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Come investitori, come dovremo accogliere il Governo del Cambiamento? (parte 8)

Prima di chiudere questa serie, visto che il Governo del cambiamento è perlomeno rimandato, torniamo sul tema del Post precedente.

Oggi, sul quotidiano La Stampa, si legge un intervento di Marco Zatterin, dal titolo molto promettente, ma che poi nei contenuti risulta molto deludente.

Scrive Zatterin:

Negare il problema non lo risolverà. Sarà anche inutile dire che è colpa di come si calcola il Pil, che è un complotto delle lobby, delle banche e dei «poteri forti», un diktat dell’asse franco-tedesco, dell’Europa o delle agenzie di rating. Tempo sprecato il demonizzare lo spread e chi si inquieta a vederlo salire. Il debito è fra noi e su di noi, granitico come il macigno che è. Succhia denari che andrebbero investiti in cose buone come ospedali, lavoro e scuole. Ruba futuro al futuro, perché senza soldi non si va lontano. Non ha alcun senso confutarne l’esistenza. Il debito è qui, il debito è ora. E rischia di imbrigliare a lungo ogni legittima ambizione di maggior benessere.

Fino a questo punto, siamo nell'ovvio: negare il debito non è solo sbagliato, è impossibile. Agitare ipotesi di complotto è sbagliato. Ma poi Zatterin ci ricasca, come ieri Pons.

Senza guardare tanto lontano, ricordiamo che di qui alla fine dell’anno il Tesoro deve collocare poco meno di 200 miliardi di debito. Ogni punto di aumento del prezzo percentuale da pagare per convincere il mercato a comprare i titoli costa circa 2 miliardi in più su base annua. Si svuotano così i forzieri di via XX Settembre e, allo stesso tempo, il clima più nervoso rincara l’accesso al credito delle imprese. È una operazione «perdi-perdi». Che conviene solo a chi specula a breve e contro. 

Nel suo saggio sul debito pubblico, lo scozzese David Hume ammonì: «O la nazione distruggerà il debito o il debito distruggerà la nazione». Al punto a cui siamo, la politica che foraggia «la grande menzogna» del debito trascurabile magari farà proseliti, ma non alleggerirà la mostruosa eredità che stiamo lasciando ai nostri figli. Nessuna ricetta economica ci farà stare meglio finché saremo schiacciati sotto un gravame che brucerà l’ossigeno delle famiglie e delle imprese sinché non sarà fatto a pezzi. Possiamo capirlo, e allora accettare di faticare per rimettere le cose a posto. O tenere la testa nella sabbia e dire che è colpa dell’Europa o di chi capita. Scegliendo un alibi senza scopo e rinunciando a una scelta conclusiva, per quanto dolorosa, per concederci di nuovo a un dolore senza fine

Quello che a noi risulta irritante, di ciò che scrive Zatterin, è questo fatto: la "grande menzogna", che purtroppo siamo stai costretti a subire da anni ed anni, è che "a prescindere" ogni rialzo dei tassi di interesse è di per sé sbagliato.

Questa è una menzogna: il debito deve essere remunerato, e deve essere remunerato ai livelli fissati dai mercati. Un grande debitore deve, ma proprio deve, pagare interessi più elevati. La "grande menzogna", che poi ci ha portati a ciò che vediamo oggi, è proprio questa: raccontare al pubblico che ha senso un rendimento dello 1,75% a scadenza per i BTp italiani a 10 anni.

Non ha senso, non serve a rilanciare l'economia, non serve al welfare, non serve al benessere pubblico degli italiani. I fatti sono lì, a dimostrarlo: Zatterin apra gli occhi sugli ultimi anni dell'economia italiana.

Questa è la vera "grande menzogna", a quello dobbiamo dire grazie se oggi l'Italia deve affrontare una situazione politica ed economica che non ha alcun precedente. Chi "specula", perché scommette sul fatto che l'Italia NON POSSA pagare lo 1,75% a 10 anni, fa un servizio civico, fa un servizio alla comunità, lavora per il bene collettivo, elimina una distorsione, ed impedisce ai mentitori di continuare a mentire dicendo che "tutto è sotto controllo".

Altro che "perdi-perdi", caro Zatterin!

Come investitori, come dovremo accogliere il Governo del Cambiamento? (parte 7)

Il Governo Di Maio Salvini non si farà. Almeno per ora. Questo fatto ci impone di chiudere questa serie di Post.

