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Trump World: che cosa cambia per noi? (parte 9: la morte dell'unicorno?)

Sui mercati nelle prime ore e nei prime giorni c'è stato un sicuro perdente, ed è la Tecnologia, come settore in Borsa. Le ragioni? Se ne leggono ed ascoltano varie, tra cui

  1. Trump privilegerà ponti, strade e porti: investimenti in mattoni
  2. i tassi in rialzo freneranno i finanziamenti alle start up
  3. Trump si vendicherà per l'appoggio a Clinton di Silicon Valley
  4. Trump creerà problemi ai grandi esportatori

Noi abbiamo una visione diversa: i titoli Tech, ed in particolare i titoli FANG del grafico qui sotto, sono oggi produttori di beni e servizi di largo consumo e non di Tech in senso stretto, e quindi se davvero le politiche di Trump almeno nel breve spingessero la domanda anche questi colossi ne beneficierebbero.

Quanto alle start up, il nostro parere è che ... se anche arrivasse un po' di scrematura, che distinguesse il buono dal meno buono e il contenuto dalla facciata, non sarebbe per nulla un effetto da disprezzare.

Mercati oggiValter Buffo
Trump World: che cosa cambia per noi? (parte 8: a chi tremano le gambe?)

Quel numerino che c'è qui sopra, quel 2,12%, non cambia la vita? Beh, a qualcuno forse no, ma ad altri ...

In Italia, e non riveliamo un segreto, moltissime banche da anni sono impegnate in un giochetto che funziona così: prendo i soldi "a gratis" da Draghi, e immediatamente li spendo per acquistare BTp (nuovi crediti? ma quando mai!): così, mi metto in tasca la differenza tra zero, ed il rendimento del BTp. Sempre meglio che lavorare, no?

Ma che cosa succede, se il prezzo dei BTp scende? All'inizio forse nulla, ma ... se poi la discesa accelera?

Pensate che in Italia ci sono banche che sono state fondate ex-novo, solo per beneficiare di quel giochetto: come lo faranno, a fine 2016, il bilancio? e a giugno 2017? E le facce nei corridoio, stasera, come sono?

Ma poi pensate alla GPM e ai Fondi: i veri protagonisti della "caccia ai rendimenti" 2015-2016, che ha portato una buona parte di investitori italiani a riempirsi di carta, di obbligazioni, a basso rating e con scadenze a 10, 20, 30 anni, in molti casi senza neppure rendersene conto.

Adesso chi glielo andrà a spiegare, che quando il BTp decennale perde due lire, certe obbligazioni ne perdono 5, o anche 10?

No: decisamente Trump non è per tutti una ... Fiesta Mobile.

Mercati oggiValter Buffo
Trump World: che cosa cambia per noi? ( parte 7: in quei grattacieli pieni di analisti e PhD)

In Mondo sta cambiando ad altissima velocità sotto i nostri occhi: non ce lo ha detto Trump, quanto le reazioni che ne sono derivate.

Una, in particolare, a noi sembra significativa: ed è la vera e propria crisi dei mezzi di infromazione, di cui scrive tra i tantissimi anche Pieluigi Battista oggi su Il Corriere della Sera.

Vi segnaliamo questo articolo perché prnde di petto un tema di cui Recce'd scrisse nel Blog lo scorso 7 giugno 2016: vediamo cosa dice Battista citandone alcuni brani

Risultato straordinario nelle elezioni presidenziali americane. Sicuro, anche perché non era prevedibile una tale concentrazione di sondaggi farlocchi, di previsioni fallaci, di analisi sballate, di certezze finite in frantumi, di ironie controproducenti, di teoremi infondati, di desideri scambiati per realtà. Risultato straordinario di strafalcioni e deduzioni semplicistiche.

(...)

C’era sempre l’inviato di punta che cominciava le sue riflessione: «gli analisti dicono», i più prudenti ammorbidivano, «tra gli analisti circola la sensazione». Gli «analisti». E cioè, chi sarebbero, che titoli hanno, dove si è formata la loro sicumera: nelle aule universitarie, o nelle cattedre del sentito dire, o in qualche bistrot con un bicchierino come ausilio per la dissertazione chic? E le fonti degli «analisti» dove si trovano? Difficile da dire.

(...)

Freddi «analisti», poi. Hanno calcolato che su un totale di 59 giornali americani grandi e piccoli, solo uno è stato filo-Trump, contro i 16 filo-Romney di quattro anni fa contro Obama. In Italia non è stato molto diverso, e le fonti sono rimbalzate da un continente all’altro, ma sempre all’interno di uno stesso mondo. Sempre gli stessi sondaggi, accolti come oracoli, anche sbagliando date

(...)

Dicevano, anzi dicevamo, perché nessun giornale, nessuna tv, nessuna radio può dirsi immune da questa falsa coscienza spacciata per scientificità

(...)

Però facile da immaginare che siano persone che frequentano gli stessi ambienti, hanno gli stessi tic, parlano lo stesso linguaggio. E che perciò sono incapaci di captare il linguaggio di chi sta fuori, di chi sta lontano e che dunque vota in modo bizzarro e imprevedibile.

E qui finisce Battista: se qualche lettore si è chiesto "ma a noi, questa storia come ci tocca?", noi lo spieghiamo subito. Vi tocca perché ogni mattina, sui mercati finnziari, sulla stampa di settore, sulle TV di settore, i materiali che leggete ed ascoltate sono esattamente il prodotto di questa medesima stuazione che Battista descrive.

