I temi di mercato del 2018 (parte 7): la fake news e la crescita economica

Chi tra di voi ha seguito i Post che abbiamo pubblicato negli ultimi giorni in questa serie, che è dedicata ai temi di mercato che domineranno nel 2018, avrà già letto ed analizzato i dati sugli utili delle Società quotate. Dati sui quali, nel 2017, le banche di investimento e le Reti di vendita hanno creato una vera e propria "leggenda".

Di pari importanza, con ogni probabilità, nel 2017 è stata la leggenda che riguarda la "crescita economica". In quanti, avete letto sui quotidiani di "crescita economica sincronizzata"? In quanti avete letto presunte "ricerche" che spiegavano che la crescita "sta accelerando"? In quanti avete letto della "crescita degli USA al 3%"? In quanti avete letto le dichiarazioni del Presidente Trump, e della sua Amministrazione, che si prendevano il merito di questo risultato, spesso con toni arroganti?

Bene: il risultato, semplicemente, non c'è. Non è mai esistito. E chi ne parla, che sia il promotore finanziaria, che sia il consulente, che sia il commentatore sul quotidiano o il cosiddetto "strategista" (ad esempio) di Morgan Stanley, non conosce le cose di cui parla.

Questo è proprio il classico caso in cui è possibile dimostrare, in modo concreto ed anche al lettore distratto, quanto è potente la macchina che lavora al collocamento di prodotti finanziari. Ed in quanti, investitori finali inclusi, ci cascano dentro con tutti e due i piedi, come fecero anche in passato.

Possiamo in poche righe dimostrare a voi lettori in che misura venite manipolati.

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Le nostre affermazioni si possono dimostrare in pochi secondi: eccovi qui sopra, tratta dal sito del Wall Street Journal di stamattina 16 dicembre, la stima "di consenso" per la crescita economica degli Stati Uniti, ottenuta da un sondaggio con 60 autorevoli economisti, DOPO che il Senato ha approvato i tagli alle tasse USA.

Potete verificare voi stessi questi dati sul Web. I dati sono: per il 2017, 2,5%. Per il 2018, 2,6%. Per il 2019, 2,1%. Recce'd, per dovere professionale, effettua un monitoraggio sistematico di decine di fonti che producono stime, e vi possiamo garantire che la stima del WSJ è in linea con la media.

Ma attenzione. Noi in questo Post stiamo cercando quella "forte accelerazione" di cui si parla, si scrive, e di cui si vanta Trump. Dove sta la "crescita globale sincronizzata", e perché tutti ne scrivono sui giornali? 

Attenzione. Ecco qui di seguito, dal sito del Fondo Monetario Internazionale, quale era 12 mesi fa la stima per la crescita economica negli Stati Uniti (ed in altre Economie Sviluppate): potete verificare voi stessi sul Web questi dati.

Lasciamo al lettore di fare il confronto, e di ricavarne poi, sul piano operativo, le conclusioni per ciò che riguarda il proprio portafoglio. Il nostro suggerimento è "fatevi almeno qualche domanda": perché nel 2018, necessariamente, questa "leggenda"è destinata a manifestarsi per quello che è sempre stata.

Approfondiremo ancora il tema della crescita economica, allargando il nostro lavoro al di fuori degli USA, nei prossimi Post di questa serie.

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Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 6): il nostro destino è nei grafici
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Abbiamo già più e più volte espresso la visione di Recce'd sull'analisi grafica: è stupenda, per eleganza e chiarezza apparente. Purtroppo, la chiarezza è solo apparente.

Su ogni grafico, puoi tirare le righe che vuoi, e ottenere il risultato che vuoi.

Il grafico qui sopra è stupendo, è di Merrill Lynch, è di oggi, e ci spiega benissimo tre cose.

La prima è che il Nasdaq potrebbe salire ancora fino a 8000 punti (ma pure 9000, oppure 10000).

