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Perché le SGR valgono zero?

Oggi, nella giornata del piano industriale Unicredit, che prevede ben 13.000 esuberi, Recce'd trova uno spunto per tornare su due temi che noi giudichiamo di primaria importanza per ogni investitore.

L'investitore infatti deve fare attenzione non solo al rialzo della Borsa oppure al ribasso dell'euro: deve fare grande attenzione anche al modo in cui si evolve, si modifica, l'industria dei servizi per il risparmio, perché questa evoluzione ha inciso ed inciderà anche in futuro, in modo pesante sui nostri e vostri interessi personali.

Il primo dei temi di Recce'd è la rapida ritirata delle grandi banche, un tipo di Società del settore che da anni è entrata in una  violenta fase di ridimensionamento: nel giugno dello scorso anno (2015) noi abbiamo scritto  del Cretaceo delle Banche Globali, con un richiamo all'epoca in cui i dinosauri scomparvero dalla faccia della terra.

Oggi che questo processo è evidente a tutti, è più utile concentrare l'attenzione su un secondo elemento, che proprio il piano di Unicredit porta all'attenzione: nonostante anni di sforzi, Unicredit non è in grado di trovare un acquirente per la propria Società di Fondi Comuni, Pioneer, pur avendo una disperata necessità di vendere e fare cassa.

Ne abbiamo già scritto: le SGR, le Società di Fondi, in Italia oggi non hanno alcun valore di avviamento, per due ragioni principali:

  1. quel tipo di prodotto, il Fondo Comune tradizionale, non produce valore per chi ci investe (come dimostrano anni di statistiche) ma solo per chi lo produce e vende
  2. la vendita di quei prodotti oggi è per intero determinata dalle Reti di vendita: sono prodotti che non esercitano alcun appeal sugli investitori, e vengono solo collocato soltanto dei i venditori/promotori li spingono, naturalmente in cambio di retrocessioni sempre più elevate o peggio accordi diretti con i Vertici, accordi che (non si può escluderlo, sulla base di quanto è evidente) non sempre sono espliciti.

Di questa tendenza, l'investitore deve tenere conto: cambierà sia i prodotti, sia i servizi di distribuzione/vendita. In Italia purtroppo una grande parte dei risparmiatori a tutto oggi neppure si rende conto di quanto gli costano i prodotti ed i servizi che riceve dalle grandi banche italiane come ad esempio Unicredit o Intesa, così come dalle grandi banche internazionali, come ad esempio JP Morgan o UBS. Questi risparmiatori rischiano così di arrivare in ritardo anche sul prossimo appuntamento, che si presenterà per tutto il prossimo anno con le nuove norme sulla trasparenza.

Mercati oggiValter Buffo
Ricordate l'aumento di capitale del Monte dei Paschi di fine 2013? (parte 2)

Come scrivemmo già nello scorso mese di luglio, l'aumento di capitale del Monte dei Paschi a fine 2013 fu spinto con forza nei portafogli di una grossa fetta di risparmiatori, da Reti e Banche, direttamente oppure attraverso le GPM ed attraverso i Fondi Comuni, e quella resta una delle pagine più buie della storia recente dell'industria del risparmio in Italia. Spregiudicati e disperati, i venditori di vario ordine e grado andavano in giro a vendere un'operazione basata su numeri del tutto falsi spiegando che era "l'occasione della vita", "è come comperare una opzione call: costa nulla e renderà moltissimo".

Persone che non sapevano di che cosa stessero parlando (allora, ma anche oggi) e puntavano tutto sul mettersi in tasca le ricche commissioni. Irresponsabili, se non peggio.

Oggi però non sono loro a pagare: perché pagheranno invece i loro Clienti. Quelli degli aumenti di capitale e quelli delle obbligazioni subordinate. Oggi 10 dicembre 2016 risulta chiaro che le "strade alternative" non sono mai esistite, oggi risulta chiaro che la "strada del mercato", la "soluzione di mercato" più volte citata (anche dal Presidente del Consiglio), è in realtà la strada che cancella tutto e tutti, azionisti ed obbligazionisti.

Quel "mercato" di cui si era in attesa NON ha alcun interesse nel Monte dei Paschi: punta solo ai soldi che lo Stato dovrebbe (dovrà) metterci dentro, punta a mettere le mani su quello, sui soldi nostri.

Quello stesso "mercato" che avrebbe dovuto contribuire a fare crescere il Fondo Atlante (non c'è solo MPS, da salvare) ha risposto fino ad oggi con ZERO: zero interesse, zero attenzione, e zero soldi.

Chi segue Recce'd con attenzione ha letto, in decine di occasioni, che qui c'è il rischio di vedere realizzato un enorme ... Porcellum, forse il punto più basso della storia finanziaria d'Italia (che pure ha avuto molti punti bassi). Tutto va in quella direzione, compresa due mesi fa la scelta di mettere un ex-Monte dei Paschi a capo del "nuovo" (ehm ...) Monte dei Paschi. Cose da romanzo di fantascienza.

