Geduld

 

Nella sua opera dedicata alla Passione secondo San Matteo, Johan Sebastian Bach ha dedicato una celebre Aria alla pazienza. Geduld, appunto, in lingua tedesca.

La potete ascoltare nel video che alleghiamo qui vicino.

A tutti è noto che la pazienza è una delle virtù essenziali, per ogni investitore: soltanto con la pazienza si garantiscono ai propri investimenti risultati positivi nel medio e lungo periodo, al tempo stesso mantenendo sotto stretto controllo i rischi e quindi le minusvalenze nel proprio portafoglio titoli.

Il tema è sempre di grande rilievo, ma lo è ancora di più in una fase come quella attuale: una fase in cui tutti noi investitori affrontiamo un cambiamento di regime, ovvero un cambiamento di paradigma. Una Nuova Era per i mercati finanziari.

Persino Schroders, una delle Case di Fondi Comuni di Investimento più reputate al Mondo, di recente si è dovuta arrendere all’evidenza, e ne ha fatto un tema commerciale.

Avete certamente anche voi osservato un cambiamento di tono e di linguaggio, non soltanto da parte di Schroeders bensì da parte di un buon numero di banche internazionali.

Ovviamente, anche i media, che sono l’ultimo vagone di questo trenino, stanno adeguandosi alla nuova tendenza, ad esempio nella titolazione.

Tutto questo ci riguarda? Come incide sulle nostre scelte di investimento? Come modifica la politica di gestione dei portafogli?

Nello specifico, per ciò che riguarda la nostra politica di gestione dei portafogli di Recce’d, per il momento non c’è stato alcun cambiamento: non ce ne è stata la necessità, perché da parte nostra questo cambiamento di “umore dei mercati” era stato ampiamente anticipato già mesi fa. Grazie a questo, i nostri portafogli sono già oggi pronti: anzi, lo erano già ieri.

Ciò che conta, per noi ma pure per tutti gli investitori, di questa vicenda è:

  • registrare il cambiamento nella cosiddetta “narrativa”

  • domandarci se adesso si proverà a “vendere la narrativa della recessione”

  • anticipare come reagirà la massa degli investitori questo “cambiamento di direzione nelle tattiche di vendita” delle Reti e delle banche di investimento.

Ovviamente, tutto questo non può, e non deve, allontanarci dalla realtà dei fatti, che è ben rappresentata ad esempio dai dati per l’occupazione USA di venerdì 7 aprile 2023, dai dati per l’inflazione che aspettiamo per la prossima settimana, e poi soprattutto, in questo specifico momento, dai dati per le trimestrali che arriveranno nelle prossimi cinque settimane dagli Stati Uniti e dall’Europa.

Non è e non sarà questa, del Blog, la sede dove Recce’d pubblica le due analisi dei dati (già pubblicati ed in uscita), né può essere questa la sede dove Recce’d racconta dei propri lavori di previsione e stima.

Questi dati sono, comprensibilmente, riservati ai nostri Clienti.

Invece in questo Post di oggi noi ci atterremo al tema della “narrativa”, aiutando chi ci legge a comprendere a che punto stiamo.

Dunque, la narrativa del “soft landing” di gennaio e febbraio non esiste più: è stata travolta, in marzo, dalle vicende di Credit Suisse, di SVB e successivamente dai tentativi di “narrativa della recessione”.

Una “nuova narrativa” oggi è in via di definizione: non è ancora definita.

Con questo Blog, Recce’d aiuta i suoi lettori a capire in anticipo quali saranno le caratteristiche della “nuova narrativa dominante”.

Partendo da un termine che tutti voi trovate e troverete sempre più spesso sui media: trilemma.

Il termine “trilemma” è una estensione del concetto di “dilemma”: si è di fronte ad una scelta, che non si riduce a “questo oppure quello”. Il soggetto si dibatte tra tre poli della questione, e fatica a risolversi per una cosa oppure l’altra oppure l’altra.

Di recente, molti hanno scelto proprio questo termine per descrivere la situazione nella quale oggi si trovano le Autorità di Politica Economica in generale, e quelle di Politica Monetaria in particolare.

