Slowbalisation
 

Lo confessiamo pubblicamente: non ci piace scrivere di scenario e di strategia.

Forse perché, dopo anni ed anni di esperienza sui mercati finanziari di tutto il Mondo, ci siamo intossicati di “strategia”.

Ogni documento che abbiamo letto, che si annunciasse come un documento di “strategia”, era alla fine una somma di mille spunti, scelti però in modo da rendere massimo l’impatto immediato sui lettori, e non allo scopo di arrivare a una conclusione, che infatti non si trova mai, non si legge mai, non c’è mai.

Recce’d però non vuole rinunciare a rispondere alle richieste di moltissimi lettori e Clienti: e quindi ha deciso di avviare lei stessa una serie di contributi di strategia: che poi significa inaugurare una nuova serie di documenti, che avrà la sua fase di avvio tra settembre ed ottobre, ed avrà un obbiettivo di approfondimento delle analisi che già oggi produciamo, e di ampliamento dell’orizzonte delle valutazioni, e degli scenari che noi prendiamo in considerazione.

Questa serie di documenti sarà accompagnata, nel nostro progetto, da una serie di incontri via Webinar con i lettori, e stiamo valutando anche l’eventualità di un Seminario annuale.

Ci impegniamo ancora prima di iniziare: Faremo tutto ciò di cui siamo capaci per evitare di replicare quegli aspetti che abbiamo appena criticato degli altri “documenti di strategia”. Ovvero, mettere insieme tantissime parole, spunti, idee, per poi non arrivare ad alcuna conclusione.

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Per completare questo Post, con un esempio concreto che vi aiuti a comprendere di che cosa stiamo parlando, oggi noi vi segnaliamo un documento di qualità, pubblicato la settimana scorsa dalla Banca svizzera Pictet (Fondi Comuni di Investimento e gestioni patrimoniali), un documento che ci introduce al concetto di Slowbalisation.

In questo documento, Pictet disegna una nuova visione strategica, che loro hanno definito “era della slowbalisation”: molti degli spunti raccolti in questo documento si avvicinano a considerazioni e valutazioni che avete già letto in questo Blog, negli ultimi anni, e proprio per questo il documento a noi risulta condivisibile, ed apprezzabile.

Chi fosse interessato a riceverne copia in formato PDF non avrà che da scrivere al nostro indirizzo info@recce-d.com-

Mercati oggiValter Buffo
Gestione del portafoglio titoli verso fine 2019 (parte prima)
 

Un passaggio delicatissimo come il settembre 2019 costringe tutti voi investitori a farvi, e di corsa, una serie di domande sul modo nel quale avete fino ad oggi gestito il vostro portafoglio.

Ne scriveva anche, la settimana scorsa, il Financial Times, con un articolo che si apriva in questo modo.

Feeling nervous? You should be. That’s the basic takeaway from the panel conversation I am hosting at the Fringe Festival every day this week (until Sunday) at Panmure House, Adam Smith’s last home in Edinburgh. I can’t get much consensus out of my many clever guests about how the world can be fixed. No one knows with any certainty how to normalise monetary policy, banish crony capitalism, restore local democracy, rebalance the UK economy, break up global oligopolies or sensibly slash productivity destroying regulation. But there have been some outbreaks of full-on agreement. For example, there is yet to be a person on the stage who hasn’t expressed some degree of terror about having to invest in the middle of the greatest financial experiment of all time. And with good reason. We are figuring out what to do with our money in a world of extremes — and as James Ferguson of the Macro Strategy Partnership points out, life is fragile at the extremes.

In Recce’d, sappiamo bene di che cosa si parla nel brano qui sopra. Conosciamo benissimo quella sensazione, che qui definiscono “terrore”. E moltissime volte abbiamo detto e ripetuto, ai nostri Clienti, che oggi tutto ruota intorno a quegli “estremi”, e che la vittoria finale arriverà soltanto per quegli investitori che saranno capaci di profittare proprio di questi “estremi.

L’articolo, poi, si chiudeva in questo modo, che a nostro parere è molto, molto efficace ed utile.

