Longform'd. I prossimi 10 anni (parte 2)
Come abbiamo già scritto, esattamente due settimane fa, commentare gli alti-e-bassi dei mercati, settimana per settimana, per noi investitori nella situazione attuale è totalmente inutile.
Ancora meno utile, se possibile, è perdere le proprie energie e la propria attenzione dietro alle Banche Centrali e alla massa (enorme) di stupidaggini che si scrivono e si dicono sul “prossimo rialzo dei tassi”, sul “pivot” e sul “picco dell’inflazione”.
In quante altre occasioni abbiamo letto i medesimi argomenti, nel 2022? Ricordate marzo? Maggio? Luglio? Settembre?
I fatti del 2022 dimostrano che “pivot” e “picco di inflazione” sono cose del tutto irrilevanti, nel 2022 e poi anche nel 2023, per la gestione di portafoglio: si tratta di fatti che NON ESISTONO, si tratta di PAROLE che circolano tra gli operatori di mercato (banche di investimento e promotori finanziari). Parole, non fatti.
I rendimenti, e rischi, degli asset finanziari NON dipendono da queste chiacchiere.
Nel 2022, e poi nel 2023 e nel 2024, rendimenti e rischi degli asset trattati sui mercati finanziari NON dipendono dalle Banche Centrali, dai Governi, e meno che mai dalla media a 200 giorni, da resistenze e supporti, dalle “probabilità di rimbalzo”, e meno ancora dal “posizionamento dei Fondi” oppure dal “livello di pessimismo degli operatori”.
Più che mai, oggi, solo i fatti determinano l’andamento futuro dei mercati. E proprio la settimana del 24-28 ottobre 2022 ne è un PERFETTO esempio.
Quella appena conclusa è una settimana ricca di fatti, fatti che ricorderemo ancora tra cinque oppure dieci anni. E non stiamo parlando del rimbalzo delle Borse che vedete sopra nei due grafici.
Vediamo di che cosa si tratta, mettendo i fatti di questa settimana nella prospettiva che è più utile per la gestione del portafoglio titoli (e quindi anche per i portafogli modello di Recce’d).
Facciamo alcuni passi indietro, e prendiamo la rincorsa.
La scelta (disastrosa, catastrofica, irresponsabile) sia dei Governi sia delle Banche Centrali del G7, nel 2020, è stata quella di reagire alla pandemia creando, alimentando ed infiammando una enorme illusione.
L’illusione della ricchezza.
Con la irresponsabilità che è tipica di chi sa che non verrà mai chiamato a pagare per i danni fatti, Governi e Banche Centrali dell’Occidente hanno infiammato le menti delle masse facendo credere a tutti che:
la ricchezza si crea schiacciando un bottone (parole testuali della Federal Reserve)
politiche basate sulla creazione di squilibri non hanno alcuna ricaduta negativa
il valore delle attività finanziaria, se siamo tutti d’accordo, più salire indefinitamente senza conseguenze
La storia economica del Mondo offriva, a questo proposito, insegnamenti preziosi. L’arroganza dei banchieri centrali e dei Governi ha fatto sì che quegli insegnamenti della storia fossero ignorati.
A distanza di due anni, ancora nessuno ammette: “ho sbagliato”. Ancora nessuno, ad oggi, ha il coraggio di spiegare il perché di quel disastroso errore, o meglio somma di errori.
I danni sono per tutti: tutti paghiamo il carburante, il pane, l’energia elettrica, i ricambi per le automobili, le rate del mutuo.
E siamo appena all’inizio.
Chiunque possieda una minima conoscenza dell’economia e dei suoi modi di funzionamento lo ha già capito: e qui ci riferiamo al negoziante ed all’imprenditore ed all’agricoltore e al direttore della ASL, e sicuramente non al professore universitario oppure al banchiere centrale oppure all’uomo di Goldman Sachs.
Lo stesso mercato finanziaria è chiarissimo, nei suoi segnali di questi ultimi mesi: i disperati e inutili tentativi dei banchieri centrali e dei Governi di “abbellire il porco” (put lipstick on a pig) diventano, ogni giorno che passa, sempre meno efficaci e più ridicoli. Sono invece vistose le crepe sui mercati, che ci annunciano quello che sta per accadere.
Parliamo dunque dei fatti, della realtà. Abbiamo seguito, per l’intera settimana, grazie al nostro Bollettino quotidiano The Morning Brief, gli utili trimestrali in uscita in particolare negli Stati Uniti.
