Tra pochi minuti atterreremo: allacciate le cinture e chiudete il tavolinetto
In quattro settimane, il Mondo ha cambiato faccia: almeno per ciò che riguarda i mercati finanziari internazionali. Siamo arrivati alla fine di aprile, e di ciò che dominava sui media e nella massa degli investitori è rimasto più nulla.
E la settimana appena conclusa ce lo ha confermato.
Per noi gestori, e per tutti gli investitori, oggi la domanda è: ma che cosa avranno capito? Oppure: ma quanto avranno capito? O meglio: ma quanti avranno capito?
Faremo il possibile per aiutare il nostro lettore a leggere in modo corretto i dati ed i fatti.
Il tempo è poco, e noi quindi saremo sintetici. Come si possono mettere insieme:
l’aumento della volatilità sui mercati delle azioni e delle obbligazioni
i risultati trimestrali delle Società
i dati USA di giovedì e di venerdì scorsi, per il PIL e per l’inflazione
le decisioni di venerdì scorso della Banca del Giappone
il conflitto in Ucraina
il conflitto in Estremo Oriente
le tensioni per le prossime Elezioni europee
le tensioni per le prossime Elezioni negli Stati Uniti
le dichiarazioni in arrivo dalla BCE
i dati che arrivano la settimana prossima da Stati uniti ed Europa
la riunione della settimana prossima della Federal Reserve
ed altri elementi che caratterizzano questo specifico momento dei mercati?
Come decidere che cosa fare, per le nostre posizioni in azioni? E le obbligazioni? E le valute? E le materie prime?
Dove possiamo guadagnare, e molto?
Dove possiamo perdere soldi?
L’immagine più efficace, l’immagine più esplicativa, è quella dell’occhio del ciclone.
Confondere la calma apparente con un sistema stabile è il più grande errore che l’investitore può fare a fine aprile: la situazione sui mercati finanziari è simile all’occhio del ciclone, così come viene descritto nell’immagine precedente.
Una piccolissima zona di calma apparente in prossimità di fronti temporaleschi con venti particolarmente violenti, precipitazioni molto intense, e tornando all’interno dell’uragano.
Questo è lo stato delle cose, e questo è ciò che noi investitori dobbiamo affrontare tra pochi minuti.
La settimana scorsa e precisamente sabato 20 aprile, qui nel Blog, abbiamo offerto al nostro lettore un contributo dedicato ad una visione più ampia delle cose ed al lungo periodo.
Oggi, anche per ragioni di tempo, ci limiteremo al breve periodo.
Che cosa avranno capito, i mercati finanziari, dei fatti delle ultime quattro settimane? Ed in particolare, dei fatti dell’ultima settimana (dalla Banca del Giappone agli utili di Tesla, e di Facebook, e poi di Google e di Microsoft, dai dati USA per il PIL alla dichiarazione della BCE?
Ve lo diciamo subito: fino ad oggi, ci hanno capito nulla, ed i movimenti frenetici e quasi isterici delle Borse (immagini sopra) sono la prova più evidente. Valute e materie prime sono bloccate, in questo momento, dal panico.
Un po’ di chiarezza, invece, ci arriva dal mercato delle obbligazioni (immagine che avete visto più in alto ed immagine che segue): di questo argomento abbiamo già scritto, e ne scriveremo ancora in successivi Post.
Per il momento, ci limitiamo a ricordarvi che soltanto tre mesi fa, 90 giorni, il 2024 era “l’anno delle obbligazioni” e che nel 2024 erano in arrivo “sei tagli dei tassi ufficiali”.
Se vi siete fidati, se siete andati dietro a questa narrativa, avete sbagliato di grosso.
Ora prendetevi dieci minuti e domandatevi: che cosa cambierà allo stesso modo nei prossimi tre mesi? Due mesi? un mese? La settimana prossima?
La fase di intenso cambiamento di scenario, di rivoluzione della narrativa di inizio 2024, che Recce’d vi aveva anticipato … proprio a inizio 2024, ma anche già nel 2023, sta per toccare il suo culmine: e forse questo accadrà proprio la settimana prossima, con i nuovi dati in arrivo, e con la riunione della Federal Reserve.