”I know that none of this sounds exciting or particularly optimistic — my guess is that by the end of their hour at Panmure House, some of our audience members slightly wish they’d gone to see a nice acrobatics show instead (I recommend Blizzard). But the key message from this week of Adam Smith-style talking has been an important one: the next three decades are going to be different to the last three — and that’s going to make investing very complicated indeed”.

Ecco una sintesi estrema dei problemi che dominano, oggi, nell’ambito della gestione del portafoglio titoli.

Come rispondere a queste difficoltà, e risolvere i vostri dubbi?

  • Se lo ritenete, potete affidarvi ai suggerimenti della stampa e dei quotidiani, come abbiamo scritto in una altro Post.

  • Se lo ritenere, in alternativa, potete affidare le vostre scelte al private banker che poi di mestiere fa il promotore finanziario, che vuole vendervi la GPM oppure la GPF in Fondi, e che ancora oggi vi recita la filastrocca che “va tutto bene, non c’è motivo di modificare il portafoglio, e nel lungo termine tutto si aggiusta”.

  • Oppure c’è la vecchia e cara alternativa dei fai-da-te, che in questo Blog abbiamo più volte commentato. Alternativa legittima, ma molto impegnativa, molto rischiosa, e raramente produttiva se l’esperienza insegna qualche cosa.

  • Una quarta alternativa è quella di scegliere con maggiore attenzione non soltanto il vostro consulente professionale, ma pure i vostri criteri di valutazione, selezione e scelta, e non soltanto degli strumenti, ma pure delle fonti di informazione e dei metodi di valutazione e composizione del portafoglio titoli.

Di questo, Recce’d scriverà, sia questa settimana sia la prossima, ogni mattina per i propri Clienti in The Morning Brief, analizzando nel dettaglio le scelte di composizione e movimentazione di un portafoglio di titoli.

In questo Post, noi anticipiamo uno di quei temi.

Tutti leggete, sui maggiori quotidiani, la pubblicità di consulenti, italiani ed anche stranieri, che si propongono di spiegarvi tutto sul risparmio a scopo pensionistico: quanti soldi debbo mettere da parte per gli anni della pensione? Quale somma mi consentirà di vivere una vita agita? E quando finiranno i soldi?

Recce’d conosce nei minimi dettagli le tecniche che vengono utilizzate per questa cosiddetta “pianificazione pensionistica”: si tratta di un modo di affrontare il problema che è da tempo molto diffuso nel mondo anglosassone, che ora si tenta di fare conoscere in Italia.

La storia la avrete sentita molte volte, e più o meno fa così: il portafoglio deve essere diversificato, se vuoi più rendimento devi metterci più rischio, il rischio sono le azioni, e devi guardare al lungo termine. Nulla di nuovo, sempre la solita storia. La storia che raccontano anche molti consulenti, con o senza un abito Fintech, che operano in Italia.

Come ogni metodo, anche questo metodo può risultare efficace, oppure del tutto sbagliato, a seconda di come lo si utilizza.

Per farvi un esempio concreto ed attuale, siamo andati a rivedere uno dei tanti “pianificatori online” utilizzati nel Regno Unito.

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Ciò che portiamo oggi alla vostra attenzione è questo: per definire una allocazione utilizzando questo metodo di allocazione, che si richiama alla tradizione di media e varianza, è necessario definire i rendimenti attesi delle varie categorie di asset.

In generale, chi utilizza questo approccio tradizionale (e a nostro avviso del tutto superato) stabilisce questi rendimenti attesi sulla base di medie storiche di lungo periodo.

Ne risultano numeri, come quelli che voi vedete sopra nell’immagine, che sono del tutto fuori dalla realtà. Numeri assurdi.

E da numeri assurdi, che cosa ne potrà uscire, se non risultati assurdi?

Il problema è noto, e riguarda non soltanto gli investitori individuali, e la loro “pianificazione pensionistica”: il problema esiste, ed è molto grave, anche nel mondo dei Fondi Pensione, un mondo nel quale ogni giorno c’è qualche Comitato di Investimenti che si riunisce e pianifica il pagamento futuro delle pensioni integrative sulla base di previsioni di rendimento come quelle che vedete sopra.

Ovvero: il 4% dagli investimenti in obbligazioni, ed il doppio, ovvero l’8% dagli investimenti in azioni.

