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Quanto Quant? Alfa e Beta, semplicemente, non esistono

Il tema potrebbe apparire, a molti lettori, un po' distante dalle loro quotidiane necessità: servono informazioni ed indicazioni operative, non serve ... fare filosofia sulla Finanza.

Potremmo anche essere d'accordo: se non fosse che oggi sono numerose le strategie di marketing che si appoggaino proprio sull'espressione "Quant": "algoritmo" è il termine più di moda, al momento, nel marketing del risparmio. Pensate che ne ha scritto, proprio nel weekend scorso, anche il settimanale Cattolico Famiglia Cristiana.

Il risaprmiatore viene irretito con una terminologia "scientifica": al risparmiatore nessuno spiega che si tratta, banalmente, di strumenti vecchi più di cinquanta anni, strumenti già provati, già testati decine di migliaia di volte, sempre con risultati insoddisfacenti. Vi immaginate che, se esistesse un algoritmo magico, la macchina dei soldi, verrebbero proprio a raccontarlo a voi, risparmiatori finali?

L'industria ha investito miliardi di dollari (oppure euro) dagli anni Settanta ad oggi, per sviluppare modelli matematici sempre più complessi, e per testare algoritmi sempre più sofisticati: i risultati per la verità li conoscono tutti, nell'industria del risparmio, anche se non ve li raccontano.

Ma non avete bisogno di aspettare che qualcuno ve li racconti: noi sappiamo di avere, tra i lettori, e soprattutto tra i nostri Clienti, molti investitori consapevoli ed informati, e siamo certio che il Cliente finale, in generale, è molto più avanti, molto più curioso e molto più abile, di quanto pensino le Reti di vendita. E a loro diciamo: informatevi da soli.

Per questo, noi vi forniamo con regolarità punti di riferimento ed informazioni di dettaglio: sul tema di oggi, vi invitiamo a fare una ricerca sul Web e recuperare notizie su BARRA, la società che negli Anni Settanta si laciò sugli "ottimizzatori". Oppure recuperare una copia del libro di Grinold e Kahn, che dagli anni Ottanta viene considerato "il manuale operativo" di tutti i modelli basati sulla statistica, quei modelli che producono gli Alfa ed i Beta (Grinold - Kanhn è un testo dal quale poi sono derivati migliaia di altri manuali sul medesimo argomento, che potete facilmente trovare utilizzando ad esempio Amazon). Oppure andare sul sito della associazione statunitense CFA, e attraverso quello leggere i documenti pubblicati più di recente. I più curiosi potrebbero poi acquista una copia della rivista specializzata Journal of Portfolio Management.

Ma soprattutto, il nostro suggerimento è questo: dovete ritornare al 2008, al crash dei mercati ed al ruolo in quel crash del Fondo Global Alpha di Goldman Sachs, Fondo che fu poi chiuso dalla stessa Goldman Sachs nel 2011 dopo avere perso il 50% del suo valore. Il Fondo Global Alpha era basato proprio sul modello che si chiama "Black Litterman Modificato", con tutti i suoi Alfa (che danno il nome al Fondo) e Beta. Quello era esattamente lo stesso modello utilizzato oggi dalla maggior parte dei consulenti (anche via Web) per costruire i cosiddetti "portafogli di lungo termine ottimizzati". Quindi, state bene attenti alle scelte che fate oggi con i vostri soldi.

Cosa stiamo vedendo oggi in Italia? Succede che spruzzando qua e là alcuni termini presi a prestito dalla matematica si cerca di vendere ad un pubblico nuovo, quello del Web, roba vecchia: quasi come se si volesse fare credere che il Web è il supporto ideale per una modalità di investimento "più scientifica". Si tratta di fumo negli occhi degli investitori: banche vecchie e nuovi consulenti propongono "selezioni di Fondi" oppure "selezioni di ETF" o anche "selezioni di titoli" affidate all'algoritmo, e nessuno è capace però di spegare perché mai, da quell'algoritmo, dovrebbero uscire selezioni capaci di fare guadagnare soldi (e non perdere soldi come con il Global Alpha) al Cliente che investe.

Noi abbiamo già chiarito, più volte, in passato che in questo modo si abusa del termine "Quant": in Recce'd facciamo quotidianamente uso di modelli di valutazione matematici, ed utilizziamo in modo sistematico parametri quantitativi di valutazione, e ci aggiorniamo in modo regolare su tutti gli ultimi sviluppi della Finanza quantitativa nel Mondo: ma sappiamo che si tratta di una condizione necessaria, ma non sufficiente.

