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Il fattore Trump nella strategia di investimento per la gestione del portafoglio (parte 1)

Tra quarantotto ore Trump sarà insediato come Presidente degli Stati Uniti: i nostri portafogli stanno belli “comodi”, da oltre un mese sono protettivi, e al tempo stesso pronti a intervenire se ci fossero opportunità,  e quindi non soffriamo di particolari ansie, ma non è così per la grande maggioranza degli operatori, che stanno stretti come le acciughe nelle loro asset allocation, che anche in questo frangente si manifestano per ciò che sono, una non-strategia per fare delle non-scelte e subire, fino alla fine, gli umori dei mercati finanziari.

Il New York Times offre questa mattina una sintesi perfetta: As Trump Era Arrives, a Sense of Uncertainty Grips the World: e questa incertezza è tangibile, molto visibile, in sedute come quella di oggi 17 genaio (e dei giorni precedenti). Vediamo un estratto di ciò che scrive oggi il NYT, per capire le ragioni di questa incertezza globale:

The Germans are angry. The Chinese are downright furious. Leaders of NATO are nervous, while their counterparts at the European Union are alarmed.

Just days before he is sworn into office, President-elect Donald J. Trump has again focused his penchant for unpredictable disruption on the rest of the world. His remarks in a string of discursive and sometimes contradictory interviews have escalated tensions with China while also infuriating allies and institutions critical to America’s traditional leadership of the West.

No one knows where exactly he is headed — except that the one country he is not criticizing is Russia and its president, Vladimir V. Putin. For now. And that he is an enthusiastic cheerleader of Brexit and an unaffiliated Britain. For now.

Mr. Trump’s unpredictability is perhaps his most predictable characteristic. The world is accustomed to his provocative Twitter messages, but is less clear about whether his remarks represent meaningful new policy guidelines, personal judgments or passing whims. In the interviews, Mr. Trump described the European Union as “basically a vehicle for Germany” and predicted that the bloc would probably see other countries follow Britain’s example and vote to leave.

(...)

Some argued that the president-elect’s words should be regarded as tactical, intended merely to keep his options open. But nearly everyone agreed that Mr. Trump had made trouble, especially in criticizing Ms. Merkel, given her importance as a figure of stability in Europe and her campaign for re-election later this year.

For good measure, Mr. Trump had also infuriated China by using an interview on Friday with The Wall Street Journal to again question China’s longstanding One China policy. It holds that Taiwan is an inalienable part of the mainland.

Detto tutto questo, in Recce'd ci occupiamo di gestione, e così fa anche il nostro Blog che state leggendo ora. Riportiamo quindi le considerazioni che avet appena letto nell'ambito dei problemi della gestione del portafoglio, e nelle strategie di investimento. Come sapete a noi in Recce’d piace quantificare tutti i fenomeni che influenzano i mercati, allo scopo poi di applicate modelli Quantitativi per le nostre stime sia di rischio sia di rendimento: ma come è possibile quantificare un fenomeno come Trump all'interno di un modello? Che tipo di "fattore" sarebbe Trump?

E’ impossibile, diranno molti, e noi in una certa misura siamo d’accordo. Ed è proprio per questo che, come abbiamo già chiarito, noi in Recce'd riteniamo impossibile affidare la gestione di portafoglio in modo automatico ad un algoritmo (per quanto sofisticato). Noi riteniamo che l’impatto di fenomeni che sono insieme economici, politici e sociali, come sono quelli che qui sopra avete letto, non può, né potrà mai, essere catturata in modo efficiente da un qualsivoglia algoritmo, neppure ... quelli della NASA oppure del CERN. 

Mercati oggiValter Buffo
Inizia la fine del Fondi Hedge: chi cercherà l'Alfa? (parte 1)

Recce'd ha scritto, nel giorno dell'Epifania 2017, dello "inizio della fine" per i Fondi della categoria Hedge, fondi "non comuni" che negli anni Ottanta e Novanta venivano presentati ai Clienti investitori prima come "Alternativi" e poi, sempre dalle stesse persone, sempre gli stessi Fondi, come "non correlati".

La realtà è che non era vero, né la prima né la seconda deinizione erano appropriate: oggi questi Fondi, che rientrano nella categoria Hedge, risultano correlati, ed anzi molto correlati (come vedete nel grafico qui sotto ed in quello seguente) ai maggiori indici di mercato. E quindi: se salgono i mercati, questi Fondi Hedge guadagnano, e se invece scendono questi Fondi Hedge scendono.

