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10 anni da Lehman: che barba, che noia (parte 2)

Abbiamo detto, nel Post precedente, delle tante banalità dette e scritte sul fallimento di Lehman Brothers, a 10 anni dai fatti.

Non sono mancate, poi, le interviste ai protagonisti di allora. Anche in questo caso, poco o per nulla significative.

Citeremo qui soltanto quella di Ben Bernanke, allora e dopo a Capo della Federal Reserve negli Stati Uniti.

Bernanke ha riconosciuto alcuni errori commessi da lui e in generale dalle Autorità.

Former Federal Reserve Chairman Ben Bernanke acknowledged that policy makers made two critical errors fighting the financial crisis a decade ago: They failed to see it coming with such force then underestimated how much economic damage it would cause later.

“Nobody saw how widespread and devastating the crisis itself would be,” he said in a short video discussing the results of a 90-page paper on the subject released on Thursday.

The failure to foresee the severity of that downturn “demands a more thorough inclusion of credit-market factors in models and forecasts of the economy” in the future, he wrote in a separate blog post.

Bernanke is the second Fed policy maker to issue a public mea culpa this week. Former Vice Chairman Donald Kohn agreed that the central bank made forecasting errors during the crisis and its aftermath. The Fed also over-estimated the potential costs of its controversial quantitative-easing program and so was more timid than needed in carrying it out, he said.

“We were behind the curve,” Kohn told a conference on the crisis at Brookings on Tuesday.

Bernanke took issue with economists who contend that the housing-price bust -- and its impact on household wealth and consumer spending -- was the main driver of the deep downturn a decade ago. While that undoubtedly played a major role, particularly in sparking the crisis, Bernanke said the recession wouldn’t have been nearly as bad as it was if investors hadn’t yanked money out of banks and other financial institutions.

“There was a run, a panic analogous to the 1930s, but in an electronic form rather than people lining up in the street,” he said in the video. “The availability of credit plummeted.”

Echoing comments made last week by former Treasury Secretary Timothy Geithner, Bernanke voiced concern that post-crisis reforms had left the Fed and other policy makers with fewer tools to combat the next crisis.

In an effort to prevent future government bailouts, Congress curbed the ability of the Fed, the Federal Deposit Insurance Corp. and the Treasury Department to provide emergency support to the financial system.

While the reforms overall had significantly improved the system’s resilience to shocks by boosting bank capital and other measures, “policy makers need to have the appropriate tools to fight the next crisis,” Bernanke wrote in his paper.

“On this count, I am somewhat less sanguine,” he said

In Recce’d, gli argomenti di Bernanke hanno suscitato stupore e incredulità: a noi sembra incredibile che a distanza di 10 anni, i responsabili di allora non sappiano offrire neppure una minima spiegazione di COSA non ha funzionato, di come la più grande macchina di Vigilanza al Mondo abbia potuto ignorare, per molti anni, gli squilibri che poi hanno portato all’esplosione della bolla.

In Recce’d, siamo allibiti e preoccupati: sia perché Bernanke attribuisce la maggior parte della responsabilità al fatto che “il pubblico si è fatto prendere dal panico”, sia dal fatto che si arriva a chiedere di avere “più strumenti per il salvataggio” delle istituzioni in difficoltà, invece che concentrarsi sul frenare gli eccessi che hanno prodotto la Grande Crisi Finanziaria.

Ma c’è una cosa che, in Recce’d, suscita sgomento e persino paura.

Ci lascia senza parole il fatto che le Istituzioni che riconoscono, a 10 anni di distanza, di essere arrivate in ritardo e di non avere capito hanno, nei 10 anni successivi, esercitato un potere discrezionale e privo di ogni controllo, e che queste stesse istituzioni hanno deciso di fare leva su quelle stesse leve che portarono al crash di Lehman Brothers. Pompando i valori finanziari ed allontanandoli dal valore del sottostante, pur di “fare continuare la musica”. Sul Titanic.

Mercati oggiValter Buffo
10 anni da Lehman: che barba, che noia (parte 1)

Diceva Sandra Mondaini a Raimondo Vianello: “Che noia che barba, che barba che noia”. I meno giovani ricorderanno il tormentone.

Non sappiamo se i nostri amici lettori si siano annoiati, ascoltando e leggendo ciò che è stato detto e scritto sul decennale di Lehman Brothers.

Noi, in Recce’d, abbiamo letto ed ascoltato tutto: tv, articoli e alcuni libri molto autorevoli. Purtroppo, non è stato divertente. Purtroppo, è stato noioso, a tratti irritante, a tratti imbarazzante.

A nostro giudizio, un vero e proprio diluvio di banalità. Condito da numerose omissioni ed alcune … balle colossali.