Che dire? A chi ha investito in questi Fondi Pensione possiamo soltanto augurare ogni bene, ma al tempo stesso dobbiamo dire che non esiste una probabilità su cento che si ottengano dai mercati finanziari rendimenti di questo tipo. A meno che non esploda l’inflazione: ma anche in quel caso, il Fondo Pensione non potrà consentire a chi ci ha investito quella vita serena che era stata promessa.

Mercati oggiValter Buffo
Boooooooooooooom! Il bazooka (parte 2)
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Oggi chiediamo aiuto ai nostri lettori. Lettori, aiutateci!

Se nel corso della vostra meritata vacanza, magari passeggiando presso gli scogli, oppure lungo un sentiero degli Appennini, o meglio ancora durante una passeggiata a cavallo al Delta del Po, avete visto un bazooka abbandonato, scriveteci subito.

Anzi, precisiamo: un super-bazooka. Un arma enorme, e quindi facile da vedere (e vi chiediamo di non fare ironia sul “super” ipotizzando una strisciante ammirazione per Rocco Siffredi, quello che fa pubblicità alle patatine alla tv).

Noi siamo in ansia, e lo abbiamo scritto già sette giorni fa. Ma la trasmissione Chi la visto? nei mesi estivi va in pausa, e non sappiamo a chi rivolgerci.

Ed al tempo stesso, siamo più che sicuri che tutta la stampa italiana non possa, solo otto giorni fa, raccontato ai propri lettori qualcosa che è altrettanto reale quanto il Mostro di Loch Ness.

E’ impossibile, non sarebbe professionale. E non potrebbe essere giustificato dal caldo estivo, dal vuoto di notizie da prima pagina (c’era pure la Crisi di Governo …) e dovrebbe, necessariamente, catalogato come un segnale che questi non sanno di che cosa stanno parlando.

Come risolvere la questione? Amici che seguite il nostro sito, diteci dove sta il super-bazooka! Aiutateci a rintracciarlo, oppure se preferite telefonate a Federica Sciarelli.

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Mercati oggiValter Buffo
Facciamo un nuovo Albo!!! Dei "giornalisti & consulenti"
 

L’albo dei Consulenti Finanziari era una cosa seria. All’inizio. Più di dieci anni fa.

Poi è stato svilito dal Parlamento Italiano: che lo ha trasformato in una cosa totalmente diversa, rispetto alle intenzioni.

Al grido di “siamo tutti figli di mamma” l’Albo dei Consulenti è stato trasformato in una bella mano spessa di vernice su un muro cadente: ed è così’ che un intero esercito di promotori finanziari (che notate bene, resta un esercito di promotori finanziari, che fanno il mestiere che è proprio dei promotori finanziari: piazzano la loro merce al Cliente) si è rivestito bene per la festa, ovvero per fare la festa agli investitori, e adesso è l’esercito dei “consulenti finanziari”.

Torniamo alla questione dell’Albo. Un Albo ha senso di esistere in un solo caso, ha un solo scopo nella vita: l’Albo dovrebbe, se stiamo alla lettera dello scritto, circoscrivere il perimetro di chi è autorizzato dalla normativa a dare consigli e pareri sugli investimenti finanziari in condizione di correttezza professionale, e quindi in primo luogo di protezione del’interesse del Cliente..

In Italia al contrario si è appiccicata l’etichetta di “consulente finanziario” a centinaia di migliaia di operatori che, a tutto oggi e da sempre, operano in PALESE CONFLITTO DI INTERESSE. Ma le lobbies, lo sappiamo, sono pagate moltissimo proprio perché sanno come fare breccia nel cuore, e nei portafogli, dei nostri Parlamentari.

Detto tutto questo, ovviamente la conseguenza è una specie di “liberi tutti: e infatti, capito che il sistema è come minimo poco selettivo (se non un sistema che premia al contrario), e che a nessuno in Parlamento interessa dell’investitore finale, adesso tutti vanno all’assalto della consulenza finanziaria. Se siamo tutti figli di mamma, allora perché non anche noi, dicono tutti?

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Da questo punto di vista, si fa notare nel 2019, in particolare, la categoria dei giornalisti (in attesa dei sarti, dei lattai, dei dentisti e dei commercianti di legname).