In chiusura, vogliamo illustrare a chi ha avuto interesse a seguirci le ragioni per le quali chi si oppone alle iniziative Di Maio - Salvini - Savona oggi si trova in una situazione di debolezza pronunciata, una debolezza che condizionerà anche Cottarelli nel suo tentativo.

La linea economica Di Maio - Salvini - Savona è stata descritta, analizzata, radiografata, e bocciata da tutti (o quasi) i quotidiani in Italia, di sinistra come di destra come di centro. "Non c'è equilibrio tra entrate ed uscite" hanno scritto tutti questi analisti e saggi commentatori.

Che  vero, per carità: ma purtroppo dopo anni ed anni non basta, non basta più.

Prendete ad esempio Giuseppe Pons, direttore di Business Insider Italia, legato a Huffington Post, legato a la Repubblica. Laureato al DES in Bocconi, come racconta lui stesso.

Ha scritto oggi, 28 maggio, che Mattarella ha "difeso il risparmio degli italiani", e quindi che ha fatto benissimo interpretando nel modo più corretto i rischi a cui ci avrebbe esposto la linea Di Maio - Salvini - Savona.

Ciò che scrive Pons sulle misure economiche è in gran parte vero, per carità: ma come detto sopra purtroppo, dopo anni ed anni, non basta, non basta più. Suona come un disco rotto. Leggete qui sotto un estratto:

Salvini e Di Maio hanno gridato alla dittatura dello spread e al fatto che il voto degli italiani non è libero di esprimere un governo. Ma dovrebbero ben sapere che nel corso degli anni, per colpe dei precedenti governanti, il nostro debito pubblico ha raggiunto livelli molto elevati ma comunque è stato finanziato dai mercati in cambio di un tasso di interesse. Non si può di punto in bianco dire che il rimborso dei denari prestati dai mercati allo Stato italiano è a rischio e non si sa se avverrà. Gli impegni presi vanno onorati.

Salvini e Di Maio dovrebbero in primo luogo, come è stato ricordato più volte su queste colonne, mettere a punto un piano finanziario che consenta di tagliare una bella fetta di debito pubblico. Così facendo lo spread scenderebbe e si spenderebbe di meno in interessi; così le risorse liberate potrebbero essere investite in attività che generano reddito innescando un circolo virtuoso. Solo in questo modo si potranno cambiare le cose, in meglio, per gli italiani. Ma se non si parte dalla riduzione del debito tutte le promesse rischiano di trasformarsi in un disastro per le tasche degli stessi cittadini che  hanno votato Lega e M5s.

Leggete bene queste parole: " ... tagliare una bella fetta di debito pubblico. Così facendo lo spread scenderebbe e si spenderebbe di meno in interessi; così le risorse liberate potrebbero essere investite in attività che generano reddito innescando un circolo virtuoso".

Pons farebbe bene a fare più attenzione, ed a ricordare che lo spread è GIA' sceso, da anni, e che l'Italia ha GIA' speso meno per interessi, per anni.

Se Pons avesse presto più attenzione ai fatti, invece che ai ritornelli propagandistici, avrebbe notato che in Italia NON non sì è innescato alcun circolo virtuoso, e che NO il debito pubblico non è diminuito, e che NO neppure Draghi giudica che le sue politiche abbiamo risolto il problema, e si sente costretto a tutto oggi a tenere il costo ufficiale del denaro in NEGATIVO, fatto che con il passare dei mesi diventa sempre più assurdo. Implicitamente, dichiarando l'emergenza che perdura.

Se Pons, il Corriere, la Repubblica, Il Giornale, la Stampa, La 7, Rai 1 e Canale 5, e tutto il mondo dei media vogliono convincere il pubblico che se l'Italia va verso il precipizio la colpa va data a Di Maio e Salvini, anziché a Berlusconi e Tremonti, a Letta e Saccomanni, a Renzi e Padoan, e magari ai vari vertici delle banche italiane, beh ... devono cercare argomenti più solidi di questo. Che fa ridere.

Perché, poi, proprio a Di Maio e Salvini si dovrebbe chiedere di "tagliare una bella fetta del debito pubblico", quando NESSUNO prima di loro lo ha fatto ... questo è ben al di là della nostra comprensione.

Perché sarà facile (parte 3)

Nei Post precedenti di questa serie, abbiamo dettagliato le ragioni per le quali le nostre posizioni di portafoglio in essere ci vedono favoriti rispetto alla concorrenza verso il traguardo di fine anno. Come Chris Froome al Giro d'Italia 2018, puntiamo non solo a recuperare bensì anche a staccare tutti sul traguardo finale, come abbiamo scritto ai nostri Clienti nella Lettera al Cliente di questo weekend.

