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I temi di mercato del 2018 (parte 4): gli utili, la Borsa e le "fake news"

Tra tutte le notizie false che hanno alimentato l'euforia sui mercati di Borsa nel 2017, la più clamorosa è quella che riguarda gli utili. Che secondo tutte le banche di investimento del Pianeta, e tutte le Reti di promotori, ed anche consulenti internazionali (un esempio per tutti: Zacks) avrebbero fatto "boom": e questa è appunto la notizia falsa.

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Il grafico qui sopra noi lo sottoponemmo all'attenzione dei nostri Clienti mesi e mesi fa, in tempi (come si dice) NON sospetti: per dimostrare che la forte crescita degli utili USA del 2017 è spiegata, in larga parte, da un effetto-base: in altre parole erano bassi quelli di 12 mesi prima. I dati del grafico sono quelli di Factset, che è senza dubbio la fonte più autorevole in materia.

Oggi 14 dicembre leggiamo sul Wall Street Journal commenti che, a fine anno, confermano queste nostre affermazioni: oggi, il dato di consuntivo per l'utile per azione relativo all'indice USA S&P 500 risulta più BASSO di quanto era stimato 12 mesi fa.

Dove sta il trucco? Il trucco è quello che viene usato da sempre dalle banche di investimento globali: NON conta l'oggi, conta sempre e solo il dato "dei prossimi 12 mesi", che sempre e comunque è un dato "favoloso".

Se no, come avrebbero fatto a "tenere su" la Borsa in due anni, il 2015 ed il 2016, nei quali gli utili negli Stati Uniti in realtà erano DIMINUITI? E' un vecchio trucchetto da venditori: o meglio, da "gioco delle tre campanelle" negli autogrill.

Tra i lettori, naturalmente, ce ne sarà qualcuno che dirà: "Vi concentrate troppo sugli Stati Uniti, in Europa la situazione è una favola". Mah ... chissà di che cosa diavolo stanno parlando e scrivendo.

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Ma poi ci saranno altri, altri analisti, opinionisti e consulenti vari, che replicheranno: "Vi sfugge il quadro globale, che è di crescita economica sincronizzata". Mah ... sarà pure. Però proprio stamattina 14 dicembre su Bloomberg abbiamo trovato questo grafico per gli utili dell'indice MSCI All World Equity. Aggiornatissimo ed autorevolissimo.

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La sensazione che ricaviamo, leggendo i dati del grafico qui sopra, è che negli ultimi 10 anni gli utili ATTESI, e quindi le aspettative per gli utili globali, e quindi la previsione (di certo non pessimistica) delle banche globali di investimento, per gli utili globali, siano cresciute di ZERO. ZERO significa zero: chiediamo ai lettori di farsi loro stessi una opinione in merito.

Ma se è così, allora cosa spiega il grafico che segue?

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Chiediamo al lettore: quel 25% di rialzo recente, oltre i massimi del 2007, sarebbe spiegato ... da che cosa? Mettetelo a confronto con il grafico precedente, ricordando bene che quelle del precedente sono le ASPETTATIVE per gli utili, e NON gli utili già realizzati. Un dato INCERTO.

In un articolo di oggi del Wall Street Journal, trovate una frase che spiega ogni cosa:

According to FactSet, the bottom-up consensus estimate for the S&P 500 in December of 2016 was $133. That means an average S&P 500 company would earn about $3.8 a share in 2017. As of Tuesday, that number is $131. At the end of 2016, the bottoms-up aggregate price target for the S&P 500 was 2,462 or about 10% appreciation, according to FactSet.

Such a price target suggests that analysts were assuming investors would pay 18.8 times forward earnings.

In reality, investors got giddy and paid more than 20 times next year’s earnings, with the market appreciating about 19% year to date, or twice as much as the estimate.

Consensus estimates from top-down strategists were more cautious. The average earnings per share for the S&P 500 was about $127. The average growth for the S&P 500 by 10 leading strategists at the end of last year was about 4%. Analysts for the most part decided that investors wouldn’t pay more than 18 time forward earnings.

Nel Post che precede questo, abbiamo utilizzato una frase di El Erian: "sono stati presi a prestito i risultati dei prossimi anni". I dati di questo Post forniscono un supporto quantitativo a quelle affermazioni. La domanda per voi lettori/investitori è: volete continuare ad investire "prendendo a prestito dal futuro" anche dopo avere analizzato il grafico (aggiornatissimo, al 7 dicembre) qui sotto per le PREVISIONI sugli utili, grafico che utilizza gli autorevolissimi dati IBES?

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Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 3): i rendimenti "presi a prestito" dagli anni futuri

Oggi per il Wall Street Journal scrive Mohamed El Erian a proposito della "lettera a Babbo Natale che scriveranno gli investitori":

But before making their wish list, investors should consider the longer-term risks associated with the decoupling of financial markets from economic and policy fundamentals.

