Di certo noi non aspettiamo che ce lo spieghi Mario Draghi

Siamo in una Nuova Era. Un Nuovo Paradigma si è già affermato. Recce’d ve lo spiegava un anno fa, e precisamente nel mese di agosto 2022

La competenza di un gestore di portafoglio si vede (anche) da questo.

Un gestore che sia competente ed attento di certo non aspetta di leggere sui giornali che “Mario Draghi annuncia una Nuova Era”.

Un gestore competente e attento mesi e mesi prima aveva già disposto le posizioni nei portafogli titoli in modo tale da ricavare un profitto da questa Nuova Era, dopo averne analizzato sia le caratteristiche sia le implicazioni.

Noi di Recce’d, come abbiamo detto sopra, ne scrivemmo in questo Blog già un anno fa: e precisamente nel mese di agosto 2022 e poi anche in numerose occasioni successive.

Gratuitamente, e per tutti i lettori.

Adesso, dopo un anno, lo dice anche Mario Draghi (insieme con Jamie Dimon, Carlo Messina ed altri che nel Blog avete già letto nelle ultime settimane).

I portafogli modello dei nostri Clienti, ovviamente, da mesi sono già orientati in quella direzione: e ci mancherebbe altro, che aspettiamo di leggerlo sui giornali!

PARIGI - Il ritorno di Mario Draghi. L’ex presidente della Bce e fino a nove mesi fa presidente del consiglio parla ai grandi investitori globali, ospite d’onore al World investment forum di Amundi. Intervistato da Valérie Baudson, ad del colosso del risparmio gestito francese, ha detto: “Non ho consigli da dare ai vertici della Bce, è molto sensato che le banche centrali continuino a combattere l’inflazione come stanno facendo finora. Non vedo neanche ragioni per cambiarne l’ancoraggio (attualmente al 2% in Europa e negli Usa, ndr). Anche a me chiedevano ogni volta di cambiare l’ancoraggio, quando l’inflazione era a zero. Ma non lo abbiamo mai fatto allora non vedo perché farlo ora: se cambi perché non sei in grado di raggiungere gli obiettivi la tua credibilità è intaccata”.

Draghi ha anche detto che il Vecchio continente, anche per affrontare l’immane esborso legato a queste sfide, deve prepararsi a una fase nuova, in cui il peso delle politiche fiscali (“intese anche come spesa pubblica, specie nella difesa e nella transizione energetica”) sarà determinante: il deficit dei Paesi sarà più alto, “e anche il livello dei tassi d’interesse lo sarà. E saranno problemi per i gestori dei conti pubblici”. Draghi ha inoltre parlato degli altri grandi “pezzi da tenere insieme” nello scenario globale. “Difficile dire come si assesteranno le cose senza avere la palla di cristallo. Le cose visibili sono guerra, inflazione, Cina e Intelligenza artificiale, come le gestiremo determinerà il nostro futuro.

Lo stesso Mario Draghi aveva già parlato della Nuova Era qualche settimana fa, parlando a MIT (Massachusetts Institute of Technology): allora aveva utilizzato una specifica espressione, che Recce’d aveva utilizzato nell’agosto del 2022: ovvero il “cambio di paradigma”..

La guerra in Ucraina e il ritorno dell’inflazione hanno causato un «cambiamento di paradigma» che «può portare a tassi di crescita potenziale più bassi» e che «richiederebbe politiche che portino a deficit di bilancio e tassi di interesse più elevati». Lo ha detto Mario Draghi al Mit dove ha ritirato il premio Miriam Posen.

«Mentre noi eravamo impegnati a celebrare la fine della storia, la storia stava preparando il suo ritorno», ha detto. «Le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato al confine orientale dell'Europa sono molto significative», ha aggiunto Draghi. «In primo luogo, l'Ue deve essere disposta a rafforzare le proprie capacità di difesa». In secondo luogo, «dobbiamo essere pronti a iniziare un percorso con l'Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato». 

In terzo luogo, «dobbiamo prepararci a un periodo prolungato in cui l'economia globale si comporterà in modo molto diverso dal recente passato».