Una riunione che spiega i rimbalzi delle Borse della settimana scorsa: piccoli investitori, promotori finanziari e financial advisor (costretti a vendere i “prodotti che dice la Casa”) e banche internazionali si aspettano, anche questa vola, la Mano Santa che scende dal cielo.
Non possono fare altro: hanno soltanto quello, e niente altro, da spendere.
Pregano, implorano, la Banca Centrale americana di salvare tutto e tutti, seguendo la linea scelta dal Giappone venerdì scorso: fare finta di non vedere.
E invece raccontare a tutti noi, che siamo nell’occhio del ciclone, che questa temporanea stasi è il segno che va tutto bene, che intorno tutto è tranquillo. Fare finta di non vedere che tutti siamo in prossimità di fronti temporaleschi con venti particolarmente violenti, precipitazioni molto intense, e tornando all’interno dell’uragano.
L’aspettativa di piccoli investitori, promotori finanziari e financial advisor, e banche internazionali, è che la Federal Reserve dica più o meno
… va bene, ammettiamolo, erano solo caXXate quelle dei tagli dei tassi (come sempre) ma in fondo perché farsene un problema, perché preoccuparsi, nel caso vi daremo noi un altro po’ di soldi …
I vostri risparmi, quelli che avete investitor con promotori finanziari, private banker e wealth manager e family banker, oggi sono investiti in questo modo: disperatamente aggrappati ad una fantasia.
La Federal Reserve, però, non lo potrà fare: non lo potrà fare mercoledì prossimo, ed a nostro giudizio mai più.
Per la fortuna di noi investitori.
E’ arrivato il momento, stiamo per atterrare, dopo che se ne è scritto e detto per più di due anni.
Come viene spiegato dall’ottimo articolo che leggete di seguito, l’atterraggio sarà più rapido di quello che la massa degli investitori, dei financial advisor, dei promotori finanziari e delle banche di investimento vi hanno anticipato. La ragione? Da anni, i vecchi modelli non funzionano più, e la catena degli eventi segue strade del tutto nuove. Al rialzo, come anche al ribasso.
Proprio come è successo per il meteo: nessuno aveva anticipato la neve ed il gelo ad aprile. (Recce’d, per la verità, qualche anticipazione la aveva regalata, come sempre a costo zero, a tutti i suoi lettori.)
Ed ora, saranno i Clienti di Recce’d a ricavarne un beneficio sostanziale: il risultato dei propri investimenti sui mercati finanziari.
Vi invitiamo a leggere con attenzione l’articolo che segue, che è stato pubblicato mercoledì scorso, prima del dato (importantissimo) per il PIL americano di giovedì scorso (immagine sopra ed immagine più in basso). Un dato che ha posto un sigillo sull’intero discorso.
Su questo medesimo articolo dovremo ritornare anche la settimana prossima: oggi, ne mettiamo in evidenza una parte, ma ce ne sarà una seconda parte da approfondire, in un prossimo Post.
Oggi, non c’è il tempo.
Quando gli Stati Uniti riporteranno una crescita del prodotto interno lordo alla fine di questo mese, ci si aspetta che si registri ad un ritmo solido di almeno il 2% per il settimo trimestre consecutivo, sfidando l’aspettativa, un tempo universale, che gli aumenti dei tassi della Federal Reserve avrebbero innescato una recessione. .
Prima gli economisti hanno ricondotto le previsioni ad un “atterraggio morbido”, ora parlano di “nessun atterraggio”. I modelli di previsione convenzionali sono stati più sbagliati del solito in questa ripresa post-pandemia. Ma perché?
Forse la spiegazione più trascurata della resilienza americana è che, molto più di altri paesi sviluppati, gli Stati Uniti hanno continuato a stimolare la propria economia anche dopo la fine della recessione del 2020.
Parte di questi stimoli fiscali e monetari continuano a circolare nel sistema, mantenendo la crescita artificialmente elevata e gonfiando sia i prezzi al consumo che quelli delle attività finanziarie.
Dopo lo scoppio della pandemia, i presidenti Donald Trump e Joe Biden hanno stanziato circa 10mila miliardi di dollari in nuove spese, di cui 8mila miliardi dopo la fine della breve recessione indotta dal lockdown di inizio 2020. La spesa pubblica degli Stati Uniti si è mantenuta a un livello annuo superiore di circa 2mila miliardi di dollari rispetto alla norma pre-pandemia, ed è sulla buona strada per stabilire record in termini di percentuale del PIL.