Ripetiamo ancora una volta: nel corso degli ultimi quindi anni, il ruolo di queste Autorità politiche nei confronti del sistema economico è aumentato in misura enorme, arrivando a raggiungere dimensioni tali da distorcere proprio il funzionamento delle economie e dei mercati. Questo processo ha già toccato, e superato, il suo punto di massimo, ed ora abbiamo imboccato la strada inversa.

E tuttavia, come risulterà ovvio, l’influenza resta tutt’ora enorme, perché processi come questi durano anni.

Si nota, però, una crescente difficoltà, di queste Autorità politiche, nel comprendere quello che sta accadendo. Si nota una difficoltà crescente ad individuare gli strumenti giusti da impiegare. Ma soprattutto, si nota una incapacità, anch’essa crescete, ad indirizzare. Le cose oggi NON vanno nella direzione che i politici indicano.

Il trilemma è un esempio di questo stato di cose come scriveva già nel mese di novembre del 2022 Mohamed El Erian.

Dopo la riunione della Federal Reserve dell'1 e 2 novembre di questa settimana, forse sapremo di più su come verrà ricordata questa Fed: come una Fed di Volcker che ha sconfitto con decisione l'inflazione o, invece, come una Fed di Burns che ha permesso al Paese di scivolare in un pantano di stagflazione. Ma questa realtà già complessa si complica ulteriormente. Il presidente della Fed Jerome Powell si trova di fronte a una sfida politica che potrebbe rivelarsi più impegnativa di quella affrontata dai suoi predecessori degli anni '70 e '80: ridurre l'inflazione, evitare di danneggiare indebitamente l'economia e i mezzi di sussistenza ed evitare un incidente finanziario nel processo.

Mentre il consenso del mercato per la riunione della Fed di questa settimana è fortemente a favore di un quarto rialzo dei tassi di interesse consecutivo, pari a 75 punti base, le opinioni divergono in modo significativo su ciò che la Fed dovrebbe segnalare sulle sue mosse future. Alcuni ritengono che la Fed dovrebbe suggerire un significativo rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi a fronte dell'indebolimento dell'economia, sia a livello nazionale che internazionale. Questo, secondo loro, proteggerebbe la crescita e salverebbe i posti di lavoro.

Altri, visto che l'inflazione di fondo continua a salire, ritengono che la Fed dovrebbe mantenere il suo tono da falco, segnalando la continuazione di un ritmo di rialzo robusto e indicando un picco di tasso più alto. Questo, secondo loro, è ciò che è necessario per sconfiggere l'inflazione ed evitare la stagflazione. Esiste poi una serie di opinioni intermedie.

La contrapposizione tra la Fed guidata da Arthur Burns e quella guidata da Paul Volcker è stata usata come stenografia per questo dibattito tra occupazione da un lato e inflazione dall'altro. Derivata dall'esperienza degli anni Settanta, la Fed di Burns si riferisce alla nozione di una banca centrale che modera erroneamente la sua lotta contro l'inflazione per poi essere costretta a un'inversione di rotta quando si trova di fronte a una stagflazione. La Fed di Volcker, derivata dagli eventi degli anni '80, si riferisce a una banca centrale disposta a tollerare danni significativi alla crescita e all'occupazione per sconfiggere in modo duraturo l'inflazione. (Il mio collega di Bloomberg Opinion Bill Dudley ha descritto bene la posta in gioco in entrambi i casi la scorsa settimana).

La dichiarazione della Fed di questa settimana e, più probabilmente, il tono e il contenuto della successiva conferenza stampa potrebbero gettare una luce parziale su quale sia l'approccio più simile a quello della Fed sotto Powell.

Tuttavia, la Fed di Powell non deve solo affrontare la duplice sfida di combattere l'inflazione e preoccuparsi dell'occupazione e della crescita, ma anche un terzo problema: mantenere la stabilità finanziaria.

