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Da Maurizio Crozza a Wells Fargo (parte 4)

Come abbiamo scritto, in modo molto diretto, nel Post che precede questo, il vostro maggiore problema non è QUANTO AVETE PAGATO (quelli sono soldi che ormai avete perso) ma A CHI AVETE PAGATO: perché con buona probabilità state per pagarli ancora, e poi ancora, e poi ancora. i medesimi soggetti: banche e promotori, o chiamateli bankers o private bankers o come volete voi.

Perché li pagate? Che cosa producono per voi? Oppure siete voi stessi, i Clienti investitori, a scegliere di essere punti, di soffrire per sempre come in un gioco masochistico?

Battute a parte, questa serie di Post vuole prima di tutto chiarire che i numeri che leggete nella fotografia con Maurizio Crozza fotografano una crisi che è, in primi luogo una crisi di uomini, e di Istituzioni. Uomini ed Istituzioni che hanno fallito nella loro missione, che è quella di servire l'investitore che è loro Cliente.

Risorse immense, come quelle che leggete nella fotografia, sono state asservite ad un unico scopo: che non è, non è mai stato quello di produrre valore per il Cliente, ma solo quello di massimizzare i ricavi. Neppure i profitti: proprio i ricavi. Diventare GROSSI il più possibile, fare RACCOLTA, è la sola mission di tutte queste grandi fabbriche del risparmio. Servire il Cliente non viene mai preso in considerazione, anzi occorre sfruttarne "l'ignoranza", la scarsa informazione del Cliente, il più possibile, è un imperativo di quella industria. Produrre risultati, performances? Quello poi è impossibile. Per loro: per loro, bisogna stare lì seduti per anni, ed aspettare di vedere che cosa faranno gli indici di mercato. Un bel servizio davvero.

Volete un esempio concreto? Negli ultimi dieci anni, abbiamo dimostrato in modo concreto e tangibile, anche di recente attraverso il nostro sito, la nostra app, le nostre pubblicazioni via e-mail, che si può fare questo mestiere in modo efficiente, e producendo risultati, anche se si rinuncia del tutto alle grandi strutture, alle spese pazze per il marketing, se si rinuncia del tutto alla logica dell'essere GROSSI prima di tutto.

Si può fare, e noi lo abbiamo già fatto: l'imperativo di Recce'd non è quello di essere GROSSI il più possibile ma quello di produrre QUALITA' il più possibile. Si può fare, e si fa anche in altri settori: la tecnologia come l'alimentare, e il tessile come i media.

Anni fa qualcuno ci domandava: "Come fate a saperne voi più di Goldman Sachs? Loro hanno grattacieli pieni di analisti con il PhD?”.

Ce lo siamo chiesti anche noi e per migliaia di giorni, giorno dopo giorno: " ha senso provarci con queste dimensioni?". Per fortuna lo abbiamo fatto: oggi, quella domanda non ce la fa più nessuno. La spiegazione che ci siamo dati in Recce’d è che avere “grattacieli di analisti” semplicemente non moltiplica i benefici, ed invece fa danni e crea inefficienze. Questa professione non è professione da grattacieli, e da legioni di analisti: uno solo, valido, farà sempre meglio di mille male organizzati, divorati dalle tensioni interne e dalla esigenza prima di tutto di “vendere prodotti”. E' una professione di uomini: le catene di montaggio, e le economie di scala, vanno bene quando si producono elettrodomestici.

Mercati oggiValter Buffo
Da Maurizio Crozza a Wells Fargo (parte 3)

Recce'd vuole sforzarsi di fare la massima possibile chiarezza: e per questo vi scriviamo in modo chiaro che tutti i commentatori più attenti e più critici hanno preso di mira ed ormai da molti anni, il numero che nella fotografia sopra sta alla destra di Maurizio Crozza, ma è un errore.

Spieghiamo l'errore: il numero che leggete qui sopra alla destra di Crozza è abnorme, ed anche abominevole, e questo è un dato di fatto. Ma non è il principale problema per voi che leggete e per voi che investite. Il vostro principale problema, oggi è capire come un settore industriale che in pochi anni ha avuto a disposizione risorse abnormi come quelle che leggete qui sopra (a destra di Crozza) ha prodotto, in pratica, nulla. Il numero che sta a sinistra di Crozza nella foto: su quello dovete riflettere con attenzione. Incassare nel corso degli anni 85 miliardi di euro, per fare con i soldi dei Clienti un risultato che è modesto non solo in assoluto, ma pure rispetto alle opportunità che i mercati hanno offerto.

Questo è il punto che vi interessa: perché anche se accadesse (è solo una ipotesi che azzardiamo) che si obbligassero gli attuali "big players" del settore del risparmio a dimezzare le commissioni, poi voi investitori Clienti avreste solo e sempre a disposizione quel servizio di qualità modesta che ha prodotto i risultati che leggete qui sopra. Un servizio di massa, costoso e inefficiente.

