La notte del Ferragosto 2021: le stelle cadenti ... sono già cadute
 
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In questo mese di agosto 2021, e per effetto dei dati visti la settimana scorsa, sia dalla Cina, sia dalla Germania, sia dagli Stati uniti, si è chiusa in modo definitivo la fase dei mercati finanziari e della politica economica che era stata incentrata sulla “inflazione transitoria”. Proprio sulla base di quei dati appena citati, ha perso ogni supporto ed ogni credibilità, e se ne scherza in pubblico, come vedete dall’immagine sopra.

Più seriamente, il fatto è evidente anche nei dati di previsione per l’inflazione dei prossimi anni, dati che sono in crescita costante.

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Il boom economico è un secondo tema che ha perso ogni credibilità ma questo ormai da molti mesi. In questo mese di agosto, anche questa seconda perdita di credibilità si è manifestata nei dati, ed in modo molto evidente, come vedete qui sotto nel grafico.

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Ciò he colpisce in questo agosto 2021 è che persino gli “indici di fiducia”, che sono semplicemente sondaggi di opinione che riferiscono dello stato d’animo dei consumatori e delle imprese, sono ritornati ai livelli della prima parte del 2020, in piena epidemia. Un fatto che ci impressiona, se pensiamo allo sforzo enorme di spesa pubblica e di creazione di moneta fatto negli ultimi 15 mesi.

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I mercati finanziari, per il momento, adottano un atteggiamento che hanno copiato da Jerome Powell e dalla sua Federal Reserve: fanno finta di non vedere, come ha fatto Powell per tutto il 2021 ripetendo sempre che “l’inflazione non esiste”.

Come si regge tutto questo? I mercati finanziari su che cosa si appoggiano per mantenersi ancora in piedi?

I punti di appoggio sono due:

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  • gli investitori piccoli e medi, che l’industria del risparmio chiama “investitori al dettaglio”, che coltivano l’illusione di avere scoperto una nuova slot-machine che ogni volta che tiri la leva fa sempre scendere le monetine

  • e che a loro volta si appoggiano su una industria del risparmio compiacente, che spinge per alimentare la mania e mettere giù nuove commissioni di negoziazione (ricordatelo sempre: gli intermediari all’ingrosso guadagnano sia quando il cliente guadagna, sia quando perde; la morte degli intermediari è quando i mercati stanno fermi); propria da qui deriva il “perenne ottimismo” che è caratteristico sia del vostro private banker o wealth manager o promotore finanziario, sia delle grandi banche di investimento globali, a cui è riferita l’immagine qui sotto

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Ma ormai il sogno è finito, l’idea che “abbiamo risolto per sempre tutti i problemi facendo tanto tanto debito che nessuno pagherà” non regge più, ed anche i mercati stanno rendendosene conto: persino il petrolio, che negli ultimi mesi è stato il simbolo del tema “reflazione + riaperture + vaccino + tra sei mesi è tutto come prima”, sembra essersi arreso all’evidenza dei fatti, e ne è testimonianza il grafico qui sotto ma ancora di più la mossa (poco efficace) del Presidente Biden la settimana scorsa, mossa che noi per i Clienti abbiamo commentato in The Morning Brief..

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Tutto ciò che via abbiamo appena documentato avrà ricadute importanti sulla performance dei vostri titoli e del vostro portafoglio, da oggi alla fine del 2021 e poi anche nel 2022.

Mercati oggiValter Buffo
La notte di Ferragosto 2021: cosa è cambiato rispetto al Ferragosto 2020
 
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Recce’d ha dedicato, fin dagli anni di Donald J Trump, molto spazio e una grande attenzione alle sigle FOMO, TINA e simili, che trovate citate poi qui sopra da Mohamed El Erian a commento delle osservazioni di Lisa Abarmowitz sulla lunga fase di Borsa senza un solo ribasso superiore al 5%.

Nell’immagine viene fatto notare che mai in passato si verificò un fatto simile: 200 giorni di Borsa senza un ribasso del 5%, accompagnati da un rialzo dell’indice che (traslato su base annua) è del 46%.

Dati che confermano l’eccezionalità di una fase di mercato che non è sufficiente definire “anomala”e che deve necessariamente essere etichettata come “abnorme”.

Questo post è dedicato a quei lettori che sono cascati nella trappola di FOMO e TINA: a quei lettori ai quali, oggi 15 agosto 2021, serve come l’aria (fresca) di modificare i loro portafogli per prepararsi ad una stagione di tono completamente diverso, stagione che è già arrivata. .Anche se fuori il caldo è torrido, oggi è il giorno nel quale occuparsi degli approvvigionamenti di legna oppure combustibile, perché il freddo sta proprio dietro l’angolo.

