Posts in Mercati oggi
Le opportunità di fine 2018 (3): un rifugio di valore

“La sterlina è isterica, la sterlina soffre di crisi di nervi, la sterlina è esposta ai quattro venti.”

wk4_sep_2018_001.png

Questi i commenti che si leggono: commenti giustificati, dai recenti su e giù della valuta del Regno Unito.

Valuta che noi di Recce’d abbiamo proposto e proponiamo, come rifugio di valore, e che ha un ruolo importante nei nostri portafogli modello.

wk4_sep_2018_002.png

Le ragioni le abbiamo già più volte illustrate: lo ripetiamo chiaramente, che di Theresa May, del suo Governo e di tutta Brexit ci preoccupiamo pochissimo, per non dire nulla.

Per quanto possa suonare insolito, a noi oggi la sterlina GBP sembra essere qualche cosa di simile al Franco Svizzero di trenta anni fa. Se volete stare fuori dai guai, e proteggervi dal vero e proprio maremoto che è in arrivo, la sterlina è un rifugio futuro.

Le basi di questa nostra convinzione i Clienti le conoscono bene: ed ogni settimana riceviamo nuove conferme, come i dati per l’inflazione e le vendite al dettaglio che abbiamo visto la settimana scorsa. la sintesi di tutti i dati, la vedete sotto nel grafico. Un grafico che vi suggeriamo di analizzare con la massima attenzione, perché racconta molte cose.

wk4_sep_2018_002bis.png
Mercati oggiValter Buffo
Le opportunità di fine 2018 (2): quali sono i drivers di Borsa?
wk4_sep_2018_017.png

Cosa guida le Borse? Cosa determina rialzi e ribassi?

Lo avete chiesto al vostro consulente, private banker, venditore di Fondi Comuni? Vi ha spiegato il grafico in apertura qui sopra?

Fatevelo spiegare bene, perché da questa risposta dipendono tutte le vostre opportunità di guadagno oppure di perdita.

La settimana tra il 17 ed il 21 settembre 2018 offre una serie di spunti eccellenti: eccellenti nel senso che ci possono aiutare a chiarire la situazione attuale.

Come i più attenti hanno visto, il rialzo degli indici di New York della settimana scorsa, che li ha portati a nuovi valori record, ha nulla a che vedere con nuovi dati per gli utili, nulla a che vedere con i dati macroeconomici, e addirittura è in contrasto (fatto molto singolare) con l’andamento dei tassi di mercato, o meglio dei rendimenti delle obbligazioni.

E allora? E allora New York sale perché scende il dollaro USA. Sale perché un dollaro più basso favorisce le aziende USA. Cose che, di solito, in passato si vedevano per economie come la Malaysia oppure lo Uruguay oppure l’Egitto.

Può durare a lungo? Sono cambiate le cose ed il Mondo adesso funziona diversamente?

La nostra risposta, fermissima, è che NO, il Mondo non è cambiato, NO non è vero che “stavolta è diverso” e NO il dollaro USA non può essere svalutato come se fosse la valuta del Venezuela.

wk4_sep_2018_003.png

I mercati finanziari, a nostro giudizio, imporranno in futuro una riconciliazione tra aspettative e dati: come vedete sopra, la divergenza tra tassi (che salgono) e dollaro (che scende) è una anomalia che durerà poco

wk4_sep_2018_018.png

Secondo Merrill Lynch, ad esempio, il differenziale tra i rendimenti a 2 anni degli USA di oggi ed i rendimenti a 2 anni della Germania di oggi giustifica un cambio alla pari tra euro e dollaro USA (seguite la linea gialla, e la scala del grafico che sta sulla sinistra.

Recce’d non si spinge a tanto, ma abbiamo chiaro l’obbiettivo operativo per le nostre posizioni in dollari USA, che sta tra 1,0500 ed 1,1000 (e ci siamo arrivati, quasi, il giorno 16 agosto scorso).

wk4_sep_2018_015.png

La debolezza del dollaro, la settimana scorsa, ha poi innescato il rimbalzo dei Mercati Emergenti, a cominciare dalla Borsa di Shanghai (a sinistra) ed un frenetico ricorso alla copertura degli SHORT sui titoli azionari del settore minerario, in particolare alla Borsa di Londra (nel grafico qui sotto). Anche qui, vale ciò che abbiamo scritto sopra: sarà il mercato a mettere uno stop a queste anomalie.

wk4_sep_2018_005.png
Mercati oggiValter Buffo
Le opportunità per investire oggi (ma ... dovrete fare uno sforzo)

Sarebbe bello.