Ci farebbe piacere potere segnalare qualche spunto utile, per noi investitori, uscito dalla pioggia di commenti, usciti sia sulla stampa italiana, sia su quella internazionale. Non ne abbiamo trovati.

Il tono prevalente è sempre quello rassicurante. In fondo, si tratta di una vicenda di 10 anni fa, lontana e quindi che si può osservare con distacco. Alcuni si sono chiesti se potrebbe ripetersi, ma in un modo tale da fare suonare la domanda retorica.

In molti casi, si è cercato di presentare l’episodio Lehman come un episodio isolato, e non un tassello di un quadro più generale: sono numerosi, in Italia ma pure all’estero, quelli convinti che se si fosse salvata Lehman si sarebbe evitata la Grande Recessione che è seguita (come a dire: il resto, tutto intorno, andava invece bene, tutto tranquillissimo).

Analisi di come si sia arrivati, a quel punto, a quel panico? Poche, e generiche.

In conclusione: leggendo i giornali, e ascoltando le tv, sembra di poter dire che Lehman è una lezione che NON è stata imparata.

Mercati oggiValter Buffo
Come si gestiscono i soldi nella Bolla

Nel corso del weekend, abbiamo pubblicato la nostra abituale rassegna dei fatti della settimana appena conclusa: settimana che ha fatto registrare cali significativi dei prezzi di Borsa, senza alcuna apparente ragione, e che ha aperto nuovi scenari con il dato di venerdì 7 settembre per i salari negli Stati uniti.

In questo Post, anticipiamo alcuni dei temi della nostra prima pubblicazione nella nuova serie di documenti "di strategia", una novità che già avevamo anticipato prima dell'estate e che diventerà operativa in settembre. La prima di una lunga serie di sviluppi per i nostri servizi all'investimento.

Il tema che abbiamo scelto è quello della Bolla: e più precisamente, come va gestito il portafoglio di investimento nel momento in cui, sui mercati finanziari, prevalgono condizioni limite, prezzi esasperati, valori estremi per diverse classi di attività, ma pure per altri indicatori come (a titolo di esempio) la volatilità, la curva dei rendimenti, e gli spread per i titoli obbligazionari high yield.

Che in atto ci sia una Bolla, ci sono pochi dubbi. E lo dicono in molti. E da tempo.

Che tipo di bolla è? Dopo quella del "dot.com" del 2000, e quella dei "subprime" nel 2007-2009, adesso abbiamo davanti agli occhi la "Bolla di tutto". Da qui, la iniziale lettera maiuscola.

Non sono quindi tempi normali. Le politiche economiche sono non-normali, ovvero non-convenzionali. Ed è per questo che vedete, e vediamo, cose mai accadute prima.

Diventa quindi necessario, per non fare errori poi mai più rimediabili, fare cose che non si farebbero in tempi "normali", quando si investe sui mercati finanziari.

Non possiamo, e non dovete, affidare il destino dei soldi investiti alle cosiddette "Autorità": è ovvio che (l'immagine qui sotto è una frase di Williams della Fed di NY) i cosiddetti "responsabili" non ammetteranno mai l'esistenza della Bolla. Vi pare possibile che uno di questi signori si presenti in pubblico affermando che "sì, la Bolla c'è, e noi non abbiamo fatto nulla"? Dovrà sempre, e comunque, tranquillizzare, rassicurare, distribuire sonnifero.

Di certo, nel 2000, e poi nel 2007, tutte le cosiddette Autorità negarono la Bolla, persino DOPO che la Bolla era scoppiata.

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Perché noi e voi dobbiamo  affrontare il tema della Bolla proprio adesso?

Per la verità, Recce'd ha portato questo tema alla attenzione dei propri lettori già da tempo, ma adesso, alla fine dell'estate del 2018, si moltiplicano i segnali di forte stress, come a titolo di esempio la divergenza dei dati macroeconomici (di crescita e di inflazione) tra USA e Resto del Mondo, che vedete rappresentata sotto nel grafico.

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I segnali di stresso sono visibili anche sui mercati, ed anche su alcuni mercati ... impensabili: come la Borsa di Francoforte, che è tornata ai livelli del 2015. Se siete investiti sul DAX, se vi hanno fatto investire sul DAX, da tre anni e mezzo avete in mano uno strumento che non solo non rende nulla, ma che pure è ad elevato rischio di ribasso. Non ve lo hanno spiegato?

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Ovvio che il problema non è limitato al DAX: nel 2018, l'indice delle Borse Mondiali (inclusi gli Stati Uniti) sta a zero (grafico sotto). Zero rendimento, alto rischio. Come spiegate questo zero, se vi hanno ripetuto più e più volte che nel Mondo della Finanza ... va tutto alla grande?

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Ma forse voi siete investitori più bravi della media, ed avete puntato tutto sui mitici FAANG del grafico che segue: bravissimi, avete cavalcato nel modo migliore la Bolla. Ma fino a qualche mese fa, perché nel grafico qui sotto vi facciamo vedere che qualche cosa sta cambiando.

