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Sinfonia patetica per un bazooka

Il bazooka: arma letale nelle guerre di cinquanta anni fa, oggi ridotto a patetico aggeggio da Carnevale.

Suscitava commozione e malinconia seguire ieri i faticosi, e complessi, arabeschi verbali di Draghi, che come un equilibrista sul filo tentava di spiegare al mondo che "sì, riduciamo il QE, ma no, non lo riduciamo, si andiamo avanti, ma no andiamo indietro". Si è ridotto a questo, oggi, quello che solo 24 mesi fa veniva presentato come "l'arma che modificherà i destini del mondo": e ci scherza sopra, questa mattina, il Financial Times:

ECB president Mario Draghi also insisted his trimming was not ‘tapering’. Until former US Federal Reserve chairman Ben Bernanke mentioned it, tapering was a word rarely heard outside barber shops writes the FT’s Claire Jones . Then it roiled global financial markets and threw the Fed off course, so little wonder Mr Draghi was adamant (“It’s not even been on the table”) scaling back was not the same thing. The market reaction suggests investors did not buy it. (FT)

Che importanza ha, per noi investitori? Nessuna, si potrebbe dire: ormai lo avevano capito tutti, visto che la Borsa di Milano stava a 24.000 punti due anni fa e sta a 17.500 oggi. Questo sì, che è parlare chiaro.

Ma la cosa potrebbe avere ancora importanza, nel nostro e nel vostro futuro, per due ragioni:

  1. molti di quelli che urlavano "Bravo Draghi!" nella primavera 2015, esaltati dal bazooka, e che vi suggerivano di "comperare tutto", sono purtroppo ancora nel mestiere, continuano a fare nuovi danni (tutti "autorizzati da CONSOB e Banca d'Italia", naturalmente). Molti tra i nostri lettori non lo percepiscono ancora, ma come due anni fa c'era la "favola del bazooka" anche oggi in giro si raccontano favole, o forse sarebbe meglio dire balle, o bolle. In molti non hanno le competenze necessarie, e non capiscono come funzionano i mercati finanziari; tra questi sono numerosi quelli troppo disinvolti, e sono in molti pure gli imbroglioni
  2. il mercato non sembra ancora avere capito che la "rete di Draghi" non c'è più: non c'è più la "coperta di Linus". Almeno se giudichiamo dai prezzi: il Bund decennale oggi rende lo 0,40% a scadenza, a fronte di una inflazione attesa dello 1,70%: in inglese si direbbe che "something has to go". Presto capiterà qualche cosa, si uscirà dal mondo dei fumetti di Linus e si tornerà alla dura realtà dei fatti..
Mercati oggiValter Buffo
Uno sguardo al 2017 (parte 1)

 

Non preoccupatevi: Recce'd non entra da oggi a far parte di quella folta schiera di soggetti (analisti, Società del settore, giornalisti) che perdono il loro ed il vostro tempo scrivendo di quello che succederà nel 2017: "sarà un anno di forti alti e bassi", "sarà un anno di rendimenti moderati, se non a zero", "sarà l'anno delle azioni e dei Titoli di Stato".

Le abbiamo già lette tutte: e per chi ha tempo e pazienza (noi non abbiamo né uno, né l'altra) è spassoso andare a rilegge le previsioni del consenso di dicembre 2015. Quante sciocchezze leggemmo un anno fa!

Lo sguardo che noi di Recce'd vogliamo dare, insieme a chi ci legge, sul prossimo anno ha al contrario scopi molto più concreti: Recce'd vi anticipa su che cosa noi lavoreremo, nei prossimi mesi, per produrre risultati positivi con un rischio controllato, come facciamo in modo regolare per i Clienti dal 2007.

Il punto di partenza del nostro lavoro, che a nostro parere dovrebbe essere il punto di partenza di ogni investitore, nella gestione del suo portafoglio, è ricordare ogni mattina che il contesto nel quale tutti investiamo è fragilissimo, anzi è appeso ad un filo. Ogni confronto con il passato, ogni "media storica" è priva del minimo interesse, per le scelte di investimento, perché oggi il contesto è senza alcun precedente.

Mettete quindi da parte medie storiche e volatilità storiche, buttate via per sempre asset allocation e rischio/rendimento, e tutti i modellini matematico-statistici, e ragionate con occhi nuovi, adottate metodi nuovi, non fatevi spaventare dal nuovo ma innovate profondamente i vostri criteri di valutazione e poi di scelta.

