Come investitori, come dovremo accogliere il Governo del Cambiamento? (parte 9)
I fatti ci costringono a "resuscitare" questa serie di Post: la ragione è che è stato "resuscitato" il Governo del Cambiamento, già dato per "morto" durante la settimana.
Ne scriviamo per una ragione: non vogliamo dare agli amici lettori E Clienti la sensazione di volere evitare l'argomento.
Ma siamo anche del parere che, nei precedenti otto Post, abbiamo esaurito tutti ciò che era importante puntualizzare: almeno, fino al giorno in cui non si vedranno i primi atti concreti.
Oggi sabato 2 giugno ci limiteremo quindi a segnarvi un articolo di commento apparso su la Stampa e firmato dal capo Ufficio Sudi di Confindustria. Siamo ben consapevoli che il ruolo, in questo caso, impone toni concilianti: siamo altresì consapevoli che in questo modo si continua nella (dannosissima) pratica di illudere il pubblico, ed in particolare gli investitori, che "tutto è calmo e tutto è sotto controllo", atteggiamento che poi ha prodotto proprio la situazione politica che oggi affrontiamo.
Una persona di tale esperienza non dovrebbe scrivere che oggi la situazione è migliore rispetto al 2011: persino il più distratto dei lettori ricorderà l'ampia maggioranza che sostenne l'azione (giusta o sbagliata che la si giudichi) del Governo Monti. Mettetela a confronto con la netta spaccatura che si legge oggi su tutti i quotidiani, e ricavatene le conseguenze.
In aggiunta a queste osservazioni, riportiamo poi un estratto dall'articolo che oggi compare sul Financial Times, estratto che mette in evidenza alcuni dei più importanti aspetti della situazione in atto.
Quanto al da farsi, la cosa migliore sarà ... seguire il consiglio di The Economist che vedete più in alto.