La seconda è che chi era dentro il Nasdaq nel Duemila poi ha impiegato 15 anni, ovvero tre lustri per rivedere i suoi soldi. (Avranno venduto tutti proprio a 5000? Oppure l'analisi tecnica suggeriva, dopo il 33% di ritracciamento, sulla base di Fibonacci oppure Elliott, di AUMENTARE l'esposizione perché il trend restava comunque positivo? Ah, saperlo ...)

La terza è che il Nasdaq è un indice che può perdere lo 80% del suo valore: lo ha già fatto, e molto di recente. Oggi, vorrebbe dire circa 1500 punti di indice.

E quindi: adesso che si fa?

Mercati oggiValter Buffo
Per chi investe, contano soprattutto i dettagli
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Quello che vedete qui sopra è un dettaglio da un grafico che abbiamo presentato stamattina, in un Post precedente.

Utilizziamo questo dettaglio per illustrare un dato di fatto: tra i "professionisti" della finanza c'è un buon numero di persone che scrivono, e parlano, sulla base di conoscenze superficiali. Trascurano i dettagli, e fanno malissimo.

C'è un grande numero di soggetti che scrivono e parlano come se tutto si potesse ridurre a due mega-categorie: "le cose vanno bene", oppure "le cose vanno male". Ma la storia, ed in particolare quella degli ultimi 20 anni, insegna a noi investitori finali che a volte sembra che "le cose vanno bene", ed invece poi si scopre che non era vero per niente.

Secondo Zacks ed una schiera di analisti e consulenti, questo è stato un anno "favoloso per gli utili delle Società quotate negli Stati Uniti. Solo che ...

According to FactSet, the bottom-up consensus estimate for the S&P 500 in December of 2016 was $133. That means an average S&P 500 company would earn about $3.8 a share in 2017. As of Tuesday, that number is $131. At the end of 2016, the bottoms-up aggregate price target for the S&P 500 was 2,462 or about 10% appreciation, according to FactSet.

Quindi, il numero oggi è 131, come dice anche il grafico sopra. E, vi chiediamo di osservare, quale era il numero di tre anni prima? Nel 2014? In cima a quella "collinetta" che vedete? Non era forse 128?

State forse dicendo che in tre anni gli utili delle Società USA, gli utili ATTESI, sono cresciuti del 2,3% circa?

Non è possibile: ci deve essere un errore, da qualche parte ... qui qualcuno si sta sbagliando.

Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 5): l'ospite (in) desiderato
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Ci sono tante cose, per le quali il 2018 non potrà somigliare al 2017.

I dati del grafico sopra, aggiornati a mercoledì 13 dicembre 2017, forniscono su questo una indicazione precisa: se li mettete a fianco dei dati dal Regno Unito, dalla Svezia e dal Giappone (prezzi alla produzione) pubblicati in settimana, ed ai dati dalla Cina di sabato scorso, avrete un quadro chiaro e completo.

La retorica della "deflazione" è morta e sepolta. E ci sono molti, anzi moltissimi, a cui questo fatto NON dispiace.

Vale la pena di domandarsi: che cosa cambierà per le obbligazioni (dai Titoli di Stato, ai corporates)? Per le valute? E per le azioni?

Mercati oggiValter Buffo
I temi di mercato del 2018 (parte 4): gli utili, la Borsa e le "fake news"

Tra tutte le notizie false che hanno alimentato l'euforia sui mercati di Borsa nel 2017, la più clamorosa è quella che riguarda gli utili. Che secondo tutte le banche di investimento del Pianeta, e tutte le Reti di promotori, ed anche consulenti internazionali (un esempio per tutti: Zacks) avrebbero fatto "boom": e questa è appunto la notizia falsa.

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Il grafico qui sopra noi lo sottoponemmo all'attenzione dei nostri Clienti mesi e mesi fa, in tempi (come si dice) NON sospetti: per dimostrare che la forte crescita degli utili USA del 2017 è spiegata, in larga parte, da un effetto-base: in altre parole erano bassi quelli di 12 mesi prima. I dati del grafico sono quelli di Factset, che è senza dubbio la fonte più autorevole in materia.

