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Gennaio 2019: l’incubo Brexit (ma si farà … May?)

Recce’d e i suoi Clienti guardano al 2019 senza particolari preoccupazioni, diciamo un livello normale di preoccupazione, sicuramente di molto inferiore a quello che oggi colpisce sia gli investitori finali sia le Reti di vendita e le banche globali di investimento.

Per questa ragione, oggi abbiamo scelto di dedicare una serie di Post agli incubi. Degli altri.

E tra gli incubi che, leggendo i media, agitano gli investitori spicca la Brexit.

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La sterlina GBP viene quotidianamente agitata dalle notizie politiche, tanto che in molti scrivono e commentano che la sterlina oggi “è impossibile da trattare sui mercati”. In una situazione di puro panico, è ovvio che prevalgono le vendite.

La linea di Recce’d come sapete è opposta: nelle situazioni di panico ci sono le migliori opportunità

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Potrebbe essere questa la più grande opportunità di investimento per i portafogli titoli nel 2018?

Lo deciderà la politica magari facendo marcia indietro su Brexit? (Nell’immagine sopra, si dice che secondo Goldman Sachs oggi le probabilità di una retromarcia sono salite al 40%

Lo deciderà la Banca di Inghilterra con le sue mosse sui tassi ufficiali di interesse? Nell’immagine in basso vedete una panoramica aggiornata delle previsioni di mercato su questo aspetto della politica monetaria UK.

Questo è proprio uno di quei casi nei quali le previsioni sono inutili. Dire oggi dove saremo tra sei mesi NON è possibile.

Quindi, sul piano operativo, la nostra gestione della sterlina GBP, e degli asset del Regno Unito in generale, sarà basata su due principi molto solidi:

  1. rimanere ancorati in modo fermo alla realtà dei fatti e dei dati

  2. seguire di giorno in giorno l’evoluzione delle cose per i nostri Clienti, ed essere pronti a scattare

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Mercati oggiValter Buffo
Gennaio 2019: l'incubo del risparmio gestito

Recce’d e i suoi Clienti guardano al 2019 senza particolari preoccupazioni, diciamo un livello normale di preoccupazione, sicuramente di molto inferiore a quello che oggi colpisce sia gli investitori finali sia le Reti di vendita e le banche globali di investimento.

Per questa ragione, oggi abbiamo scelto di dedicare una serie di Post agli incubi. Degli altri.

Per il settore del risparmio gestito, in cui operano i nostri piccoli, grandi e grandissimi concorrenti, l’incubo è quello della sopravvivenza.

I piccoli possono guardare al futuro con ottimismo.

Ma per i giganti, il destino è segnato, la strada è stata già imboccata da tempo. Il settore dello asset management, ovvero l’industria del risparmio, nella sua versione che oggi vedete e che oggi domina, è entrato nella sua crisi finale.

Reti di promotori (o di private bankers) da un lato, che piazzano la merce. E scatole chiuse di Fondi Comuni di Investimento, che impongono al Cliente di pagare commissioni tra il 3% ed il 5% l’anno, commissioni che poi girano ai venditori, ai private bankers. Perché il Cliente le paga e le ha pagate? nessuno, al Mondo, è in grado di spiegarlo: è un semplice caso di dominio di mercato, di posizionamento, di cartello stile Ottocento, di abuso di posizione.

Il Cliente ripete: “… lo faccio perché non saprei che cosa fare altrimenti”; è una frase che, ancora oggi nel 2018, noi sentiamo ripetere spesso, purtroppo.

Il giochetto sta tutto lì: convincere il pubblico che le alternative NON ESISTONO.

Questo stato di cose però adesso è finito. Non ci sarà più. Lo dicono già i conti economici, le commissioni del 2018. E lo dicono anche i prezzi in Borsa di questo tipo di Aziende, come vedete bene nel grafico sotto e negli altri dati che Recce’d in precedenti occasioni ha messo a disposizione anche nel Blog.

