolutely true, but if you can’t predict when, you stay invested and earn the long-term return.”

Others are not so sure. Yin Luo, head of quantitative strategy at Wolfe Research, agrees that there is a degree of cyclicality to quant factors, but argues that their popularity is eroding the above-market returns — the “alpha”, in Wall Street jargon — that they have historically produced. “These strategies are becoming better and better known, so the alpha is disappearing,” he said. “This does feel like another quant winter . . . The crowding will come down and the returns will come back, but the longer-term trend is that most of it is going away.” Mr Mezrich is sceptical that crowding explains why quant funds have fizzled. He thinks it is better explained by how tumbling bond yields have warped market dynamics, making previously disparate factors more correlated, and how quant funds can get hit when they reshuffle their positions. “It’s mainly because macro isn’t part of their risk management repertoire,” he said.  This might mean the current fallow period does not last. But it could more likely mean that many quant strategies are in for a long rocky ride, Mr Mezrich argues. “They may come back, but you have to be very certain about the macro environment,” he warned. “If Japanification [permanently low interest rates] grips the world then this could be with us for a long time.”

Nel frattempo, su questo medesimo tema noi di Recce’d stiamo producendo da mesi un contributo settimanale a Soldionline.it, contributo che nelle prossime settimane arriverà proprio ad occuparsi di ROBO ADVISORS, di Finanza Quantitativa, di modelli e di fattori.

Chiudiamo il Post con un suggerimento: amici lettori, fate attenzione, e non fatevi ingannare da “ricette miracolose.”.

Da tredici anni, Recce’d vi ripete: la Finanza Quantitativa è una cosa seria, e va utilizzata in modo serio, e non è un giocattolo per bambini. Wealth managers, private bankers, family bankers, personal bankers, “consulenti abilitati alla vendita fuori sede” ovvero i promotori finanziari e consulenti online, neppure sanno che cosa sia, un algoritmo, ed usano il termine “algoritmo” in modo pretestuoso, come uno slogan commerciale, senza capirne il senso.

Recce’d utilizza l’analisi quantitativa, ed anche quei “mille miliardi di dati” di cui in tanti si vantano, nel modo opposto. Non si fa guidare, ma ne guida l’utilizzo. Non affida i soldi dei Clienti alla macchina: siamo noi a usare la macchina, nell’interesse esclusivo del Cliente. Noi sappiamo come si fa.

Recce’d infatti è consapevole dei limiti di questi strumenti: perché se ne occupa dagli Anni Ottanta, direttamente, e come gestore di portafoglio (mai operato come venditore, chi lavora in Recce’d).

In Recce’d utilizziamo il QUANT, ma non ci facciamo usare dal Quanti: lo utilizziamo, ma in modo consapevole. E solo per fare l’interesse del Cliente,. mai per vendere “prodotti finanziari” come GPM, GPF, e attraverso queste i soliti Fondi Comuni di Investimento (magari nascondendo le retrocessioni che ricevono dai Fondi Comuni sotto forma di commissioni “soft”, e poi dire che “non si ricevono retrocessioni”: un trucco vecchissimo)..

Intanto che noi lavoriamo, restiamo sempre in attesa di ascoltare il parere di CONSOB ed OCF su questo tema (e perché no, magari anche su BARRA, sempre ammesso che sappiano di che cosa stiamo parlando).

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