I titoli che chiamano FAANG oppure Big Tech, come tutti i lettori sanno alla perfezione, sono stati il SOLO ED UNICO fattore che spiega il rialzo della Borsa USA, ovviamente negli anni della pandemia, ma pure prima, nel decennio precedente. Togliete quei titoli dall’indice S&P 500, ed oggi i guadagni risulterebbero pari a ZERO.
Non facciamo qui riferimento alle Borse europee, per il semplice fatto che le Borse europee NON SONO SALITE nel medesimo periodo: come si dice in gergo, è “denaro morto”.
I titoli cosiddetto FAANG, oppure FAAMG, oppure BIG TECH, hanno nel corso dell’ultimo decennio dato la direzione alla Borsa USA, facendone così la SOLA Borsa che è salita dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2007 - 2009.
Ma non è tutto: I titoli cosiddetto FAANG, oppure FAAMG, oppure BIG TECH, hanno nel corso dell’ultimo decennio acquisito una dimensione (sia in termini di capitalizzazione di Borsa sia in termini di fatturato dell’Azienda) che rivaleggia con le dimensioni di alcuni Stati dell’Unione Europea.
In termini di influenza politico-sociale, quelle Aziende sicuramente oggi sono PIU’ importanti di alcuni Stati dell’Unione Europea.
La settimana che si è appena conclusa ci ha messo, proprio di fronte agli occhi, una realtà che per i meno informati è nuova, e che per tutti gli investitori consapevoli è drammatica: realtà così grandi, e così influenti, possono in sole 24 ore perdere il 20% del loro valore. Un quinto.
Questo significa che cosa: che avete appena visto, proprio sotto i vostri occhi, il Mondo cambiare nei suoi valori più grandi, nelle proprie dimensioni fondamentali. Il Mondo, rispetto a come era lunedì scorso, oggi è profondamente cambiato.
Non soltanto i valori di Borsa: anche il potere di influenza sociale e politica, le relazioni internazionali, la scala relativa di importanza.
Per tutti noi, e per tutti voi, come conseguenza, adesso diventa decisivo avere la capacità di immaginare un Mondo diverso da quello degli ultimi dieci anni, e proiettare su questo Mondo diverso credibili previsioni di rischio e rendimento per tutti gli asset finanziari.
Se no, come le fate le scelte di portafoglio? Tirando i dadi? Oppure illudendovi che “tutto rimane come era prima”?
Vogliamo anche oggi suggerire al lettore del sito di fare tutto quanto molto rapidamente: non c’è più tempo, il tempo è già esaurito. I fatti si succedono con grande rapidità, come sicuramente tutti ricordate.
Non ci sono dubbi: lo ricordano tutti gli investitori che investirono in AOL, America Online, quando era una delle Società a più grande capitalizzazione al Mondo. Oggi non esiste più.
Ricordate? In quegli anni, i promotori finanziari spiegavano che (con assoluta certezza) il Mondo andrà così e così, l’economia cambierà così e così, e chi ha una posizione dominante nel settore “dot.com” per sempre continuerà a guadagnare una montagna di soldi.
AOL non esiste più, purtroppo quel tipo di venditore porta-a-porta esiste ancora.
Per ora.
Se utilizzate il motore di ricerca Yahoo, scoprirete che la stessa Yahoo fu quotata nel 1996 più o meno a zero, ed aveva raggiunto i 110 dollari USA già a fine 1999, ovvero tre anni dopo.
Anche allora, nel dicembre 1999, quelli che oggi si fanno chiamare “consulenti finanziari” suggerivano, ai loro Clienti, di comperare Yahoo. Con i medesimi argomenti che abbiamo già visto per AOL.
Grazie alla “bolla della pandemia”, come vedete nel grafico qui sopra, Yahoo ha recuperato dai 20 dollari USA ai 44 dollari USA, ventidue anni dopo.
Ventidue anni dopo, e quindi oggi, l’indice americano della Tecnologia, che si chiama Nasdaq, grazie alla “bolla di tutto” della pandemia oggi vale più di 11 mila punti. Ma per voi investitori è utile ricordare che dai massimi del 2000 si è poi ritornati ai 5000 punti soltanto quindici anni dopo, nel 2015, e grazie alla più ampia operazione di politica monetaria della Storia, consistita nell’acquisto massiccio di titoli sui mercati finanziari e nella conseguente distorsione dei prezzi degli stessi titoli, la più ampia della Storia appunto.
Le probabilità che quella stessa operazione, di supporto e gonfiaggio dei mercati finanziari, si ripeta nei prossimi dieci anni sono pari a zero. E tutti voi sapete il perché (avendo appena letto del tasso di inflazione in Italia, ed avendo appena fatto rifornimento di carburante, latte, pane, eccetera).
