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Una storia importante (parte 3)

Recce'd circa un mese fa segnalò un problema che poi fu ripreso anche dai media nazionali. Vi rimandiamo a quel primo Post della nostra serie nel Blog per una descrizione.

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Oggi torniamo a scriverne perché ci pare che, almeno se stiamo ai commenti che circolano, si sia (di molto) sottovalutata l'importanza di questo fatto. 

Ed anche per una seconda ragione. Il grafico sopra, di JP Morgan, racconta che oggi per ciò che riguarda proprio il tasso OIS (vedi al primo Post) a termine (ovvero il tasso forward) risulta più basso a 3 anni che a 2 anni, generando quindi il fenomeno che si chiama "curva invertita".

I parole più semplici: oggi il mercato interbancario in dollari USA opera, e fa prezzo, e quindi scambia posizioni, e quindi si espone, sulla base dell'ipotesi che nel futuro il costo di prendere per un mese dollari a prestito, espresso dal tasso OIS, che è un tasso regolato dalla Fed, debba prima salire, ma poi scendere.

E come voi lettori immaginate, esiste una sola ragione per la quale potrebbe scendere, ovvero un netto rallentamento della crescita dell'economia.

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Pochi commentatori hanno messo in evidenza all'impatto di questa situazione anomala (lo spread che si allarga, e contemporaneamente la curva OIS che si inverte), situazione che ha pochissimi precedenti, sui mercati, come sottolinea JP Morgan.

Lo ha fatto, per esempio, Goldman Sachs, che con il grafico qui sopra ci racconta di quanto siano scesi in Borsa i titoli delle Società che hanno un debito il cui costo è definito in prevalenza da tassi variabili.

Il 2018? Un anno del tutto nuovo (parte 10)
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L'euforia delle Borse ha perso il suo maggiore sponsor: non solo il Presidente Trump da tempo non scrive più messaggi via Twitter sui rialzi di Borsa, ma arriva persino ad anticipare "fluttuazioni".

Un tradimento? Beh ...

Pensando a tutti quelli che a gennaio si erano fatti convincere che "ci vorranno anni perché le cose cambino", per tutti i piccoli investitori che hanno scommesso sulla "crescita al 3%", per tutti i piccoli investitori che si sono fatti convincere che "le cose sono cambiate" ... forse per loro sì, è un tradimento. Peccato per loro.

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Naturalmente, adesso l'intera Amministrazione, che solo poche settimane fa era impegnata a celebrare i "nuovi record di Borsa" come se si trattasse di risultati elettorali a favore di Trump, ha già cambiato registro. Leggete qui sotto:

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Notate: non c'è più nessuna crescita al 3% all'orizzonte, e non c'è neanche più il "boom della Borsa". Poof: sparito tutto.

E ci permettiamo anche di fare insieme ai nostri lettori una risata: il Ministro del Tesoro USA si trasforma in gestore di portafoglio, e vi suggerisce qui sopra di "guardare al LUNGO termine".

Il suo Presidente twittava sui rialzi ogni 30 minuti!

Il Ministero del Tesoro, poi, si è ricordato che "i mercati non sono sempre efficienti". Solo un paio di mesi fa, la Borsa con lo S&P 500 a 2870 punti era di sicuro "molto efficiente".

Notate come cambiano in fretta le cose: ed operate di conseguenza sui vostri portafogli.

Il 2018? Un anno del tutto nuovo (parte 9)
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Il mercato oggi è molto, molto più facile di qualche mese fa. Finalmente, si capisce che cosa sta succedendo.

Il momento dei mercati finanziari (e non solo della Borsa di New York) viene fotografato in modo estremamente efficace dal commento al grafico che leggete qui sopra.

Il commento dice: "I movimenti giornalieri di Borsa superiori allo 1% nel 2018 sono il triplo di quelli registrati in tutto il 2017. Consideratelo il ritorno a condizioni di mercato più normali dopo un eccezionale 2017. La domanda centrale è se si tratta di un rientro ordinato, oppure l'avvio di una fase di instabilità che coinvolgerà anche le economie reali".

Ed ecco spiegato, in poche semplici parole, il motivo per cui venerdì 6 aprile l'indice S&P 500 ha chiuso a 2600 punti, ma anche perché oggi il Treasury (titolo di Stato USA) a 10 anni rende il 2,80% a scadenza, ed anche perché il dollaro USA contro euro è scambiato a 1,2230.

Per il futuro dei vostri portafogli, dovete darvi questa risposta: "sarà un rientro ordinato? Oppure sarà una fase di instabilità più profonda?".

Da qui, poi, derivano tutte, ma proprio tutte, le altre scelte.

Consuntivo del primo trimestre 2018 (parte 2)

Scorrendo poco più in basso, potete leggere il primo Post di questa serie, che commenta le performances dei Fondi Comuni pubblicate da Morningstar.

Il saldo è negativo in tutti i comparti: e non solo in Italia. Ad esempio, il brano che segue riguarda gli Stati Uniti, e si parla di mercati e non dei risultati dei Fondi Comuni.

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Il primo trimestre 2018 si è quindi caratterizzato per questo fatto: che per gli investitori (o per dire meglio, per la maggior parte degli investitori: non per tutti, e non per noi di Recce'd) si è concretizzata la situazione più temuta, ovvero quella situazione dove "non esiste alcun rifugio" perché "tutto scende tutto insieme".

Proprio come, solo qualche mese prima, "tutto saliva tutto insieme".

E come avete letto nel brano sopra, questo fatto è successo solo otto volte nell'arco degli ultimi trenta anni. In 120 trimestri, soltanto 8 volte. vale una riflessione.

Potrebbe continuare in questo modo, nei prossimi trimestri? Secondo alcuni, no. Non è possibile.

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Citigroup lo scorso weekend ha pubblicato questo grafico per illustrare l'opportunità che (secondo loro) oggi è presente nei mercati delle obbligazioni: come vedete nel titolo, Citi sostiene che "tassi più elevati sono, semplicemente, insostenibili".

E sono molti, a credere che, dopo anni ed anni di QE, oggi le Banche Centrali sono, molto semplicemente, prigioniere del loro stesso gioco, e costrette ad adottare "per sempre", ovvero "all'infinito"  politiche monetarie ultra espansive, per evitare un crollo generalizzato. Scrive Citi:

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A noi, sembra che le cose stiano un po' diversamente. Noi non siamo per nulla convinti che sarebbe sufficiente mantenere le politiche monetarie ultra-espansive per evitare il crash: Recce'd ha sempre sostenuto, e sempre sosterrà, che dipende dalle economie reali sottostanti se i mercati finanziari possono a lungo sostenere l'attuale livello iper-ottimistico delle valutazioni.

Ci sembra che, a questo proposito, un esempio concreto possa essere offerto dai titoli obbligazionari High Yield, che proprio nel primo trimestre 2018 hanno conosciuto una fase difficile, con il peggiore ribasso dal 1994, come vedete sotto. Un grafico che dovrebbe suggerirvi molte domande.

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