Il momento del FTSE MIB a due settimane dal Referendum
Recce'd ha scritto, e non da ieri, che la Borsa di Milano si è progressivamente spostata verso i Mercati Emergenti, con un listino fatto in larga parte da Società poste sotto gli indirizzi, e a volte il controllo, delle forze politiche. Noi la trattiamo come tale, nella gestione dei nostri portafogli.
Ed abbiamo chiarito, fin dall'estate, che il Referendum Costituzionale NON sarà (a prescindere dal risultato) un fattore decisivo per il futuro degli investimenti sulla Borsa di Milano.
Perché allora questo Post? Perché sappiamo che molti, tra i nostri lettori, sono comunque legati alla Borsa di Milano, ai suoi titoli, ed alle sue prospettive. A loro favore, ci soffermiamo quindi (rapidamente) sullo stato delle cose in questo mercato, che è fra i pochi mercati di Borsa che NON sono saliti dopo le Elezioni Presidenziali negli USA. Vediamo allora che sta succedendo, partendo da ... quello che è già successo.
PRIMA PARTE: IL BREVE TERMINE
Che cosa ci raccontano gli ultimi sei mesi? Che siamo rimasti per la gran parte del tempo in un intervallo del 10% di ampiezza, tra 16.000 e 18.000 punti. Qui sopra vedete le oscillazioni post-Referendum britannico, e poi un movimento laterale con due tentativi, entrambi falliti, a 17.500 punti. Oggi, 18 novembre, siamo di nuovo vicino ai 16.000 punti. Sono i timori per il Referendum? Per nulla: è solo il BTp a 2,20%, ovvero un rialzo di 115 punti base dai minimi di rendimento di luglio (1,05%): Le politiche fiscali in deficit costano, e costano molto di più a chi ha già un grande debito da finanziare.
PARTE SECONDA: IL LUNGO TERMINE
La storia di lungo termine (cinque anni) che cosa ci racconta? Il valore minimo, segnalato con il puntino arancione a sinistra, è quello toccato poco prima che Draghi pronunciasse la sua frase più famosa ("Whatever it takes"), mentre il valore massimo segnalato dall'altro puntino arancione corrisponde a quel momento in cui tutte le banche, e le Reti di promotori in particolare, spingevano a più non posso sul bazooka di Draghi, senza avere capito assolutamente nulla di che cosa fosse in realtà. Come oggi vediamo tutti, da quando Draghi avviò la politica del QE (marzo 2015) la Borsa italiana è sempre e solo scesa di valore. Le frasi sul bazooka erano solo sciocchezze mal ragionate e prive di fondamento. Col senno di poi sono bravi tutti? Beh ... Recce'd scriveva nel Blog, in pubblico, le medesime cose già nel luglio del 2015, un anno e mezzo fa circa.
PARTE TERZA: IL FUTURO
Chi avrà voglia di tornare ai mesi di agosto, settembre ed ottobre, troverà una serie di nostri Blog che spiegano perché noi già allora avevamo suggerito di lasciare da parte la Borsa di Milano e di non perderci troppo tempo. Oggi vale ancora quella indicazione, ma vogliamo aggiornarla chiarendo che noi non ci aspettiamo alcun crollo se il Referendum fosse vinto dai NO, ma neppure un forte rialzo se al referendum vincessero i SI. In entrambi i casi, il quadro politico resterebbe quello che è oggi (ovvero: molto fragile), e la Borsa di Milano resterebbe perciò una barchetta di sughero in un grande mare con onde altissime, la più pericolosa delle quali è quella dei tassi di interesse, come abbiamo scritto già nel febbraio 2016. Volete capire dove andrà la Borsa di Milano? Seguite, ogni mattina, il rendimento dei Treasuries (e anche il dollaro contro euro).