Wall Street oppure St. Vincent? Differenze tra investire e giocare al Casinò

 

Abbiamo proprio oggi citato, alla nostra pagina TWIT - TWOO, un articolo del Wall Street Journal che ora qui nel Blog vi proponiamo di leggere per intero.

Come abbiamo fatto nel nostro post di ieri 30 dicembre, anche oggi nell’ultimo giorni dell’anno proponiamo ai nstri lettori alcune considerazioni per lasciarci il 2023 alle spalle.

Inizieremo appunto rileggendo con il nostro lettore questo articolo del Wall Street Journal.

Alla fine dello scorso anno, gli investitori pensavano che la recessione fosse cosa fatta. L’anno prima, pensavano che le grandi tecnologie sarebbero state immuni agli aumenti dei tassi. E un anno prima, erano convinti che pagare prezzi elevati per azioni apprezzate dal grande pubblico li avrebbe resi ricchi.

A dicembre 2023 credono, ancora una volta con assoluta convinzione, che l’economia si stia dirigendo verso un atterraggio morbido e tassi di interesse più bassi. Forse questa volta avranno ragione.

Ma di nuovo, forse no.

Trovarsi in mezzo alla folla è sempre una situazione scomoda per un investitore, ma concordare con un consenso così forte è particolarmente difficile, perché se si rivelasse sbagliato, la punizione da parte dei mercati sarebbe dolorosa, proprio come lo è stata in ciascuno dei casi precedenti. ultimi tre anni.

Il consenso sul fatto che l’anno prossimo la Federal Reserve sarà in grado di tagliare i tassi senza affrontare la recessione era forte anche prima che la banca centrale pubblicasse una previsione accomodante mercoledì.

È diventato ancora più forte a seguito del nuovo “dot plot” delle previsioni della Fed, con i trader di futures che attribuiscono una probabilità del 16% su un taglio del tasso già il mese prossimo e una probabilità dell’82% di un taglio entro marzo.

Tuttavia, la reazione alla Fed non ha riguardato realmente ciò che la Fed aveva previsto. La previsione “punto” mediana dei policy maker sui tassi di interesse per la fine del prossimo anno è scesa al 4,6%, dal 5,1%.

Ma il mercato dei futures sui fondi federali è sicuro al 100% che i tassi saranno molto più bassi, secondo Fedwatch del Gruppo Ecm.

Gli investitori hanno preso la previsione della Fed – e le risposte del presidente Jerome Powell in una conferenza stampa successiva – come prova che avevano ragione a pensare che la Fed avrebbe tagliato i tassi presto e spesso mentre l’economia scivolava dolcemente verso il più raro dei risultati, l’atterraggio morbido.

Un risultato diverso da un atterraggio morbido rappresenterebbe sicuramente un problema per i mercati. Ma il fatto è anche che molto dipende da ciò che accadrà. Un atterraggio morbido non ha solo un prezzo: è un prezzo e altro ancora.

“Parliamo con gli investitori e abbiamo la forte sensazione che riusciremo a superare questo ciclo di tassi senza grossi incidenti”, afferma Peter Oppenheimer, capo stratega azionario globale di Goldman Sachs. “Potrebbe essere ancora un po’ ingenuo e prematuro crederlo”. Goldman sostiene un atterraggio morbido già dallo scorso anno, ma il rapido rally del mercato ha già raggiunto le previsioni S&P 500 formulate tre settimane fa dalla banca per la fine del prossimo anno.

Ciò che mi sorprende è che sembra esserci così poca preoccupazione da parte degli investitori che un’economia a crescita lenta si trasformi in qualcosa di peggio, o che l’inflazione si riveli più vischiosa del previsto. I segnali di tassi di interesse che colpiscono l’economia reale vengono trattati come valori anomali, mentre gli investitori sono disposti a scommettere molto sul fatto che la recente bassa inflazione – inferiore al 2% annualizzato negli ultimi due mesi – è destinata a restare, anche se l’inflazione era più del doppio di quella elevata. nei due mesi precedenti.

Invece di preoccuparsi, gli investitori sono tornati ad investire nei titoli sensibili ai tassi di interesse che avevano abbandonato all’inizio di quest’anno. I titoli speculativi tecnologici e biotecnologici sono saliti alle stelle, mentre le banche e il settore immobiliare hanno registrato buoni risultati. Lo ETF di Ark Innovation è cresciuto del 46% da fine ottobre, il settore bancario ha guadagnato il 26% e quello immobiliare il 20%.

Il mercato azionario si è inoltre ampliato oltre la manciata di grandi vincitori del boom dell’intelligenza artificiale, con l’indice S&P 500 a pari ponderazione in vantaggio rispetto alla versione ordinaria ponderata in base al valore di mercato, ed entrambi in rialzo di oltre il 12%. L’indice Russell 2000 delle aziende più piccole, che era in difficoltà in parte perché le piccole imprese hanno così tanto debito da rifinanziare, è aumentato del 19% dalla fine di ottobre.

