Dopo una settimana aggiorniamo l'Oroscopo Dei Mercati 2023
Come in più sedi Recce’d ha scritto il giorno di Capodanno, ogni prima settimana dell’anno è sempre contrassegnata da alta volatilità, diffusa emozione, e grande confusione. Non sono ancora scomparsi i vecchi temi di mercato, e non sono ancora definiti i temi del Nuovo Anno.
Nel 2023, questa tradizione si è confermata: in modo particolare, nella seduta del venerdì 6 gennaio (giorno dell’Epifania in Italia), quando la Befana ci ha portato una serie di dati che spazia dall’inflazione in Europa alla disoccupazione negli USA, passando poi per la crescita dei salari, l’indice ISM, e i dati per la produzione e la vendita di beni durevoli USA.
Dati di grande peso, che meritano un’analisi di dettaglio: analisi che Recce’d proporrà nel suo quotidiano The Morning Brief la settimana prossima.
Lo scopo di questa analisi? Scegliere con raziocinio tra le alternative che JP Morgan ci propone con il grafico qui sotto.
Recce’d ovviamente la sua scelta la ha già fatta: ed è proprio sulla base di questa scelta, che abbiamo costruito e poi modificato i nostri portafogli modello, che hanno prodotto risultati a tre e cinque anni migliori delle gestioni di portafoglio concorrenti alla nostra (ne abbiamo scritto anche in TWIT-TWOO proprio venerdì 6 gennaio 2023).
Ogni giorno, però, quella scelta noi la verifichiamo: mettendola al vaglio della realtà, economica e finanziaria, che appunto ogni giorno si evolve e si modifica.
E’ proprio questa la ragione per la quale è cruciale, per ogni gestione di portafoglio di asset finanziari, rivedere con attenzione i dati pubblicati la settimana scorsa e comprendere come hanno modificato la realtà e quindi le prospettive di rendimento e rischio di ogni asset finanziario.
Come leggete qui sopra, tutti i media hanno colto l’occasione fornita dai dati della scorsa settimana per riportare in vita il tema del “soft landing”: vi abbiamo già illustrato, con dettaglio analisti le ragioni per le quali risulta ESSENZIALE per i media, spinti a loro volta dall’industria delle banche e dei Fondi Comuni, mantenere sempre in vita il tema del “soft landing”.
E’ una questione di sopravvivenza, e di disperazione: dopo i gravi errori, ed i forti traumi, subiti nel 2022 (l’anno peggiore della storia per il tradizionale portafoglio bilanciato) diventa essenziale fornire al pubblico, attraverso i media, una versione “zuccherata” del futuro, una speranza, e mantenere vivo un desiderio di rivincita.
Era già così nel 2021, ricordate? Tutti quei titoli dei media sul “boom economico”: Dopo soli 18 mesi, tutti i titoli invece parlavano già di “recessione”.
E’ stato così anche nel 2022, ricordate? Nelle prime settimane, un anno fa, tutti i titoli dei media ci informavano di una “inflazione transitoria”, per poi modificare tono, drammaticamente, nel corso dell’anno.
Sarà lo stesso anche nel 2023: oggi tutti i titoli, in modo unanime, ci spingono a credere nel “soft landing”, ed anche in questo caso come nei casi precedenti che abbiamo citato non esiste alcun fondamento di questa teoria nella realtà che ci circonda e nella quale operiamo come investitori.
Ce lo hanno detto proprio i dati che sono stati pubblicati la settimana scorsa.
Non è difficile rendersi conto di come stanno le cose nella realtà intorno a noi: i dati di venerdì 6 gennaio per l’inflazione in Europa sono stati, in modo unanime, presentati dai media come “un forte calo dell’inflazione” (immagine che segue). E’ una scelta politica: si mette in evidenza il calo, e si tenta così di fare dimenticare al pubblico che l’inflazione sta oggi al 9,2% mentre il costo del denaro, in Europa, sta oggi al 2%.
“Come pensate di uscire da questa stituazione?”: nessuno, tra i media, ha il coraggio di porre questa semplice domanda, e questo fa il gioco dei banchieri centrali e degli uomini di Governo, che possono sperare.
Quale è la speranza di queste persone?
La loro speranza è che il trascorrere del tempo faccia andare via l’inflazione senza bisogno di intervenire con decisione. Non è, per nulla, la medesima speranza di noi investitori, che in quel caso finiremmo per pagare per tutti, come già è stato nel 2022.
Notate che si ripete qui la storia del QE: un decennio speso a raccontare che “il QE serve a fare ripartire l’economia”, un decennio del tutto sprecato (l’economia NON è mai ripartita) e durante il quale sono stati creati pericolosissimi squilibri, squilibri che oggi pesano sulle spalle del prossimo decennio e della prossima generazione.
Secondo la “narrativa dominante” del “soft landing”, l’inflazione nel 2023 diminuirà “perché diminuirà”. Stop. Un atto di fede.
