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Gestire usando lo spike
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Venti o trenta anni fa, sui mercati si definiva con il termine spike una variazione improvvisa dei prezzi di mercato priva di ragioni scatenanti.

Oggi la situazione è del tutto diversa. Tutti i mercati si aggiustano per "spikes": le correzioni di prezzo sono e saranno immediate ed improvvise, non lente e graduali.

Così è cambiata la gestione dei portafogli: l'investitore deve sapere prevedere dove ci sarà il prossimo spike, ed in quale direzione. E costruire per conseguenza le sue posizioni di portafoglio.

E' stato così per i Btp (sopra), sarà così per le obbligazioni (sotto) e per le posizioni in Borsa (non dimenticate gennaio: era solo un anticipo).

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Gli spikes che si registrano a ripetizione in questo 2018 sono la conseguenza diretta della compiacenza: come racconta il grafico qui sotto, lo stesso prestigioso Istituto IFF (ovvero gente che non fa altro nella vita che studiare i dati) è sorpreso dal fatto che "il consenso sull'Italia al nostro meeting di primavera era POSITIVO". Poche settimane fa.

Vi abbiamo già detto che cosa deve fare, del "consenso" un investitore nei mercati di oggi. Perché il consenso oggi cambia, e cambierà, con uno "spike".

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Il sogno della crescita globale sincronizzata
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Il tema forte delle Reti di vendita fino a cinque mesi fa era la "crescita economica globale sincronizzata", e i nostri Clienti ricordano quante volte Recce'd lo ha messi in guardia contro quello che era, semplicemente, un argomento di vendita.

Come le creme che in tv vengono presentate come capaci di fare dimagrire.

Oggi, tutti scrivono che non c'è più la crescita globale sicronizzata (grafico in apertura) e noi di Recce'd a questo punto aggiungiamo un secondo elemento,  che è quello che vedete sotto. Da qui deriveranno le performances di portafoglio del 2018.

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Rivedremo il melt-up di gennaio?
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Il calo dell'indice USA di volatilità, il VIX (nel grafico sopra) e l'anomalo rialzo dei primi giorni di giugno dei titoli Tech USA (grafico più sotto) denuncia la voglia degli operatori specializzati, ovvero dei "grossisti" del mercato di Borsa USA (banche di investimento e Reti di vendita), di rilanciare il rally utilizzando esattamente i medesimi temi e modalità visti nello scorso gennaio.

Funzionerà?

Noi crediamo di NO, e lo abbiamo scritto la settimana scorsa ai Clienti in The Morning Brief. Vi offriamo un elenco sintetico di cose che esistevano a gennaio e che oggi non esistono più: per i Clienti, approfondiremo poi in settimana:

  1. non c'è più la crescita globale sincronizzata
  2. neppure la calma sui mercati di tutto il Mondo
  3. manca la coesione tra i Paesi Sviluppati
  4. non c'è più la sintonia tra le maggiori Banche Centrali
  5. non c'è più la calma sul fronte dei tassi di inflazione
  6. non ci sono più 12 mesi davanti con rialzi degli utili negli Stati Uniti a due cifre

L'elenco potrebbe continuare.

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Le anomalie Emergenti
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Ciò che colpisce chi come noi ha esperienza di mercati finanziari da decenni è che le notizie drammatiche che leggiamo ogni mattina sul Brasile, sull'Argentina, sulla Turchia, sul Sud Africa non hanno determinato fino ad oggi un fenomeno di contagio, e non hanno coinvolto le economie dell'Asia.

Segnaliamo questo fatto perché i nostri lettori devono rendersi conto, prima di fare le loro scelte di portafoglio, di quanto ampie sono oggi le anomalie, e di quanto sia fondato oggi il dubbio di interventi esterni ed in qualche caso di manipolazione (l'esempio più evidente è la totale assenza di reazioni della Borsa USA, almeno fino ad oggi).

Come vedete sotto, però, il fenomeno è di grande importanza: l'indice delle valute Emergenti è tornato ai livelli della Elezione di Trump, azzerando ogni rialzo.

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Ciò che davvero è destinato a pesare, in futuro sui vostri portafogli e sui vostri rendimenti è, come sempre sarà, l'andamento delle economie reali: e il grafico qui sotto vi descrive in modo chiarissimo la situazione come è oggi.

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BCE: ve lo avevamo detto
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Tutti i nodi vengono al pettine: e potrebbero venire al pettine tra pochi giorni nel caso della BCE.

Per una volta, permetterci di scrivere che "ve lo avevamo detto": il grafico di apertura riporta una osservazione del Financial Times che noi abbiamo proposto ai nostri lettori più e più volte, negli ultimi tre anni. Tutto quel discutere della "deflazione" in BCE era del tutto strumentale, falso: per raggiungere altri obbiettivi, e fare comunque il QE.

Ma non è questo il solo nodo che giovedì la BCE dovrà affrontare: c'è anche uno stato dell'economia reale che è molto ben descritto dai dati tedeschi comparsi nell'ultima settimana, come gli ordini all'industria e la produzione industriale (grafico sotto) che seguono inflazione ed IFO e si accompagnano ai dati per l'export di Eurozona.

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Altri nodi che vengono al pettine sono le banche: quelle in Italia, ovviamente, ma pure quelle tedesche, come ci ricorda il grafico sotto. Quattro anni di QE, e la situazione è sempre la medesima.

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