Confondere il Quant con la sola categoria dei modelli che stimano Alfa e Beta è un gravissimo errore. Quella è solo una parte, e neppure la più importante, delle tecniche e degli strumenti quantitativi a disposizione di chi opera, di chi investe e di chi gestisce il portafoglio titoli: è la parte di cui si è impadronita l'industria del risparmio, ed in particolare la parte commerciale, per vendere al Cliente "portafogli ottimizzati" che però, purtroppo, non funzionano mai.

Perchè non funzionano? Recce'd ne ha già scritto, e continuerà a scriverne. In aggiunta, stiamo preparando una serie di incontri per approfondire, sia via Web sia nelle maggiori città.

Detto questo, ed anche per non ripeterci, oggi prendiamo a prestito parole di altri, che vi riportiamo qui di seguito. Pariole molto chiare, che sono più che sufficienti a spiegare perché Recce'd oggi fa davvero la differenza.

Quant analysis without narrative is lifeless, and narrative without data is just providing opinions without support. We can be precise in pricing derivatives, but we may not know whether these derivatives are valuable. We can forecast exchange rates using past money and interest rate data, but we may not understand the next move by the Fed. We may have data that say stock CAPE is high, but we still may not know whether the market is rich given the environment. 

Passive indexing, factor investing, and smart beta may help investor find effective base portfolios, but these portfolio tools may not help determine whether stocks or bonds are undervalued and ready for adjustment. To add portfolio value, there needs to be a story or narrative that tells something beyond the data as presented in the model framework. If you don't have anything more to say with a narrative, the fallback position is quant analysis and data. There is nothing wrong with a reliance on quantitative analysis and it may be more effective than a poor narrative not grounded in history, but narrative can address the key issue of uncertainty. 

Quantitative work sets the stage for a good narrative to explain the numbers and add something that has not been measured. The narrative is necessary because there are some current events or expected future events that cannot be effectively expressed in past data. Uncertainty is different than risk, which can be measured with a quant model. Once there is a need to address issues beyond risk there is a need for narrative. Quantitative work handles the risk and narrative address uncertainty. 

In queste parole, trovate il valore dei servizi di recce'd. In questa parole, è spiegato perché Recce'd fa la differenza.

Mercati oggiValter Buffo
Che cosa ci fa paura?

Ripetiamo spesso che i mercati finanziari vivono di incertezza: esistono soltanto in ragione del fatto che l'incertezza esiste, e sono al tempo stesso il modo migliore (non perfetto: il migliore però si) per gestirla.

Dall'incertezza alla paura, il passo è breve. Si potrebbe dire quindi che i mercati finanziari vivono di paura. Ed anche noi di Recce'd questa paura, di tanto in tanto, la proviamo sulla nostra pelle.

Che cosa ci fa paura oggi? Di che cosa abbiamo paura, quando rivediamo i nostri portafogli, in questa parte finale del 2016, ed in particolare alla fine del mese di ottobre?

Per essere chiari, procederemo partendo da quello che NON ci fa paura: almeno, sulla base di ciò che sappiamo oggi.

Ecco un veloce elenco di quello che NON ci fa paura:

  1. non ci fa paura la recessione: perché non c'è, né ci sarà a breve
  2. non ci fa paura la "recessione degli utili" in Borsa: per quello che abbiamo detto al punto 1 qui sopra
  3. non ci fa paura la "sopravvalutazione": resteremo in una fase di "è sopravvalutato" per 10 o 20 anni, e nonostante questo ci saranno opportunità di guadagno (come anche forti perdite)
  4. non ci fa (più) paura il QE: è stato un fallimento, d'accordo, ma adesso lo riconoscono tutti, e questo è il solo rimedio contro il disastro che abbiamo, comunque, rischiato (pe le ragioni di cui al punto 3 qui sopra)
  5. non ci fa paura la Cina: almeno per il momento
  6. non ci fa paura il dollaro forte: in questo momento è un segnale di economia che migliora
  7. non ci fa paura l'inflazione: come ci spiegano anche i Banchieri Centrali, oggi potrebbe addirittura aiutare
  8. non ci fa paura Donald Trump
  9. non ci fa paura Brexit
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Ma allora ... attraversiamo un momento ideale, siamo arrivati nella Goldilocks economy? Quella che per anni ed anni ci è stata descritta, e venduta, da tutte le reti di vendita?

