La stampa e un diverso rispetto dei lettori

 

In materia di investimenti e mercati finanziari, in Italia tutti siamo assuefatti ad una stampa (quotidiani e Web) che si limita a diffondere al pubblico le “circolari” che vengono prodotte dall’industria del settore: ovvero, dalle banche di investimento, dalle Reti che vendono polizze assicurative e Fondi Comuni, ed in generale dai grandi intermediari del settore.

Leggiamo ogni giorno le sintesi di queste “circolari”, il cui solo scopo è quello di aiutare a “piazzare la merce” fatta di polizze UCITS, Fondi Comuni di Investimento e certificati. La diffusione di questi materiali pubblicitari viene poi “pagata” in varie forme e modalità ai quotidiani ed ai media, fino a tutto oggi mai investigate da alcuna Autorità.

Succede quindi che su tutti i quotidiani si legge sempre la stessa cosa: in estrema sintesi, del tipo “le cose non vanno bene oggi, ma sicuramente andranno bene tra qualche mese” e poi (lo slogan più famoso e più ripetuto) “i mercati si riprendono sempre”.

Non ha importanza, che la cosa sia del tutto falsa: “ripeti una cosa un grande numero di volte, e la massa finirà per crederci”.

La stampa (i media in generale) però non è TUTTA così. Non funziona dovunque in questo modo.

Con tutti i suoi limiti, difetti e debolezze la stampa ed i media anglosassoni sono tuttora un po’ meno asserviti, ed un po’ più indipendenti. Ve ne offriamo immediatamente un concreto esempio.

Nella pagina TWIT-TWOO negli ultimi due mesi noi di Recce’d abbiamo documentato più di una volta il modo nel quale i nostri quotidiani presentano lo “Outlook 2023” fornito a loro, ai quotidiani, dalle grandi Reti di promozione finanziaria e dalle grandi banche di investimento.

Scorrendo ciò che trovate nella pagina TWIT-TWOO del sito vi renderete conto facilmente del fatto che viene ripetuta sempre la medesima storia: quella che molti chiamano la “narrativa dominante”.

Grazie ad un articolo di oggi del Wall Street Journal vi mostriamo qui sotto come le medesime parole delle medesime banche di investimento possono esser utilizzate all’interno di un articolo SENZA appiattire tutto quanto sulla solita banale retorica del “andrà tuto bene, abbiate pazienza e non cambiate nulla”.

Osservate come, dalla lettura di questo articolo del WSJ, si ricavi un quadro decisamente più articolato, con luci ed ombre, che al lettore offre un maggior numero di spunti e presenta opportunità più diverse fra loro.

Un contributo più utile e più concreto, e quindi più rispettoso del lettore.

A partire dal titolo: dove si scrive che il tratto fondamentale, di questo 2022 che sta per chiudersi, è uno solo: ovvero che sia le banche di investimento sia la Federal Reserve 12 mesi fa avevano sbagliato tutto.

Il che mette nella corretta prospettiva la lettura che segue, con le previsioni 2023 delle medesime banche di investimento e della stessa Federal Reserve.

Quasi tutti a Wall Street e a Washington hanno sbagliato il 2022.

La Federal Reserve si aspettava che l'impennata dell'inflazione del 2021 fosse transitoria. Non è stato così. L'inflazione di fondo è salita ai massimi di quattro decadi in autunno, quasi triplicando le previsioni della Fed per l'intero anno.

I principali analisti di Wall Street avevano previsto che i mercati avrebbero avuto un anno così così. Non è stato così. A pochi giorni dalla fine del 2022, l'S&P 500 è sceso del 19% e si avvia a registrare la più grande perdita annuale dalla crisi finanziaria del 2008. I titoli obbligazionari si avviano verso l'anno peggiore mai registrato.

La misura in cui molti investitori, analisti ed economisti si sono lasciati prendere in contropiede ha fatto sì che molti guardino al prossimo anno con un senso di disagio.

I grandi dibattiti del 2023 sono già in corso: La Fed ha segnalato che prevede di continuare ad alzare i tassi di interesse, ma i trader hanno già prezzato una riduzione dei tassi. I dirigenti delle aziende stanno lanciando l'allarme su una potenziale recessione, ma gli economisti di alcune banche, tra cui Goldman Sachs Group Inc. e Credit Suisse Group AG , vedono l'economia statunitense evitare una flessione nel 2023.