Per vostra è nostra fortuna, non accadrà questo: accadrà molto di più. Non per iniziative di soggetti in Italia, bensì per la pressione della concorrenza internazionale: i temi che noi qui abbiamo solo sfiorato, ovvero l'inefficienza (scarsi risultati) ed il costo eccessivo sono da tempo sul tavolo, specie nei Paesi anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito). Negli Stati Uniti, la reazione ha già prodotto cambiamenti (la Fiduciary Rule) che cambieranno volto al settore, e che presto saranno estesi anche alle altre maggiori aree, Eurozona inclusa. 

A cambiare quindi non saranno solo gli abnormi livelli commissionali, ma pure i soggetti, i prodotti ed i servizi, i vostri stessi interlocutori. E, vista la situazione di partenza, non potranno che cambiare in meglio.

Mercati oggiValter Buffo
Da Maurizio Crozza a Wells Fargo (parte 2)

Per quelli, tra i nostri lettori, che si sono chiesti, leggendo il primo Post qui sotto, che cosa lega il comico Maurizio Crozza e Wells Fargo, offriamo qui una sintetica ricapitolazione:

  1. Wells Fargo alla fine del mese di agosto era la Banca più grande degli Stati Uniti, se misurata sulla base della capitalizzazione di Borsa
  2. era quindi, per estensione, la Banca più importante del Pianeta
  3. oggi, non è più così
  4. perché? Perché alla banca è stata comminata una multa da 129 milioni di dollari
  5. ed il suo CEO di è dimesso poche settimana fa
  6. perché questa multa? Perché la banca ingannava i propri Clienti con attività di cosiddetto "cross selling"
  7. Wells Fargo è la sola banca al Mondo a praticare queste disinvolte operazioni di vendita? no
  8. esistono pratiche affini anche in Europa? si
  9. ed anche in Italia? si (sta scritto dietro le spalle di Crozza, e lo ha riconosciuto in modo pubblico CONSOB poco più di un anno fa)
  10. perché in Italia non scattano le multe? Perché non si avviano le indagini: il problema è noto a tutti, ma sono numerose le Società che andrebbero incontro ad una fase di forte sofferenza, se si eliminassero oggi stesso i (noti) conflitti di interesse; qualcuna delle più grandi potrebbe essere costretta a chiudere

Spiegato il punto di contatto tra Crozza e Wells Fargo, proseguiremo nella serie di Post guardando avanti: perché il processo che si è messo in moto non è arrestabile, va ben al di là dei confini italiani, mette in discussione intere categorie di figure professionali, e ridisegnerà il panorama del settore del risparmio. Non entro i prossimi 20 anni: entro i prossimi 5.

Mercati oggiValter Buffo
Da Maurizio Crozza a Wells Fargo (parte 1)

Maurizio Crozza è un comico di grande successo, e spesso anche noi di Recce'd lo troviamo non solo acuto ma anche molto divertente. Non è divertente, per nulla, il dato che compare alle sue spalle nella foto qui sopra: nella puntata del suo show di venerdì scorso, 21 ottobre 2016, Crozza ha ripreso un dei temi della precedente puntata di Report, puntata è stata visibile per gionri anche attraverso il sito del Corriere della Sera, per chiamare in causa il rapporto (a questo punto, perverso) tra Clienti italiani che investono da una parte, e banche e promotori dall'altra parte (con i loro Fondi Comuni, le loro GPM e le loro asset allocation strategiche).

I dati erano già noti: ma la platea a cui Maurizio Crozza si rivolge è amplissima e questo fa la differenza: perché i mezzi di comunicazione, sia generalisti sia specializzati, su questo argomento hanno da sempre adottato una linea che è di apparente indifferenza, ma può probabilmente dovuta ad una commistione di interessi.

Comprensibile: perché come vedete dalla foto qui sopra, stiamo parlando davvero di tantissimi soldi, finiti nelle tasche di banche e promotori. Per fare che cosa?

Ripetiamo questo domanda: per fare cosa? Che cosa hanno fatto per i Clienti? E che cosa ne hanno fatto di quei soldi?

Seconda domanda: ma le Autorità di Vigilanza, su che cosa hanno vigilato?

Terza ed ultima domanda: ma i Clienti risparmiatori, che cosa hanno fatto? Che cosa fanno oggi stesso? Provano piacere a restare in questa situazione?  A volte, durante le nostre riunioni in Recce'd, ci sale un dubbio, specie quando leggiamo dei dibattiti su "gestioni attive contro gestioni passive": ma non sarà che quell'aggettivo, "passivo", va forse inteso in un'altro senso?

Recce'd da anni svolge con grande energia il proprio dovere professionale di informare i propri lettori sia sui gravi conflitti di interesse che dominano nell'industria italiana del risparmio, sia della grave sottrazione di risorse ai danni del risparmiatore, che oltre a tutto viene anche consigliato di investire secondo criteri superati, nel modo sbagliato, in un modo che ha nulla a che vedere con gli obbiettivi di chi investe. 