No: non è così. Ci sono cose che fanno paura: davvero una grande paura.

Elenchiamo qui sotto le principali paura che in Recce'd affrontiamo ogni mattina

  1. l'effetto-gregge nell'industria del risparmio: come reagiranno le strutture di vendita ai profondi cambiamenti di scenario a cui stiamo assistendo? Si creerà un effetto valanga? davvero nel mondo c'è qualcuno così ingenuo, così poco esperto da credere che si troveranno compratori per tutte quelle obbligazioni high yield a 20, 30, 50 anni?
  2. l'inefficacia della Vigilanza bancaria: negli otto anni tra il 2008 ed oggi, è stato fatto NULLA, ZERO, ZIP in materia di revisione della attività delle banche; in futuro, mai si ripeteranno condizioni così favorevoli; abbiamo già toccato con mano il fatto che, nelle attuali condizioni, le Banche Centrali NON SONO IN GRADO di controllare gli attivi delle banche commerciali; e le grandi banche stanno per entrare tutte in una fase di profonda difficoltà che ne cambierà la natura, si tratterà di un processo guidato, oppure potrebbe anche qui partire la valanga?
  3. il rischio geopolitico: si fa un grande parlare di disuguaglianza., populismo e globalizzazione, ma allo stato nessuno ha una ricetta, il processo è caotico, non ci sono idee: anche da qui potrebbe partire una valanga
  4. il rischio CNBC di Warren Buffett:

    The "CNBC" Buffett is referring to has nothing to do with television coverage of the financial markets. Rather, the "CNBC" Buffett is frightened of is the threat of cyber, nuclear, biological and chemical attacks. The Oracle of Omaha voiced these concerns during a question-and-answer session at Berkshire Hathaway’s annual shareholder meeting on April 30.

    Su questo argomento, per non dilungarci troppo, vi invitiamo a leggere sul Web
  5. il rischio Giappone: in Giappone, siamo ben oltre il QE ed il suo fallimento; oggi in Giappone la situazione è di "non sappiamo più che fare", e il Giappone non potrà restare a lungo quello che è oggi

Sono tutti rischi gestibili? No. Al tempo stesso, siamo sereni e trasparenti nel suggerire ai nostri Clienti di non rinunciare, non arrendersi, e continuare ad investire sui mercati finanziari. L'incertezza esiste, ma come detto è proprio grazie all'incertezza che i mercati finanziari esistono e che sui mercati si possono fare ottimi risultati.

Mercati oggiValter Buffo
Che botta! La crescita del PIL negli USA al 3% (parte 2)

Nel Post precedente, avevamo accennato alle molteplici implicazioni di un dato come quello che venerdì scorso è stato pubblicato negli Stati Uniti: allo scopo di non lasciare a metà quella affermazione, vi proponiamo qui in alto una rappresentazione grafica delle implicazioni che derivano da una (netta) accelerazione della crescita.

Come avevamo già scritto nel Post precedente, ognuno che intenda proporsi come gestore professionista deve necessariamente essere in grado di analizzare un dato di quella importanza e di leggere, filtrare, ordinare ed interpretare queste implicazioni.

Ma non basta: dovrà anche essere in grado di fare poi un secondo sforzo. Deve tradurre queste considerazioni in scelte di portafoglio. Che vuole poi dire scelte di strumenti, di timing, di peso percentuale, e stime del rischio. Il rischio di oggi, sia chiaro: non la volatilità media di dieci anni fa.

Ai nostri lettori non sarà difficile verificare che, in una industria del risparmio dominata (non solo in Italia) da figure di venditori piuttosto che dalle figure di gestori professionali, la gran parte dei commerciali (chiamateli bankers o promotori o consulenti) non è in grado di fare le due fasi del lavoro descritte qui sopra.

E questo già di per sé è un problema, un problema serio e grave: perché significa non essere in grado di valutare, in modo professionale, la bontà di un investimento. Di qualsiasi investimento.