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Durante la settimana scorsa, ed ancora più durante la settimana precedente, si sono letti commenti da parte dei vertici della Federal Reserve che vanno in una direzione diversa, ed in qualche caso opposta, alla linea di politica monetaria che era stata comunicata al pubblico ed ai mercati tra gennaio e luglio. Una autentica svolta.

Non commenteremo questa svolta semplicemente perché … lo abbiamo già fatto. Chi segue il nostro Blog con regolarità ricorderà che ne scrivemmo già nell’agosto 2020, un anno fa: allora si trattava di una eventualità che noi allora giudicavamo molto probabile. Oggi è molto semplicemente la realtà che tutti avete sotto gli occhi.

Tra di voi lettori del Blog una larga maggioranza fa fatica a prendere atto di questa nuova realtà, ed una ampia maggioranza ha oggi un portafoglio titoli posizionato ancora come era posizionato quando dominava la narrativa del “boom economico senza inflazione”.

Oggi amici lettori a voi serve un portafoglio da “inflazione senza boom economico”: un portafoglio che tutti i Clienti di Recce’d hanno per fortuna già in essere almeno dallo scorso mese di aprile, e grazie al quale hanno oggi la possibilità di trascorrere un serene e felice Ferragosto, privo di dubbi e preoccupazioni su “quello che succederà a settembre”.

Anche questa amici lettori è ricchezza, una grande ricchezza.

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Mercati oggiValter Buffo
Il debito non conta .. finché conta solo il debito
 
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Fino a 24 ore prima ti avevano raccontato: “E’ tutto sotto controllo”. Ti avevano detto: “Tutto è tranquillo”. I giornali, tutti, scrivevano: “Si andrà sicuramente verso una conclusione positiva.

Eppure, tutta la stampa e tutta la TV erano stati costretti a registrare l’allarme: “C’è troppo debito”. E poi:: “I livelli di debito sono insostenibili”..

Ma a questi allarmi seguivano poi, immediatamente, le rassicurazioni: “Il Mondo è cambiato”, a cui si aggiunge “Il debito non conta più”, per finire poi con “I tassi di interesse resteranno a zero per anni”. Insomma, si diceva, “Stiamo parlando di cose che accadono su tempi lunghi”, e persino “Tempi lunghi come ere geologiche”.

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Poi ti alzi una mattina, apri il giornale, accendi la televisione, apri il pc oppure lo i-Pad, e che cosa scopri?

Scopri che il tema è uno solo. Scopri che l’eccesso di debito si paga, e si paga subito. Scopri che tutto il resto dipende dall’eccesso del debito.

Scopri che le decisioni sono immediate e dolorose.

E scopri, al tempo stesso, che i tassi di interesse a zero, garantiti da tutte le Banche Centrali del Mondo, non garantiscono nulla. Non garantiscono la possibilità di indebitarsi in modo illimitato.

Molti tra i nostri lettori, a questo punto, stanno pensando allo sport professionistico, ed al mondo del football in particolare.

Vi sbagliate, amici lettori: questo Post di Recce’d non è riferito al mondo del calcio. Tutto ciò che avete letto fino a qui è invece riferito al debito degli Stati, ed al debito delle Aziende, incluse le Grandi Aziende della Tecnologia USA.

Al tempo stesso, vi potrà essere utile riflettere su alcune delle notizie che riguardano il mondo dello sport professionistico. Facciamo un esempio: proprio in questi giorni avete letto della squadra di calcio del Barcellona, ed avete visto in Tv oppure sui quotidiani quei grafici che raccontano come il Football Club Barcellona abbia un bilancio con un debito che è più grande del fatturato.

Pensate! Che cosa clamorosa! Un debito più grande del fatturato: come se (a puro titolo di esempio) uno Stato arrivasse ad avere un debito più grande del proprio PIL!

Cose mai viste!

PS per quei semplici di spirito che sostengono che “per lo Stato è diverso, perché lo Stato può stampare la propria moneta”: amici, informatevi, leggete e magari studiate anche un po’, la storia economica del nostro Mondo offre esempi a decine dei disastri provoca una politica di finanziamento del debito dello Stato con nuova moneta; non ci sono possibilità di errore, va sempre a finire nello stesso modo

Mercati oggiValter Buffo
Quei segnali dalle obbligazioni
 

Tra i nostri lettori ce ne sono probabilmente molti che fanno fatica oggi a trovare una spiegazione convincente al calo dei rendimenti delle obbligazioni tra aprile ed oggi, che ha riportato proprio la settimana scorsa il BTp decennale a rendere a scadenza lo 0,50% dopo avere toccato lo scorso marzo lo 1,20%.

