Risorge lo ERP? (seconda parte)

Poco più di un mese fa abbiamo segnalato la ricomparsa, anzi il ritorno al centro delle analisi, del "premio al rischio" di cui godrebbe la Borsa rispetto alle obbligazioni: nelle ricerche della banche di investimento, nel corso del 2013, l'argomento torna con frequenza sempre maggiore, prendendo il posto di altri argomenti (crescita escape velocity, crescita degli utili aziendali sopra il 10%) che sono stati smentiti dai fatti. Ripetiamo che il "premio al rischio" sarebbe la differenza tra il rendimento "atteso" dall'investimento azionario e il rendimento nominale delle obbligazioni. In questo momento di mercato, il rendimento delle obbligazioni è compresso a livelli artificiali dagli acquisti di titoli obbligazionari da parte delle banche centrali, e per questo la differenza o "premio" rimane molto elevata. Questo argomento è un pericoloso equivoco, come abbiamo già scritto poco più di un mese fa, e vogliamo mettere in evidenza due ragioni: la prima è che il "premio al rischio" viene calcolato allo stesso modo sia che l'indice della Borsa USA sia a 1200 punti, sia che si trovi a 1750 punti: il "rendimento atteso" non tiene conto del livello assoluto del mercato, e questo è un errore grave, come in molti hanno già messo in evidenza; il secondo, gravissimo equivoco, è pensare che il rendimento medio storico della Borsa sia destinato a ripetersi anche nei prossimi dieci o venti anni. E questa è una previsione quanto meno azzardata, visto che negli ultimi 12 anni, per ben due volte, l'indice S&P500 ha toccato gli 800 punti.