La guerra in Ucraina ha contribuito all'aumento delle pressioni inflazionistiche a breve termine, ma è anche probabile che inneschi «cambiamenti duraturi che annunciano un'inflazione più elevata in futuro», ha detto Draghi. «Con il senno di poi, è probabile che le autorità monetarie avrebbero dovuto diagnosticare per tempo il ritorno di un'inflazione persistente. Ma soprattutto in Europa, data la natura di shock guidato dall'offerta, non è chiaro se agire più rapidamente avrebbe arginato di molto l'accelerazione dei prezzi».

Per Draghi «l’incapacità dei governi di accordarsi tempestivamente su un tetto massimo di prezzo per il gas naturale ha reso il lavoro della Bce molto più difficile. In ogni caso, quando le banche centrali sono intervenute, hanno dimostrato un forte impegno a tenere sotto controllo l'inflazione e hanno in gran parte recuperato il tempo perduto».

L'aumento dei tassi si sta ora diffondendo nell'economia e ci sono segnali di rallentamento nel settore manifatturiero, per l’ex premier italiano.

«L'inflazione si sta dimostrando più resistente di quanto le banche centrali avessero inizialmente ipotizzato». La lotta contro l'inflazione non è finita e probabilmente richiederà «una cauta continuazione della stretta monetaria, sia attraverso un ulteriore aumento dei tassi di interesse, sia allungando i tempi di inversione del loro corso».

Draghi non si aspetta che le preoccupazioni relative alla stabilità finanziaria ostacolino il processo. «Gli attuali problemi bancari non sono in alcun modo paragonabili alla crisi finanziaria e dovrebbero essere affrontati con misure ad hoc, come è stato fatto finora», ha detto. «Date le dimensioni limitate di queste crisi, i governi dovrebbero finanziare, quando necessario, ogni intervento necessario, evitando di creare un conflitto per le banche centrali tra il perseguimento degli obiettivi di politica monetaria e quelli di stabilità finanziaria».

Alla fine, secondo l’ex presidente Bce «le banche centrali riusciranno a riportare il tasso di inflazione ai loro obiettivi» ma «l'economia sarà molto diversa da quella a cui siamo abituati». I governi avranno disavanzi di bilancio «permanentemente più elevati» e «nel lungo periodo, è probabile che i tassi di interesse si mantengano più alti di quanto non siano stati nell'ultimo decennio. Allo stesso tempo, la bassa crescita potenziale, i tassi più alti e gli elevati livelli di debito post-pandemia sono un cocktail volatile, e le banche centrali che tollerano l'inflazione non saranno la soluzione».

Draghi ha osservato infine che «le banche centrali devono certamente essere molto attente al loro impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze. Ma il compito di ridisegnare le politiche fiscali in questo nuovo contesto spetterà principalmente ai governi».

Non servono commenti. Le cose sono molto chiare. Adesso, nel giugno 2023, sono chiare anche per La Repubblica, per il Sole 24 Ore, per il vostro financial advisor (forse, o forse ci sta per arrivare).

Questi giornali e questi personaggi (ricordatelo!) sono i medesimi soggetti che solo due anni fa a tutti voi lettori garantivano che non ci sarebbe MAI stato un problema con l’inflazione, e che il debito degli Stati non sarebbe MAI tornato ad essere un problema per i mercati finanziari.

Ed infatti oggi, nel momento in cui Mario Draghi rende ufficiale la Nuova Era, un buon gestore, ed un investitore consapevole, si stanno già occupando di altro, di nuovi temi di investimento, e di nuovi argomenti.

Nel 2023, purtroppo i giornali, le banche di investimento e le Banche Centrali non sono in grado di dare utili indicazioni a noi gestori, ed a voi investitori. Questo perché le loro parole sono condizionate dalla politica-politica, dicono ciò che “conviene dire” in quello specifico momento allo scopo di raggiungere i loro obbiettivi politici. I loro obbiettivi politici NON coincidono con quelli di noi investitori: è la storia che ce lo insegna.

Nonostante tutto questo, noi investitori possiamo trovare una utilità concreta, dalla lettura delle recenti dichiarazioni di Mario Draghi.

Le parole di oggi di Draghi ci dicono che, dal giugno del 2023, è diventato necessario “vendere al pubblico” il cambiamento di scenario. Ed ecco quindi quello che leggerete:

No, amici miei, non era vero che “l’inflazione è transitoria”; e no, amici miei, non era vero neppure che “l’inflazione se ne va perché alziamo i tassi di interesse”. Amici miei, dovete capire tutti che l’inflazione resterà con noi per un po’ di tempo. Adattatevi, e portate a casa le perdite senza discutere.