Questo terzo fattore non è del tutto nuovo. Poco dopo l'aumento aggressivo dei tassi di interesse da parte della Fed sotto Volcker e la caduta in recessione dell'economia statunitense, gli Stati Uniti hanno dovuto svolgere un ruolo importante nel coordinare una risposta globale per minimizzare i danni di una crisi del debito latinoamericano. Poiché la relativa esposizione negli Stati Uniti era contenuta nel sistema bancario - e, all'interno di questo, principalmente in una manciata di banche a centro monetario - le autorità sono state in grado di utilizzare un mix di moral suasion, tolleranza normativa e assistenza finanziaria (anche da parte del Fondo Monetario Internazionale per l'America Latina) per evitare che il problema contamini l'economia reale.

Oggi, ciò che è nuovo è dove risiede il rischio di instabilità finanziaria. A differenza degli anni '80, la fragilità non risiede nelle banche, ma piuttosto nel settore non bancario, meno regolamentato e supervisionato, che comprende gestori patrimoniali, fondi pensione, hedge fund, private equity e simili. È principalmente il risultato di due fattori: in primo luogo, la misura in cui le banche non bancarie sono state condizionate a ottimizzare quella che molti credevano sarebbe stata una politica quasi permanente di tassi d'interesse estremamente bassi e di massicce iniezioni di liquidità (il cosiddetto "QE infinito"); in secondo luogo, una Fed che, da giugno, ha dovuto aumentare drasticamente i rialzi dei tassi d'interesse dopo aver iniziato troppo tardi e troppo poco.

Gestire questo rischio di instabilità finanziaria non sarà facile. Un ciclo di rialzo dei tassi troppo aggressivo potrebbe creare un incidente finanziario che aggrava il calo della crescita e dell'occupazione. Un ciclo troppo lento potrebbe mantenere la stabilità finanziaria immediata a costo di spingere l'economia verso la stagflazione. In questo modo, in futuro, l'inflazione sarebbe troppo alta, la crescita stentata e l'instabilità finanziaria ancora minacciata.

Il difficile e delicato equilibrio tra stabilità, inflazione e occupazione suggerisce che la Fed dovrebbe pensare in termini di trilemma e non solo di dilemma.

A giudicare dai ripetuti riferimenti a Volcker nelle recenti dichiarazioni pubbliche, Powell vuole comprensibilmente evitare qualsiasi paragone con Burns. Affinché ciò si realizzi, la Fed dovrebbe rapidamente affrontare il trilemma che si trova di fronte e, in collaborazione con altri, fare di più per progettare e distribuire strumenti che le consentano di gestire tre obiettivi che, attualmente, non possono essere facilmente bilanciati.

E’ utile per voi lettori rivedere un testo del novembre 2022? Certo che lo è! Vi aiuta ad entrare nella giusta prospettiva. Queste parole furono pubblicate nel novembre 2022, ed oggi a sei mesi di distanza sono diventate … le sole parole che contano per i mercati finanziari.

Questo dato di fatto potrebbe aiutarvi a riflettere: in particolare, sul modo in cui voi gestire i vostri soldi. L’articolo, andava letto a novembre: sei mesi fa era necessario prenderne atto, e ragionare sulle conseguenze. Sei mesi fa (mentre tutto il Mondo parlava d’altro) a voi sarebbe stato utile avere a fianco qualcuno in grado di dirvi queste cose, o quanto meno di farvi leggere questo articolo. Prima di fare le scelte sbagliate che avete fatto per il vostro portafoglio titoli.

Veniamo ad oggi: il termine “trilemma” oggi si legge un po’ dovunque. A titolo di esempio, e quindi a campione, noi di Recce’d abbiamo scelto tra i tantissimi un recente articolo di Nouriel Roubini.

Abbiamo già scritto in passato a proposito delle molte cose che ci dividono da Roubini: non tutte le cose che questo Autore scrive sono da noi condivise, ma è soprattutto la nostra professione di gestori di portafogli modello che ci impedisce di assumere atteggiamenti massimalistici, che qualcuno definisce “catastrofistici”, e ci impedisce si farne una professione.

Ciò che per noi conta non sono le parole dette, bensì i risultati dei portafogli modello: per questo, noi non possiamo assumere, mai, tono “apocalittici” e molto generici, e dobbiamo invece essere più specifici, più dettagliati, più concreti, e sempre legati alla realtà. Noi non possiamo permetterci di essere “ottimisti” oppure “pessimisti”: è un lusso che lasciamo agli altri.