Il contesto nel quale noi oggi investiamo è quello dei grandissimi cambiamenti: nei giorni scorsi abbiamo preso ad esempio il titolo Unicredit, passato in pochi anni da 45 euro ai 2,50 euro di stasera, ma questo è solo un piccolo esempio. State per vedere cambiamenti di questa ampiezza, ma su fette molto più grandi del mercato internazionale. Chi vi racconta che "se si allunga il periodo di investimento, diminuisce la probabilità di perdite", come illustrato dal grafico qui sotto, non capisce in che mondo vive ed opera (oppure, sta più semplicemente cercando di ingannarvi). Non vi converrebbe oggi scommettere sulla potenza militare dell'Austria, anche se è stata la più grande potenza imperiale del Pianeta, per 100 anni e più.

Quindi ... meglio smettere di investire? tutto all'opposto: dove c'è rischio ci sono opportunità, perché è solo dalla gestione dei rischi che possono nascere i risultati. L'errore fatale sarebbe però ignorare i rischi, o ragionarci in modo vecchio e superato.

Non troviamo parole migliori, per descrivere questo stato delle cose, di quelle pubblicate solo oggi da John Cochrane, che vi riproponiamo qui di seguito:

Where will the next crisis come from?  Every crisis starts with a pile of debt that can't be paid back, and shady accounting to hide that debt. When one big one goes under, everybody starts to question the shady deals they've invested in, the extend-and-pretend game ends, heretofore simple rolling over of short term debt suddenly ends, and the run starts. Governments bail out. Really big crises happen when governments run out of bailout power or will and you have a sovereign debt crisis or inflation. Governments bail out by borrowing, but if people won't lend the government money to bail out, either default or inflation must follow.  Reinhart and Rogoff describe a frequent "quiet period" between financial crisis and sovereign crisis. So far we have just had quiet.

(...) 

So if I have to dream up a nightmare scenario it goes something like this: A pile of debt in China is found wanting. China's government takes desperate steps -- huge bailouts, sell its pile of treasuries, force people to buy worthless assets, print up lots of money, but prop up its value by stopping people from taking currency abroad, and so forth.


The next step is some sort of "contagion" to the rest of the world. Foreign businesses turn out to have invested more in China than we think (shady accounting again). Or supply chains are disrupted, we discover we're pretty darn dependent on trade and so on.

Meanwhile, the usual "information-insensitive" securities become "information-sensitive" in Gary Gorton's nice language. Italian banks are ready to go, and a hint Italy might leave the euro to bail them out might enough to get the Italy run going. Seeing China blow up might be just the hint people need to think about that. That event would be enough to put Italian and European  sovereigns at risk, or force the ECB to real monetization in the trillions.

(...)

This is absolutely not a forecast. The definition of a crisis is that it is unpredictable. It needs a lot of things to go wrong, a lot of firebreaks to fail. (Equity is one essential firebreak against asset failure turning in to liability failures.) After the event, it becomes obvious, and we hail a few lucky guessers (ignoring those guessers' may other wrong calls).

At best it is a scenario, a chain of events that could happen, with very small probability. The next crisis -- there will be one, someday, until that charmed day that the world adopts equity-financed banking and governments run fiscal surpluses -- may come from somewhere else totally.  But the art of risk management is to think through improbable chains of events.

 

Mercati oggiValter Buffo
Possiamo anticiparvi dove sarà l'indice S&P 500 tra 12 mesi

Ci sono, ancora, tantissime realtà del risparmio, come SGR, Reti di promotori, Reti di Private banking, che perdono tempo, e fanno perdere tempo (e soldi) ai loro Clienti con esercizi come quello qui sopra. Ne leggiamo a migliaia, ogni anni in dicembre e poi nel gennaio successivo: dove andranno i mercati nel prossimo 2017?

E' un modo sicuro di perdere tempo, e soldi: come se nel dicembre 2015 si fosse anche solo tentato di prevedere Brexit, Trump e il petrolio a 52,50$.

Tempo perso e soldi persi: nulla meglio di questi "esercizi di fine anno" dimostra che la macchina del marketing di banche americane e Reti italiane fa il danno dei Clienti. E ci sono anche i dati a confermarlo.

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Perché ce ne occupiamo? Noi di Recce'd queste cose le abbiamo portate all'attenzione dei Clienti e del mercato da anni. Perché insistere? Presto spiegato: noi, e tutti gli investitori, dobbiamo porre molta attenzione non solo ai fatti, ai dati, alle notizie. Dobbiamo sempre, in ogni istante chiederci: come ragionano gli altri?