Oggi 14 dicembre leggiamo sul Wall Street Journal commenti che, a fine anno, confermano queste nostre affermazioni: oggi, il dato di consuntivo per l'utile per azione relativo all'indice USA S&P 500 risulta più BASSO di quanto era stimato 12 mesi fa.

Dove sta il trucco? Il trucco è quello che viene usato da sempre dalle banche di investimento globali: NON conta l'oggi, conta sempre e solo il dato "dei prossimi 12 mesi", che sempre e comunque è un dato "favoloso".

Se no, come avrebbero fatto a "tenere su" la Borsa in due anni, il 2015 ed il 2016, nei quali gli utili negli Stati Uniti in realtà erano DIMINUITI? E' un vecchio trucchetto da venditori: o meglio, da "gioco delle tre campanelle" negli autogrill.

Tra i lettori, naturalmente, ce ne sarà qualcuno che dirà: "Vi concentrate troppo sugli Stati Uniti, in Europa la situazione è una favola". Mah ... chissà di che cosa diavolo stanno parlando e scrivendo.

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Ma poi ci saranno altri, altri analisti, opinionisti e consulenti vari, che replicheranno: "Vi sfugge il quadro globale, che è di crescita economica sincronizzata". Mah ... sarà pure. Però proprio stamattina 14 dicembre su Bloomberg abbiamo trovato questo grafico per gli utili dell'indice MSCI All World Equity. Aggiornatissimo ed autorevolissimo.

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La sensazione che ricaviamo, leggendo i dati del grafico qui sopra, è che negli ultimi 10 anni gli utili ATTESI, e quindi le aspettative per gli utili globali, e quindi la previsione (di certo non pessimistica) delle banche globali di investimento, per gli utili globali, siano cresciute di ZERO. ZERO significa zero: chiediamo ai lettori di farsi loro stessi una opinione in merito.

Ma se è così, allora cosa spiega il grafico che segue?

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Chiediamo al lettore: quel 25% di rialzo recente, oltre i massimi del 2007, sarebbe spiegato ... da che cosa? Mettetelo a confronto con il grafico precedente, ricordando bene che quelle del precedente sono le ASPETTATIVE per gli utili, e NON gli utili già realizzati. Un dato INCERTO.

In un articolo di oggi del Wall Street Journal, trovate una frase che spiega ogni cosa:

According to FactSet, the bottom-up consensus estimate for the S&P 500 in December of 2016 was $133. That means an average S&P 500 company would earn about $3.8 a share in 2017. As of Tuesday, that number is $131. At the end of 2016, the bottoms-up aggregate price target for the S&P 500 was 2,462 or about 10% appreciation, according to FactSet.

Such a price target suggests that analysts were assuming investors would pay 18.8 times forward earnings.

In reality, investors got giddy and paid more than 20 times next year’s earnings, with the market appreciating about 19% year to date, or twice as much as the estimate.

Consensus estimates from top-down strategists were more cautious. The average earnings per share for the S&P 500 was about $127. The average growth for the S&P 500 by 10 leading strategists at the end of last year was about 4%. Analysts for the most part decided that investors wouldn’t pay more than 18 time forward earnings.

Nel Post che precede questo, abbiamo utilizzato una frase di El Erian: "sono stati presi a prestito i risultati dei prossimi anni". I dati di questo Post forniscono un supporto quantitativo a quelle affermazioni. La domanda per voi lettori/investitori è: volete continuare ad investire "prendendo a prestito dal futuro" anche dopo avere analizzato il grafico (aggiornatissimo, al 7 dicembre) qui sotto per le PREVISIONI sugli utili, grafico che utilizza gli autorevolissimi dati IBES?

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Mercati oggiValter Buffo