Tutto ciò premesso, resta vero però che molte delle considerazioni fatte da Roubini, nel corso degli anni, hanno anticipato in modo corretto l’evoluzione della realtà intorno a noi: su molte cose, lui Roubini aveva ragione, e chi andava contro Roubini aveva torto. Questo, deve essere riconosciuto.

E per questo, noi di Recce’d vi suggeriamo di leggere che cosa ha scritto la settimana scorsa Roubini sul tema del trilemma.

30 marzo 2023

Nouriel Roubini

Di fronte a un'inflazione elevata e persistente, a rischi di recessione e ora a un'incombente crisi di insolvenza nel settore finanziario, le banche centrali come la Federal Reserve statunitense si trovano di fronte a un trilemma. Incapaci di combattere l'inflazione e di fornire contemporaneamente un sostegno alla liquidità, l'unica soluzione è una grave recessione - e quindi una più ampia crisi del debito.

NEW YORK - Nel gennaio 2022, quando i rendimenti dei Treasury decennali statunitensi erano ancora all'incirca dell'1% e quelli dei Bund tedeschi del -0,5%, avevo avvertito che l'inflazione sarebbe stata negativa sia per le azioni che per le obbligazioni. Un'inflazione più elevata avrebbe portato a un aumento dei rendimenti obbligazionari, che a sua volta avrebbe danneggiato i titoli azionari in quanto il fattore di sconto per i dividendi sarebbe aumentato. Ma, allo stesso tempo, un aumento dei rendimenti delle obbligazioni "sicure" comporterebbe un calo del loro prezzo, a causa della relazione inversa tra rendimenti e prezzi delle obbligazioni.

Questo principio di base, noto come "rischio di duration", sembra essere sfuggito a molti banchieri, investitori a reddito fisso e autorità di regolamentazione bancaria. Poiché l'aumento dell'inflazione nel 2022 ha portato a un aumento dei rendimenti obbligazionari, i Treasury decennali hanno perso più valore (-20%) rispetto all'S&P 500 (-15%), e chiunque avesse attività a reddito fisso a lunga scadenza denominate in dollari o in euro si è ritrovato con le mani in mano. Le conseguenze per questi investitori sono state gravi. Alla fine del 2022, le perdite non realizzate delle banche statunitensi sui titoli avevano raggiunto i 620 miliardi di dollari, circa il 28% del loro capitale totale (2.200 miliardi di dollari). A peggiorare la situazione, l'aumento dei tassi di interesse ha ridotto il valore di mercato anche delle altre attività delle banche. Se fate un prestito bancario decennale quando i tassi d'interesse a lungo termine sono all'1%, e poi questi tassi salgono al 3,5%, il valore reale di quel prestito (quello che qualcun altro sul mercato vi pagherebbe) scenderà. Tenendo conto di ciò, le perdite non realizzate delle banche statunitensi ammontano in realtà a 1,75 trilioni di dollari, pari all'80% del loro capitale. La natura "non realizzata" di queste perdite è solo un artefatto dell'attuale regime normativo, che consente alle banche di valutare titoli e prestiti al loro valore nominale piuttosto che al loro reale valore di mercato. In realtà, a giudicare dalla qualità del loro capitale, la maggior parte delle banche statunitensi è tecnicamente vicina all'insolvenza, e centinaia sono già completamente insolventi.

Certo, l'aumento dell'inflazione riduce il valore reale delle passività delle banche (depositi) aumentando la loro "franchigia di deposito", un'attività che non figura nel loro bilancio. Poiché le banche pagano ancora quasi lo 0% sulla maggior parte dei loro depositi, anche se i tassi overnight sono saliti al 4% o più, il valore di questa attività aumenta quando i tassi di interesse sono più alti. Secondo alcune stime, infatti, l'aumento dei tassi di interesse ha aumentato il valore totale dei depositi delle banche statunitensi di circa 1,75 trilioni di dollari. Ma questo asset esiste solo se i depositi rimangono nelle banche quando i tassi aumentano, e ora sappiamo dalla Silicon Valley Bank e dall'esperienza di altre banche regionali statunitensi che tale fedeltà è tutt'altro che assicurata.

