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Andiamo a comandare (parte 2)

A cinque anni dall'arrivo dei ROBO advisors sul mercato del risparmio, si comincia a parlarne oggi anche in Italia: e come se ne parla?

A noi colpisce la confusione di mezzi e finalità. Si fa una grande confusione tra "consulenza online" (che ovviamente non è solo ROBO) e gestioni di portafoglio affidate alla macchina (che sono ROBO). Ogni due frasi, poi, salta fuori l'etichetta "FINTECH", che non significa nulla e che anch'essa è vecchia almeno un lustro.

Il dibattito sui ROBO lascia del tutto da parte i contenuti: sarebbe come se si parlasse di "auto elettrica" a prescindere dalle prestazioni. Basta che cammina.

In questo modo, il dibattito trascura quello che è invece il cuore del problema, e quindi il motore dell'innovazione: ovvero il crollo di un'industria che non produce valore, che è stato già anticipato dalla stampa e documentato dai professionisti del settore.

Con il ROBO molti VECCHI operatori del settore stanno lavorando per ri-proporre VECCHIE soluzioni di investimento, vecchie modalità di gestione del portafoglio. A questi signori ci sentiamo di dire: aprite gli occhi, NON FUNZIONANO ed è proprio per questa ragione che voi oggi siete in difficoltà. Se riproporrete con il ROBO le medesime ricette, le vecchie tiritere, quelle che da quindici anni producono solo risultati negativi, il pubblico se ne accorgerà subito e continuerà a scappare da voi.

Perché il risparmiatore è SMART, è furbo: oggi è più SMART il Cliente di tanti che operano nell'industria del risparmio.

E il pubblico chiede che vi occupiate, molto meglio, dei MERCATI: ed è stanco, sfinito, dal sentirvi blaterare sempre e solo sulla confezione, e chiede risultati a chi impone costi.

Mercati oggiValter Buffo
30 settembre: il giorno del giudizio

In Italia, in media, un Fondo Flessibile ha generato nei primi nove mesi del 2016 un rendimento negativo dello 0,89%. Un Fondo Bilanciato prudente globale ha prodotto un 1,87%. Un Fondo Bilanciato Moderato 0,53%. Un Fondo Bilanciato Aggressivo ha perso lo 1,83%.

E' piacevole avere la possibilità di tanto in tanto di confrontare le parole con la realtà. Questi sono i prodotti ad asset allocation (e le GPM fanno ancora peggio: i risultati 2015 e 2016 sono peggiori di questi, i Clienti hanno perso sia tempo sia soldi per la pigrizia di lasciare i loro soldi parcheggiati "alla vecchia maniera").

Allunghiamo lo sguardo: a 12 mesi, che vuole dire subito dopo il crollo di agosto 2015 (svalutazione dello yuan cinese) questi prodotti ad asset allocation rendono mediamente il 3%. A tre anni il 4% in media.

Questa è la vostra asset allocation: la tanto decanatta asset allocation, quella "strategica", quella "tattica", quella "dei modelli", oppure quella senza "modelli" di chi ha "una lunga esperienza" e fa la "personalizzazione". E' tutta qui.

Scriviamo questi dati, e pensiamo allo SP& 500 a 2150 punti, pensiamo al DAX a 10200 punti (nonostante Deutsche Bank), al Bund sui massimi di ogni tempo, al BTp sui massimi di ogni tempo, all'euro a 1,1250. E proprio non si riesce a capire: ma come la passano, la giornata, certi gestori?

Eppure ci tocca (per professione, non per piacere) leggere ogni giorno parole e parole: in tanti che spiegano dove andranno i mercati. In tanti che spiegano i segreti della gestione. In tanti ci dicono come va fatta la consulenza, la diversificazione dei rischi, la pianificazione, e via con etichette impegnative come "wealth management", oppure "family office" e spiegano come va usato il robot e come funziona "l'algoritmo". Tantissime parole, zero significato.

E poi si vanno a vedere i numeri. E i numeri sono questi qui.

Mercati oggiValter Buffo
MPS: tragicommedia (parte 2)

Resta ancora qualche cosa da aggiungere, sulla triste vicenda di MPS? Molto noi lo abbiamo scritto con largo anticipo, il punto oggi è solo quello di capire come finirà.

Leggiamo sui mezzi di informazione che si pensa di tenere duro fino al 2017, prima di procedere alla ricapitalizzazione: a noi sembra impossibile che i mercati accettino di aspettare sei mesi. Restiamo del parere che il mercato finirà per prevalere, ed imporre le sue regole, anche se vediamo che viene fatto ogni sforzo per risolvere la vicenda "tra i soliti noti".