Va sottolineato che è finito grazie ai mercati. E non grazie all’opera di Autorità che dovrebbero tutelare l’interesse dell’investitore finale, e che al contrario per decenni hanno protetto l’interesse di queste potenti corporazioni, dei promotori finanziari (o private bankers) da un lato e dei Fondi Comuni dall’altro.

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Mercati oggiValter Buffo
Gennaio 2019: l'incubo banche

Recce’d e i suoi Clienti guardano al 2019 senza particolari preoccupazioni, diciamo un livello normale di preoccupazione, sicuramente di molto inferiore a quello che oggi colpisce sia gli investitori finali sia le Reti di vendita e le banche globali di investimento.

Per questa ragione, oggi abbiamo scelto di dedicare una serie di Post agli incubi. Degli altri.

Tra i tanti incubi degli investitori che oggi i mercati ci raccontano, spicca quello che riguarda le banche.

Ne abbiamo scritto, per cinque giorni, la settimana scorsa in The Morning Brief.

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Proseguiremo in questo lavoro per i Clienti, per una ragione molto semplice: i ribassi negli USA (sopra) ed in Europa (sotto) hanno toccato dimensioni tali da giustificare qualche dubbio in più.

C’è forse qualche cosa che non è ancora di dominio pubblico, alla base di questo “bear market”? Qualcosa che ricorda gli anni 2005-2006?

E come si deve operare, di conseguenza, sulle posizioni in portafoglio?

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Mercati oggiValter Buffo
Gennaio 2019: l'incubo debito (e i mercati obbligazionari)

Recce’d e i suoi Clienti guardano al 2019 senza particolari preoccupazioni, diciamo un livello normale di preoccupazione, sicuramente di molto inferiore a quello che oggi colpisce sia gli investitori finali sia le Reti di vendita e le banche globali di investimento.

Per questa ragione, oggi abbiamo scelto di dedicare una serie di Post agli incubi. Degli altri.

E mentre tutto il Mondo parla di Borsa, Recce’d insiste nel parlarvi di obbligazioni.

La stampa, specializzata e non, è sempre pronta a mettere all’attenzione dei lettori e degli investitori i “nuovi record delle Borse”. Non è altrettanto pronta nel segnalare i nuovi record del deficit e del debito.

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Si scrivono pagine e pagine sul deficit dell’Italia, ma nessuno mette in evidenza il fatto che negli Stato Uniti il deficit 2018 toccherà un livello record (nel grafico qui sopra) e che questo spingerà il debito degli Stati Uniti ad una crescita che è la più elevata dal 2012 (grafico qui sotto).

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Della situazione in Italia e Francia sapete tutto, leggendo i quotidiani.

E facilmente capite dove sta il problema: che questo nuovo deficit genera debito, e che questo debito poi … a qualcuno va piazzato.

Ma non è facile, in un contesto in cui tutti i grandi compratori (le Banche Centrali) si ritirano dai mercati, e anche l’interesse degli investitori privati rallenta.

Questo elenco di dati di fatto dovrebbe aiutare il lettore a capire perché (nel grafico sotto) il ritmo delle nuove emissioni obbligazionarie da parte di Società private fa segnare un deciso calo nel 2018. Con tutti i riflessi del caso sul finanziamento dell’economia privata.

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Aggiungete poi che il peggioramento delle prospettive delle economie si traduce in un peggioramento delle prospettive degli emittenti: a sua volta, se peggiorano le prospettive degli emittenti peggiora anche il loro rating, come vedete sotto nel grafico.

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Da qui sia arriva alle tensioni sui mercati delle obbligazioni: ancora una volta, Recce’d vi ricorda che se anche si prevede un atteggiamento più morbido da parte delle Banche Centrali (per effetto del calo della crescita economica) e un conseguente calo dei rendimenti dei Titoli di Stato, questo non implica che si fermerà il selloff (ribasso dei prezzi e rialzo dei rendimenti) nei comparti delle obbligazioni corporate che è rappresentato nel grafico di chiusura.