Se c'è una lezione da trarre dagli ultimi 12 mesi, secondo alcuni investitori e analisti è questa: Preparatevi ad altre sorprese.

"Tutti noi ci avviciniamo al prossimo anno con un certo livello di umiltà", ha dichiarato Christopher Smart, chief global strategist e responsabile del Barings Investment Institute.

Come molti altri strateghi, Smart aveva previsto una moderazione dell'inflazione nel 2022. Ma non aveva previsto che la Russia avrebbe invaso l'Ucraina, facendo impennare brevemente i prezzi del petrolio e le azioni del settore energetico. Non aveva nemmeno previsto quanto a lungo la Cina si sarebbe attenuta alla sua politica di zero-Covid, che ha prolungato i problemi della catena di approvvigionamento per le aziende di tutto il mondo.

"A posteriori si può sempre dire che si sapeva che c'erano dei rischi. Ma si pensava che questi rischi fossero improbabili nel nuovo anno", ha detto Smart.

Al momento, sembra essere un'altra ripresa dell'inflazione. Circa il 90% degli investitori prevede un calo dell'inflazione globale nei prossimi 12 mesi, secondo il sondaggio di Bank of America Corp. condotto a dicembre tra i gestori di fondi. Si tratta della percentuale più alta nella storia del sondaggio.

La crescente fiducia che l'inflazione possa aver raggiunto il suo picco fa sì che molti investitori scommettano su un'inversione del mercato nel 2023. Secondo il sondaggio della Bank of America, per la prima volta dal 2009 i gestori di fondi hanno dichiarato di avere in portafoglio una quota di obbligazioni superiore alla media. In altre parole, molti investitori contano sul calo dell'inflazione per far sì che il perdente di quest'anno - le obbligazioni - diventi uno dei grandi vincitori del prossimo anno.

"Se si è uno scommettitore, dai dati si deduce che l'inflazione sta scendendo", ha dichiarato Nancy Tengler, chief investment officer di Laffer Tengler Investments.

Il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che è troppo presto per concludere che l'inflazione ha raggiunto il suo picco. Ma la signora Tengler, come altri, è scettica.

Negli ultimi mesi sono calati i prezzi di tutto, dai biglietti aerei alle auto usate, fino alle spedizioni, ha detto la signora Tengler. Questo ha aiutato i consumatori a diventare più ottimisti sulle prospettive dell'economia. I dati di mercoledì hanno mostrato che a dicembre le aspettative dei consumatori sull'inflazione nell'anno a venire sono scese al livello più basso in più di un anno, mentre il loro livello di fiducia è salito a un massimo di otto mesi.

Gli operatori obbligazionari hanno preso nota. A dimostrazione del fatto che molti ritengono che la Fed non abbia ancora molto tempo per aumentare i tassi, il rendimento del Treasury americano a due anni si è attestato venerdì al 4,321%, in sostanziale rialzo su base annua ma in calo di oltre un terzo di punto percentuale rispetto al picco di novembre.

I rendimenti a breve termine tendono a seguire le aspettative degli operatori in materia di politica monetaria, salendo quando gli operatori prevedono un aumento dei tassi da parte della Fed e scendendo quando si aspettano che la Fed inizi a fare una pausa o a ritirarsi.

"Non scenderà in linea retta, ma credo che l'inflazione sorprenderà molti al ribasso", ha dichiarato Tengler, la cui società negli ultimi mesi ha investito maggiormente in attività rischiose come le azioni.

Altri non sono convinti. I colpi di scena dell'ultimo anno li hanno resi cauti nel giudicare la Fed. Semmai, secondo loro, conviene mettere in discussione ciò che la folla ritiene sia diventato il consenso.

I gestori di fondi intervistati da Bank of America affermano che l'inflazione elevata è il principale "rischio di coda" per i mercati, seguito da una profonda recessione globale e dal mantenimento della politica monetaria da parte delle banche centrali. Nel linguaggio del mercato, i rischi di coda sono generalmente eventi negativi che gli investitori considerano improbabili.

"Il mercato ha continuato a credere che ogni rialzo dei tassi di interesse sia auspicabilmente uno degli ultimi, anche se la Fed continua a dire ai mercati che non è così", ha dichiarato Scott Colyer, amministratore delegato di Advisors Asset Management. "Penso che se si combatte la Fed, lo si fa a proprio rischio e pericolo".

Valter Buffo