La Turchia sfida la compiacenza (parte 1)

Come spieghiamo anche domani mattina in The Morning Brief, tutto (ma proprio tutto) ruota oggi, sui mercati finanziari, intorno al tema della compiacenza.

Chi lo dice? Recce'd, ad esempio, da mesi. Ma oggi, 13 agosto, pure Morgan Stanley. E precisamente Morgan Stanley Wealth Management, che è la parte della banca di investimento che gestisce fondi comuni.

Vediamo allora in breve quale è il loro messaggio. Partendo dalla conclusione:

“Investors seem complacent, inclined to extrapolate current trends rather than discount what appear to be significant shifts in the outlook,” 

“We are concerned that this complacency is built on tax cuts and buyback-induced gains in earnings per share and puts investors at risk if the economy slows, the trade situation worsens, the Fed continues to tighten and fiscal profligacy continues unabated,”

“Seasonal factors and the midterm elections are further potential flashpoints for a market that we increasingly see as vulnerable.”

Parole chiare, fondate su quali elementi del quadro attuale? Morgan Stanely ne mette in evidenza quattro. Quattro elementi di grande importanza, che il mercato fino ad oggi ha del tutto ignorato (oppure fatto finta di non vedere):

  • il rallentamento della crescita economica: 

    “In the past two weeks, we have seen meaningful declines and downside misses in both the manufacturing and nonmanufacturing ISM purchasing managers indexes, July payrolls, construction spending, housing starts, auto sales and consumer confidence”. “Mounting inventories of oil could be an early indicator of slowing global growth, yet growth fears are not evident in the stock market’s performance,” 

  • l'impatto delle tariffe commerciali: 

    The trade issue is heavily intertwined with the economy’s growth potential. Last week, UBS calculated that if the trade issue were to simply escalate, U.S. economic growth would be 1% lower than it would be otherwise, while global growth would decline 42 basis points (0.42 percentage point). In the more severe possibility of a trade war, on the other hand, 245 basis points is expected to be cut from U.S. growth, while global growth would be expected to be 108 basis points lower.

    Goldman Sachs estimated that if trade tensions escalate, the S&P 500 could end the year down 16% from Friday’s close, while the expected earnings growth for 2019 would be wiped out. On the other hand, a resolution of tensions could spark an 11% rally.

  • i rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed
  • il peggioramento della posizione fiscale degli Stati Uniti (deficit e debito pubblico)

Sempre oggi, 13 agosto, anche la strategista di Charles Schwab ma messo in prima pagina proprio il tema della compiacenza, con queste parole che riporta il Wall Street Journal:

Liz Ann Sonders, chief investment strategist at Charles Schwab, on Monday wrote that “Complacency abounds—about growth, volatility, inflation and trade.” The issue of inflation was a primary one where Sonders believes the market is underappreciating a potential point of risk. “Not only are most measures of inflation now above the Fed’s 2% target, measures of wage growth are picking up as well. The employment cost index—a preferred measure by many economists as it contains both wages and benefits—is at its highest reading since September 2008,” she wrote. “It’s growing more likely that an upcoming ‘second derivative’ change in U.S. economic growth will be of the negative variety, which could mean today’s suppressed volatility will become a thing of the past,” she wrote.

Parole molto chiare e condivisibili. 

Aggiungeremo soltanto che non si può dire QUANDO, ma è CERTO che il mercato, ed anzi i mercati, finiranno per risvegliarsi e rendersi conto di tutti questi fattori, elementi di valutazione e dati in modo improvviso e tutti nel medesimo momento.

Potrebbe essere la Turchia a provocare il risveglio? Lo vedremo presto. Possiamo però dire, senza paura di sbagliare, che oggi è questo il nodo da sciogliere per i mercati finanziari di tutto il Mondo.

Mercati oggiValter Buffo
Sapete leggere il turco? (parte 3)

Il nostro suggerimento operativo ai lettori che ci seguono: NON fatevi distrarre troppo da ciò che accade in Turchia. Che è significativo, ma è MENO importante di ciò che succede nel Resto del Mondo.

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I fatti della Turchia impattano sui mercati internazionali: ma per capire la GRANDEZZA delle reazioni, già viste ed ancora da vedere, per voi è decisivo comprendere da che PUNTO SI PARTE.

Un esempio è il dollaro USA, che venerdì 10 ha toccato 1,1380 contro euro: reazione molto ampia, che NON si spiega solo coi fatti della Turchia. Ci sono altre, forti ragioni, già presenti da molto tempo.

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Poi c'è, e soprattutto ci sarà nelle prossime settimane, la crescita economica: l'impatto dei fatti di Turchia, e prima dei fatti di Argentina, Brasile eccetera, è un calo inevitabile della crescita nei prossimi mesi. Nei Paesi Emergenti, nei Paesi Sviluppati, ed anche negli Stati Uniti.

E da lì si arriverà poi agli utili: che verranno rivalutati, ricalcolati, rivisti e corretti. Nei Paesi Emergenti, ma pure a Londra e a New York.