Il nostro suggerimento è: date un’occhiata al vostro portafoglio in obbligazioni, al più presto.

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Mercati oggiValter Buffo
Gennaio 2019: l'incubo Borse (o l'incubo valutazioni)

Recce’d e i suoi Clienti guardano al 2019 senza particolari preoccupazioni, diciamo un livello normale di preoccupazione, sicuramente di molto inferiore a quello che oggi colpisce sia gli investitori finali sia le Reti di vendita e le banche globali di investimento.

Per questa ragione, oggi abbiamo scelto di dedicare una serie di Post agli incubi. Degli altri.

Oggi ad esempio per gli investitori la Borsa di New York è diventata un incubo. Perché è incomprensibile: quali fattori ne guidano i ribassi ed i rialzi? Nessuno lo sa più dire.

Il grafico qui sotto ci serve per ricordare, a chi ci legge, i due più recenti rialzi della Borsa di New York:

  1. il primo, dopo il discorso di Powell il 28 novembre scorso, quando si scrisse e fu detto che era ritornata la Fed Put, ovvero che la Fed avrebbe cambiato idea sui tassi ufficiali di interesse a causa dei ribassi di Borsa

  2. e il successivo, dopo la cena tra Xi e Trump, quando fu annunciata la Tregua tra Cina ed USA

Come noi avevamo anticipato ai Clienti, attraverso The Morning Brief, in entrambi i casi si trattava di .. bufale, e come ci racconta il grafico qui sotto soltanto pochi giorni dopo i due effetti erano già scomparsi. Venerdì 14 dicembre, poi, la Borsa di New York ha chiuso a 2600 punti di indice S&P 500.

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Ora, resta il solo indice Nasdaq in positivo per il 2018: allo stesso tempo, il grafico che segue ci ricorda che per l’indice Nasdaq questo 2018 è l’anno peggiore dal 2009.

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La settimana appena conclusa ci ha dimostrato, ancora una volta, il cambiamento di umore sui mercati: a New York, la Borsa viene venduta dopo ogni rialzo, anche molto piccolo, come vedete sotto nel grafico (“sell the rip”).

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Il pubblico degli investitori dimostra nel modo più concreto questo cambiamento di umore, con deflussi dai Fondi Comuni che hanno appena toccato livelli da record, come vedete sotto nel grafico.

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Questa frenesia degli investitori è spiegata facilmente: come fai oggi a vendere al Cliente la storia di una economia che rallenta, se solo 12 mesi prima veniva dato per certo un boom economico con la crescita del PIL al 4% e gli utili che crescono del 20%?

Se anche fosse vero (e noi crediamo che NON sia vero) che gli investitori finali sono tutti “poveretti che non capiscono nulla di mercati”, come spesso si ascolta dai personaggi che lavorano e gestiscono le Reti di vendita dei Fondi Comuni e le banche di investimento internazionali, anche un “poveretto” si rende conto che qualcosa non va, se il venditore è costretto a … rivoltare la frittata in soli 12 mesi.

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Tornando al mercato, vi ricordiamo ancora una volta che oggi il mercato è quello che vedete negli ultimi due grafici: abbiamo preso ad esempio qui il titolo Apple (nel grafico qui sopra), quello a maggiore capitalizzazione al Mondo fino a qualche mese fa, che ha appena perso un terzo del proprio valore nello spazio di settimane. E non sarà il solo caso.

Vi ricordiamo ancora che il Bitcoin (nella immagine sotto) è uno splendido esempio della frenesia collettiva che spesso colpisce il “gregge degli investitori”, e che questa valutazione può essere estesa, nell’attuale contesto di mercato, anche ad altre categorie di asset finanziari.

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Mercati oggiValter Buffo