Se i depositanti fuggono, la franchigia sui depositi evapora e le perdite non realizzate sui titoli si realizzano quando le banche li vendono per soddisfare le richieste di prelievo. Il fallimento diventa quindi inevitabile. Inoltre, l'argomentazione della "franchigia di deposito" presuppone che la maggior parte dei depositanti sia stupida e tenga i propri soldi in conti che fruttano quasi lo 0% di interessi, quando potrebbero guadagnare il 4% o più in fondi del mercato monetario totalmente sicuri che investono in Treasuries a breve termine. Ma, ancora una volta, sappiamo che i depositanti non sono così compiacenti. L'attuale e apparentemente persistente fuga dei depositi non assicurati - e persino di quelli assicurati - è probabilmente guidata tanto dalla ricerca di rendimenti più elevati quanto dalle preoccupazioni per la sicurezza dei loro depositi.

In breve, dopo essere stato un fattore nullo negli ultimi 15 anni, da quando i tassi d'interesse a breve termine sono scesi quasi a zero in seguito alla crisi finanziaria globale del 2008, la sensibilità ai tassi d'interesse dei depositi è tornata in primo piano. Le banche hanno assunto un rischio di duration altamente prevedibile perché volevano ingrassare i loro margini di interesse netti. Hanno approfittato del fatto che, mentre gli oneri patrimoniali sui titoli di Stato e sui titoli garantiti da ipoteca erano pari a zero, le perdite su tali attività non dovevano essere valutate al mercato. Come se non bastasse, le autorità di regolamentazione non hanno nemmeno sottoposto le banche a stress test per vedere come si sarebbero comportate in uno scenario di forte aumento dei tassi di interesse. Ora che questo castello di carte sta crollando, la contrazione del credito causata dall'attuale stress bancario creerà un atterraggio più difficile per l'economia reale, a causa del ruolo chiave che le banche regionali svolgono nel finanziamento delle piccole e medie imprese e delle famiglie.

Le banche centrali si trovano quindi di fronte non solo a un dilemma, ma a un trilemma. A causa dei recenti shock negativi sull'offerta aggregata - come la pandemia e la guerra in Ucraina - il raggiungimento della stabilità dei prezzi attraverso l'aumento dei tassi di interesse era destinato ad aumentare il rischio di un atterraggio duro (recessione e aumento della disoccupazione). Ma, come sostengo da oltre un anno, questo difficile compromesso presenta anche il rischio aggiuntivo di una grave instabilità finanziaria. I mutuatari si trovano ad affrontare tassi in aumento - e quindi costi di capitale molto più elevati - per i nuovi prestiti e per le passività esistenti che sono giunte a scadenza e devono essere rinnovate. Ma l'aumento dei tassi a lungo termine sta anche portando a massicce perdite per i creditori che detengono attività a lunga scadenza. Di conseguenza, l'economia sta cadendo in una "trappola del debito", con alti deficit e debiti pubblici che causano una "dominanza fiscale" sulla politica monetaria e alti debiti privati che causano una "dominanza finanziaria" sulle autorità monetarie e di regolamentazione. Come ho avvertito da tempo, le banche centrali che si trovano ad affrontare questo trilemma probabilmente si tireranno indietro (riducendo la normalizzazione della politica monetaria) per evitare un tracollo economico e finanziario che si auto-rinforza, e si creeranno le premesse per un de-ancoraggio delle aspettative di inflazione nel tempo.

Le banche centrali non devono illudersi di poter raggiungere la stabilità finanziaria e dei prezzi attraverso una sorta di principio di separazione (alzare i tassi per combattere l'inflazione e utilizzare il sostegno alla liquidità per mantenere la stabilità finanziaria). In una trappola del debito, l'aumento dei tassi alimenterà crisi sistemiche del debito che il sostegno alla liquidità non sarà sufficiente a risolvere. Inoltre, le banche centrali non devono presumere che la prossima contrazione del credito ucciderà l'inflazione frenando la domanda aggregata.