Noi offriamo in questo Post una nostra spiegazione, che si basa su una lettura dei dati che va indietro di qualche mese, e quindi oltre il mese di aprile 2021.

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Partiremo oggi dal Bund tedesco a 10 anni: nel grafico qui sopra, che ne ricostruisce la storia dal 2018, vedete tre cose di grande interesse:

  1. il calo dei rendimenti del Bund inizia nel 2019: inizia 18 mesi prima dello scoppio della pandemia, e questo è un dato di fatto che molti (a cominciare dai Banchieri Centrali nelle loro quotidiane dichiarazioni) omettono di citare, Quando scoppia la pandemia, nel febbraio-marzo 2020, i rendimenti delle obbligazioni tedesche sono scesi a livelli “da recessione” ormai da un anno

  2. la pandemia NON porta il rendimento dei Bund a 10 anni su nuovi livelli minimi: i minimi del periodo della pandemia erano già stati toccati nei mesi precedenti, e quindi prima della pandemia

  3. il rialzo del 2021, che si è chiuso a marzo, era stato di piccole dimensioni, rispetto al precedente ribasso

I dati, come quelli che vedete nel grafico qui sopra, sono utilissimi per ogni investitore: aiutano a distinguere tra la realtà e la fantasia, aiutano a scegliere ed a decidere, aiutano ad andare oltre quella “realtà artificiale” che ogni giorno ci viene rappresentata davanti agli occhi dai media di tutto il Mondo.

Nel grafico qui sopra c’è scritto che la crisi delle economie inizia ben prima dell’esplosione della pandemia, e questo rende più facile comprendere ciò che sta accedendo negli ultimi mesi, sia sui mercati delle obbligazioni sia per ciò che riguarda le economie reali (produzione, occupazione, inflazione).

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I dati che avete visto, relativi al Bund tedesco, aiutano anche a leggere i dati del grafico qui sopra, che riguarda il BTp italiano a 10 anni, il cui rendimento come detto è ritornato allo 0,50% la settimana scorsa facendo salire i prezzi).

Anche qui i dati dicono, in modo inequivocabile, che il calo dei rendimenti a livelli “da recessione” inizia nel 2018.

C’è poi un secondo dato che vogliamo mettere in evidenza: la scala di oscillazione, nel secondo grafico, è molto più ampia che nel primo grafico. Nel 2019 il BTp a 10 anni rendeva il 3,7%, nel 2020, dopo l’esplosione della pandemia, rendeva il 2%.

Nel gestire le vostre posizioni sui BTp dovete tenere bene a mente che le variazioni nei rendimenti, sul debito Italia, sono molto più ampie, rispetto ad altri Titoli di Stato. Nessuno, quindi, potrà dirsi sorpreso se (a titolo di esempio) il decennale BTp ritornasse a rendere il 3%, a fine 2021, con le ovvie e prevedibili conseguenze sui prezzi.

Mercati oggiValter Buffo
Chi ricorda l'agosto cinese del 2015?
 

Nel nostro The Morning Brief abbiamo dedicato molto spazio alla Cina, nelle ultime settimane.

Lo hanno fatto anche la stampa finanziaria, i TG economia, il canale CNBC: un po’ tutti quanti.: l’impressione che noi di Recce’d ne abbiamo ricavato è che sono pochissimi quelli che hanno compreso ciò che la Cina sta facendo e gli obbiettivi della politica economica cinese.

In questo Post vogliamo regalare ai lettori del Blog alcuni spunti: per un esame analitico ed approfondito rimandiamo il lettore al nostro The Morning Brief.

La pandemia 2020 ha offerto l’occasione per l’avvio di un “confronto tra modelli economici” che nei mesi successivi è emerso in modo via via più evidente.

Il tema è di massima attualità per noi, per i nostri portafogli, e per i vostri investimenti: nella storia recente dei mercati finanziari si ricordano due episodi (2015 e poi 2016) di grande importanza nei quali il mese di agosto fu il mese nel quale dalla Cina arrivarono notizie molto importanti, che misero in moto due episodi di fortissima turbolenza per i mercati finanziari di tutto il Mondo.

A differenza di quegli anni, il 2015 ed il 2016, nei quali ciò che emerse fu una serie di problemi INTERNI alla Cina ed alla sua economia, oggi siamo di fronte a problemi che sono di tutta l’economia globale, problemi sui quali sembra che la Cina abbia intenzione di fare leva per allargare la sua sfera di influenza al di fuori degli attuali confini.

Ne ha scritto anche Ray Dalio, uno dei maggiori gestori di portafoglio del Pianeta e della Storia, proprio la settimana scorsa.