Per questa medesima ragione, dai mercati vi arriveranno presto sorprese che, al confronto, Trump fa sorridere. Quanto leggete certe "analisi" delle "grandi banche" pensate che valgono quanto le "analisi" dei grandi quotidiani.

Mercati oggiValter Buffo
Trump World: che cosa cambia per noi? (parte 6: il rischio nella gestione del portafoglio)

Lo "evento" Trump ha costretto gli indici di tutto il Pianeta a fare i salti mortali, ed in un brevissimo arco di tempo: meno di 24 ore, e tutto si è ribaltato.

A noi, che di professione facciamo i gestori di portafoglio, questo che csa insegna? Che la gestione del rischio di portafoglio oggi deve esser radicalmente innovata e che le vecchie regole, centrate sulla volatilità storica, oggi non solo non funzionano più, ma fanno danni a chi le segue per investire. I rischi sono diversi e chiedono di essere gestiti in modo diverso.

Eventi come Trump non sono più la eccezione, sono ormai la regola, e si ripetono con frequenza: la situazione resterà la stessa per anni ed anni, forse decine di anni.  Questa è la più evidente, e più pesante eredità di otto anni di politiche monetarie non convenzionali (QE) la situazione è in quotidiano stato di ON/OFF, e quando scriviamo quotidiano noi intendiamo proprio ogni gionro, compreso domani.

Non ci stupirà mai di vedere tutti i mercati sconvolti dalla sera alla mattina.

Tutto questo come si traduce in pratica? E' (purtroppo) necessario utilizzare un linguaggio più tecnico, e lo faremo in uno dei prossimi incontri con Clienti ed amici, che stiamo programmando, per approfodnire i temi della strategia di portafoglio che Recce'd segue in modo disciplinato.

Oggi ci limitiamo a riportare alcune frasi che possono aiutare ad avvicinarsi all'argomento:

Trump has been called the ultimate "tail-risk candidate," so it's perhaps unsurprising that his electoral success has been greeted with outsized market reactions.

Stocks, bonds, and currencies were rattled by the vote, registering market moves that are supposed to be incredibly rare according to the normal distribution of probabilities that still form a bedrock of the financial models employed by large trading desks on Wall Street.

Statistical theory holds that 68 percent of all observations in a normal distribution lie within one standard deviation of the average of that sample. Events that lie on the fringes of this distribution are defined by a number of sigmas, which denote the decreasing likelihood of this outcome being realized.

These multi-sigma moves tend to wreak havoc with so-called Value-at-Risk (VaR) models, and can spawn waves of indiscriminate selling as market participants scramble to dial down their exposure. To be sure, big banks are well aware that financial markets don't, in practice, display such a normal distribution, and have adjusted their models appropriately in light of rare events turning out to be more common than anticipated.  In addition, post-crisis regulation has mandated the use of adjusted, 'stressed' VaR models. 

Mercati oggiValter Buffo
Elezioni USA ed oltre: come ci sono arrivati gli altri? (parte 2)

Nel nostro Post di ieri mattina, che potete leggere più in basso, abbiamo commentato delle performances 2016 di GPM e Fondi Comuni ad asset allocation.

Lo facciamo perché molti, tra i nostri lettori sono ancora oggi investiti in quel modo, attraverso le GPM, attraverso i loro Consulenti (online e non), attarverso i Fondi Comuni di Investimento. Lo facciamo perché sappiamo che interessa molti lettori, ed è nel loro stesso interesse capire ed occuparsene.

Dobbiamo però ammettere, in modo molto trasparente, che lo facciamo e ce ne occupiamo, ma non ce ne importa nulla. Non c'è alcun interesse, in Recce'd, nel confrontarsi con quelle straegie di investimento ad asset allocation e con i prodotti che le contengono.

E' roba vecchia, superata, e perdente per definizione: anche se molti gestori, e anche alcuni consulenti, sono ancora li che giocano tutte le mattine con media e varianza, fanno "girare la rotellona", costruiscono portafogli ottimizzati e frontieere efficienti, fanno vedere ai Clienti che "il rendimento sale con il rischio", mostrano tabelle vecchie venti anni, magari spuzzano dentro un "modello a tre fattori" (ma che cosa diavolo significano poi sti fattori ... non lo sanno neppure alla Università di Chicago dove li hanno inventati) e così continuano ... a fare perdere soldi ai loro Clienti.

Non ce ne importa nulla: zero. E' da almeno trent'anni che, sui mercati finanziari ed in particolare tra i gestori, ci si è posti il problema del rendimento assoluto, e questo stesso tema obbliga tutti noi a buttare via, ma proprio nel cassonetto, l'armamentario che deriva da Markowitz, Sharpe, Tobin, e da ultimo la famiglia di modello fattoriali alla Fama-French della CFA e di Cliff Asness. Non funzionano se messi alla prova dei mercati: non generano rendimento.

Ritorno assoluto, quindi: dove sta il VALORE nell'investimento finanziario, come si identifica e come si misura. Non il valore "rispetto all'indice" il valore quello vero. Ci hanno provato, con successo ma solo negli Anni Ottanta e Novanta, i Fondi Hegde: che dal 2000 in poi hanno smesso di creare valore. Noi in Recce'd però continuiamo a seguirli, a lavorarci, a parlarci ogni mattina, perché (almeno in potenziale) lì c'è davvero del valore per chi investe.

E come è andato, questo 2016 per i Fondi Hegde? Male, come tutti gli anni precedenti, e lo vedete qui sotto nella tabella con i dati. Il giocattolo, in sostanza, si è rotto: oggi esistono cose nuove, meno costose più efficienti e più avanzate, e Recce' è tra quelle.

Mercati oggiValter Buffo