L'idea che affidare ad un ex-dirigente di MPS la trattativa con JP Morgan sia una garanzia sufficiente ci pare puerile: una ennesima conferma della scarsa competenza con la quale questo dossier viene maneggiato. In MPS (e a MPS) capiterà qualche cosa molto prima del gennaio 2017.

Sul piano dell'investimento e dei portafogli, MPS in quanto tale conta quasi nulla per noi: se seguiamo questa vicenda, è perché finirà per essere il simbolo della fine di tutta una fase del sistema bancario italiano. Ripetiamo ancora una volta che qui "la difesa del risparmiatore" c'entra nulla: per difendere davvero i risparmi, si doveva procedere a chiudere le banche Zombie già dieci anni fa, già quando "i Geronzi di questo mondo" dominavano il settore, portandolo al fondo.

Mercati oggiValter Buffo
La fine delle grandi banche (parte 3)

La giornata di oggi, 26 settembre, si apre in Europa con un tonfo di Deutshe Bank e di tutte le altre grandi banche. Del tema avevamo scritto appena ieri, in questo Blog.

Per i lettori che vogliono capirne di più, segnaliamo un lavoro pubblicato a metà settembre da Larry Summers (ex di ... un po' di tutto, forse il più noto tra i commentatori a livello internazionale, e professore di Harvard) con Natasha Sarin.

La frase che riportiamo qui sotto è il succo del lavoro:

“To our surprise, we find that financial market information provides little support for the view that major institutions are significantly safer than they were before the crisis and some support for the notion that risks have actually increased,”

Ci pare utile segnalare che questa frase dice molto sul futuro delle "grandi banche globali", ma dice molto anche sul futuro delle Banche Centrali.

 

Mercati oggiValter Buffo
La storia della gestione di portafoglio (parte 4)

Nel post precedente di questa stessa serie abbiamo affrontato il tema delle gestioni affidate alla esecuzione di modelli matematici, ovvero ad algoritmi.

Il termine "algoritmo" oggi è di moda, anche se in pochi sanno che cosa significa, moltissimi invece ne parlano. Escludere l'elemento umano dalle scelte di portafoglio sarebbe, secondo chi spinge per questi prodotti oppure per questi tipo di consulenza, perché elimina l'emotività dalle scelte.

Purtroppo per loro, elimina anche un sacco di altre cose, come dimostrano le molte esperienze fatte e fallite, all'interno dell'industria del risparmio, negli Anni Ottanta, e poi Novanta, e poi Duemila. Quindi questa "moda" è solo un tentativo di rivendere, con una nuova confezione, un prodotto vecchio. E superato dai fatti.

Le ragioni per cui affidare alla stima di parametri (stima basata sulle serie storiche del passato) le scelte di portafoglio è una grave errore lo spiega bene questo brano, che alleghiamo qui sotto in lingua originale per non travisarne il contenuto: vi si spiega, in modo molto chiaro, che basare le scelte sulle vecchie relazioni può essere un errore fatale.

Daniel Kahneman, the decision theorist and Nobel Prize winner, has talked about humans having two selves, the "experiencing self" and "remembering self". There is a difference from what we experience versus what we will remember. We will make decisions based on our memories and not our experiences. The memory will focus on the results of the experience, so an event that had a negative outcome becomes negative. If the same experience has a positive conclusion, the memory will be positive. 

Events, or more importantly the memories of those events, will skew thinking. Those who went through the '87 crash will act differently than newer traders. Those who remember the tech bubble and lost money may avoid that sector to their detriment. We may want to forget in order to be unbiased. Our mind generates biases that should be forgotten.

Data analysis will not generate a difference between memory and experience not unless it is programmed. All data are equal weighted unless an explicit weighing function is used. Memory is only lost if a start-date cut-off is employed. We can control our memories and forgetfulness through quant analysis.

More memory is not always better than less. Being forgetful about old regimes and old relationships may actually be a positive. For example, in the long-run monetary policy will have well-defined impact on an economy, but currently a QE regime is different than an inflation targeting environment. Forgetting some of the past lessons or weighting them differently is a positive. Quant work can generate controlled forgetfulness.

 

E qui vi rimandiamo ad un nostro Post dove spieghiamo, in modo chiaro, che non tutto ciò che è "Quant" si traduce nel chiudere gli occhi e lasciare decidere un modello matematico al nostro posto.

Mercati oggiValter Buffo