Chi è adesso, che fa il tifo per la recessione?
Che mestiere facciano, i cosiddetti “analisti” che producono la cosiddetta “ricerca” delle banche globali di investimento, noi francamente facciamo molta fatica a comprenderlo.
Il termine “ricerca” fa pensare al laboratorio, all’Università, ad attività svolte con disciplina metodologica e allo scopo di accertare la verità, oppure almeno una parte di essa.
La realtà non potrebbe essere più distante: quella che Goldman Sachs, JP Morgan, UBS e Deutsche Bank chiamano “ricerca” consiste nella produzione di documenti interamente piegati alle necessità di marketing delle forze di vendita di queste grandi banche di intermediazione che sul mercato finanziaria internazionale svolgono il compito dei “grossisti” in tutte le altre aree commerciali.
Esempi concreti, Recce’d ne ha forniti a centinaia nel corso degli anni. Oggi, scriviamo a proposito di un esempio che è di grande evidenza proprio nel luglio 2022.
Il fatto ha del clamoroso: le banche internazionali di investimento, tutte quante senza esclusioni (tranne, forse, Morgan Stanley) solo sei mesi fa, quindi 180 giorni fa, spingevano all’impazzata sul tema del “boom economico”. Ancora nel gennaio del 2022. Lo davano, il “boom economico”, per assolutamente certo: così come era una certezza che nel 2022 l’economia degli Stati Uniti sarebbe cresciuta “almeno” del 5%.
Questo 180 giorni fa. E oggi?
Oggi, 180 giorni dopo, la banca globale di investimento più prestigiosa, che è Goldman Sachs, ha il coraggio di scrivere una fase come “Il rallentamento dell’economia di cui abbiamo bisogno …”.
Bisogno?
Evidentemente, Goldman Sachs e tutte le altre banche di investimento sono tranquille sul fatto che tutti i loro lettori hanno pochissima memoria. Oppure, che tutti quanti sono un po’ lenti nel capire quello che leggono. Oppure, più semplicemente, che sono … dei fessacchiotti.
Quindi, quel “boom economico” invocato ad alta voce 180 giorni fa è diventato, nel luglio 2022, un avversario da combattere. Dice Goldman Sachs che abbiamo bisogno del rallentamento dell’economia.
Incredibile: ma vero. E ridicolo: noi ricordiamo bene che, un anno fa, che ebbe il coraggio di scrivere di recessione fu chiamato “disfattista”, “pessimista”, “contrarian”. Cose davvero ridicole.
Di fronte a una totale perdita di credibilità, come quella che abbiamo appena documentato qui sopra, noi investitori che cosa dovremmo fare?
Semplice: ragionare sempre con la nostra testa, in modo analitico, critico ed indipendente dalle influenze (interessate) che arrivano da queste strutture commerciali dedite alla vendita.
Per questo nel Post che state leggendo Recce’d vi aiuta a capire: vi aiutiamo a comprendere perché adesso i promotori finanziari, i private bankers, i family bankers, e Goldman Sachs e JP Morgan e UBS fanno tutti il tifo per la recessione, dopo avere invece per due anni fatto il tifo da ultras per un boom economico che non è mai esistito.
Ve lo spiega, in modo semplice, il titolo di Bloomberg che trovate qui sopra: “Ciò che potrebbe salvare i mercati azionari è un pivot della Federal Reserve già a settembre.
Che cosa si intende, in questo contesto, per “pivot”?
Chi ha una normale memoria, ricorda senza dubbio il gennaio 2019. la “svolta ad U” della Federal Reserve. Noi ne scrivemmo, in modo ampio, anche in questo Blog: non fummo colti di sorpresa allora, non saremo colti di sorpresa eventualmente nel 2022.
Allora, in un modo così evidente come mai nella sua intera storia, la Federal Reserve decise di contraddire le sue proprie dichiarazioni e fare marcia indietro in merito alla politica di riduzione dell’attivo che si chiama QT (quantitative tightening).
Oggi, tutte le banche di investimento, tutte le Reti che vendono i Fondi Comuni di Investimento, e tutti i promotori finanziari fanno un tifo simile a quello degli ultras allo stadio a favore di una ulteriore “svolta ad U2 da parte della Banca Centrale.
E questo, nell’esclusivo interesse loro personale: vogliono, con tutte le forze, che le Banche Centrali ritornino al più presto a “pompare” i mercati finanziari.
Anche a costo di perdere il controllo dell’inflazione, e quindi del costo della spesa al supermercato, del rifornimento di benzina alla pompa, dei salari dei dipendenti e dei conti pubblici dello Stato.
Tutto sacrificabile, se si tratta di “fare salire di nuovo la Borsa”.
Per la gestione del portafoglio titoli, è indispensabile comprendere bene questo punto, punto centrale per l’andamento di tutti i mercati finanziari nel mese di luglio 2022.
Per questa ragione, è importante per ogni investitore essere consapevole dell’esistenza di questo atteggiamento, ed insieme essere consapevole anche della fragilità di questo argomento, che è ancora più debole di quello che dodici mesi fa veniva chiamato “inflazione transitoria”.
Allo scopo di rendersi conto, con maggiore dettaglio, dei fattori che sostengono l’argomento della “svolta ad U del 2022” Recce’d vi aiuta riproponendo un articolo che abbiamo selezionato per voi, e che potete leggere qui di seguito.
Abbiamo prodotto, la scorsa settimana, ogni mattina un commento dettagliato che illustra la debolezza di questi argomenti, nel nostro quotidiano bollettino The Morning Brief.
Respite for the battered US stock market may be just a couple of Federal Reserve policy meetings away.
That’s the scenario laid out by strategists including Kristina Hooper of Invesco, who said September is a possible time-frame for the US central bank to pivot to a slightly less aggressive stance on monetary tightening.
“That could be a real catalyst for US stocks,” Hooper, chief global market strategist at Invesco, said Monday in a Bloomberg Radio interview. The Fed can adopt a less hawkish demeanor in the last quarter in part if inflation expectations are well-anchored, she added.
A fixation on slowing growth is percolating across markets -- leading investors to scale back expectations of how high borrowing costs can go to fight inflation as well as price in Fed interest-rate cuts next year.
One view is that a less belligerent central bank is the needed tonic for stocks after they slid into a bear market this year. That said, sticky price pressures and creaking corporate earnings remain significant pain points for equities.
A major turn from the Fed could occur at its Sept. 21 policy meeting, according to Chris Weston, head of research at Pepperstone Group.
“One where they will pivot to a more accommodative stance, and this could be the trigger for a bullish turn in risk into year-end -- a view the rates market is guiding to and one that is becoming consensus,” he wrote in a note on Monday.
The 10-year US Treasury yield, which approached 3.50% in June, has now dropped to 2.88% amid the growth jitters and rethink of the monetary outlook.
Over at JPMorgan Chase & Co., strategists led by Mislav Matejka say the risk-reward for equities will start to look more attractive in the second half of the year as the Fed policy becomes more balanced following July and September rate hikes.
The Fed “will do faster now and then slow down a little bit,” Christian Nolting, Deutsche Bank AG private bank global chief investment officer, said in a recent interview. The Jackson Hole economic symposium in August will be one that markets will closely watch for clues, Nolting said.