Ma allora, si sono chiesti in molti, perché tenerli in portafoglio? Perché pagare le commissioni, se stanno in mezzo al gregge, al sicuro, come tutti quanti? Ed infatti, come già Recce'd ha documentato, è in corso un flusso di fuoriuscite dai Fondi Hedge che non ha precedenti (grafici iniziali, e anche la tabella che segue).

Queste fuoriuscite premiano forse i Fondi Comuni tradizionali? Assolutamente no: anche per i Fondi Comuni tradizionali il 2016 è stato un anno di record, beninteso negativi. I Clienti investitori hanno disinvestito come mai in passato dai Fondi Comuni tradizionali, e noi lo abbiamo documentato anche nel Blog a fine 2016.

E allora, dove sono andati tutti questi denari, in fuga da soluzioni sbagliate e perdenti? I record di raccolta positiva toccano per il 2016 ai cosiddetti Fondi Passivi, o ETF: la sola Società Vanguard ha raccolto quanto ha raccolto, nel suo insieme, tutto il resto dell'industria dei Fondi negli Stati Uniti.

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Una soluzione ottimale ? Certo! per non buttare più via i soldi delle commissioni di gestione ai Fondi Comuni. Ma per gestire il portafoglio? Chi decide come vanno combinati fra loro i Fondi Passivi o ETF? E con quali obbiettivi? E quale tolleranza al rischio?

Così si torna punto e d'accapo: la gestione di un portafoglio deve sempre avere obbiettivi chiari, sia di rendimento sia di rischio. I Fondi Comuni per trent'anni hanno promesso ai Clienti di gestire in modo attivo rendimenti e rischi, ma non lo hanno mai fatto con successo (trasferendo, semplicemente, ai Clienti rendimenti e rischi dei mercati, per intero).

Poi arrivarno i Fondi Hedge, con le loro promesse di Alfa ed extra rendimento: da dieci anni anche quel giocattolo si è rotto, ed i Clienti ora li sfuggono.

Ma il problema vero, quello di come gestire un portafoglio per non restare passivi in balia dei mercati, resta quello centrale per tutta l'industria. La pesante cappa delle Reti commerciali, con pratiche di cartello, frena lo sviluppo e la diffusione di soluzioni alternative (davvero alternative!) che pure già esistono,  ma il Futuro va decisamente in quella direzione (e certo non nella direzione opposta, quella degli algoritmi automatici), come vedremo anche nei prossimi Post di questa nuova serie.

Mercati oggiValter Buffo
Come cambiare in un mondo che cambia. Come vincere in un Mondo che perde. (parte2)

Chi scrive questo Post ebbe l'occasione, circa quindi anni fa, di partecipare ad alcune sessioni di quella riunione annuale che si tiene a Davos e che chiamano Wordl Economic Forum, in corso in questi gionri a coperto in modo abbondante da tutti i mezzi di comunicazione.

Abbiamo scritto "l'occasione, e non "la fortuna", perchè in tutte quelle visite ci restò in bocca il sapore amaro dellinutilità e della vetrina: ci fu spiegato, da quelli che "la sanno lunga", che incontri come quelli servivano per "sviluppare relazioni personali". Non riuscimmo allora, né ci riuscimo oggi, a capire come. Allora ed oggi, restiamo del parere che quelle enormi assemblee avessero ben altre finalità, non dichiarate.

Si pretende anche di discutere e dibattere, in queste riunioni: e vengono presentati voluminosi documenti, chiamati "ricerche". Qui sotto, vi forniamo un esempio, proprio di quest'anno (2017).

Il grafico vorrebbe evidenziare quali sono, secondo il World Economic Forum, i maggiori rischi per l'economia globale nel 2017: ci siamo permessi di evidenziare con il colore giallo quelli più vicini a noi, quelli di natura economica e finanziaria.

E' utile rappresentare queste voci all'interno di un grafico con due assi, uno per la "probabilità" e l'altro per "l'impatto"? Che obbiettivi intende raggiungere questa figura? Aiuta a capire, ad aumentare la conoscenza, ad avere le idee più chiare, a decidere meglio?

Possiamo proporvi anche una seconda immagine, sempre dalle ricerche di questo 2017:


Qui si vuole rappresentare l'evoluzione, nel corso degli anni, dei rischi globali per l'economia, ordinati in termini di impatto. Forse questo grafico, insieme con il precedente, aiuterà i nostri lettori almeno a comprendere, se non a condividere, la nostra impressione di una generale inutilità di questi incontri.

Detto questo, perchè allora ne parliamo? Perchè vi facciamo perdere tempo? Solo per farci ... belli? No, non è così: arriviamo subito all'attualità, ai mercati, ai portafogli.