Ecco perché perdiamo tempo con questi argomenti: non ci aiutano a valutare, ma ci aiutano a decidere come muovere i portafogli. Ad anticipare le mosse del "consenso" della massa, del gregge. Un esempio? Il grafico sotto: questo è quello che si aspettano nei Comitati di Investimento, i famosi "rendimenti attesi": Recce'd vi può già oggi anticipare che sicuramente NON andranno così le cose: queste sono, senza giri di parole, sciocchezze prive di fondamento.

Ai nostri lettori quindi suggeriamo: non prendete sul serio le "previsioni di fine anno", di cui presto saranno pieni anche settimanali e riviste: è solo un modo di ... passare il tempo, per l'investitore aiuta quanto potrebbe aiutare un cruciverba di Bartezzaghi (trovate i dati nel grafico sotto). Ma buttateci almeno un'occhiata: per poi andare dalla parte opposta: magari insieme a noi, che invece di fare previsioni a un anno vi possiamo aiutare a leggere i mercati ogni mattina.

Mercati oggiValter Buffo
Panico a Wall Street: piovono mazze da golf!

Se il Gruppo LVMH, il leader mondiale del fashion, acquista un marchio italiano di biciclette, quello di Miguel Indurain per intendersi, e di tanti altri Campioni,  vuol dire che è proprio finita un'epoca.

Per decenni, nell'industria della Finanza e del risparmio, si era puntato sul golf: si sono regalati tornei ed abbonamenti, equipaggiamento e mazze. Era un modo per imbonire, per addolcire, per confondere: poi, ai risultati, ci ci pensa più? Ed alle commissioni sui Fondi Comuni? Quelle neppure si chiedono.

Da almeno un decennio, il golf però è finito ... fuori moda. Ha preso il sopravvento la bicicletta. Tutti lo sanno: perché anche sulla stampa generalista si celebrano le imprese ciclistiche di questo e di quello, impegnati in Granfondo e Giri del Mondo. Chi gioca più a golf?

Il problema per i Private Bankers è che il golf è più comodo: si cammina un po', e poi si mangia. Ce la fanno tutti: mentre la bici non è per tutti.

Ed è subito disperazione, panico: a chi le regaliamo, quelle palline e quelle mazze? Chi ci portiamo al prossimo torneo?

Noi che al contrario amiamo la bicicletta, siamo contenti di questo successo, ma pure un po' preoccupati: ora il prezzo delle già carissime Pinarello salirà ancora, e si allontana quindi nel tempo la realizzazione del nostro sogno privato.

Tornando per un istante seri: noi di Recce'd su questi benefit delle case di Private Banking abbiamo un'idea molto chiara. Daremo sempre al Cliente risultati migliori, e con quei risultati potrà poi iscriversi al Circolo di Golf che preferisce, spendendo del suo. Oppure, acquistare una Pinarello.

Mercati oggiValter Buffo
Il valore è nei risultati del Cliente

Confrontare i nostri risultati con quelli dell'industria dei Fondi Comuni è inutile per chi ci legge: tutti sanno che l'industria dei Fondi Comuni è legata agli indici di mercato, di suo produce nulla (lo dicono i dati a 5-10-20 anni), e quindi il risultato del confronto è ovvio. Non perdiamo tempo con un'industria in disarmo.

Non è possibile confrontare i nostri risultati neppure con quelli degli ETF, o almeno con gli ETF ad indice: gli ETF (a differenza dei Fondi Comuni tradizionali) dichiarano in anticipo di avere un obiettivo limitato, che è quello di replicare un indice. Solo con gli ETF, l'investitore ci fa un bel nulla. Tutto sta poi nel combinarli. Nelle scelte iniziali e poi strategia di investimento. Anche qui, il confronto è inutile.

E' utile invece confrontare il nostro lavoro con quelli che si dichiarano pronti ad accettare la sfida del rendimento assoluto, del rendimento slegato dagli indici: con quelli che, almeno nelle intenzioni (è già qualche cosa) dichiarano di volere creare valore per chi paga le commissioni, accettando (almeno a parole) la sfida del rendimento.

Nel grafico in alto, vedete i risultati a novembre 2016 dei Fondi Hedge: qui il confronto è utile, e sulle ragioni di questi risultati deludenti della categoria Hedge noi abbiamo già scritto, anche in questo Blog, negli anni passati.

Il settore del risparmio ha bisogno (disperato e urgente) di strategie nuove, idee nuove, operatori nuovi, e modalità di relazione con il Cliente del tutto nuove. Lo dicono i numeri.

Mercati oggiValter Buffo