Questa dissociazione tra realtà economica e mercati finanziari era già evidente a tutti un anno fa. Nel corso degli ultimi 12 mesi, ha assunto proporzioni abnormi, anche secondo El Erian, che sottolinea che sul quadro del 2018 NON pesano soltanto i livelli di valutazione eccessivi delle Borse:

Add to that unusually low volatility — in the U.S., 2017 so far has shown the lowest daily loss in the entire history of the S&P 500 index — and there has been little to keep investors up at night.

Usually, such strong stock returns are accompanied by lower prices for government bonds — the so-called negative correlation between risky and safe assets. Not so in 2017. Despite the impressive equity rally, the price of longer-term U.S. Treasury bills was higher at the beginning of December than at the start of the year.

Tutto ciò detto (e c'è poco da discutere: le cose stanno in effetti così) resta poi da decidere che cosa fare dei propri investimenti. El Erian spiega, con parole chiarissime, a che cosa debbono guardare tutti gli investitori nei prossimi mesi, settimane e giorni.

Now for the less exuberant news: without continued economic and policy improvements, the factors that have delighted investors in 2017 risk generating an unpleasant reversal of fortune. This year’s strong performance has, after all, been buoyed significantly by “borrowed” returns from future years.

With regard to mitigating portfolio risk, the increase in government bond prices leaves little room for this traditionally safe asset to compensate for a possible decline in stocks. Given how many value-at-risk-based models work, the persistence of low volatility has resulted in a crowded trade in a number of areas, which could turn out to be technically fragile.

As for bitcoin, its vertiginous rise — fueled in part by the growing participation of institutional investors — may imply that it is on the path toward broad acceptance. But it may also turn out to be little more than a large financial bubble, implying serious damage when it inevitably collapses.

Come nel Post che precede questo, il messaggio è: preparatevi al ritorno sul Pianeta Terra (ed allacciate le cinture).

Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 2): il rischio
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Come potete vedere dall'immagine qui sopra, ricavata da una recentissima "ricerca" di Deutsche Bank, c'è una certa ... confusione tra le grandi banche di investimento, a proposito di quali saranno i maggiori rischi per gli investitori nel 2018. Elencarne 30 equivale a non indicarne nessuno.

Recce'd, al contrario, per il 2018 ha le idee chiarissime, e afferma che c'è un solo, enorme fattore di rischio che peserà sui mercati nel 2018. Questo grande fattore di rischio ... sono i mercati stessi. Spieghiamo meglio: non sarà un evento ESTERNO a rimettere in discussione tutto, ma sarà molto più semplicemente un "ri-prezzamento del rischio".

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Come tutti sapete, l'anomalia più grande del 2017 (un anno di grandi anomalie) è stata proprio la "assenza di rischio" (importante l'analisi della Banca dei Regolamenti Internazionali, da cui il grafico più in basso), che ovviamente è una assenza solo apparente. I rischi per gli investitori ci sono, forse più oggi che in altri anni, ma i mercati finanziari negli ultimi 12 mesi non hanno MAI reagito, forse anche aiutati in questo da certe "grandi mani" o "mani forti".

Situazioni come queste durano per un po': ma non per sempre. Poi interviene qualche cosa di estraneo ed inatteso e tutto torna alla normalità. E non si tratterà, questo è certo, di piccoli aggiustamenti.

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Conclusione: per i mercati, il rischio più grande, nei prossimi mesi, settimane e giorni, sono i mercati stessi.

Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 1): financial conditions

Le banche di investimento globali ogni anno si esercitano in un giochetto, quello di prevedere dove andranno i mercati dopo 12 mesi. Ci azzeccano poco, e quando sbagliano sbagliano di grosso, come racconta il grafico qui sotto. Tra il 2000 ed il 2016 l'errore medio è stato del 19%. L'anno.

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Come tutti ormai sapete, Recce'd non partecipa al giochetto, che è solo una tecnica di marketing per tenere intrattenuti i Clienti, un po' come fanno le Agenzie per le Scommesse.

Tentare di oggi dove saranno i mercati tra 12 mesi è chiaramente inutile, e per ragioni ovvie: provate a tornare indietro di 24 mesi, e troverete almeno una lunga fase in cui TUTTI erano pessimisti (e TUTTI si sbagliavano) e poi una lunghissima fase in cui TUTTI sono ottimisti (e staremo a vedere se poi avevano ragione loro).

Guardando al 2018, siamo però in grado di anticiparvi quali saranno i temi dominanti, quelli intorno ai quali ruoterà il mercato nel 2018: perché, va sottolineato, nel 2018 non ci sarà più il "fattore Trump" come sorpresa, e neppure il "fattore tasse", e neppure il "fattore crescita economia più alta del previsto". Di che cosa si discuterà, allora nelle sale operative?

Il primo tema che noi possiamo anticiparvi è quello delle financial conditions: tema che Recce'd ha già trattato, e che trova sempre più spazio anche sui mezzi di informazione.

Ad esempio, ciò che segue si legge proprio oggi sul Financial Times, ricavando un estratto da un articolo del capo economista del Gruppo Allianz:

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The Federal Reserve has raised interest rates three times since the end of 2016, and in September announced a reduction of its $4.5tn balance sheet. Despite the Fed’s gradual removal of monetary accommodation, monetary conditions have not tightened — they have become looser. Corporate credit spreads have declined, long-term interest rates have hardly changed, stock markets keep going up and the dollar has not appreciated markedly.