Anche nel mercato delle opzioni gli investitori sono passati dalla paura all’avidità. L’indicatore VIX della volatilità implicita questa settimana ha raggiunto il suo minimo da prima dei blocchi pandemici nel 2020. Il rapporto tra opzioni put scritte per proteggere un portafoglio e opzioni call rialziste è tornato a quelli che allora erano considerati livelli insolitamente bassi.

Ciascuno degli ultimi tre anni ha avuto un consenso altrettanto forte che si è rivelato completamente sbagliato. Non so se il prossimo anno porterà un raro atterraggio morbido e un altrettanto insolito consenso corretto. Ma anche se dovesse funzionare, i guadagni di mercato che si ottengono scommettendo su qualcosa che accade e che praticamente tutti sono d’accordo non saranno grandi.

Write to James Mackintosh at james.mackintosh@wsj.com

Oggi è necessario tenere conto (non soltanto: in grande evidenza) questo comportamento della massa, che l’articolo descrive in modo eccellente.

Il comportamento degli investitori dopo la pandemia (2020) è cambiato: le cause, ve le abbiamo già chiarite e documentate.

Per conseguenza, le reazioni dei mercati sono cambiate. E quindi, almeno nel breve termine, il gestore oggi deve farsi carico di questa aumentata ed eccessiva volatilità.

Ovvio ed evidente che “farsene carico” NON significa “correrci dietro”. Anzi, è esattamente l’opposto.

Ne dubitate, che sia una perdita di tempo? Vi chiedete se non sia il caso di rincorrere i mercati negli alti e bassi di questi ultimi anni?

Noi abbiamo un suggerimento pratico.

Domandate a voi stessi se avete compreso le ragioni di questi momenti di isteria?

Se avete le idee chiare, bene: allora mettetevi alla rincorsa, e cercate di catturare a vostro beneficio facendo profitti questi momenti in cui la massa appare in preda alla isteria collettiva.

Nel caso del 2023, ritornate indietro, alla fine del mese di luglio ed all’inizio del mese di agosto.

Le vostre idee sui mercati, allora, erano le medesime di oggi? Eravate, allora, certi anzi certissimi che “qui qualche cosa è cambiato”?

Se anche oggi avete qualche dubbio, se siete perplessi, se molte domande anche per voi restano senza risposta, allora desistete: NON mettetevi a rincorrere questi alti-e-bassi.

Questi alti-e-bassi del post pandemia (dal 2020 ad oggi) sono soltanto scommesse.

Inventate dal nulla e poi suggerite dall’industria (a caccia delle vostre commissioni), pubblicizzate dai media, vendute alla massa.

Non esiste alcuna giustificazione economica. Nei fatti, nella realtà.

E Recce’d vi dice (anzi, vi ripete) che le scommesse, meglio farle al casinò, oppure sul campionato di calcio.

E non con i propri risparmi.

Ma veniamo all’oggi: ultimo giorno del 2023

Recce’d in merito alla situazione attuale ed ai primi mesi del 2024 è stata chiarissima, anche in pubblico qui sul sito, ma soprattutto nelle tante comunicazioni dedicate ai nostri clienti.

Nel nostro Post pubblicato ieri, 30 dicembre, abbiamo indicato a tutti i lettori alcuni dei temi di investimento che domineranno il 2024.

Spigando anche che:

il calo dei tassi ufficiali di interesse e i Magnifici Sette oggi non sono temi di investimento determinanti per le performances del 2024.

Perché Recce’d afferma questo?

Affidiamo la risposta a questa domanda a Bill Dudley, che fu a capo della Sede di New York della Federal Reserve tra il 2010 ed il 2018.

Nell’articolo che chiude il nostro Post, vi spiega la ragione per la quale il recente momento di isteria dei mercati finanziari è poco importante: ancora meno importante di quello di fine luglio - inizio agosto del 2023.

Ripetiamo che per voi lettori sono altre, le cose h contano, sono altri i temi di investimento, sono altri, i fattori determinanti per i vostri investimenti nel 2024.

E di questo parleremo con ognuno d voi, se vorrete contattarci attraverso il nostro sito.

Nel frattempo, con l’articolo di Bill Dudley noi chiudiamo (speriamo per sempre) con il soft landing (che viene, poi va, poi riveine, poi ri-va, e poi ancora …), e con le dichiarazioni della Fed, e con tutto il 2023.

Giriamo pagina, dal 1 gennaio 2024.

La Federal Reserve americana e il suo presidente, Jerome Powell, scommettono di poter ottenere il meglio da entrambi i mondi: che saranno in grado di sconfiggere l’inflazione eccessiva senza costringere l’economia alla recessione.