Dopo tutto, gli shock negativi dell'offerta aggregata persistono e i mercati del lavoro rimangono troppo rigidi. Una grave recessione è l'unica cosa che può temperare l'inflazione dei prezzi e dei salari, ma renderà più grave la crisi del debito, che a sua volta alimenterà una recessione economica ancora più profonda. Poiché il sostegno alla liquidità non può impedire questo circolo vizioso sistemico, tutti dovrebbero prepararsi all'imminente crisi stagflazionistica del debito.

L’articolo che avete appena letto, a nostro giudizio, offre al lettore spunti molto utili, proprio per interpretare nel modo corretto l’attualità del mese di marzo e della prima settimana di aprile 2023 dei mercati finanziari.

Si leggono e si ascoltano, ancora oggi, ed anche oggi, ed un’altra volta, rappresentazioni semplificate, e intenzionalmente semplicistiche, dei fatti. Nel marzo 2023 ne abbiamo ripetutamente ascoltata una che dice:

la crisi delle banche rallenterà il credito e questo rallenterà l’inflazione, e questo rallenterà i rialzi dei tassi ufficiali di interesse.

A questa se ne associa poi una seconda, che dura già da qualche mese, e che dice:

sta per arrivare una recessione, e questo rallenterà l’economia e questo rallenterà i rialzi dei tassi.

Il solo scopo di queste narrative, è quello di convincere il pubblico dei risparmiatori che:

prima o poi i tassi caleranno, e siccome la colpa è tutta ed unicamente da attribuire agli aumenti dei tassi, allora non ci sono problemi nel vostro futuro, e tutto si risolverà da sé.

A fronte di queste rappresentazioni, molto semplificate e quindi dannose, per chi segue in modo superficiale le vicende dell’economia e dei mercati finanziari, noi di Recce’d siamo qui per fornire ai lettori un quotidiano punto di riferimento di maggiore qualità e di maggiore utilità pratica.

Oggi, ad esempio, richiamiamo come già detto la vostra attenzione sul tema del “trilemma” e delle sue implicazioni. Lo facciamo anche facendovi leggere contributi esterni, e di seguito trovate un articolo di Mohamed El Erian, che a distanza di sei mesi dal precedente articolo che avete letto più sopra, è ritornato sul tema.

Molti commentatori si sono affrettati a sostenere che la politica della Federal Reserve si trova ora in un mondo nuovo dopo l'improvviso fallimento di tre banche statunitensi e il dispiegamento di "misure bazooka" per salvaguardare il sistema finanziario.

In realtà, questi sviluppi rappresentano l'amplificazione di una situazione che si protrae da più tempo. Hanno messo la Fed in una situazione politica ancora più difficile e rendono particolarmente importante la decisione di questa settimana sui tassi d'interesse statunitensi.

I fallimenti della Silicon Valley Bank, della Signature Bank e della Silvergate sono il riflesso di una cattiva gestione in ciascuna delle tre società e di errori di vigilanza. Hanno costretto la Fed, il Dipartimento di Giustizia e la Securities and Exchange Commission ad avviare indagini. La Fed prenderà in considerazione anche un rafforzamento della regolamentazione per le banche di medie dimensioni. Ma questa è solo una parte della storia.

I fallimenti sono stati anche il riflesso di una cattiva gestione del regime dei tassi d'interesse del Paese. Dopo aver lasciato che le condizioni finanziarie fossero troppo allentate per troppo tempo, la Fed ha frenato solo dopo una prolungata e dannosa errata definizione dell'inflazione come transitoria.

Non dovrebbe sorprendere che ciò abbia colto di sorpresa alcune istituzioni e che ora vi sia il rischio di un inasprimento generalizzato degli standard di prestito. Questo nonostante il fatto che, dopo il crollo della SVB, la Fed si sia affrettata ad aprire un'interessante finestra di finanziamento che consente alle banche di ottenere liquidità alla pari a fronte di titoli di alta qualità che valgono meno sul mercato aperto.