Noi da molto tempo scriviamo che sarebbe stato preferibile dedicare più tempo a questo tema (che ovviamente va ben al di là del Monte dei Paschi), invece che affidarlo ai "soliti quattro del circolo buono" (con il consenso di Banca d'Italia)  e spendere tutto il tempo in televisione e sui quotidiani a discutere di Referendum. In ballo ci sarebbero 5 miliardi di euro: ovvero due Manovre Finanziarie, soldi veri.

Sia chiaro: da questo punto di vista maggioranza di Governo ed opposizione per noi stanno sul medesimo piano. In basso, appunto.

Mercati oggiValter Buffo
Uno sguardo al 2017 (parte 2)

Chi ci legge anche sul The Morning Brief conosce il nostro modo di vedere sui recenti rialzi delle Borse, sulle reazioni dei mercati tra giovedì 8 e venerdì 9 dicembre agli annunci della BCE, e su altri fatti che abbiamo messo in evidenza nelle ultime settimane.

I nostri Clienti, così come pure gli amici che seguono il Blog ed il sito, sanno che per noi di Recce'd il 2016 si è già chiuso, sul piano operativo. Il nostro lavoro delle ultime due settimane guarda già al 2017.

E i primi segnali presi in esame non ci piacciono. Perché? Potremmo dire che c'è un eccesso di confusione, o meglio utilizzare il termine inglese dislocation: per parlare in modo semplice, si vedono un sacco di cose, che ... non quadrano.

Vi servono dati concreti? Ne basteranno, per oggi, due:

  • tra il rendimento dei Titoli di Stato a 10 anni negli USA e quello dei Titoli di Stato tedeschi sulla medesima scadenza oggi c'è una differenza che non si era mai vista prima
  • l'inclinazione della curva dei rendimenti (differenza tra tassi a breve e tassi a lungo termine) in Germania è stata così inclinata solo nel 2008

Vi sembrano dati di poca importanza? Magari "cose che capitano"? O che non vi riguardano perché "noi non abbiamo Titoli di Stato americani"? Vi sbagliate.

Non siamo gli unici ad avere notato e messo in evidenza queste forti anomalie di mercato. Leggiamo alcuni titoli dei più azzeccati che abbiamo trovato, sui mezzi di comunicazione specializzati, nelle ultime 48 ore:

Confusion Reigns in Markets as ECB QE Changes Spark Wild Swings

Raging Stocks, Fed Fears Trigger ‘Dislocation’ in Global Markets

L'investitore italiano viene persuaso dai mezzi di informazione che quando salgono i titoli delle banche tutto va bene: e non c'è nulla di più sbagliato, come lo stesso investitore può facilmente comprendere, solo guardando ai risultati dei propri investimenti negli ultimi due anni.

Mercati oggiValter Buffo
La politica dei fatti

Molti amici, molti tra i nostri lettori, e molti tra i nostri Clienti, hanno espresso curiosità: siete pro o contro Renzi? Avete votato SI oppure NO? Siete per le larghe intese oppure il Governo a termine?

Tranquillizziamo tutti: non stiamo mantenendo un segreto. In quanto cittadini, la politica ci appassiona, ma non necessariamente questa politica e non necessariamente questi temi. 

E poi: ne parlano e scrivono tutti, così tanto, e con una frequenza così elevata, che ci sentiamo di non potere aggiungere nulla: tutto è stato già detto. Resta poi da vedere se sarà utile a qualche cosa.

Ed infine: questa non è la sede. Il nostro lavoro, in Recce'd, è di filtrare ed analizzare tutte le notizie per trasformarle in PRATICHE INDICAZIONI OPERATIVE, attuale e realizzabili. Le grandi opinioni, l'ampio respiro, lo affidiamo ad altri più bravi di noi.

Tutto ciò detto, al solo scopo di sdebitarci con chi ci segue con attenzione simpatia, vogliamo chiarire la nostra opinione (debole, non qualificata, non da esperti politologi) sulla vicenda del Governo dimissionario. Lo faremo prendendo a prestito le parole scritte ieri 9 dicembre 2016 da Gianni Riotta sul quotidiano La Stampa: siamo poco raffinati, e limitati, ma a noi sembra che ci sia poco altro da dire. Tutto inizia e finisce qui.

Invece di rimanere concentrato sulle urgenti riforme economiche - non c’è stata crescita nel Paese per una intera generazione, la disoccupazione è ancora alle stelle e il debito ha raggiunto il 133% del Pil, una cifra sconcertante – ha mandato la sua coalizione incerta fatta da Pd e da una variopinta combriccola di berlusconiani sulla strada pericolosa della la riforma costituzionale, un’impresa che forse era destinata a fallire sin dall’inizio.

Mercati oggiValter Buffo
Svelato un mistero: avevano ragione i "falchi dalla Germania"

Recce'd segue la stampa nazionale con attenzione: non tanto per trovarci le notizie (le abbiamo in genere con anticipo: chi legge più le notizie per la prima volta su un quotidiano?) bensì per analizzare con attenzione come vengono riproposte, in che modo vengono rielaborate, come si vuole presentare passato, presente e futuro ai lettori.

