Non -stag non -flazione
Apriamo il nuovo Post con una rappresentazione artistica, che vedete qui sopra.
In quest’opera che vedete qui sopra, l’artista ha voluto descrivere un concetto di pura fantasia: e precisamente “il 2024 come anno delle obbligazioni”.
Quest’opera di fantasia fa seguito ad una precedente opera artistica, altrettanto astratta, che è esposta al Louvre e che si intitola “il 2023 come anno delle obbligazioni”.
Come anche nelle due precedenti settimane, anche durante questo weekend noi dedichiamo il nuovo Post alla stretta attualità.
Lo facciamo perché, come già spiegato, il passaggio decisivo di tutto il 2024 (e del 2025) è proprio quello che stiamo attraversando.
La strategia, e la visione di breve e medio termine, le abbiamo già chiarite da tempo ai lettori del nostro Blog tra gennaio ed aprile. Le cose si sono evolute esattamente nella direzione che noi avevamo anticipato.
Proprio per questo, oggi Recce’d può permettersi di dire ai propri lettori che anche per i prossimi mesi le cose proseguiranno nella direzione che Recce’d aveva indicato ad inizio 2024 (e già nella parte finale del 2023).
Ci dedichiamo, quindi, nel Blog e da venti giorni, a seguire, passo dopo passo, il modo in cui questo, delicatissimo, passaggio viene affrontato dalle varie parti in causa. Sicuri che, in questo modo, offriremo, anche in questa occasione, un supporto concreto, ed alcune utili indicazioni su come operare per il proprio portafoglio in titoli.
E quindi vi chiediamo: avete visto il video che abbiamo pubblicato, una settimana fa, sul sito alla nostra pagina MERCATI?
Per quei pochi che non lo avessero ancora visto, lo riportiamo subito qui sotto.
Vi sarà sufficiente fare click sull’immagine.
Il commento, che risale al 4 maggio 2024, diceva
“Questa è la nuova inflazione transitoria”.
Noi abbiamo messo in evidenza questo commento, perché lo giudichiamo condivisibile. Ed importante. Ed utile per decidere come muovere, adesso, il proprio portafoglio titoli.
La risposta, si è fatta attendere poco. Pochissimo. Dopo soli sette giorni di mercato, la realtà ha risposto alla battuta di Jerome Powell.
La realtà non va dove le parole di Jerome Powell le dicono di andare.
Lo fa invece una parte degli investitori (una volta molto grande, ma oggi molto meno grande, per fortuna).
Powell vede prima dove va la realtà e poi si adegua. Come è stato costretto a fare due anni fa. E come sarà costretto a fare anche adesso.
Farà ciò che la realtà gli impone di fare. Lo dice lui stesso, a ripetizione: “noi siamo data-dependent”
Per noi investitori, quindi, è decisivo capire dove va la realtà, ed è invece inutile stare a sentire quello che dice Powell.
Le grandi banche di investimento dicono invece di fare l’opposto. E tutte le Reti di promotori finanziari dicono di fare l’opposto. Ma sia le banche di investimento, sia le Reti di promotori, ci capiscono ben poco, di queste cose. E proprio qui, nel nostro Blog, senza fatica trovate centinaia di testimonianze e documenti che lo confermano.
Ovvio che le banche di investimento e le Reti di promotori finanziari insistono sulla loro linea: in gioco ci sono i loro guadagni personali (delle banche di investimento e dei promotori finanziari), mentre l’interesse di voi e noi investitori rimane in secondo piano, come sempre è stato.
Ma di recente, come abbiamo scritto poco sopra, qualche voce contraria si è (finalmente) espressa in pubblico, e persino i media sono costretti a testimoniarlo.
Noi ci siamo espressi, come sapete, con regolarità su questi temi negli ultimi sei mesi, e sullo specifico argomento abbiamo poco da aggiungere.
Ci fa, ovviamente, da incoraggiamento il fatto che anche in questa occasione ciò che i nostri lettori hanno letto da Recce’d corrisponde alla verità dei fatti, mentre al contrario sia le banche internazionali sia le Reti di promotori oggi, nel maggio del 2024, sono ancora lì ad aspettare i “tagli dei tassi che arrivano già a marzo 2024”.
Oppure aspettano che passi la Stella Cometa ad indicare la direzione?
Banche di investimento e Reti di promotori stordiscono il pubblico degli investitori affermando quotidianamente che le Banche Centrali hanno i mezzi e le capacità necessarie per salvare tutto e tutti, in presenza di qualsiasi situazione avversa. Un gruppo ristretto di burocrati statali presentato come gli Eroi dei Videogiochi.
Se loro ne fossero davvero convinti sarebbero semplicemente ingenui ed incompetenti, nel mettere a rischio in questo modo i vostri risparmi.
Sono in effetti poco competenti, ma non sono ingenui fino a quel punto: nessuno lo è.
Scelgono di mettere il vostro risparmio a rischio in questo modo, per la ragione che cercano di prendere da voi il più che è possibile, fino a che … la musica suona. Per poi scappare col malloppo.
Ma i dati li conoscono loro, come li conoscete voi, come li conoscono tutti.
Proprio come accadeva due anni fa, nel 2022. E voi, per questo, avete già pagato. Lo ricordate, vero, l’effetto della “inflazione transitoria” sui vostri risparmi? Siamo sicuri di sì.
Come già detto, anche i media oggi sono costretti a prendere atto della nuova situazione: lo ha fatto, ad esempio, proprio la scorsa settimana il maggiore quotidiano finanziario del Mondo, e lo ha fatto proprio a proposito del video che avete visto più in alto, e lo ha fatto con un intervento che più autorevole non si può.