Sarebbe bello potere restare comodamente seduti in poltrona, magari guardando il mare.

Ed affidarsi alla “solita vecchia canzone”: metto un po’ di soldi in questo, metto un po’ di soldi in quello, un po’ a destra, un po’ a sinistra, guardo avanti di 5 anni (facciamo 10) e so che tutto andrà per il meglio, sempre.

Devo solo fare asset allocation. Diversificazione. Pianificazione a medio termine. Me lo hanno spiegato i private banker.

Sarebbe bello: ma non è vero.

Voi, amici lettori, fino ad oggi avete visto soltanto un lato della storia: avete visto la parte della storia nella quale una Mano Santa arriva sempre, dall’alto, a salvare tutti quelli che vanno a fondo, anche quelli che ne hanno combinate di ogni tipo, anche quelli che, del mestiere dell’investimento, capiscono poco o nulla.

Avete visto solo la parte luminosa e positiva della storia, quella nella quale Draghi arriva e ci racconta che la carta emessa dallo Stato Italiano vale molto, ma molto, ma molto più di quanto non si credesse.

Avete visto solo la parte nella quale … il conto non lo paga nessuno, perché non si paga mai. Domani, forse, magari, ma quando?

Recce’d ha scelto fin dai primi giorni una strada diversa. Non quella di imbambolare il cliente Non quella di stordire l’investitore. Non quella di raccontare favole agli amici.

Recce’d ha scelto la strada della consapevolezza.

Chi oggi racconta agli investitori che tutto è come 20 oppure 30 anni fa, e che si fa benissimo ad investire come 20 oppure 30 anni fa, mente. Mente sapendo di mentire, in alcuni casi, oppure mente perché non se ne rende conto, come nel caso di moltissimi che vendono i prodotti finanziari.

Se volete proteggere il patrimonio, ed insieme garantirvi un rendimento decente, da qui in poi, sarete costretti a … fare uno sforzo, buttare via le vecchie abitudini mentali, buttare via anche i vecchi consulenti e venditori di merce scaduta. fare uno sforzo per ragionare di investimenti in modo diverso.

Un esempio. La storia del Bitcoin è un simbolo di questi nostri anni, e adesso che il Bitcoin scende invece di salire (avete notato?) nessuno ve ne parla più.

Invece noi vi diciamo: continuate a seguirla, c’è moltissimo da imparare.

wk3_sep_2018_012.png

Nel grafico, vi si dimostra che la caduta del Bitcoin è stata più veloce, e più ampia, di quella della Bolla “dot.com”.

Ecco: ricordate questo: da qui in poi, le correzioni che vedrete (e ne vedrete …) saranno più veloci, e più ampie che in passato. Le ragioni? Sono ovvie: più si tira una corda …

Mercati oggiValter Buffo
Mollate Lehman: e guardate al futuro (prossimo)

Per le ragioni che abbiamo dettagliato nei tre Post precedenti, giudichiamo inutile ed anche fuorviante la maggior parte di ciò che è stato scritto e detto in occasione della ricorrenza dei 10 anni dal fallimento di Lehman Brothers.

Non solo nessuno ci ha (ancora!) capito nulla: ci tocca pure di ascoltare e leggere analisi semplicistiche e tranquillizzanti, quasi come se si trattasse di una piccola indigestione che è stata curata con un pizzico di bicarbonato.

Al contrario, quella storia, della quale Lehman Brother è solo una piccolissima parte (al limite dell’insignificante: nessuno che faccia lo sforzo di ricordare che Bear Sterns era saltata solo pochissimo tempo prima) di una vicenda che 1) è tutt’ora in corso e che 2) ha prodotto soltanto in una piccola parte le sue conseguenze, la cui maggior parte la dovrete e la dovremo vedere, ed affrontare, di qui a non molto tempo.

Non si tratta di una nostra previsione: Recce’d qui si riferisce a dati di fatto.