Da tutte queste valutazioni, revisioni e cambiamenti dipende la performance a fine 2018 del vostro portafoglio.

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Valter Buffo
Sapete leggere il turco? (parte 2)

Si saranno affrettati a dirvi: "state tranquilli, non succede nulla, la Turchia è soltanto una piccola economia mentre negli Stati uniti tutto va alla grande".

Le Reti e i brokers sono subito corsi alle trincee, per convincere i Clienti a "rimanere sempre investiti", perché tanto "nel lungo periodo tutto si aggiusta".

Beh ... non sempre. E poi: nel primo semestre qualche cosa, magari piccola, ma è successa.

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Tutto va sempre a finire bene? Provate a chiederlo agli argentini. Oppure ai giapponesi. Chiedete magari ai thailandesi. Oppure ai greci, nostri vicini di casa.

Chiedete a chi era investito a Milano con l'indice a 45000 punti. Oppure a chi era investito in Telecom a 6 euro (oggi 6 centesimi) o in Tiscali a 200 euro (oggi 2 centesimi).

E poi provate a chiedere a voi stessi se avete calcolato bene i rischi, oggi. Riflettete, se volete, un po' sulla Turchia: troppa moneta immessa in circolazione per fare credere al pubblico di essere più ricchi di quanto sono in realtà, e fino a un certo punto va bene, poi in poche settimane salta tutto, l'inflazione esplode, la moneta va a picco, e c'è persino chi minaccia una guerra.

Davvero questa storia a voi non ricorda nulla? Davvero non vi fa pensare a nulla?

Siete davvero convinti che "è giusto stare sempre fermi, perché nel lungo periodo i mercati salgono sempre"? Vi hanno dato questo per garantito, ma è una garanzia che NESSUNO può offrire.

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Mercati oggiValter Buffo
Sapete leggere il turco? (parte 1)

Complice il clima estivo, sui quotidiani italiani la crisi della Turchia ha occupato subito le prime pagine.

Giustificato? Certo che sì, visto il ruolo della Turchia sia nello scacchiere politico internazionale, sia nei flussi internazionali del commercio.

Perché, allora, ci colpisce questa attenzione? Per la ragione che quando i segnali erano già chiari ed evidenti, nessuno in Italia aveva dato spazio alle vicende della Turchia (e dell'Argentina, e del Brasile, e del Sud Africa) tranne pochi, tra cui noi di Recce'd: a nostri Clienti attraverso i canali a loro dedicati e poi anche attraverso il nostro Blog. Vi facciamo notare che nel secondo dei due Post qui segnalati, Recce'd metteva all'evidenza del lettore quanto fosse anomala, a quel 26 maggio, la forza della valuta cinese: e ciò che successe nelle settimane seguenti, lo sapete tutti.

Torniamo in chiusura alla domanda iniziale: l'attenzione di oggi sarà spiegata solo dalla pausa estiva? O ci sono altre ragioni?

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Mercati oggiValter Buffo
I fatti che determinano i rendimenti (parte 3)

Avete letto, su tutti i giornali, ed ascoltato, da tutte le televisioni, che la capitalizzazione di Apple ha superato quota 1000 miliardi di dollari USA. Un fatto che ha zero importanza, per la gestione del vostro portafoglio e anche per i vostri futuri rendimenti. Un fatto di colore, un episodio che conta quanto le notizie delle riviste scandalistiche che si leggono in spiaggia.

Al contrario, zero interesse, da parte dei media italiani, per la vera e propria crisi di nervi che ha toccato, nelle ultime due settimane, il mercato dei Titoli di Stato in Giappone.

Forse, ai giornalisti è sembrata molto modesta una variazione che, in ASSOLUTO, era di pochi punti base. Ma va anche segnalato che, in termini RELATIVI, il rendimento del decennale JGB è cresciuto del 300%.

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Noi ve ne scriviamo, per una ragione semplice: questa crisi non è finita, ed arriverà a toccare anche molto, molto vicino a casa nostra.

Nel fine settimana, ad esempio, ne scriveva Bloomberg in questo modo:

Amid a tumultuous summer in global markets, investors from the Asian nation now suffer a loss of about 20 basis points when buying currency-hedged German 10-year bonds instead of Japanese 30-year ones, a key comparison in deciding whether to keep money abroad or pivot home. As recently as the middle of June, they were getting a premium.

Meanwhile, the pick-up from buying hedged French 10-year bonds has dwindled to just 13 basis points from 23 basis points on July 20, the day speculation emerged that the Bank of Japan was planning to adjust its ultra-loose monetary policy, triggering a surge in local yields.

The current trend, if it holds, may soon lead to a tipping point for Japanese investors, convincing them to start drawing back some of the $323 billion of investments of debt they hold in the two major European markets. While an immediate sell-down is unlikely, Tokyo-based money managers say flows toward the two countries may well reverse direction.

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Mercati oggiValter Buffo