I remember the Chinese currency plunge in 2015-16 resulting from the People’s Bank of China widening the band and how that led to many investors pointing to these developments as evidence that policymakers were turning away from developing capital markets. Some skeptical investors looked at these moves as inappropriate anti-free market interventions even though these same moves happened many times in many capitalist markets and even though the fiscal and monetary policy interventions in the U.S. and other developed markets dwarf the Chinese government interventions in its markets. Through it all Chinese policymakers successfully managed the fallout and pursued their goals; i.e., the direction of their actions never changed. It has been in support of a fast and steady development of capital markets, entrepreneurship, and openness to investment to foreign investors. So I encourage you to look at the trends and not misunderstand and over-focus on the wiggles.

Ray Dalio, celebre e grande professionista degli investimenti a New York, scrive qui sopra che “gli interventi dello Stato cinese sui mercati finanziaria sono minuscoli, quando li paragoniamo agli interventi dello Stato e della Banca Centrale nei paesi Occidentali sui mercati finanziari”.

Dalio ci dice, quindi, che la Cina sta dando al Mondo una lezione di “liberalismo in economia”, ed i fatti confermano questa sua affermazione che a prima vista risulta paradossale.

Il fatto che, come gestori di portafoglio, a noi interessa è capire come la Cina intende avvantaggiarsi, da una situazione come quella appena descritta.

Qui sarebbe necessaria una analisi approfondita, e come già detto il Post non è il contenitore che noi giudichiamo adeguato. Potrà però essere utile ai nostri lettori leggere con grande attenzione ciò che ha scritto dieci giorni fa Bloomberg.

Già il titolo anticipa quella che è poi la principale conclusione: in questo momento la politica cinese NON mette al di sopra di tutto il fare salire i prezzi delle Borse, e la differenza tra questa politica e quella della Fed e della BCE è da subito evidente.

La Cina sta dicendo che si può fare così, e anche di più: la Cina sta dicendo che in questo momento è preferibile fare così.

Una delle due parti si sta sbagliando: il futuro dei nostri investimenti in titoli dipende da chi, tra i due, ci ha visto giusto.

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Whether you’re a bond or stock investor, chances are you’ve been burned by the Chinese government this year. For example, just days after DiDi Global Inc. raised $4.4 billion in a New York initial public offering, Beijing started an investigation over the ride-hailing giant’s data security practices. DiDi has lost about $29 billion in market value in less than a month.

On July 23 there were official reports that Beijing was planning to force companies that offer school tutoring to turn into nonprofits. Gaotu TecheduNew Oriental Education & Technology Group, and TAL Education Group, some of the largest Chinese education companies traded in the U.S., lost more than half their value. On July 26, food delivery super-app Meituan learned the Chinese government’s resolve to protect gig workers and promptly lost about $30 billion of market value.

Does Beijing not care how much money foreign investors have lost? Does the government really want to close China Inc.’s access to the deep pool of global capital? The short answer is, no, the government doesn’t care. But it’s not that simple. Beijing is pursuing other goals: reining in the power of its tech titans and boosting startups; protecting social equality; and making sure the cost of living in cities isn’t so high that families aren’t willing to have children. And Beijing is suspicious of companies that are skilled at raising capital overseas—beyond its watchful eye.

There’s one practice it’s especially concerned about: a variable interest entity (VIE) corporate structure commonly deployed by the hottest unicorns. Often incorporated in the Cayman Islands, these startups raise capital and list their shares offshore. The money raised, in turn, gets pumped into China for business developments.

Sometimes, China might feel it’s being hijacked by hot foreign money. For example, Beijing wanted to scale down investment in for-profit education as early as 2018, but venture capital kept pouring in. Now the lucrative bet has been called to a halt.

Or consider geopolitical risks. Because of the VIE structure, in theory, DiDi, which is incorporated in the Cayman Islands, didn’t need Beijing’s approval to list in New York. But China’s cybersecurity office was concerned enough about DiDi’s data security—such as possible exposures to sensitive government locations—that it suggested the company postpone its IPO. DiDi ignored the warning, and we all know how it’s turning out.

Beijing has made great efforts to instill discipline into its marketplace, and it wants to see more hot unicorns list and raise money on the mainland. Yet they continue favoring New York over Shenzhen, Hong Kong over Shanghai.

So it’s not that China is antagonistic toward foreign money. It just wants to admonish those who seek loopholes abroad. And this is the new message: If you’re going to invest in China, you’ll have to do it through the capital markets it’s developing. That won’t only strengthen the domestic economy, it will also allow Beijing to make sure the capital goes to industries it wants to develop and stays away from areas it deems a threat to the common good

Mercati oggiValter Buffo