Nel frattempo, il resto del mondo sviluppato si è mosso in una direzione diversa. Negli anni trascorsi dall’inizio della pandemia, l’aumento dei deficit ammontava complessivamente al 40% del Pil negli Stati Uniti, il doppio della media europea e un terzo superiore a quello del Regno Unito.
Secondo alcune stime, gli stimoli fiscali hanno rappresentato oltre un terzo della crescita degli Stati Uniti nel 2023; senza di esso, gli Stati Uniti non sembrerebbero una meraviglia rispetto ad altre economie sviluppate.
Ancora più sottovalutato dell’impulso derivante dalla spesa pubblica galoppante è il modo in cui la crescita monetaria ha sovraccaricato l’economia e i mercati finanziari.
La Fed ha creato così tanta moneta durante la pandemia che, secondo alcune misure, l’eccesso non è stato ancora completamente assorbito dall’economia. La misura ampia dell’offerta di moneta nota come M2, che comprende la liquidità detenuta nei conti del mercato monetario e nei depositi bancari, nonché altre forme di risparmio, è ancora ben al di sopra della sua tendenza pre-pandemia.
In Europa e nel Regno Unito, dove lo stimolo monetario è stato meno aggressivo, M2 è tornata al di sotto del trend.
Questa sbornia di liquidità ha contrastato gli aumenti dei tassi di interesse della Fed e aiuta a spiegare l’attuale comportamento dei prezzi degli asset finanziari.
Gli utili aziendali sono in aumento, grazie alla forte crescita del PIL, ma i prezzi delle azioni – per non parlare di bitcoin, oro e molto altro – sono aumentati ancora più velocemente. Questa strana combinazione – valutazioni azionarie più elevate nonostante tassi più alti – non si è verificata in nessun periodo di stretta della Fed a partire dalla fine degli anni ’50.
Un atto di levitazione simile è visibile nel mercato immobiliare statunitense; nonostante i tassi ipotecari più elevati, i prezzi sono aumentati costantemente e più velocemente che in altre nazioni sviluppate.
Dal 2020, il patrimonio netto totale delle famiglie statunitensi è aumentato di quasi 40 trilioni di dollari, arrivando a 157 trilioni di dollari, grazie ai prezzi delle case e delle azioni. Per chi sta meglio, questo “effetto ricchezza” è una svolta felice. Sono più gli americani che programmano una vacanza all’estero quest’estate che in qualsiasi altro momento da quando sono iniziati i record negli anni ’60. Per i meno abbienti, che passano l'estate a livello locale, non possiedono una casa e tendono ad essere più giovani, queste condizioni sono meno felici.
Esistono, ovviamente, altre spiegazioni ragionevoli per la resilienza degli Stati Uniti, tra cui l’aumento dell’immigrazione e il boom dell’intelligenza artificiale. Inoltre, molti debitori americani pagano tassi fissi e non saranno colpiti dagli aumenti finché non avranno bisogno di rifinanziare i loro prestiti. I nuovi incentivi governativi stanno attirando miliardi di investimenti verso le industrie sovvenzionate, dalla tecnologia verde ai chip per computer.
Ma questo sembra chiaro: con i prezzi al consumo e i prezzi delle attività finanziarie più elevati negli Stati Uniti rispetto ai paesi concorrenti, l’economia è surriscaldata e la Fed ha meno spazio del previsto per tagliare i tassi.
Finché i tassi di interesse rimarranno più alti per un periodo più lungo, gli Stati Uniti andranno incontro a guai peggiori se manterranno un deficit vicino al 6% del PIL; si tratta del doppio della media pre-pandemia per gli Stati Uniti e di sei volte della mediana per l’Europa occidentale.
Gli Stati Uniti non possono sostenere uno stimolo così aggressivo per un tempo indefinito e la spesa pubblica sta già rallentando. L’economia, però, è lungi dall’essere una scienza esatta, ed è difficile sapere quando si esaurirà esattamente l’effetto zucchero derivante dagli stimoli passati.