I giornalisti tutti si stanno spostando dal mestiere dell’informazione, ovvero di portare al lettore la notizia nel modo più imparziale possibile, al prendere una posizione, sbilanciarsi, prendere una parte, azzardare commenti e parerei, su tutto. E in particolare sugli investimenti finanziari.

Assistiamo quindi alla comparsa di (subdole, non dichiarate) forme di qualche cosa che aspira ad essere consulenza finanziaria, almeno nei titoli di richiamo (sopra e sotto due esempi dell’ultima settimana).

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Non lo è, ovviamente: non può trattarsi consulenza. Mancano il metodo, gli strumenti, le conoscenze, le analisi e gli obbiettivi. E sopra ogni cosa, manca il senso di responsabilità: sono idee buttate lì, e tra tre mesi chi se ne ricorda?

Dal punto di vista del giornalista e del suo giornale però, il punto sta da un’altra parte: se riesci a mettere nel titolo una serie di termini di richiamo, del tipo “guadagnare”, “perdite, “Federal Reserve”, Powell”, “crollo” e cigno nero”, il click arriva assicurato.

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E che importanza ha il fatto che, alla fine dell’articolo, il lettore è più confuso di prima? Tanto, il click ormai è arrivato, “la fiammella si è accesa” (come quelle sotto le candele, in chiesa, da 50 centesimi). per il lettore, l’articolo è del tutto inutile, mentre per il giornalista aiuta, quando si discuterà l’aumento di stipendio.

E allora, oltre alle forme mascherate di consulenza finanziaria di cui abbiamo parlato sin qui, ecco apparire una nuova specie di articoli di giornale.

Si potrebbero definire articoli “a minestrone”: articoli scritto passando il giorno sul Web, al solo scopo di trovare le idee che non si hanno. Articoli che mettono inseme (meglio se alla rinfusa ed in modo incomprensibile per il lettore) spunti ed idee che circolano sul Web, a cui poi si aggiunge qualche grafico con le righe colorate, per chiudere poi con un commento che non è chiaro e neppure vuole esserlo.

Lo scopo di questi articoli, infatti, non è quello di farsi capire da chi li legge, che è meglio se non capisce. Lo scopo invece è unicamente quello di poter dire poi al direttore della redazione: “io ne ho parlato prima di quell’altro giornale”.

L’unico e solo scopo è quello, amici lettori: piantare un paletto da far vedere poi al Direttore. Di voi lettori, importa assolutamente nulla. Tanto tra sei mesi, chi tornerà poi a vedere che cosa diceva questo o quel giornale (noi in Recce’d lo facciamo per il nostro sistematico lavoro di selezione delle fonti e valutazione della credibilità: ma il lettore che poi è l’investitore finale NON lo fa, non ne ha il tempo né la voglia).

E allora avanti! Tutti si buttano! Facciamo un bel minestrone con ingredienti come Powell e Draghi, mettiamoci un grafico che sale, e poi parliamo Cina e tariffe, buttiamo dentro un grafico che scende, e poi ancora buttiamoci dentro Trump, Lehman Brothers, i tassi a zero, e adesso un altro grafico (che c’entra nulla coi precedenti) e poi magari un pizzico di esotico, la Turchia e il petrolio. La ricetta si perfezione con qualche termine in inglese dove assolutamente NON sarebbe necessario, tipo new normal o buyback oppure leveraged (naturalmente, dove NON serve).

(“E chi se ne frega, se proprio non ci capisco di macroeconomia, microeconomia o Finanza: tutti, ma proprio tutti, possono scrivere di mercati finanziari, così come del Campionato di calcio e di quello che succede al Parlamento”).

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Visto con gli occhi di chi per professione si occupa di questi temi, è uno spettacolo penoso: costretti a inseguire ciò che proprio non si capisce, sempre costretti a rincorrere, questa specie nuova, di giornalisti cum consulentia, si affanna al solo scopo di occupare spazio.