Oggi 10 dicembre ci sembra utile segnalarvi due forti sorprese arrivate dal maggiore quotidiano nazionale, a firma del'ex-direttore Ferruccio de Bortoli. Vediamo che cosa ha scritto, in un articolo che ci ha colpito moltissimo, e che prende spunto dalla riunione BCE di due giorni fa:

A Draghi è riuscita una difficile quadratura del cerchio. Dimostrare, innanzitutto, che il Quantitative Easing (Qe) funziona. Per la prima volta, tutti gli indici economici che Francoforte segue con particolare attenzione sono in miglioramento, nonostante la crescita (all’1,7 per cento nel 2016) sia ancora insufficiente. Anche l’inflazione, finalmente, risale. Quella attesa su un orizzonte di cinque anni era all’1,27 per cento subito dopo la Brexit in giugno. È oggi a 1,70.

Questo è la parte meno significativa e meno interessante: la retorica del "Draghi vincitore" la conosciamo da molti anni, ed è stata pagata proprio da noi investitori, visto che per i mercati finanziari Draghi non è un vincitore ma un perdente. Lasciamo poi da parte le affermazioni su crescita ed inflazione ("merito del QE") tanto superficiali da svelarsi subito per ciò che sono, ovvero una sorta di "propaganda bellica" come quelle della seconda Guerra Mondiale.

Passiamo dunque ai punti di maggiore interesse che sono due: partiamo dal primo, nel brano che segue.

La politica espansiva della Bce ha offerto all’Italia uno scudo formidabile. Ci ha consentito di abbattere (immeritatamente) la spesa per gli interessi sul debito. Un aiuto corposo. Dimenticato in fretta. Abbiamo scambiato una condizione eccezionale per la normalità acquisita. La spending review è stata messa in soffitta. La flessibilità ottenuta da Bruxelles si è tradotta più in nuove spese che in investimenti. È stata trascurata la regola del debito nell’illusione che il sostegno ai consumi stimolasse di più la crescita. Il corto circuito tra titoli del debito pubblico in portafoglio e crediti in sofferenza è un elemento d’indubbia fragilità del sistema bancario.

E poi subito il secondo:

Lo scudo di Draghi era ed è diretto a stimolare le riforme. In parte fatte, va riconosciuto, dal governo Renzi. Con una buona dose di coraggio annacquata da un certo pressapochismo legislativo. Alcuni provvedimenti utili, Jobs act compreso, hanno ancora bisogno di essere attuati e perfezionati. Altre riforme necessarie o non sono state fatte (concorrenza) o sono state realizzate solo in parte (pubblica amministrazione). L’ombrello della Bce doveva consentire interventi radicali in molti settori.

Ecco di seguito i motivi di grande interesse che noi di Recce'd troviamo in questo articolo:

  1. nel primo dei due passaggi, l'articolista ed ex-Direttore scrive cose molto precise, e puntuali, sull'operato del Governo che si è appena dimesso; ci chiediamo però: nel rispetto del lettori del Corriere della Sera, non sarebbe stato non solo opportuno, ma pure necessario portare all'attenzione del pubblico già mesi fa questo stato di cose? Ci sembra grave che il Corriere della Sera (potremmo citare anche altri quotidiani) abbia fino a una settimana tenuto una linea del "non va poi così male", per diventare poi così critico oggi, che una grave crisi politica condiziona il Paese; Recce'd condivide le osservazioni avanzate da De Bortoli: noi, però, le abbiamo scritte un anno fa (quando erano utili), ai Clienti ed anche in questo Blog, in pubblico, come tutti possono facilmente verificare
  2. ma è soprattutto il secondo dei due passaggi che ci sembra interessante, e forte; ci sembra, anche, un autogol clamoroso: l'ortodossia dei commentatori ex-Ministri, ex-sottosegretari, e professori di Università ci ha voluto raccontare per anni la storia di un QE perfettamente neutrale, e di un Draghi "cavaliere bianco": oggi invece leggiamo che Draghi ha agito avendo come obbiettivi esattamente quelli che gli vengono imputati dai soliti "falchi tedeschi", obbiettivi che, sia detto con chiarezza, la Banca Centrale non può avere e non deve avere. La Banca Centrale, quando agisce in quel modo, compiacendo i politici per "stimolare le riforme" (frase, va detto, del tutto priva di un concreto significato) espone l'intero sistema economico e finanziario, e cioè tutti noi, ad un enorme rischio di instabilità, agendo sulla base di un potere che non ha, né dovrebbe avere.

Vogliamo parlare in modo brutale? Noi di Recce'd vi scriviamo da tre anni che Draghi ha ... fatto "un bel casino", e adesso lo trovate scritto anche sul Corriere della Sera.

Non stupitevi quindi se andremo incontro a periodi di forte instabilità: come leggete qui sopra, sono state fatte mosse mal calcolate, di cui nessuno, ad oggi, può misurare gli effetti nel futuro. Siamo come nel film di successo Revenant, alle prese con un terreno inesplorato, che è la terra del'Orso.

Mercati oggiValter Buffo