Dovrebbero già saperlo tutti, come hanno funzionato e funzionano le cose in questo settore: ai pochi che ancora non se ne rendono conto, rivolgiamo questo lavoro, una nuova serie di Post sulla rivoluzione che cambierà il settore del risparmio, in Italia e nel mondo.

Una serie nel segno di Maurizio Crozza.

Mercati oggiValter Buffo
Due universi paralleli

Ieri, 16 ottobre 2016, il Corriere della Sera pubblicava in prima pagina un articolo di Francesco Giavazzi, giornalista ed economista e uomo che ha avuto reponsabilità di Governo in Italia, sul tema dell'Eurozona. Il tono dell'articolo era questo: c'è il rischio che in Eurozona ci sia un "eccesso di tranquillità". Motivando il tutto come segue:

Dopo il referendum italiano l’Europa entrerà in una lunga apnea. Un intervallo che durerà un paio d’anni, il tempo necessario per votare in Francia e Germania, nel 2017, e poi formare nuovi governi, con un negoziato che, a Berlino, potrebbe non essere facile. In questo periodo i temi politici al centro dell’attenzione saranno domestici, mentre su quelli europei regnerà una grande calma. Ma non perché l’Europa avrà risolto i suoi problemi: l’inevitabile cancellazione del debito greco verrà solo rimandata, il Portogallo, oggi il Paese più debole dell’Ue, rimarrà in bilico, di completare l’unione bancaria non si parlerà più, né di riscrivere le regole per i bilanci pubblici che lo stesso presidente Juncker giudica ormai superate. In questi due anni i contrasti fra i governi nazionali e la Ue verranno sopiti, le leggi Finanziarie approvate, anche se non proprio in linea con le regole di Bruxelles. Le banche non falliranno: se necessario si troverà un modo per salvarle  con denaro pubblico. 

Sempre durante il weekend, abbiamo letto le riflessioni sulla Eurozona di Hugh Hendry, notissimo gestore internazionale del Fondo Eclectica. Le sue parole descrivono una realtà opposta a quella descritta da Giavazzi, nel modo che segue (la citazione è lunga: vogliamo essere completi):

2017 is a big year for elections on the continent. In France both major parties have yet to decide on who will represent them in next year’s elections. But regardless of who the parties choose to run, both are likely to be pulled towards the distinctly anti-European nationalist agenda of Marine Le Pen who seems almost assured of reaching the second round run-off in the Presidential election next May. And that will be followed in the autumn by federal elections in Germany, where recent regional polls saw a disastrous outcome for the once unassailable Chancellor Merkel. Moreover, the anti-immigration mood seems to be fuelling the rise of the right wing Alternative for Germany party, which is seeking amongst other things a referendum on going back to the fabled Deutschmark. And that’s before we mention that Spain has yet to form a government despite two national elections; a third is deemed highly plausible for December. And that the passing of the Bank Recovery and Resolution Directive, making it illegal for any European bank to be rescued before 8% of their total liabilities have been bailed-in, ignores all of the lessons from the failure of Lehman Brothers and has effectively blocked urgent capital repair for systemically important institutions in Europe that find themselves dangerously undercapitalised. The system simply isn’t working…we could go on and on but you know most of this already. 

In our view the answer is obvious: you seek low cost and high conviction convex trades that pay off should very bad events occur. (...) 

But Europe isn’t just under threat from political upheaval. To best understand the mess the continent is in today consider that in September and the first weeks of October we have seen European banks outperform the stock market as the continent’s yield curve has modestly steepened. The absurdity of this demonstrates the problem of devising an appropriate monetary policy for the bloc. Put simply, keeping rates low enough to fix the economy under the current framework seems to consign the banks to the dust heap of meagre earnings in perpetuity. But any steepening of the curve sufficient to raise bank profitability would tighten policy in the real economy, kill off any nascent recovery and condemn the continent to further penury and the resulting surge in populism that a lack of economic hope engenders. However we view the present monetary policy as being undoubtedly the worst of both worlds – we have populist rebellions and bad banks. And with the end of the current term of QE looming it could be set to get even worse. The monetary hawks seem to be growing more confident within the ECB. How else can we explain the absurd notion of QE tapering and Draghi’s recent dispiriting performances at the monthly ECB press conferences? He should quit now. He can always say he tried. But in the end it would seem that the monetary zealots from the insular German or Austrian schools were too obstinate and the public at large could not be persuaded of the merits of QE. This shift in power at the head of the ECB brings into question the resolve of the central bank to act quickly to prevent future crises. With the banking system emasculated and governments’ bone-headedly pursuing fiscal rectitude, the ECB’s easy monetary policy has always been the only thing holding it all together. A policy error now could jeopardise the whole European project.

Sembra quasi che si parli di due realtà diverse, in due Universi lontanissimi. Il contrasto è singolare, ma lo portiamo alla attenzione di chi ci legge anche per una ragione pratica: i nostri portafogli vengono gestiti sulla base di valutazioni che sono vicine a quelle di Hendry, e lontane un milione di miglia (un Universo, appunto) da quelle di Giavazzi.

Mercati oggiValter Buffo