What explains this apparent paradox? There are three possible reasons.

The first is that investors simply do not believe that the Fed is serious. After years of ultra-loose monetary policy, they are convinced that the central bank will not risk any big setbacks in financial markets. They expect tightening to be very cautious and thus remain sanguine about buoyant asset prices. The Fed, however, is consistent in its forward guidance towards higher rates and has so far in 2017 done what it had promised. Investor optimism, therefore, is unlikely to explain the dearth of market reaction — and it certainly cannot explain why monetary conditions have actually eased.

A second possible reason is that the healthy global economy has boosted equity and corporate bond markets, and this impact has outweighed that of monetary tightening. Higher growth, however, should also lead to rising long-term bond yields, something that has not materialised. Ten-year Treasuries have remained more or less flat since December last year.

The most plausible explanation for the monetary policy paradox is found in the global financial context. Not only the Fed, but also the European Central Bank and the Bank of Japan have an impact on the prices for global fixed-income assets. As long as they stick to a course of extreme monetary accommodation and keep interest rates on European and Japanese government bonds ultra-low, especially on the long end, the Fed’s tightening will have limited impact on longer-term Treasuries. It will mainly flatten the yield curve, as we have seen in recent months.

In questa sede, Recce'd si limiterà a proporre ai lettori una rassegna dei temi che domineranno il 2018. Invece, nella prima Lettera al Cliente sul 2018 abbiamo avviato il lavoro di strategia, che spiega gli obbiettivi per il 2018 e la strategia di investimento che ci consentirà di ottenerli, strategia che dettaglieremo nella prossima Lettera al Cliente.

Mercati oggiValter Buffo
Noi e il Bitcoin guardando al 2018

Nella parte finale dell'anno, abbiamo dedicato una serie di Post nel nostro Blog al Bitcoin.

La nostra linea è stata chiara, fin dal primo giorno: il Bitcoin come INVESTIMENTO non lo abbiamo mai preso in considerazione. Lo faremo forse in un futuro che non è vicino, quando sarà stata introdotta una regolamentazione minima che impedisca almeno le forme di truffa più clamorose. Fino ad allora, siamo certissimi che i rischi sono più grandi dei rendimenti.

Ne abbiamo scritto però nel Blog, perché il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da implicare conseguenze di carattere generale.

L'implicazione più generale, e quindi più importante, riguarda le Banche Centrali: sono anni,ed anni, ed anni, che i Banchieri Centrali, supportati con abilità dalla Rete delle banche di investimento (e poi dai promotori finanziari), "vendono" agli investitori la favola che "i rischi sui mercati non esistono più", proprio perché le Banche Centrali controllano tutto.

Il Bitcoin è la conferma concreta del fatto che Recce'd ha ragione: è falsa l'affermazione che le Banche Centrali hanno il controllo di tutto, è falsa l'affermazione che le Banche Centrali possono eliminare ogni forma di rischio dai mercati, e soprattutto è falsa l'affermazione che le sole cose che contano sono quelle sotto il controllo delle Banche Centrali. Invece il Bitcoin è diventato quello che è (un fatto enorme, ed abnorme) proprio a causa del suo essere fuori dal controllo, strettissimo, delle banche centrali.

A noi, oggi fa ridere leggere che dalla BCE arrivano dichiarazioni molto critiche, dove si dice che il Bitcoin "è una bolla". Ci fa ridere che queste parole siano pronunciate da chi ha di fatto costretto gli investitori a comperare obbligazioni che sono poco più che carta straccia al 2% di rendimento a 10 anni, oppure azioni small caps che hanno esattamente le medesime caratteristiche delle aziende "dot.com" degli Anni Duemila.

Ma qui, nel nostro Post, l'obbiettivo non è la polemica: è guardare al futuro. Il futuro come è cambiato a causa del Bitcoin?

Il cambiamento è, appunto, quello che abbiamo scritto sopra. Il Mondo intero ha visto che le cose accadono fuori dal controllo delle banche Centrali, e che si tratta di fatti importantissimi. Questa osservazione dovrebbe fare riflettere tutti gli investitori, ma soprattutto quelli che ancora oggi sono investiti in modo tale da "andare dietro alle mosse di Draghi".

Vale anche la pena di rileggere, con attenzione, alcune dichiarazioni di tre mesi fa (fine settembre 2017), e metterle a confronto poi con i fatti delle ultime settimane, per giudicarne l'efficacia:

  • Making his statements to the European Parliament's Committee on Economic and Monetary Affairs, Draghi said that "it would actually not be in our powers to prohibit and regulate"bitcoin and other digital currencies. 
  • Bitcoin is like Tulipmania, says ECB vice-president. Vítor Constâncio ... Tulipmania, which erupted in the Netherlands in the 1600s, is often cited as one of the oldest examples of a financial bubble.  
  • Bitcoin's value slumped last week after Mr Dimon said the cryptocurrency was “worse than tulip bulbs”
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Mercati oggiValter Buffo