Si dice da più parti che il rischio geo-politico potrebbe risultare il fattore dominate, per rendimenti e rischi insieme, sui mercati finanziari nel 2017. Sarà vero? Oppure no? Noi lo vedremo insieme a voi giorno per giorno. Di certo, non sarà un fattore facile da ignorare.

Ora, che ruolo gioca una riunione come quella di Davos? Aiuta a risolvere i problemi? Oppure è lei stessa una delle cause del maggiore rischio geo-politico? Recce'd propende per la seconda ipotesi, ovvero che queste liturgie da circolo ristretto, nell'era del Web, risultino non solo inutili ma pure dannose, e siano poco più che una collezione di cene eleganti e dopocena eccitanti.

Non siamo i soli a vederla così: ed è per questo che ne scriviamo oggi. Ne ha scritto anche Bloomberg, nello scorso weekend, con queste parole che ci serviranno a chiudere il Post: invitiamo il lettore a riflettere sui rapidissimi cambiamento che investono il panorama, anche finanziario, globale, ovvero su come consuetudinicon cinquanta anni di storia oggi risultino non solo invecchiate, ma pure un po' malinconiche, un po' noiose, e forse inutili.

For the 3,000 people who will convene in the small Swiss town from Jan. 17 to 20, the 2017 event could be a moment of reckoning. At speakers’ podiums, coffee bars, and the ubiquitous late-night parties, they’ll be asking themselves whether Davos has become, at best, the world’s most expensive intellectual feedback loop—and, at worst, part of the problem. “Since the recession, the boom has benefited the upper-income earners and done little for those in the middle or on less. That’s the backlash,” says Nariman Behravesh, the chief economist for research provider IHS Markit. “The Davos vision of the world has not delivered a broad-based economic recovery.”

That the world is entering an era of populism that could tear apart long-established global bonds is beyond question. (...) Almost a third of bond investors surveyed last month by Bank of America Merrill Lynch identified populism as their biggest concern, up from 9 percent in October.

Collectively, anti-establishment forces may represent the greatest threat to what historian Samuel Huntington called “Davos Man,” a cross-border species whose values and interests are often divorced from those of more insular compatriots. While each populist movement is unique, all share a generalized disdain for elites, however defined—and by extension, the economic prescriptions they promote. Huntington, who died in 2008, may have divined the future when he said Americans might eventually rebel against rising immigration, especially from Mexico, and the growing influence of multinational businesses and intellectuals.

Mercati oggiValter Buffo
Come cambiare in un Mondo che cambia. Come vincere in un Mondo che perde. (parte 1)

Recce'd ha già messo in evidenza questo tema pochi giorni fa su SoldiOnline.it, ma lo riprende oggi domenica 15 gennaio perché lo considera centrale per tutto il 2017 ed oltre.

Abbiamo già scritto, e ripetiamo qui, che oggi ogni investitore, prima di sceglire tra dollaro ed euro, oppure tra azioni ed obbligazioni, deve chiedersi con CHI sta parlando e QUALI strumenti sta utilizzando per investire.

Se fate ancora riferimento a un "gestore" che però non è, né è mai stato, un gestore. Se utilizzate prodotti che sono (è documentato) in grado di farvi perdere soldi anche se i mercati salgono, allora potete stare ore e giorni a chiacchierare di Trump e del Ministro Padoan, del petrolio e della Cina, ma alla fine rimarrete nel gruppo di coda, il gruppo dei perdenti.

I nostri lettori debbono tutti riflettere, con la massima attenzione, sulla Fiduciary Rule che negli Stati Uniti sarà effettiva tra meno di tre mesi. Perché, in poche parole, in questa regola c'è scritto che il Mondo è già cambiato. Non solo gli Stati Uniti: il Mondo.

The Department of Labor Fiduciary Rule is a new ruling, scheduled to be phased in April 10, 2017 – Jan. 1, 2018, that expands the “investment advice fiduciary” definition under the Employee Retirement Income Security Act of 1974 (ERISA). This sweeping legislation (1,023 pages in length) will automatically elevate all financial professionals who work with retirement plans or provide retirement planning advice to the level of a fiduciary, bound legally and ethically to meet the standards of that status. While the new rules are likely to have at least some impact on all financial advisors, it is expected that those who work on commission, such as brokers and insurance agents, will be impacted the most.

Il brano qui sopra mette in evidenza il fatto che la Fiduciary Rule americana si rivolge, inizialmente, agli operatori che si occupano di piani pensionistici, ma avrà immediatamente implicazioni per tutti coloro che lavorano nel mondo della distribuzione dei “prodotti finanziari”. E quindi, quando arriverà da noi in Italia, prima di tutto i venditori, ovvero i promotori finanziari e i bankers.