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Ma se voi siete investiti sulla Borsa di New York, state comunque guadagnando bene, e complimenti per la scelta. Chiedetevi però se la divergenza tra quella Borsa e il Resto del Mondo sia sostenibile oppure se al contrario non sia un segnale di problemi (grossi) in arrivo.

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Per concludere: in Recce'd abbiamo messo in atto una strategia di portafoglio nella quale crediamo molto. Non soltanto per le Borse: per le obbligazioni, per le valute, per le materie prime, per lo spread di credito, per la volatilità, per i singoli titoli azionari e i settori.

La nostra strategia per il portafoglio è basata sul VALORE degli investimenti, e non sul rincorrere ad occhi chiusi i trend di mercato. 

E che nelle fasi finali di una Bolla vede più opportunità verso il basso che verso l'alto. Mettendo allo stesso tempo il denaro dei Clienti al riparo da shocks improvvisi. 

Mercati oggiValter Buffo
Perché pagare commissioni

C'è una sola ragione, per giustificare le commissioni che vengono chieste al Cliente investitore. E c'è una sola ragione, per la quale voi Clienti investitori avete un motivo per pagare commissioni.

Questa ragione, sola ed unica, è proprio quella per la quale è nato Recce'd, anni fa, ed è quella che ci ha garantito anni di crescita e di sviluppo.

La abbiamo già illustrata, in più occasioni e con molte parole. Ma oggi siamo in grado di presentarvi un nuovo, efficace esempio concreto, significativo, influente sui vostri risultati.

Partiremo da Mohamed El Erian, ex co-CEO di PIMCO ed oggi uno dei più riconosciuti commentatori in materia di mercati e investimenti. Probabilmente, oggi, il più famoso del Mondo.

Professionista che noi, in Recce'd, stimiamo e seguiamo con attenzione.

Seguendolo, ci è capitato di leggere venerdì 7 settembre questo tweet che vedete riprodotto qui sotto.

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Nel tweet qui sopra, El Erian accenna alla "crescita globale sincronizzata", tema di cui più e più volte abbiamo discusso con i nostri Clienti: perché solo qualche mese fa era il tema dominante, che tutte le Reti di Vendita e tutte le banche di investimento, da Goldman Sachs fino a UBS passando per BNP Paribas ed anche tutte le altre che non elenchiamo, spingevano forte.

El Erian ne scrive a proposito dei deludenti dati economici tedeschi della settimana scorsa. A proposito della "crescita globale sincronizzata" El Erian scrive che si è trattato di una "misplaced romance", un "innamoramento mal riposto". Un innamoramento: noi ci credevamo, ma lui non ha corrisposto.

Un modo elegantissimo, per risolvere una situazione imbarazzante. Dice El Erian: ci eravamo tutti innamorati di una favola di qualche cosa che non esiste. Lui stesso, El Erian, aveva spinto su questo tema fino a poco tempo fa.

El Erian se la cava così, e gira pagina: addio crescita globale sincronizzata.

Ma l'investitore finale, ovvero quello che ha mosso il proprio portafoglio disponendosi a favore di una "crescita globale sincronizzata"? Quello che è stato consigliato dalla Rete che vende i Fondi Comuni? Oppure dalla Banca Internazionale, svizzera o americana?

Lui, quell'investitore, adesso che farà? Avrà già modificato il portafoglio? Lo modifica adesso? Oppure a fine 2018? Come dovrà muoversi?

Se pagate qualcuno, se pagate commissioni, se pagate le commissioni sui Fondi Comuni, se pagate le commissioni sulle GPM, c'è una sola cosa che per voi conta. Una sola cosa che per voi potrà produrre valore e risultati in futuro.

Ed è questa: la capacità di segnalarvi in anticipo (proprio quando TUTTI ci credono) quali sono le "misplaced romances" che OGGI prevalgono sui mercati, spiegarvi perché sono favole, e perché l'industria del risparmio vuole che voi, investitori finali, vi facciate illudere da simili favole. Tutto il resto, è soltanto ... fumo, o ... fuffa, se preferite.

Se voi oggi pagate commissioni sui Fondi Comuni, o sulle GPM, e siete abbandonati al vento, e siete in balia delle "misplaced romances" indicate da El Erian, siete in un guaio, e bello grosso. Specie nei mercati di oggi, settembre 2018. Mercati nei quali le "misplaced romances" sono ben più di una.

E state anche buttando via i soldi delle commissioni: commissioni che pagate per cose che a voi non servono. A nulla.

Quanto a noi di Recce'd, possiamo dire che non è stato facile tenere duro: ma ne valeva la pena.