I mercati finanziari, nel 2018, fanno finta di non vedere (compiacenza) quali saranno le implicazioni, inevitabili, della Crisi degli Emergenti, che è in pieno svolgimento: la settimana scorsa, le Borse Emergenti, tutte insieme, hanno fatto registrare qualche cosa che non si vedeva dal 2002 (sedici anni! lo leggete sotto nel grafico)) mentre in Turchia i tassi di interesse a una settimana sono stati portati al 26%.

I mercati finanziari fanno finta (perché ben imbeccati a stare fermi) ma sarà impossibile evitare una reazione, ora che sarà necessario ritoccare, al ribasso, le stime per la crescita economica globale.

wk3_sep_2018_004.png

I mercati finanziari oggi hanno il medesimo atteggiamento quando si parla di Italia: “tutto è sotto controllo”. Ma, come ci ricordano le cifre dell’immagine sotto, non è per nulla vero: e non ci sembra che il Governo italiano in carica sia così disponibile ai passi indietro richiesti (al di là delle dichiarazioni formali). Potrebbe, al contrario, essere cercato proprio un momento di scontro.

wk3_sep_2018_002.png

Anche in questo caso, i mercati finanziari possono pure fingere di non vedere: ma saranno costretti a vedere, ora che sarà necessario ritoccare al ribasso le stime di crescita economica. E, notate bene, nel caso dell’Eurozona si è già cominciato: lo ha fatto proprio Draghi, 48 ore fa.

Negli Stati Uniti invece, ci dicono che c’è una forte ripresa economica. Fantastico. Peccato però che sia del tutto scomparso, sia dalle prime pagine dei quotidiani, sia in televisione, sia nelle ricerche delle banche di investimento, sia nelle parole del vostro venditore di Fondi Comuni o private banker, il dato che vedete nel grafico sotto.

Il fatto è molto curioso perché, aprendo il vostro quotidiano, in settimana avrete sicuramente letto le raccomandazioni fatte all’Italia, per un controllo stringete della spesa pubblica. Perché il debito pubblico non aiuta la cerscita economica, la rallenta. Fantastico: ma lo sapete che il debito pubblico negli Stati Uniti adesso sta al 113% del PIL? E che il deficit con Trump sale e salirà, ben oltre il 5% del PIL?

Mah. Forse chi ne capisce pensa che il debito pubblico è un problema per l’Italia, ma non è un problema (anzi … ) per l’illuminato Donald J. Trump.

wk3_sep_2018_005.png

Ma non abbiamo ancora finito. I mercati finanziari fingono di ignorare molte cose, in questo momento di isteria che rasenta la schizofrenia: ad esempio, il fatto che la Borsa di Shanghai è tornata sui livelli della Crisi del 2016.

wk3_sep_2018_007.png

Il contrasto è enorme, tra questo dato ed il clima di (assurda) euforia che circonda Wall Street: come vedete nel grafico qui sotto, oggi TUTTA la Borsa di Shanghai vale quanto cinque volte il SOLO titolo Apple. Ne abbiamo parlato anche nella nostra consueta rassegna del fine settimana.

Vi abbiamo proposto qui, a volo d’uccello, una sintesi di alcuni (ce ne sono altri) segnali di stress sui mercati finanziari oggi. Un contributo un po’ più concreto dei “coccodrilli” su Lehman Brothers.

Siete proprio sicuri, che va tutto bene nel vostro portafoglio?

wk3_sep_2018_006.png
Mercati oggiValter Buffo
10 anni da Lehman: che barba, che noia (parte 3)

Ma allora perché ne parlate? Se tutto è così ovvio, scontato, noioso ed irritante?

Per renderci utili: ai nostri amici lettori.

I tanti “coccodrilli” che abbiamo appena letto sono utili ad un solo scopo: raccontare a chi legge che “Lehman Brothers è una crisi di 10 anni fa”.

Non è vero. Non è vero che Lehman Brothers è una crisi, e non è vero che si tratta di fatti di 10 anni fa.