Un buon gestore, che sia attento, competente, esperto, e consapevole, questo non aspetta di sicuro di leggerlo sui giornali! Ci arriva da solo, e ci arriva molto prima.

Non è quindi questo, l‘argomento del Post che state leggendo: questo è invece solo lo spunto, uno spunto che ci offre l’occasione di parlare con i nostri lettori di qualche cosa che oggi conta davvero.

Vediamolo.

La Nuova Era di cui parla Draghi nell’immagine di apertura che cosa cambia? Cosa modifica? In che direzione si stanno muovendo oggi le cose?

La Nuova Era che Draghi ha annunciato porta con sé sia il cambiamento di scenario che è appena avvenuto in questo mese di giugno 2023 (siamo passati da quattro possibili scenari ad un solo scenario), sia nuovi, ulteriori cambiamenti di scenario che vedrete nel 2023, nel 2024, e nel 2025

Riguarderanno sicuramente le economie (crescita del PIL, inflazione, disoccupazione, utili selle Società) ed i mercati finanziari (azioni, obbligazioni, valute e materie prime: in particolare sui mercati finanziari cambieranno i livelli di riferimento (in una misura che oggi pochissimi riescono anche solo ad immaginare: vedrete mercati NUOVI).

Ma (vi chiediamo di fare attenzione a questo) cambieranno anche le Istituzioni, sotto la spinta della politica: e tra queste Istituzioni, noi investitori dobbiamo tutti fare massima attenzione alle Banche Centrali.

Le Banche Centrali pagheranno gli errori che hanno commesso: ed anzi, hanno già iniziato a pagare i loro errori. Gravi, quelli degli ultimi dieci anni. Gravissimi, gli errori dal 2020 al 2022.

In che modo pagheranno questi errori? La loro indipendenza, già oggi compromessa, sparirà del tutto: nelle Banche Centrali entrerà la politica, la politica dei partiti e dei Parlamenti.

Ne abbiamo già scritto la settimana scorsa, alla pagina TWIT - TWOO utilizzando le parole che, per vostra facilità di lettura, riportiamo qui di seguito:

Un vero e proprio diluvio di commenti: la mossa della BCE di ieri ha avuto una eco ancora superiore, rispetto ai precedenti rialzi.

In Italia, lo sappiamo, c’è una parte del mondo della politica che si caratterizza come “anti Euro”: questa parte coglie l’occasione, e attacca parlando di “danni per famiglie ed imprese”, sottolineando il tema dei mutui. Questi commenti sottintendono che, invece, l’inflazione elevata fa bene a “famiglie ed imprese”, e naturalmente questa è una sciocchezza. Ma non è una novità, e non merita altri commenti.

Ciò che invece oggi ha colpito noi di Recce’d, rispetto al recente passato, sono i toni del dibattito pubblico in Europa.

Tutti gli investitori debbono prendere nota di questo.

Per quale ragione? Dal suo inizio ad oggi, la storia della BCE è la storia di una Istituzione che nessuno ha eletto e che risponde a NESSUNO.

La storia di una Istituzione i cui Capi (il Board) decidono sul destino collettivo senza rispondere a NESSUNO.

Tutta quella illimitata libertà, da che cosa deriva, in nome di chi oppure che cosa viene esercitata, deriva da quale presunta superiorità?

Noi di Recce’d non lo abbiamo MAI capito. Si tratta di un Potere esercitato in modo ASSOLUTO. Come il Potere papale.

Grazie a questo, la BCE può sbagliare per due anni ogni previsione per l’inflazione, e non doverne rendere conto. A NESSUNO. Restano tutti lì, al loro posto: recitando assurdità del tipo l’inflazione è venuta DAL NULLA.

Vi segnaliamo che il dibattito che si è manifestato FUORI dai mercati finanziari, in questo 2023, è indicativo di un cambiamento profondo. Il pubblico (come vedete dalle immagini) discute sia di crescita economica, sia di extra profitti delle Aziende, sia di retribuzioni in termini reali, sia del prezzo degli immobili. Non più in Borsa, ma nelle strade, nelle piazze, alla radio.