Ci sono dati di fatto, conosciuti peraltro da tutti e di grande evidenza, che supportano il nostro ottimismo.

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Il grafico qui sopra racconta di una corda che è sul punto di spezzarsi: negli USA i prezzi dei titoli obbligazionari di bassa qualità, ovvero gli high yield,  oggi sono ai massimi di sempre (e quindi i rendimenti ai minimi di sempre), ed è facile fare un parallelo con i BTp italiani, che erano arrivati a rendere (sulla scadenza a 10 anni) lo 1,75% a scadenza, contro ogni logica di mercato. E la situazione in Europa è anche peggio.

Il contrasto è clamoroso, se facciamo il confronto con le obbligazioni di più alta qualità, che hanno invece avuto una partenza molto negativa nel 2018, come vedete nel grafico che segue.

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Il confronto più significativo, però, è quello con gli altri titoli obbligazionari "corporate", ovvero di emittenti privati: confronto che viene evidenziato nel grafico che segue, dove si racconta che le obbligazioni a più alta qualità dell'emittente nel 2018 hanno registrato una performance negativa, e che le sole obbligazioni che risultano in rialzo nel 2018 sono le cosiddette "obbligazioni spazzatura".

Un dato non equivocabile, che segnala a tutti che una fase di mercato sta per finire. Anzi, che un'epoca sta per finire, come abbiamo già argomentato in un Post precedente

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Sulla crescita economica nel 2018: un aggiornamento (parte 2)

Nel primo Post di questa serie, vi abbiamo offerto un aggiornamento sui dati di crescita, da mettere a confronto con la retorica sulla "crescita globale sincronizzata" che dominava fino a poche settimane fa. e che oggi è sparita, del tutto.

Se non si trattasse di una cosa serissima, con implicazioni gravi, ci sarebbe da ridere: date uno sguardo al grafico.

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Nel grafico, si parla dei famosi, o famigerati, indici PMI: quelli che a voi investitori finali vengono presentati (dalle Reti di vendita e dalle banche) come indici di "come sta andando l'economia", mentre più semplicemente sono indici di "come si crede che stia andando l'economia", sono soltanto sondaggi di OPINIONE.

Ciò che potrebbe fare ridere, di questo grafico, è che persino nell'opinione degli intervistati tutto oggi sta, né più e né meno, come nel dicembre 2016. Come al momento dell'elezione di Donald J. Trump. Tutto come allora.

Ma di che cosa si è parlato, per 18 mesi?

Esaminate con attenzione, e ricavatene una lezione: anche se sui giornali tutti, ma proprio tutti, scrivono e parlano di "crescita globale", non è detto che questa crescita ci sia, o che ci sia mai stata. Questo è il mercato finanziario nel quale voi, e noi, investiamo.

Come investitori, come dovremo accogliere il Governo del cambiamento? (parte 6)

Ci sembra opportuno chiarire, agli amici lettori, che quanto scritto nei Post di questa serie NON ha lo scopo di descrivere una prospettiva nella quale "l'Italia va sicuramente a stare peggio". Non siamo, semplicemente, in grado di dirlo.

Come investitori, è doveroso analizzare una per una tutte le implicazioni: e sulla base delle informazioni che abbiamo oggi, molte delle novità che si annunciano provocherebbero sicuramente reazioni forti, poco o per nulla controllate, poco o per nulla prevedibili.

Ciò detto, le responsabilità di questa eventuale fase di instabilità ricadono per intero su chi ha costruito un castello di sabbia, associando azioni azzardate a promesse non realizzabili, a volte per scopi non dichiarati.

La fragilità che vedete oggi è il prodotto di quelle scelte.

Affermare che portare il rendimento dei Titoli di Stato italiani su livelli inferiori a quelli dei Titoli di Stato degli Stati Uniti avrebbe portato tutti verso "un Mondo migliore" a noi è sempre sembrata, sia detto con rispetto, una baggianata e nulla di più.

Come cittadini, ognuno dei lettori darà il giudizio che meglio ritiene sulle vicende delle prossime settimane.

Come investitori, invece, il lavoro sarà quello di cogliere tutte le possibili opportunità, al rialzo come anche al ribasso. 

In ogni caso, non c'è ragione oggi per affermare che in ogni caso, come cittadini e soprattutto come investitori, si andrà comunque a stare peggio.

Certo: sarà necessario stare molto attenti.

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