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Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 8)

Di certo, oggi 27 giugno 2017 si è vissuta una delle giornate più importanti dei mercati finanziari nel 2017.

nei tre Post precedenti, avete letto le dichiarazioni, forti, puntuali ed esplicite, di Dudley (Fed), Draghi (BCE) e Carney (BoE): alle 19 europee poi leggiamo che il Vice Chairman della Fed, l'espertissimo Stanley Fischer, ha appena dichiarato in pubblico:

Rising valuations in equities and in other parts of the global market are partly explained by a brighter economic outlook but also by elevated risk appetite, Federal Reserve Vice Chairman Stanley Fischer said Tuesday. Speaking at an International Monetary Fund event on financial stability, Fischer didn’t sound concerned as he examined leverage, household borrowing and nonfinancial firms, liquidity and maturity transformation—converting short-term liabilities like deposits to long-term loans—and asset prices in the financial system.

“There is no doubt the soundness and resilience of our financial system has improved since the 2007-09 crisis. We have a better capitalized and more liquid banking system, less run-prone money markets, and more robust resolution mechanisms for large financial institutions. However, it would be foolish to think we have eliminated all risks,” Fischer said. Fischer pointed out that price-to-earnings ratios in the stock market, one measure of relative value, now stand in the top 20% of their historical distributions, while corporate bond spreads are near their postcrisis lows. Prices of commercial real estate have grown faster than rents for an extending period, and measures of the amount of operating income relative to the sale price of commercial properties—the capitalization rate—have reached historic lows, he said.

Chi ci legge, non sarà sorpreso: Recce'd ha portato all'attenzione del pubblico dei suoi lettori, ma soprattutto dei suoi Clienti con maggiore dettaglio ed analisi, questi punti, ed altri, da molti mesi.

Se oggi registriamo con evidenza le parole di Fischer, è perché a noi sembra molto difficile credere che non facciano parte di una azione internazionale coordinata.

Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 7)

Chi come noi di Recce'd ha preso una posizione netta, esplicita e motivata fin da gennaio oggi si sente più tranquillo.

Chi ha messo enfasi e entusiasmo sulla reflazione, il Trump rally, il dollaro forte, la ripresa economica sincronizzata ... oggi prova brividi di freddo anche se siamo a luglio. Adesso come si fa?

Come faranno i giovani brokers di Morgan Stanley e Goldman Sachs a telefonare ai gestori dei Fondi Comuni con il tono entusiasta di chi dice che "l'economia riparte"? E come faranno i nostri promotori finanziari, i venditori di polizze e di Fondi Comuni, i cosiddetti private bankers, a spingere ancora il Cliente privato sul "prodotto equity ad alto margine", come dicono le loro Direzioni commerciali?

La ripresa globale sincronizzata non c'è mai stata. Era solo una fantasia, un sogno, una invenzione, una balla di fumo.

Ed oggi è così tanto evidente, che lo deve riconosce in pubblico anche il Fondo Monetario Internazionale. Che facciamo adesso ragazzi? Che si va a vendere? Il 2019?

Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 6)

La risposta alla domanda del nostro titolo sembra proprio essere: NO. Dopo Dudley (indiscrezioni) e Draghi (conferenza stampa) oggi arrivano anche le parole di Mark Carney, Governatore della bank of England, che ha appena detto "il settore immobiliare è sopravvalutato se confrontato con le prospettive di crescita dell'economia". In Recce'd non ricordiamo una serie di prese di posizione così tanto esplicite da anni.

Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 5)

Nel Post che precede questo, vi abbiamo segnalato un significativo cambio di atteggiamento che potrebbe essere già maturato ai vertici della Fed. Ma proprio in queste ore, martedì 27 giugno 2017, riceviamo una conferma sostanziale, e dalla fonte più autorevole della Banca Centrale Europea, ovvero Mario Draghi.

Con l'intervento di questa mattina, Draghi chiude la fase aperta, esattamente cinque anni fa, con il suo celebre (famigerato) "Whatever it takes". Draghi rivendica, questa mattina, il successo delle sue politiche nel combattere la deflazione, ma nessuno potrà mai dire se quel rischio deflazione esisteva davvero. Mentre è sicuro che le banche sono state salvate e tutto il debito, pubblico come privato, di qualità alta o bassissima, è esploso. 

Resta che: è finita.  

La cosa più importante di oggi è che Draghi ha ripetuto esattamente le medesime considerazioni che Dudley avrebbe fatto domenica (Post numero 4) sulle "financial conditions", che vanno "al di là dell'atteggiamento della Banca Centrale", e riflettono anche le condizioni sui mercati finanziari. Le Banche Centrali prendono in esame, finalmente, anche dei livelli dei mercati.

“In the past, especially in times of global uncertainty, volatility in financial market prices has at times caused an unwarranted tightening of financial conditions. So in the current context where global uncertainties remain elevated, there are strong grounds for prudence in the adjustment of monetary-policy parameters, even when accompanying the recovery. Any adjustments to our stance have to be made gradually, and only when the improving dynamics that justify them appear sufficiently secure.”

Potrebbe andare avanti così ... per sempre? (parte 4)

Non siamo certamente i soli a pensarla in questo modo. Ovvero: nel modo che abbiamo dettagliato nei tre precedenti Post con questo stesso titolo.

Ci sembra però decisivo prendere nota del fatto che, sui mercati, circola una voce: ovvero: che come noi la penserebbe anche qualcuno alla Federal Reserve. Una indiscrezione, uscita da un incontro a porte chiude di domenica scorsa, racconta che il Capo della fed di New York, Bill Dudley, avrebbe detto queste parole:

As I see it, financial conditions are a key transmission channel of monetary policy because they affect households’ and firms’ saving and investment plans and thus influence economic activity and the economic outlook. If the response of financial conditions to changes in short-term interest rates were rigid and predictable, then there would be no need to pay such close attention to financial conditions. But, as we all know, the linkage is in fact quite loose and variable.

For example, during the mid-2000s, financial conditions failed to tighten even as the Federal Reserve pushed its federal funds rate target up from 1 percent to 5¼ percent. Conversely, at the height of the crisis, financial conditions tightened sharply even as the Federal Reserve aggressively pushed its federal funds rate target down toward zero. As a result, monetary policymakers need to take the evolution of financial conditions into consideration. For example, when financial conditions tighten sharply, this may mean that monetary policy may need to be tightened by less or even loosened. On the other hand, when financial conditions ease — as has been the case recently — this can provide additional impetus for the decision to continue to remove monetary policy accommodation.

Se confermate, questa parole sarebbe una forte indicazione operativa: la Fed riconosce (finalmente!) che se si alzano i tassi ufficiali tre volte, e i rendimenti delle obbligazioni scendono (mentre la Borsa sale), allora ... c'è qualche cosa di grosso che non va.