La Nuova Era, che Recce’d vi ha da tempo annunciato, porta con sé anche questo cambiamento. per la BCE è finita la stagione del Potere papale e l’inflazione è diventata (ma è sempre stata) un problema della Società e dell’economia reale. Le cose stanno già cambiando: l’onda sta arrivando.

La gestione di ogni investimento finanziario deve dare la giusta rilevanza a questo fatto. Noi ne parleremo anche nel nuovo Post per il nostro Blog.

Il “potere assoluto e senza contradditorio” delle Banche Centrali è il tratto dominante della storia economica e dei mercati finanziari negli anni dopo il Duemila. E rimane, a tutto oggi, privo di una spiegazione, di una giustificazione, di un valido motivo: è un “incidente della stroria”.

Ma adesso, nel 2023, è iniziata la fase di correzione, rettifica, modifica.

Il processo è già in corso, e Recce’d ve lo documenta riproponendovi un articolo del Corriere della Sera, che racconta della guerra in corso alla BCE (guerra della quale Recce’d ha scritto molte volte nel 2023). Articolo che Recce’d commenta per voi.

Dall’avvio dell’euro, la persistenza degli schieramenti interni non ha mai aiutato la Banca centrale europea. I banchieri centrali di certi Paesi sono quasi sempre fra le «colombe», per una politica monetaria meno restrittiva (o più espansiva). Quelli di altri fra i «falchi», con idee opposte.

Spesso è stato un confronto fra Europa del Sud e del Nord, quando non proprio fra italiani e tedeschi. Nelle fasi di economia debole hanno vinto (per lo più) le colombe, in quelle di inflazione elevata i falchi.

La stessa fissità delle parti ha finito per alimentare nel pubblico l’idea che la Bce prendesse posizioni politiche — riflesso di interessi di parte — e non decisioni frutto di un’analisi indipendente e senza pregiudizi. In questo entrambi i fronti hanno delle responsabilità.

C’è una differenza però. I banchieri centrali propensi a una politica meno restrittiva da un anno sono in minoranza o si adeguano per non restare isolati.

E in parte ha senso: le «colombe» hanno sottovalutato forza e durata dell’inflazione e capito tardi il cambio di regime economico dopo un decennio di stagnazione, disoccupazione e deflazione. Ma quando hanno perso, non hanno mai agito per delegittimare la Bce o la sua presidente Christine Lagarde.

Notate, a questo punto, l’assurdo: la frase di Fubini è del tutto priva di senso. Che cosa significa “non hanno agito per delegittimare”?. In primo luogo, proprio Fubini dice hanno sottovalutato e capito tardi e quindi … che cosa dovrebbero ancora dire? Non dovrebbero invece … andarsene a casa e lasciare spazio a chi è competente? Dimettersi? Ma c’è pure una seconda cosa: che senso ha scrivere non hanno agito per delegittimare Lagarde se è proprio la stessa Lagarde ad avere sottovalutato e capito tardi?

Fubini qui perde l’orientamento.

L’ala più monetarista lo fa invece regolarmente. Lo faceva quando perdeva. E lo fa persino ora che vince.

Dopo l’ultimo vertice della Bce, giovedì, Lagarde ha detto che è presto per speculare su un nuovo aumento dei tassi in settembre. Il giorno dopo Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, l’ha platealmente smentita dicendo che per lui invece i tassi devono salire. Anche a settembre.

E non importa il merito, perché questa è la violazione di una legge non scritta: non si parla sopra il presidente della Bce dopo i Consigli direttivi, per forzarne la mano e guidare i mercati contro di lei. Farlo è peggio che un errore di merito, perché erode la credibilità della Bce. Anche a danno dei cittadini tedeschi.

Come vedete, Fubini afferma con torno perentorio che non conta il merito. Non si può discutere l’autorità papale. Il Papa di Roma è, per definizione, infallibile. E Fubini vorrebbe imporci l’infallibilità papale anche per la Lagarde. Lagarde è infallibile, non si può discutere, e non se ne può andare, neppure quando sbaglia, neppure quando sottovaluta e neppure quando inganna il pubblico degli investitori.

Per fortuna, quella di Fubini non è la verità del Papa: ma soltanto l’opinione di un giornalista. Fubini stesso dovrà aprire gli occhi e comprendere che intorno a lui le cose stanno cambiando.

Il medesimo suggerimento ci sentiamo di darlo a tutti gli investitori.

Valter Buffo