Stiamo, in realtà, occupandoci di ciò che accade oggi: la maggior parte dei mezzi di informazione, e tutte le Reti che vendono Fondi in italia e nel mondo, e naturalmente le banche di investimento, deliberatamente mettono in prima pagina solo gli utili trimestrali, e vi nascondono una grande parte della realtà nella quale investite.

wk3_sep_2018_008.png

Ed anche parlando di Lehman, vi nascondono la realtà: ad esempio, ve lo hanno detto che oggi negli Stati Uniti il debito pubblico tocca il 113% del PIL (dati fonte FRED)? In Italia, siamo al 131%: e quindi, poco distanti. Qualcuno vi aveva segnalato che gli USA stanno messi più o meno come l’Italia, l’Italia che ogni giorno si sente fare lezione sul fatto che il deficit frena la crescita dell’economia? E vi hanno fatto notare che a 10 anni da Lehman Brothers, il denaro costa il 2% negli Stati Uniti, MENO 0,40% in Eurozona, e zero in Giappone? Vi hanno fatto notare che se l’economia fosse in buone condizioni questi numeri sarebbero, semplicemente, assurdi? Che questi sono segnali di forte tensione, ovvero di una crisi in atto?

Vi hanno detto che in Giappone il più grande investitore in Borsa, quello che ha in portafoglio la percentuale più grande di azioni quotate, oggi è la Banca del Giappone? Vi hanno detto che in Giappone ci sono Titoli di Stato che NON vengono più trattati, scambiati, comperati e venduti? Per giorni, e in alcuni casi per settimane intere? Che in Eurozona il più grande investitore, quello che ha in mano quasi tutto il mercato delle obbligazioni corporate, è la BCE? E che la Federal Reserve, a tutto oggi, ha in portafoglio 3,5 mila miliardi di obbligazioni? Vi sembra davvero che una persona di buon senso possa affermare che la crisi è finita? Che la crisi è “Lehman Brothers”?

Forse, si può dire che la crisi è superata perché negli Stati Uniti la disoccupazione sta al 4% e la crescita al 3%, nel 2018? Non scherziamo su argomenti seri: se la Fed vendesse il suo portafoglio di titoli oggi, il sogno svanirebbe, in pochi secondi (e si porterebbe via tutta la montagna di sciocchezze che abbiamo appena finito di leggere nei “coccodrilli”). Chi sostiene che la crisi è finita, lo dimostri: facciamo subito la prova!

Messaggio agli investitori, privati ed istituzionali: non lasciatevi ingannare da certe voci rassicuranti (tipo i private bankers) che puntano solo a vendervi qualcosa, e poi a “tenervi investiti per sempre”.

La più grande delle trappole è quella che viene presentata così: “non c’è una crisi fino a quando non si vede che c’è una crisi”.

Leggete invece questi consulenti finlandesi, GnS Economics, che hanno le idee molto chiare. Nel testo che segue, GFC sta per “Great Financial Crisis”, la crisi 2007-2009.

The collapse of Lehman Brothers on 15 September (the bankruptcy was announced late Sunday on the 14th) is the culmination point of the GFC. It is also the culmination point on our journey to a new global crisis. The failure of Lehman shocked the central bankers and political leaders so that they retained to a full conservation mode. Examples of banking crises in the Nordics, where the failed banks were wound down and the financial sector was restructured, were forgotten. Even though better capitalized, the banks, dubbed “too big to fail” in 2008, are even larger now in the US. The European banking sector is undercapitalized and full of zombies and it’s kept going only by the liquidity support of the European Central Bank. The economy of China is facing a reckoning which can only be described as the biggest debt bubble ever. The banking regulation has been likely to push more banking into the “shadows”.

It is almost certain that the creators of the Federal Reserve, or other major central banks for that matter, could not have envisaged that at some point they would provide funding with near zero or even negative interest rates for a decade and that they would end up owning a large chunk of the capital market. Still, it’s where we stand. The central bankers, in an exception of the Fed, are still in a full stimulus mode.

Alas, the imbalances that plagued the world economy before 2008, are even larger now. Debt in the world economy is considerable higher and the extended use unorthodox policies of the central banks have created a platform for speculation of an unprecedented scale. The ‘lost decade’ of Japan shows very clearly that policies, which save everybody and provide the banks with almost endless liquidity, lead to a ‘zombified’ banking and business sectors unable to grow and are in a constant risk of failure. Now, this is a global issue.

GFC was not born out of void. The imbalances and risks were visible before the crisis hit. It was born out of a combination of speculation, regulatory failures, moral hazard and incentives to get into debt. Very little has been done to fix these issues and, in some cases, even the opposite has materialized. This policy of “more of the same” has the potential to bring down the global economy in the future. The cure may well turn out to be worse than the disease.

Mercati oggiValter Buffo