"... una delle più grandi banche italiane"

In numerose occasioni, in Recce'd abbiamo ascoltato questa frase "... perché io sono Cliente di una delle più grandi banche italiane". Nel nostro lavoro, e per tutelare al massimo gli interessi dei nostri Clienti ed amici, è necessario non solo produrre giudizi analitici, fondati e professionali sul dollaro USA, la Borsa di Milano oppure su Brexit: è indispensabile (anche se non sempre ... stimolante) spiegare al Cliente come funziona l'industria di cui è Cliente. Che come ogni altra industria (dall'alimentare al tessile all'informatica) ha le sue strutture, le sue posizioni dominanti e le sue storture. 

Non esiste ancora, in Finanza, una rivista che faccia quello che "Altroconsumo" fa per i consumatori: anche per questo (ma anche un po' per pigrizia mentale) capita spesso di incontrare Clienti di "grandi banche italiane" che non sono consapevoli dei costi impliciti nei prodotti finanziari che detengono in portafoglio, e spesso neppure della stessa performance del portafoglio. Per non parlare poi della strategia di investimento per il futuro: sono pochi quelli che sono in grado di spiegare perché il loro portafoglio è costruito in un modo, piuttosto che in altri modi.

Naturalmente, la responsabilità non è dei Clienti investitori: si trovano ad essere vittime di una violenta simmetria, perché da soli affrontano macchine di vendita colossali, sviluppate negli anni sulla base di Corsi di Formazione sulle tecniche di vendita (e non ... sulla Finanza e gli investimenti). Molte di queste, e proprio le più "grandi", prosperano sulla base di conflitti di interesse che sono ad oggi stati documentati dalla stampa di settore, ma che non sono stati sanzionati dalle Autorità di Vigilanza, occupate invece ad aumentare il numero di pagine nei prospetti.

Grazie a questa situazione, alcune delle "grandi banche italiane" possono operare in conflitto di interesse, tendo il Cliente in una situazione di "informazione parziale", nella quale ha scarsa evidenza sia dei costi impliciti, sia dei risultati, sia del contenuto dei suoi investimenti, nascosto sotto formule incomprensibili.

Recce'd lavora su questo tema da anni, e solo nel 2016 ne scrivemmo in marzo, e poi ancora nel mese di maggio, e poi anche più di recente. Come già detto, noi siamo del parere che la responsabilità di questo stato di cose NON sia del Cliente investitore. Anche se ...

Anche se va detto che alcuni segnali sono arrivati anche al grande pubblico, sono usciti dalle stanze degli specialisti di settore e sono finiti sulle prime pagine dei giornali. E ci facciamo tre domande.

Prima domanda: perché così tanti Clienti utilizzano ancora quella frase citata nel titolo del Post, visto che hanno letto, in prima pagina, delle vicende di Popolare Vicenza ed Unicredit, e poi delle vicende di Veneto Banca e Banca Intesa, e dei danni che ne sono derivati per gli investitori finali italiani? Possibile che la stampa abbia presentato queste vicende in modo così tanto distorto, da fare pensare a "casi isolati"? Davvero credete che le "altre grandi banche" al loro interno non soffrano di problemi analoghi? Ad esempio: le "classifiche di solidità patrimoniale" che vengono elaborate dalle Università, e poi pubblicate anche sui quotidiani, su quali dati sono fondate? E chi controlla quei dati? Sono dati affidabili, a prova di bomba? Se fosse così, non saremmo mai arrivati a situazioni come quelle di Vicenza e Veneto Banca, giusto? Anche perché Popolare di Vicenza sta al sesto posto in classifica, e quindi ... capitevela da soli.

Seconda domanda: possibile che al Cliente investitore sia sfuggita la frase che riportiamo qui sotto, scritta da CONSOB nel luglio dello scorso anno (la riportiamo in modo integrale), oppure che non ne abbia capito il significato? 

La commissione di Borsa ha richiamato gli intermediari distributori di questi fondi che rappresentano il 70% circa del patrimonio dei fondi collocati in Italia sulla necessità del «pieno rispetto della normativa Mifid». si legge in un comunicato. Secondo la Commissione infatti «la selezione dei prodotti da offrire o consigliare alla clientela non può fondarsi su valutazioni di mero vantaggio economico per l’intermediario, ma deve essere rivolta prioritariamente a soddisfare gli interessi dei clienti serviti». 

Ci sono "grandi banche italiane" la cui "solidità patrimoniale" che spicca nelle classifiche sui giornali è spiegata, per intero, dal conflitto di interesse di cui qui sopra. Nel momento in cui il conflitto di interesse fosse (finalmente!) contrastato, la "solidità" si rivelerebbe per quello che è, ovvero poco ... solida.

E poi ci poniamo anche una terza domanda: possibile che i molti Clienti italiani di banche globali, di banche di investimento estere (direttamente oppure attraverso i Fondi Comuni) non abbiamo letto o sentito nulla delle recenti vicende che hanno interessato le varie Deutsche Bank, Goldman Sachs, Merrill Lynch, Credit Suisse, Barclays, BNP Paribas e così via? Possibile che non sappiano (grafico sotto) che gli investitori stanno letteralmente liquidando i titoli di due colossi del settore del risparmio (anche in Italia) come sono Deutsche Bank e Credit Suisse, che oggi valgono meno, per chi ci investe, di quanto valessero nel marzo 2009, all'apice della Grande Crisi?

Più evidenza di così, che cosa volete?

Attenzione, amici di Recce'd: anche la pigrizia alla fine ha i suoi costi, e spesso costa carissima. E il mondo cambia per grandi salti, e non con gradualità.