Mercati oggiValter Buffo
Ultimi quattro mesi del 2018: portafoglio e performance per chi NON la vede come noi (parte 9)

Allo scopo di completare l'esposizione degli argomenti di chi NON la vede come noi sulla Borsa degli Stati Uniti, riportiamo qui un secondo contributo di analisi. Ancora dal Wall Street Journal. Abbiamo giudicato utile esporre anche questi argomenti, che sono meno "ristretti" di quelli di Yardeni del Post precedente, anche per una ragione specifica: sono molto simili a quelli espressi da Warren Buffett nella sua intervista di ieri 31 agosto a Bloomberg (che trovate sul Web). Ecco il primo degli argomenti a favore di ULTERIORI rialzi della Borsa:

Not only is growth strong by recent standards — a 3.2% annual rate in the first half of the year — but inflation is still behaving, with core personal-consumption inflation for the last 12 months still below 2%. And, as The Wall Street Journal’s Nick Timiraos has pointed out, it’s likely to stay that way for the next few months as the anniversaries of months that had higher-than-average inflation last year roil through the calendar.

In questa prima parte, si scrive del tasso di crescita del PIL di cui abbiamo già scritto, e poi del tasso di inflazione, che però proprio nel giorno della pubblicazione è salito ... al 2,3%. Andiamo perciò avanti

Lower inflation means less pressure on the Federal Reserve to raise interest rates quickly. Calm interest rates mean that pressure on consumer balance sheets — which are in an historically abnormal state of having both near-record levels of debt and near-record low monthly payment burdens as a percentage of income, thanks to low rates — won’t ratchet up soon. So consumer spending has been growing solidly, and high consumer confidence means it should continue to do so for a while yet.

Qui l'argomento diventa più ... ballerino. Sui tassi della Federal Reserve, sulla spesa delle famiglie, e sugli indici di fiducia, avete letto come la pensiamo nei Post precedenti.

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It’s hard to project macro factors out more than a year or so reliably, so take all this with a grain of salt. It won’t last forever, and in the housing slowdown and consumer debt levels may lie the seeds of the next downturn, especially if the Fed raises rates too fast. But for now, it’s enough to keep the bull market in place. And aside from the corporate tax cut, it was all in place before Trump took office.

Questa è la parte con la quale siamo in pieno accodo, e che mancava a Yardeni. Non durerà per sempre. E quindi, l'investitore con lo S&P 500 a 2900 punti, cosa farebbe bene a fare?

Profits for the S&P 500 are expected to rise 22% this year, and 10% next year, according to CFRA Research. (The number for this year is bigger because of the corporate tax cut.) Since stocks typically trade on expectations of future earnings, you would expect them to rise when profits spike this much. What you might find surprising is that the relationship is fairly tight right now: The S&P 500 rose 19.4% in 2017, when 2018 profits were the main focus, and is up 8.5% this year, plus dividends.

Sulla componente degli utili, noi vi abbiamo fornito molti elementi nei Post precedenti, e non ci ripetiamo qui. Ma fate grande attenzione al passaggio che segue:

They’ve stayed fairly modest, though there are always critics. (...) The S&P 500 is trading at about 18 times 2018 earnings and 16 times next year’s profits. You can’t argue that these are rock-bottom numbers, but with 10-year Treasury bonds still paying less than 2.9% interest, the arguable P/E on bonds (which obviously are not the same thing as stocks and pose different risks) is above 30. 

Queste parole sono le stesse di Buffett: con le obbligazioni che rendono il 3% scarso e i profitti che crescono del 20%, che cosa c'è altro da fare che comperare azioni? Ma ... c'è un grosso ma. Se salgono i rendimenti delle obbligazioni allora vendo? E quando salgono? E perché salgono? E come faccio a vendere io prima di tutti gli altri? Oppure poi vendo ma in perdita? E se i profitti invece che del 20% salgono del 10%? Oppure del 5%? Cosa faccio? E se calano i profitti e salgono i rendimenti?

Earnings underpinning stock prices might come in higher — or lower — than expected. You take your chances, and that’s why some people will pay more for bonds. But over time, stocks have returned more, just as they have through most of this bull market. And an environment where rates are slowly rising, while profits are rising by double digits, is a recipe for more of the same.

Anche qui: Recce'd ritiene troppo semplicistico questo argomento. In passato le azioni hanno in effetti reso più delle obbligazioni ma come tutti sapete ci sono stati ribassi anche del 60% in un anno. Oggi, in che punto ci troviamo?

L'indice globale dei mercati azionari MSCI World

L'indice globale dei mercati azionari MSCI World

Noi non lavoriamo in quel modo: riteniamo sia necessario un lavoro di valutazione ed analisi molto meno superficiale, non basta guardare fuori dalla finestra e dire "oggi c'è il sole" per valutare a che cosa serve l'ombrello.

Mercati oggiValter Buffo