La Fed si trova di fronte a un trilemma sempre più pressante: come ridurre l'inflazione, mantenere la stabilità finanziaria e minimizzare i danni alla crescita e all'occupazione. Con le preoccupazioni per la stabilità finanziaria apparentemente in contrasto con la necessità di inasprire la politica monetaria per ridurre l'inflazione elevata, la situazione complica il processo decisionale di questa settimana.

I prezzi di mercato per l'azione di politica monetaria della Fed di questa settimana sono passati da una probabilità del 70% di un rialzo della Fed di 0,5 punti percentuali, meno di due settimane fa, a favore di nessun aumento seguito da tagli significativi. Questo nonostante la riaccelerazione dell'inflazione di fondo e un altro mese di creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti migliore del previsto. La situazione evidenzia ancora una volta i rischi posti dal dominio del settore finanziario.

Non mi sorprenderebbe se la Fed fosse tentata di fare un po' di confusione questa settimana, nascondendosi ancora una volta dietro il velo della "dipendenza dai dati". Tuttavia, è meno facile farlo ora, perché l'approccio dà luogo a due opzioni in competizione: reagire ai dati economici caldi aumentando i tassi di 0,25 punti percentuali; oppure reagire ai dati di mercato mantenendo i tassi invariati o riducendoli.

Il processo decisionale degli ultimi anni di questa Fed suggerisce che, purtroppo, potrebbe optare per una soluzione intermedia, ritenendo di mantenere aperte le opzioni politiche in un momento particolarmente volatile e incerto. Lascerebbe i tassi invariati e li accompagnerebbe con una forward policy guidance che segnala che si tratta di una "pausa" e non della fine del ciclo di rialzo.

Ma questo non si rivelerebbe un compromesso efficace. Al contrario, il trilemma si aggraverebbe, poiché le prospettive di crescita si affievoliscono a causa dell'inasprimento degli standard di prestito, le vulnerabilità delle banche e delle altre società finanziarie aumentano il rischio per la stabilità finanziaria e l'inflazione si è fatta più difficile.

Una via di mezzo confusa non fornirebbe agli Stati Uniti l'ancoraggio di politica monetaria di cui hanno disperatamente e urgentemente bisogno. Al contrario, si creerebbe un'ulteriore ondata di politica monetaria che non riuscirebbe a garantire un atterraggio morbido, amplificando al contempo l'inquietante volatilità finanziaria.

Banche in subbuglio

Il sistema bancario globale è stato scosso dal crollo della Silicon Valley Bank e della Signature Bank e dal salvataggio in extremis del Credit Suisse da parte di UBS. Per le analisi e i commenti più recenti, consultare il sito

Tutto questo porta a due priorità politiche. Nel breve periodo, la Fed dovrebbe seguire la Banca Centrale Europea nel comunicare chiaramente i rischi dell'utilizzo della politica monetaria per obiettivi multipli e in competizione tra loro ed evidenziare la distinzione dei suoi strumenti di politica piuttosto che mescolarli. Dovrebbe inoltre aumentare i tassi di 0,25 punti percentuali (meno del rialzo di 0,5 punti della BCE).

A più lungo termine, come ho sostenuto in una precedente rubrica, è fondamentale affrontare le vulnerabilità strutturali della Fed, tra cui la debolezza della responsabilità e la mancanza di diversità cognitiva. Deve riformulare il "nuovo quadro monetario" adottato nel 2020 e valutare l'opportunità di modificare l'obiettivo di inflazione del 2% per riflettere il passaggio strutturale da un mondo di domanda aggregata insufficiente a uno di offerta insufficiente.

Non è facile per la Fed. Ma è molto meglio per il benessere dell'America. L'alternativa di continuare con l'attuale approccio politico è sicuramente quella di non riuscire a garantire bassa inflazione, massima occupazione e stabilità finanziaria. Inoltre, aumenterebbe la pressione politica sull'indipendenza operativa della Fed.