Quanti investitori abboccheranno, nel 2023? La “narrativa dominante” reggerà, almeno per qualche mese? Giusto il tempo per preparare una “nuova narrativa”? Oppure, succederà qualche cosa, di inaspettato?
Su questo, la posizione di Recce’d è chiarissima, e da molti mesi. La abbiamo esposta motivando la nostra scelta anche in sedi pubbliche.
Ovvio che il dibattito sul “soft landing” si prolungherà ancora sui media, e per alcuni mesi: abbiamo già detto che tutta intera l’industria del risparmio (banche di investimento e Reti di promotori finanziari che vendono le polizze e i Fondi Comuni di Investimento) ha tutto l’interesse a mantenere questa storia in vita, anche se ad oggi non c’è un solo dato che la sostiene. I cali nei dati per l’inflazione sono ridicoli, i dati per la crescita delle economie non dicono che i rialzi dei tassi già effettuati hanno rallentato le economie (fino ad oggi il rallentamento è modesto), mentre i tassi ufficiali di interesse delle Banche Centrali restano ampiamente negativi, ovvero inferiori (di molto) i tassi di inflazione.
Resta quindi da effettuare un lavoro di riparazione (dei danni fatti tra il 2020 ed il 2021), un lavoro che è appena iniziato e durerà per anni (determinando sia i rendimenti degli asset finanziari, sia i futuri rischi di ULTERIORI ribassi dei loro prezzi).
Insomma, tutta la storia del “soft landing” fa comodo a molti, ma non regge. E non regge neppure se viene messa a confronto con il comportamento passato dei mercati finanziari: nella tabella qui sopra, viene documentato che non esiste alcuna evidenza storica che associa il cosiddetto “pivot” con una ripresa dei mercati finanziari.
Lo dice in modo chiaro la tabella: non funziona. la catena che ci porta dal rallentamento delle economie, al calo dell’inflazione, al calo del costo ufficiale del denaro, fino alla ripresa delle quotazioni azionarie, non funziona. Non esiste.
Nel grafico che segue, rivediamo insieme ciò che accadde nel 1974.
Traduciamo questo sintetico lavoro di analisi in pratiche indicazioni per la gestione di un portafoglio in titoli:
non abboccate all’esca, e evitate (questa volta almeno) la trappola: non affidatevi alla “narrativa” sul “soft landing”: sono solo parole, chiacchiere che confondono “quello che si vorrebbe vedere” con la realtà dei fatti; se non volete ripetere la pessima esperienza del 2022, questa volta rifiutate di rincorrere questo miraggio
abbiamo dedicato proprio in questo Blog una serie di Post che vi suggeriamo di rileggere: ci troverete spiegata la ragione per la quale le scelte sui singoli asset finanziari, oggi, vanno fatte pensando ai cambiamenti dei prossimi 10 anni (visto che siamo entrati in una Nuova Era dei mercati finanziari); questa serie di Post proseguirà in gennaio
abbiamo anche dedicato una seconda serie di nostri Post ai tre grandi rischi per i mercati finanziari nel 2023, che sono il credito, il costo reale del denaro, e l’instabilità finanziaria, anche questa serie di Post proseguirà in gennaio, perché saranno proprio gli eventi di mercato ad imporcelo
Affidatevi invece ai fatti: ai dati, da quelli della settimana scorsa a quelli che vedremo nelle prossime settimane: in particolare, qui ci riferiamo alla stagione delle trimestrali, che inizia la settimana prossima (vedi in basso il calendario della prima parte) e che noi commenteremo ogni mattina in The Morning Brief.
In questo Post, non abbiamo lo spazio per un’analisi di dettaglio, che come detto verrà proposta attraverso il nostro Bollettino quotidiano: resta però utile segnalarne l’importanza, lasciando poi ai nostri lettori di approfondire.
Potrebbe essere proprio questo, il punto debole dell’intera “narrativa” che ci viene imposta dai media, dalle Reti di promotori che vendono i prodotti finanziari, e dalle banche di investimento.
Spieghiamo in modo sintetico per quale ragione: la “narrativa dominante” oggi a voi vuole vedere una catena degli eventi che parte dall’economia che rallenta, passa per l’inflazione che scende, ed arriva ai tassi di interesse ufficiali che diminuiscono.
Quello che non si spiega, in questo scenario, è come facciano le stime per gli utili 2023 a rimanere in linea con quelle del 2022.
Da questo, deriva la rilevanza dei dati che vedremo nelle prossime settimane. E voi investitori dovete cercare, con le vostre scelte, di anticipare la risposta giusta alla seguente domanda: “In uno scenario di soft landing ha senso scommettere i miei risparmi su di un rallentamento delle economie che però non va a toccare gli utili delle Aziende?”
Fatevi, come minimo, due conti: oppure, chiedete al financial advisor, al private banker, al wealth manager, al robo advisor, e vedete se per caso lui ne sa qualche cosa, di quello che è scritto qui sotto nell’immagine, oppure nei due grafici che abbiamo messo a confronto più sopra.
Informatevi, di dove e come sono messi i vostri soldi.