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La lezione che arriva dal petrolio (parte 2)
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Ha chiuso in ribasso venerdì 1 giugno il petrolio greggio: le ragioni per le quali torniamo su questo tema sono state illustrate già nel primo Post della serie, ed oggi ci limitiamo a segnalare l'importanza del livello toccato venerdì 1 giugno, anche attraverso il grafico più in basso.

Ribadiamo la nostra visione sul petrolio, che rimane positiva nel medio termine, ma cauta nel breve perché quello che abbiamo appena visto nei primi mesi del 2018 è un "fake rally".

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Perché sarà facile (parte 5)
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Quelle che vedete nel grafico sopra sono le due "punte", i due massimi di volatilità, toccati qualche mese fa dall'indice VIX e proprio pochi giorni fa dai BTp italiani.

L'anno si sta evolvendo nel modo che noi di Recce'd avevamo anticipato ai Clienti mesi fa. Le due "punte" di volatilità saranno seguite a breve da altre "punte" anche più elevate.

Ci sono fatti, dati, molto concreti e molto specifici che lo dimostrano, e sono sotto i vostri occhi.

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Tre i modi per ricavarne un risultato positivo il termini di performance dei propri investimenti:

  1. arrivarci con una quota significativa di cash, di liquidità
  2. non arrivarci con posizioni LONG sugli asset oppure le classi di asset più costose in termini di valutazione; le posizioni LONG sugli asset in bolla, specie se detenute attraverso quote di Fondi Comuni di Investimento, vanno azzerate subito
  3. sapere già oggi che cosa fare quando, poi, arriveranno le nuove impennate di volatilità; pensarci dopo, dopo che i fatti sono già successi, è l'errore più grande e più frequente; come per i BTp, bisogna pensarci prima, mentre tutti vi dicono che "non ci sono problemi all'orizzonte"
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Noi investitori ed i media (parte 1)
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La fretta e la concitazione portano spesso i mezzi di informazione a rifugiarsi in quelle che si chiamano "semplificazioni giornalistiche". Quando però ci cono di mezzo i soldi degli investitori, le implicazioni possono diventare gravi.

Il titolo qui sopra, della Repubblica di venerdì 1 giugno, afferma che il Governo Conte "rassicura il mercato", ma chi prendesse alla lettera questo titolo farebbe un errore enorme.

Il recupero a 22 mila punti di venerdì 1 giugno, della Borsa di Milano, è soltanto il riflesso della chiusura delle posizioni dei "trader di giornata", ovvero i "day trader", perché hanno capito che quel giorno lì, venerdì 1 giugno, non ci sarebbero state altre notizie capaci di attivare flussi in vendita.

Punto. Nessuna rassicurazione. Tutto potrebbe iniziare daccapo già lunedì 4 giugno.

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Un secondo esempio : la stampa USA, raccogliendo in modo disciplinato le imbeccate del Presidente Trump, ha esaltato la chiusura di venerdì 1 giugno (rialzo dello 1% a 2735 punti) come un effetto del "dato eccezionale per gli occupati".

Il dato, lo vedete nel grafico qui sopra.

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Anche un lettore distratto può verificare, senza la minima difficoltà, tre cose:

  1. il dato per gli occupati (+223 mila unità) ha NULLA di eccezionale
  2. la chiusura a 2735 punti dello S&P 500 ha NULLA di significativo: l'indice della Borsa di New York è fermo da quattro mesi "nel mezzo del nulla"
  3. i fattori in gioco venerdì 1 giugno erano l'Italia, la Nord Corea e la guerra dei dazi

Anche in questo caso, l'investitore finale che si facesse ingannare dai media cadrebbe in una trappola molto pericolosa.

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Come investitori, come dovremo accogliere il Governo del Cambiamento? (parte 9)
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I fatti ci costringono a "resuscitare" questa serie di Post: la ragione è che è stato "resuscitato" il Governo del Cambiamento, già dato per "morto" durante la settimana.

Ne scriviamo per una ragione: non vogliamo dare agli amici lettori E Clienti la sensazione di volere evitare l'argomento.

Ma siamo anche del parere che, nei precedenti otto Post, abbiamo esaurito tutti ciò che era importante puntualizzare: almeno, fino al giorno in cui non si vedranno i primi atti concreti.

Oggi sabato 2 giugno ci limiteremo quindi a segnarvi un articolo di commento apparso su la Stampa e firmato dal capo Ufficio Sudi di Confindustria. Siamo ben consapevoli che il ruolo, in questo caso, impone toni concilianti: siamo altresì consapevoli che in questo modo si continua nella (dannosissima) pratica di illudere il pubblico, ed in particolare gli investitori, che "tutto è calmo e tutto è sotto controllo", atteggiamento che poi ha prodotto proprio la situazione politica che oggi affrontiamo.

Una persona di tale esperienza non dovrebbe scrivere che oggi la situazione è migliore rispetto al 2011: persino il più distratto dei lettori ricorderà l'ampia maggioranza che sostenne l'azione (giusta o sbagliata che la si giudichi) del Governo Monti. Mettetela a confronto con la netta spaccatura che si legge oggi su tutti i quotidiani, e ricavatene le conseguenze.

In aggiunta a queste osservazioni, riportiamo poi un estratto dall'articolo che oggi compare sul Financial Times, estratto che mette in evidenza alcuni dei più importanti aspetti della situazione in atto.

Quanto al da farsi, la cosa migliore sarà ... seguire il consiglio di The Economist che vedete più in alto.

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Perché sarà facile (parte 4)

Proseguiamo nella serie di Post dedicati al modo nel quale Recce'd raggiungerà nel 2018 gli obbiettivi di performance per i propri portafogli.

In un articolo del Financial Times di questa mattina abbiamo trovato una lettura dei fatti delle ultime settimane che è molto vicina alla nostra.

Per questo, ve ne riproponiamo una parte in lettura.

The chance that Italy ends up leaving the eurozone has risen in the last 48 hours, and that is certainly a reason to be more cautious. But I would suggest that other factors are at work.

First, there is quite a cocktail of geopolitical issues to worry about at present, with the US administration's enthusiasm to put tariffs on car imports for national security reasons another significant issue. Second, many may have been looking for an excuse to retreat from a position where financial conditions were at last starting to bite. 

I am not minimising the seriousness of the situation in Italy. But the contagion from the latest Italian ructions is owed mainly to the fact that we have financial conditions that are appropriate for a global economy that is growing strongly and needs to be reined in. That is not the economy we have (even if it appeared that way for a few months when a synchronised recovery was under way).

Investors felt uncomfortable and have gratefully taken this excuse to retreat. They also, incidentally, think that the Fed may well take the excuse of the Italian political situation to pass on raising rates next month — it is much easier for the Fed's governors to do this if they can blame some foreigners. 

Political events in Italy now matter a lot. Of course they do. But if we hope to see this wave of risk aversion abated, then the wave of data coming this Friday will matter more than any political news from Rome.

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