Questa è, in estrema sintesi, la realtà che vi circonda: è questo il Mondo nel quale voi, oggi, investite il vostro denaro ed i vostri risparmi, attraverso i mercati finanziari e le Istituzioni che vi operano. In particolare, vi suggeriamo di leggere quello che El Erian ha scritto a proposito della “soluzione intermedia” della quale oggi molti scrivono e parlano (“lasceranno correre un po’ l’inflazione, faranno rallentare un po’ l’economia, faranno salire ancora un po’ i tassi … ma poi tutto tornerà come prima, senza incidenti e senza grossi traumi”).

Come i nostri Clienti sanno, Recce’d ritiene che la “soluzione intermedia” NON esiste. Oggi, nel 2023, è l’equivalente della “inflazione transitoria” del 2021, niente di più e niente di meno. Una cosa che non esiste, se non nelle parole di qualcuno.

Dai tre articoli di questo Post, ci auguriamo che i nostri lettori abbiano ricavato che le e storielle, quelle che chiamano “narrativa”, le favolette semplificate su un futuro senza alcuna difficoltà, non possono riassumere una realtà così tanto complessa come quella attuale. Gli sviluppi dell’economia, e dei mercati finanziari, sono più complicate delle trame di Topolino e Paperino. Evitate di pensare a scenari come:

l’economia rallenta, i tassi scendono e … oooplà tutto va a posto!

Non è in questo modo, che funziona l’economia e la finanza, e non sarà questo, il nostro e vostro futuro. “Per nostra e vostra fortuna”, come abbiamo già scritto poco più sopra: perché tutte le opportunità di guadagno per gli investitori (le AUTENTICHE opportunità di guadagno) derivano, unicamente, dal fatto che la complessità delle vicende dell’economia e della finanza è superiore alle trame dei fumetti di Topolino.

Nelle due immagini che seguono, trovate due brani che vi forniscono due spunti molto concreti, a proposito del futuro delle economie e dei mercati finanziari. Sono cose che Recce’d ha già segnalato, di cui ha già scritto anche nel Blog, e delle quali oggi non produciamo un approfondimento.

Il pubblico dei risparmiatori oggi si rifiuta di vedere (neppure cose banali come queste) anche perché viene quotidianamente manipolato dall’informazione e dall’industria dei risparmio, ed indirizzato verso “lo scenario più roseo”.

Voi lettori di Recce’d, al contrario siete consapevoli e comprendete la rilevanza dei temi che vengono trattati nelle due immagini.

Chi ha abilità e competenza, può portarsi a casa ricompense molto grandi, ovvero ottime performances accompagnate sempre da un elevato controllo dei rischi nei portafogli titoli. Chi non ha qualità come competenza e capacità professionale, finisce sempre per andare a sbattere, contro la realtà dei fatti.

E qui ritorniamo al nostro tema di apertura, che è la pazienza. Per investire sui mercati finanziari, è necessaria pazienza. per investire con successo sui mercati finanziari del periodo 2020-2023 occorre una grandissima pazienza.

Ognuno di voi, ed ognuno di voi lettori, viene assalito di tanto in tanto da una comprensibile impazienza: si vorrebbe vedere risolto tutto e risolto subito, e si viene assaliti da domande inquietanti come perché non è ancora successo? oppure anche perché non succede mai? E’ umano, ed è comprensibile, l’atteggiamento di chi dice: vorrei che tutte le cose andassero a posto, e subito. Ma questo NON succederà.

L’investitore ed il gestore di portafoglio non possono permettersi il lusso dell’impazienza, oppure della “data di scadenza”. Le contravvenzioni per divieto di sosta e gli atti giudiziari hanno una scadenza “improrogabile”, mentre invece per le vicende dei mercati finanziari, come per i Governi, come per le Banche Centrali, ed anche va detto come le vicende di ogni attività economica, non esistono “date improrogabili”, si deve accettare che le cose “accadono quando accadono” ed adattare a questo le proprie scelte. Un buon investitore, ed un bravo gestore di portafoglio, prendono in ogni momento le migliori posizioni possibili sui mercati finanziari, valutano i rischi con grande attenzione, e poi … mettono tutta la pazienza che è necessaria. In questo modo, e solo in questo modo, si arriva ai risultati.

AUGURIAMO A TUTTI I LETTORI DEL NOSTRO BLOG UNA PASQUA SERENA E RILASSANTE.

Valter Buffo