Ma non è tutto: perché poi c'è pure una terza fase, che è indispensabile. E' indispensabile effettuare valutazioni professionali, accurate e quotidiane: e poi è necessario scegliere come comporre il portafoglio. ma la terza fase richiede che si conosca il mercato finanziario dall'interno. Come si potrebbe capire, senza conoscere il mercato, perché con numeri come quelli pubblicati nelle ultime settimane in tutto il Mondo oggi è di moda essere "pessimisti"? Come si potrebbe capire quelli che pochi mesi fa suggerivano di "vendere tutto"? Come si farebbe a capire a chi conviene, questo pessimismo di maniera? Leggete qui sotto dal Wall Street Journal di venerdì:

(...) the U.S. inflation rate is unremarkable, unemployment is pretty standard and levels of global production are in keeping with their long-term trends. What is unusual is how much this data conflicts with the prevailing narrative, as hand-wringing over the economy's fragility persists among investors, voters and politicians. (..) with inflation now exactly at a 20-year average, U.S. employment of 5 percent just a whisker above the median Federal Reserve voting member's long-run estimate, and global industrial production estimated at 3.1 percent precisely in line with the trend of the last 40 years. 

Curioso, no? Se volete investire con successo, ottenere non solo performances positive ma pure un rischio controllato, sarete costretti, ed avrete la necessità, di capire proprio questo. Ovvero perché 24 mesi fa tutti, in tutto il Mondo, vi urlavano di comperare equity (l'azionario) ed oggi invece NESSUNO lo fa. Tutti oggi scrivono che "i mercati sono sopravvalutati" (persino Goldman Sachs, storico supporter delle Borse e del QE) e nessuno vi spiega che le valutazioni, oggi, sono più basse di 24 mesi fa. Incredibile? No, fa comodo.

Recce'd, da mesi, vi spiega il perché: si sono persi per strada il rally, e adesso con le mani giunte pregano in una correzione che permetta a loro di rientrare in gioco. A nostro parere, il destino difficilmente sarà così generoso coi ritardatari.

Mercati oggiValter Buffo
Che botta! La crescita del PIL negli USA al 3% (parte 1)

Come vedete dal grafico qui sopra, non ci credeva nessuno: nel nostro piccolo, noi di Recce'd abbiamo scritto in più occasioni, anche in modo pubblico (non soltanto ai nostri Clienti) e fin dal mese di luglio, che alcune sorprese sarebbero arrivate dalla crescita economica, e più volte abbiamo scritto di un 3% per gli USA nel secondo semestre 2016.

Siamo compiaciuti? Certo che si: ma non solo per il fatto di avere azzeccato questo numero.

Siamo compiaciuti perché questo numero ha, ed  avrà, la forza di modificare la direzione di molti mercati, e quindi i prezzi di molti asset, di molti investimenti, ed il valore di molti portafogli. I nostri portafogli, i vostri portafogli.

Il mestiere del gestore è solo questo: chi vi dice il contrario vi sta ingannando. La gestione del portafoglio si fa solo così: lavorando ogni mattina, nel modo più metodico, sistematico, disciplinato possibile per capire come andranno, davvero, le cose. Le cose quelle vere, non le statistiche, oppure i grafici sui fogli di carta.

Chi non ha le capacità per fare questo, deve cambiare mestiere: non può gestire i portafogli e non può dare consigli di investimento ai Clienti, se non capisce questi numeri e le loro dinamiche. Perché non capisce, né può capire, come stanno andando le cose, quelle reali, quelle che si toccano. Si va per il meglio oppure per il peggio? Solo quello conta, per i vostri investimenti.

E chi vi racconta che Draghi decide dove vanno i mercati vi racconta una frottola: questi dati, invece, sono quelli che decidono cosa farà Draghi, e Yellen. E questi fatti Draghi non li controlla: si adegua, segue e spesso insegue.

Anche chi vi dice che potete fare scelte di investimento sulla base delle statistiche degli ultimi 20 oppure 30 anni vi sta ingannando: è tempo perso guardare ai rendimenti medi, alla volatilità media, e peggio ancora perdersi dietro a minime deviazioni dalla media, e alle famose distribuzioni "a campana". GDP di venerdì 28, e poi gli occupati di venerdì 4 novembre: sono questi dati a cui bisogna guardare, con attenzione, se si vuole capire dove e quando investire (oppure disinvestire). Per questi dati, ciò che succedeva 30 anni fa conta meno di nulla, tanto per i rendimenti quanto per la volatilità media storica.