Spero vada bene. Sfortunatamente, c’è ancora una significativa possibilità che ciò non accada.

Powell ha sorpreso i mercati la scorsa settimana con i suoi commenti straordinariamente accomodanti sulle prospettive dei tassi di interesse. Ha tolto dal tavolo ulteriori aumenti e ha messo fermamente in conto la prospettiva di tagli. Questo è stato un grande cambiamento: solo due settimane prima, aveva ritenuto che qualsiasi discorso sulla riduzione dei tassi fosse prematuro. “Più in alto più a lungo” è ora nel secchio della spazzatura. Invece, i funzionari si aspettano ulteriori cali dell’inflazione che renderanno possibili, se non addirittura necessari, tagli dei tassi anticipati e più rapidi.

Powell ha osservato che l'ultimo rapporto sui prezzi al consumo implica che la misura dell'inflazione preferita dalla Fed - l'indice principale dei prezzi della spesa per consumi personali - registrerà probabilmente un aumento del 3,1% su base annua quando i prossimi dati saranno pubblicati alla fine di dicembre. indicando progressi verso l’obiettivo del 2% della Fed. L’aspettativa mediana nella sintesi delle proiezioni economiche di dicembre prevede tre riduzioni dei tassi di interesse di 25 punti base nel 2024, per chiudere l’anno 50 punti base al di sotto delle proiezioni di settembre.

La Fed potrebbe avere motivo di tagliare ancora di più se l’economia si sviluppasse come previsto, con una crescita più lenta, un aumento della disoccupazione e un calo dell’inflazione. Innanzitutto, i funzionari avranno maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione sia su un percorso sostenibile per tornare al 2%. Inoltre, un’inflazione più bassa rende automaticamente qualsiasi dato livello di tassi a breve termine più restrittivo in termini reali (al netto dell’inflazione), rendendo necessari tagli per mantenere lo stesso orientamento di politica monetaria. E man mano che l’inflazione diminuisce, la Fed può dare maggiore peso al suo altro mandato: mantenere la massima occupazione coerente con la stabilità dei prezzi. La regola di Taylor, un indicatore della politica monetaria adeguata, suggerisce che una banca centrale dovrebbe allentare maggiormente man mano che si avvicina al suo obiettivo di inflazione.

Il pivot riduce significativamente il rischio di recessione e di atterraggio duro, in gran parte grazie al suo effetto sui mercati. I futures sui fondi federali stanno già scontando un allentamento di ben 150 punti base per il prossimo anno. Dalla fine di ottobre, i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni sono scesi di circa 90 punti base, il mercato azionario è cresciuto di oltre il 10%, gli spread creditizi si sono ridotti e il dollaro si è indebolito. L’indice delle condizioni finanziarie di Goldman Sachs si è allentato di circa 100 punti base e gli economisti dell’azienda ora si aspettano che l’impulso economico sia positivo nel 2024. L’indice delle condizioni finanziarie della Fed racconterà presto una storia simile.

Il problema è che l’atteggiamento accomodante della banca centrale aumenta anche la possibilità di un mancato atterraggio, ovvero di un surriscaldamento e di un’inflazione persistente che potrebbero minare la credibilità della Fed, richiedendo al tempo stesso un nuovo inasprimento e una recessione più profonda per riportare la situazione sotto controllo.

Ci sono molte cose che possono andare storte. Il rallentamento della crescita alla fine del 2023 potrebbe invertirsi nel 2024, come accaduto un anno prima. Ciò che sembra essere una debolezza nella spesa potrebbe rivelarsi semplicemente una cattiva destagionalizzazione dei dati. Il forte aumento dell’offerta di lavoro di quest’anno potrebbe non estendersi fino al 2024, lasciando il mercato del lavoro troppo teso e l’inflazione salariale troppo alta (come ha osservato Powell, l’attuale tendenza del 4% probabilmente non è coerente con un’inflazione sostenibile del 2%).

I prezzi potrebbero accelerare nuovamente dopo la risoluzione di fenomeni transitori, come la domanda di beni alimentata dalla pandemia e le interruzioni della catena di approvvigionamento. L’inflazione dei servizi (escluso il settore immobiliare) potrebbe rivelarsi più persistente del previsto. Come ha osservato Powell, “l’ultimo miglio” per raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2% dovrebbe essere più difficile.

Powell ha più volte sottolineato che la Fed deve finire il lavoro, assicurando che l’inflazione ritorni al 2% e vi rimanga.

Tuttavia, maggiore è l’importanza che egli attribuisce al taglio dei tassi per evitare una recessione, maggiore è il rischio di non riuscire a controllare l’inflazione – e che i mercati ricevano una grande, spiacevole sorpresa.

In un modo o nell’altro, il 2024 promette di essere un anno interessante per l’economia, la Fed e i mercati finanziari.

Valter Buffo