La Fiduciary Rule, come si legge, imporrà nuovi standard sia di etica sia legali. Vediamo con maggiore dettaglio:

The Department of Labor’s definition of a fiduciary demands that advisors act in the best interests of their clients, and to put their clients' interests above their own. It leaves no room for advisors to conceal any potential conflict of interest, and states that all fees and commissions must be clearly disclosed in dollar form to clients. The definition has been expanded to include any professional making a recommendation or solicitation — and not simply giving ongoing advice. Previously, only advisors who were charging a fee for service (either hourly or as a percentage of account holdings) on retirement plans were considered fiduciaries. Fiduciary is a much higher level of accountability than the suitability standard previously required of financial salespersons, such as brokers, planners and insurance agents, who work with retirement plans and accounts. "Suitability" meant that as long as an investment recommendation met a client's defined need and objective, it was deemed appropriate. Now, financial professionals are legally obligated to put their client’s best interests first rather than simply finding “suitable” investments. The new rule could therefore eliminate many commissionstructures that govern the industry.

Il cuore del problema sta tutto nella frase che leggete sopra in neretto: al criterio della appropriatezza, che è poi lo stesso identico criterio utilizzato in Italia ed in Eurozona (pensate a MIFID e dintorni), si sostituisce un ben diverso criterio, quello “fiduciario”. Non importa se il prodotto è "adeguato", oppure almeno non basta. E' importante che il prodotto sia "nel migliore interesse del Cliente". Sembra una cosa ovvia: invece, è la rivoluzione.

 

Mercati oggiValter Buffo
Quant: che cosa sono oggi e perché perdono soldi (parte 4)

Affidare i propri ordini a un algoritmo, basato su un modello matematico, che fa "scattare" gli ordini quando compaiono certi segnali numerici, è a nostro avviso una scelta sbagliata, come abbiamo già scritto nei tre Post precedenti. E ci sono, come avete potuto leggere, risultati che supportano questa nostra affermazione.

La ridotta capacità di generare performances non è il solo problema che pesa sui gestori che si affidano agli algoritmi: un secondo e serio problema deriva dal fatto che tra di loro questi algoritmi si somigliano tutti.

Da qui, da questa sostanziale uguaglianza tra algoritmi, nasce il problema. Tutti i Fondi ed i portafogli gestiti in quel modo vogliono comperare, e poi vendere, nel medesimo momento, e secondo un certo numero di analisti lo si è visto di recente, quando la corsa a vendere di questi Fondi ha creato "strozzature" dei mercati, come di recente nell'estate 2015 e poi nel gennaio 2016 e nel giugno 2016.

Pochi giorni fa, una delle case di Fondi che utilizza modelli computer driven, la Casa più nota, che opera negli USA e che si chiama AQR, ha replicato all'accusa che i portafogli compurer driven aumentino l'instabilità dei mercati, con le parole che riferiva Bloomberg:

Don’t listen to Marko Kolanovic. Or anybody else who tells you quant managers regularly whip up bouts of pain and suffering for stock investors. Funds with programs that follow trends and sell like robots are getting smaller and simply aren’t big enough to overwhelm the $24 trillion U.S. equity market. That view comes courtesy of AQR Capital Management which, it should be noted, is far from an unbiased observer, given the $172 billion investment house pioneered many of the strategies coming up for vilification. AQR’s quants say they’ve had it after listening to more than a year’s worth of hectoring from analysts who blame managed futures and risk-parity strategies for everything from August 2015’s China meltdown to the post-Brexit plunge. “The analysis is inaccurate,” said Brian Hurst, a principal and portfolio manager for AQR’s managed futures and risk-parity strategies. “They are using oversimplified models with bad inputs.” However self-serving, AQR’s complaints amount to more than quibbles among math geeks. The past year has seen an ascendancy in the type of analysis the investment firm is describing, efforts to predict the impact of automated traders by estimating how much money they control and theorizing about their reactions to things like volatility. As AQR sees it, computer-driven funds are just scapegoats in a doomed quest to explain jarring market movements. Topping the enemies list is JPMorgan Chase & Co.’s Kolanovic, viewed by many as a gnomic visionary after calling an equity rout in the summer of 2015, blaming forced selling by automated funds.

A noi non interessa quantificare se e come i flussi dai Fondi computer-driven abbiano provocato o accentuato l'instabilità dei mercati. a noi invece sembra utile mettere i nostri lettori sull'avviso in merito ai rischi di queste tecniche, che come vedete pochi conoscono a fondo, inclusi i medesimi gestori che ci si affidano, come si comprende se si leggono con attenzione le risposte di AQR qui sopra.

Mercati oggiValter Buffo