Lo stesso vale per chi vi dice che le scelte di portafoglio vanno fatte per il "lungo termine" con la "asset allocation", come se lui fosse stato investito della capacità divina di capire che cosa succede "nel lungo termine" anche se non è capace di comprendere in modo corretto ciò che sta accadendo oggi, proprio oggi, aprendo le finestre e scendendo in strada. Anche quello del "lungo termine" è un consiglio del tutto sbagliato, vista la rapidità con cui si evolve la situazione economica e finanziaria intorno a noi, come vedete ogni giorno.

E infine ci sono poi quelli che vi raccontano che potete investire senza prestare attenzione a questi dati, perché basta tirare qualche riga su un foglio di carta: anche quelli vi ingannano, perché la realtà dei fatti prevale sempre sui disegnini fatti sulla carta.

Chi non capisce queste semplici verità, non ha le qualità per gestire un portafoglio.

Purtroppo, molti oggi lo fanno, grazie alle barriere all'entrata poste dalla regolamentazione di un sistema (l'industria del risparmio) che fino a pochi anni fa non era riformabile: oggi però si sono messe in moto tantissime cose, l'industria del risparmio ha avviato un percorso di trasformazione radicale (disruption) e di disintermediazione, ed alla fine quello che prevarrà sarà la competenza, il contenuto, e la sostanza. 

Il gestore è destinato a vincere, sui battaglioni di commerciali, e grazie a questo il Cliente finalmente vedrà messa davanti a tutto la propria convenienza, dopo decenni nei quali è stata sacrificata ai conflitti di interesse.

E per concludere: il nostro compiacimento non nasce dal fatto di averci azzeccato: nasce dal vedere che i nostri portafogli, e quelli dei nostri Clienti, sono ottimamente posizionati, in "favore di vento", dopo il dato di venerdì 28 ottobre, in attesa di vedere quello di venerdì prossimo.

Mercati oggiValter Buffo
Maurizio Crozza e Wells Fargo (parte 5)

Tra i nostri lettori, ce ne sono alcuni particolarmente diffidenti. Ad altri, un interessato consulente, oppure promotore, oppure private banker, oppure ... amico di famiglia, avrà certamente detto di "fare attenzione ai consulenti online".

Questo vuole forse dire che tutto ciò che abbiamo scritto nei quattro Post precedenti è dettato solo dall'intenzione di attirare l'attenzione? Magari di attirare Clienti? Come negarlo? Recceì'd non è né si presenta come una ONLUS, è una realtà commerciale che produce servizi e chiede di essere remunerata.

La differenza tra noi è quasi tutti gli altri è che Recce'd chiede di essere remunerata per il valore, concreto, tangibile e misurabile, che produce a favore del Cliente: e non perché fa parte del cartello commerciale che controlla il mercato dei servizi del risparmio in Italia.

E aggiungiamo: quando vi scriviamo dell'evoluzione internazionale di questo settore, e dei limiti delle vecchie strutture ancora oggi dominanti nel settore, non lo facciamo sulla base del sentito dire, ma sulla base di dati concerti. Ad esempio, vi possiamo mettere a disposizione (tra i tanti) uno studio pubblicato dal Journal of Finance nel 2016, sul ruolo dei promotori o consulenti finanziari, e su come nascono le loro indicazioni sui Fondi Comuni di Investimento.

Le conclusioni dello studio? Sono quelle che avete letto nei nostri Post precedenti. Argomentate però molto meglio. Ecco una sintesi:

The recently published study in the Journal of Finance, “Picking Winners? Investment Consultants’ Recommendations of Fund Managers”, makes a carefully researched assertion that consultant recommendations have little value. Worthless may be too strong, but that is close to what most would conclude when they read the paper. Given all of the work on trader skill and market efficiency, this should not be surprising. But, given that consultants supply their work do leading pensions, it is should be surprising that no one has called them on their recommendations.

The authors do a very careful job of researching this topic through analyzing what drives recommendations. Recommendations are driven by more than past performance but by soft factors such as philosophy, service, fees, and size. Consultants are not return chasers but are slaves to size which is a key driver for this results. The soft factors also seem to be key drivers for recommendations. The due diligence process identifies managers that have a well-defined process and can explain well. Given their client base and job, consultants have to be size sensitive. Perhaps in an imperfect world, the best they can do is conduct due diligence and make the best recommendations given size constraints.

Mercati oggiValter Buffo