Come leggete sotto, il Wall Street Journal proprio su quel video ha pubblicato un Editoriale firmato dal Comitato Editoriale.
La linea ufficiale del WSJ è proprio quella che leggete in chiusura di Post.
La grande differenza tra WSJ e Recce’d? Loro possono scrivere “speriamo” e poi sedersi ed attendere. Recce’d per i propri Clienti deve decidere oggi dove investiti messi i soldi.
E quindi, a noi dire “speriamo” proprio non sembra sufficiente.
La frase di Powell, che leggete in questo articolo e che lui stesso pronuncia del titolo, segnerà tutta la sua carriera. E la fine di un’epoca.
Perché, come vi abbiamo spiegato solo sei giorni fa, la Grande Presa in Giro è già finita.
I portafogli dei Clienti di Recce’d sono già pronti, e le prossime operazioni li faranno migliorare ulteriormente.
Voi, invece, come siete messi oggi?
Se Jerome Powell è preoccupato per l’accelerazione dell’inflazione, di sicuro non lo ha mostrato nella conferenza stampa di mercoledì 4 maggio, dopo l’ultimo incontro politico della Federal Reserve. Il Presidente ha espresso la fiducia che i prezzi riprenderanno presto a scendere verso l’obiettivo del 2% della banca centrale, nonostante un rimbalzo inflazionistico nel primo trimestre.
Si potrebbe anche dire che pensa che questo recente aumento sia “transitorio”, per prendere in prestito una frase del 2021 che non ha usato mercoledì.
Il Federal Open Market Committee ha mantenuto il suo obiettivo di tasso di interesse per i fondi federali al 5,25%-5,5%. Ciò è stato segnalato dopo il rapporto sull'inflazione di marzo, che è arrivato ad un tasso annuo del 3,5%. Ma Powell ha affermato che l’attuale politica monetaria è sufficientemente restrittiva da far scendere i prezzi, e ha eliminato dal tavolo un aumento dei tassi: “È improbabile che la prossima mossa del tasso di riferimento sarà un aumento”.
Allora perché il rimbalzo dei prezzi del primo trimestre? La sua analisi concorda con la visione della Fed secondo cui la maggior parte dell’inflazione dell’era della pandemia non è stata causata da una politica monetaria accomodante. È il risultato di interruzioni della catena di approvvigionamento che non sono ancora state completamente risolte, soprattutto per le merci. Ciò aiuta la Fed a spiegare perché il calo dei prezzi dei beni si è quasi interrotto, dopo aver guidato gran parte del calo dell’inflazione dello scorso anno. Powell ha anche citato il ritardo statistico nel calcolo dei prezzi degli alloggi, poiché gli affitti stanno ora aumentando più lentamente.
Ma la sua visione secondo cui la politica monetaria è restrittiva sembrava in contrasto con il suo elenco di soleggiate statistiche economiche. Ha addirittura scontato il rallentamento della crescita del PIL all’1,6% nel primo trimestre come segnale di forza economica. E ha detto che il mercato del lavoro continua ad essere teso, anche se meno di un anno fa.
Alla domanda sul discorso sulla “stagflazione”, che è nell’aria sin dalla relazione del primo trimestre, Powell ha detto: “Non vedo né -stag, né -flazione”.
Siamo d’accordo sul fatto che la crescita può coesistere con il calo dell’inflazione. Ma i prezzi non scendono più e i prezzi degli asset sono alti e in molti casi in aumento. (Vedi rame.)
I mercati hanno comunque apprezzato i commenti del Presidente. Le azioni sono balzate di circa l'1% prima di crollare alla chiusura. Il fallimento delle aziende di semiconduttori ha fatto crollare il mercato più ampio.
I mercati sembrano inoltre aver accolto favorevolmente l’annuncio di Powell secondo cui la Fed rallenterà il ritmo del deflusso degli asset nel suo bilancio. La Fed ridurrà il calo delle sue partecipazioni in titoli del Tesoro a 25 miliardi di dollari al mese da 60 miliardi di dollari, a partire da giugno. Gli investitori percepiscono questo ritmo più lento di “restrizione quantitativa” come una forma di allentamento monetario.
La Fed manterrà il ritmo di calo dei titoli garantiti da ipoteca a un tetto massimo di 35 miliardi di dollari al mese, anche se al giorno d’oggi tale tetto viene raggiunto raramente. La svendita degli MBS è costruttiva poiché la Fed dovrebbe abbandonare l’attività di allocazione del capitale favorendo il settore immobiliare. Il problema dell’edilizia abitativa oggigiorno è la carenza di offerta, non la mancanza di domanda. Gli acquisti di MBS sono un artefatto del crollo immobiliare del 2008 e avrebbero dovuto essere eliminati da tempo dal bilancio della Fed.
La scommessa accomodante di Powell sui prezzi sarà accolta con favore alla Casa Bianca e al Tesoro. I rendimenti obbligazionari sono scesi alla notizia della Fed. Il presidente Biden ha bisogno di tassi più bassi per aumentare la fiducia dei consumatori, e il segretario al Tesoro Janet Yellen ne ha bisogno per finanziare l’enorme debito federale.
Speriamo che la fiducia della Fed sull’inflazione non sia così transitoria come lo è stata nel 2021.
Apparso nell'edizione cartacea del 2 maggio 2024 come "Powell non è troppo preoccupato per l'inflazione".