Va precisato, a beneficio dei lettori che seguono il nostro Blog, che Recce’d in passato (e da molti anni) utilizzava i dati nella forma di grafici e tabelle per la propria comunicazione di contenuti. L’utilizzo di grafici e tabelle era intensivo, anche in questo Blog: lo facevamo, però, sulla base di una impostazione analitica e di obbiettivi del tutto differenti da quelli che vi abbiamo appena descritto. Non siamo ricorsi a confusi Post-minestrone.

Oggi invece, come molti lettori del sito di Recce’d hanno già notato, abbiamo e di molto ridotto i commenti ai grafici, almeno nel Blog. I nostri commenti ai dati, e le relative analisi grafiche, sono per lo più concentrati e limitati ai lavori di analisi che vanno ai nostri Clienti.

La ragione di questa nostra scelta? Molto semplice: per non confonderci, con quelli che non hanno idee e copiano le idee di chi le ha.

In conclusione torniamo all’Albo dei consulenti, e ci rivolgiamo a quelli che ormai per professione si sono ritagliato uno spazio nella burocrazia come “creatori di nuovi Albi professionali”. A loro suggeriamo di procedere, ma subito, alla creazione del nuovo Albo di “Consulenti finanziari cum giornalisti”. Aderirebbero a decine di migliaia! E quante commissioni di iscrizione arriverebbero!

Ma vogliamo chiudere chiarendo perché questo argomento è rilevante per noi di Recce’d e per i lettori investitori.

A noi in Recce’d, questa nuova ondata di “giornalisti aspiranti consulenti finanziari” rende un grande servizio: proprio grazie ad articoli come quelli che abbiamo descritto, ai lettori risulterà evidente (immediatamente, e senza bisogno di particolare concentrazione) la differenza tra chi si inventa consulente dalla sera alla mattina ed un professionista che agisce sulla base di metodo e conoscenze specifiche. Quindi ben vengano! Anche perché, ammettiamolo, qualche volta ci aiutano a chiudere la giornata di lavoro … con una sana risata.

E ai nostri lettori? Che cosa importa di questa storia? Che importanza ha, sul piano pratico? In primo luogo, li invitiamo a selezionare le fonti di informazione, sulla base della loro credibilità e professionalità: se si tratta semplicemente di lavori di “taglia e incolla”, la soluzione è semplicemente quella di saltare a piè pari ed andare alle fonti originali. In secondo luogo, occorre schermarsi, evitare di farsi distrarre, ed eventualmente influenzare nelle proprie scelte, dal vero e proprio diluvio di fake news, come quelle di sette giorni fa sul “bazooka di Draghi”.

Quanto alle Autorità di competenza, che naturalmente fino ad oggi hanno del tutto ignorato la questione: a loro suggeriamo di cercare con un motore di ricerca il termine russo “disinformaya”, ed intervenire se del caso sui meccanismi che distorcono la formazione dei prezzi sui mercati finanziari.

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Mercati oggiValter Buffo
Dr. Frankestein, I suppose
 

Il team di professionisti che collabora al servizio dei Clienti di Recce’d mette insieme alcune decine, e probabilmente centinaia, di anni di esperienza sui mercati finanziari internazionali.

E quando si osservano giornate di mercato come quella che viene documentata sotto nel titolo, la conclusione è unanime.

Si pensa che ormai la Creatura ha preso vita: ed ora, il suo stesso creatore non ha idea di come fermarla.

Non c’entrano le tariffe. Non c’entra la recessione. Non c’entra la Federal Reserve. I mercati finanziari, nel breve termine, hanno una loro … psicologia, che si manifesta anche attraverso la volatilità.

Ricordate, amici lettori, in quante occasioni noi di Recce’d vi abbiamo segnalato che la calma sui mercati finanziari era “falsa”? Che non era un buon segno? Ed anzi, che era un segnale di disagio?

Bene: oggi la Creatura si è alzata dal lettino operatorio.

Giornate come quella del titolo in basso a noi dicono che la falsa calma sta per lasciare il posto ad una genuina volatilità, tanto più marcata quanto è stata prolungata la fase di “falsa” calma.

Ed ecco il tema di investimento più evidente, più forte, in questa parte finale del 2019.

Come gestirla? Partite da questa riflessione: chi è, in ambito finanziario, il dottor Frankenstein che ha creato il Mostro?

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Mercati oggiValter Buffo