Il tutto, tutto ciò che avete appena visto, sono fatti: voi investitori dovete essere capaci prima di analizzarli, e poi di tradurli in scelte operative sui vostri portafogli titoli. In una coerente strategia di investimento
Un primo suggerimento. Se avete dato retta a quelli che vi suggeriscono: “prendete lo smartphone, parlatene con gli amici, e poi fate da soli”, siete su una cattiva strada. Molto pericolosa, e per niente produttiva di risultati.
Come diceva qui sopra l’immagine: lasciate perdere.
Noi in Recce’d NON siamo in grado di garantire i risultati, ma almeno siamo in grado di evitare i gravi errori di valutazione, che poi si traducono nei fatti che leggete nell’immagine sopra, ed anche nell’immagine che segue.
Noi siamo, questa è una certezza, in grado di fare MEGLIO di così.
Recce’d ha un metodo. Una strategia proprietaria molto disciplinata. Recce’d ha capacità di stima e previsione, sia per i rendimenti attesi per il futuro, sia per i rischi futuri di ribasso (downside). Recce’d ha esperienza, una somma di esperienze. Recce’d ha trasparenza: totale, in tutti gli aspetti, noi non teniamo nulla nascosto e non soffriamo dei conflitti di interesse che da vent’anni generano gli utili di Fideuram, Mediolanum, FINECO e tutte le altre reti di promotori finanziari il cui fatturato è determinato dalle retrocessioni delle commissioni su prodotti come UCITS, polizze e Fondi Comuni di Investimento. Proprio per questo, Recce’d ha costi inferiori a tutta la concorrenza.
Questo è ciò che fa di Recce’d un’esperienza superiore e vincente: nel 2022, negli ultimi tre anni, negli ultimi cinque anni, negli ultimi dieci anni.
Non vi basta? Avete di meglio? Bene per voi, e fateci sapere: non non abbiamo conoscenza di queste realtà superiori, ed abbiamo sempre voglia di imparare cose nuove.
Abbiamo divagato, e ci scusiamo: ma il tema appena di questa nostra divagazione è profondamente intrecciato con quello del nostro Post di oggi.
Non c’è modo, infatti, di spiegare i due grafici che vedete sotto, se non con gli argomenti che avete appena letto qui sopra.
In che modo, per quale ragione, sulla base di quali fatti oppure elementi di valutazione, la pandemia 2020 ha raddoppiato il valore di un’Azienda come Apple? Per quale ragione, sulla base di quale calcolo, la pandemia 2020 ha moltiplicato per 5 il valore di Tesla?
Ovvio che si tratta di stupidaggini, di sciocchezze, di una forma di isteria collettiva, di una vera e propria idiozia finanziaria.
Che è il medesimo malessere che si manifesta nel dibattito sul “pivot”, sul “picco dell’inflazione”, sul “picco dei tassi di interesse”, dibattito che sui mercati ritorna ogni mese, ed ogni mese viene smentito.
Se qualcuno si domanda “che cosa c’è dietro al rimbalzo” dell’ultima settimana, la spiegazione è semplicissima: il rimbalzo fa l’interesse del Governo (ad esempio, negli Stati Uniti per le Elezioni di Medio Termine), le Banche Centrali (che hanno già perso la faccia, e adesso voglio indorare la pillola), delle banche di investimento come JP Morgan e Goldman Sachs, e ovviamente delle Reti di vendita (come FINECO, Fideuram, Mediolanum, e tutte le altre).
Il rimbalzo fa l’interesse di tutti: tranne che degli investitori finali. Per loro, tra quindici giorni, sarà ancora peggio di oggi.
Ma oggi … oggi nessuno vuole essere il primo a dirlo, e nessuno vuole essere il primo a muoversi. Ognuno ha paura di fare la propria mossa prima dell’altro. C’è la paura di “fare la figura del fesso” cambiando in modo radicale la composizione del proprio portafoglio di investimenti, quando al contrario sarebbe la sola cosa redditizia da fare oggi. La massa però sceglie di “fare finta di non vedere”, di “rifiutare la realtà”: non è una cosa nuova di questi anni, è una cosa che si era già presentata nel passato, e sempre con il medesimo esito. Si tratta di un problema di “psicologia delle masse”, ben conosciuto anche grazie a studi scientifici.
Lasciamo però da parte la psicologia, e ritorniamo ai fatti: che sono poi quelli che determinano i rendimenti degli investimenti.
Concentriamoci sui fatti, ed in particolare sul fatto che gli investitori del Mondo ricorderanno, per molti anni, la settimana tra il 24 e il 28 ottobre 2022, una settimana che ha cambiato il presente, ma soprattutto il futuro: un autentico game-changer.
Non l’inflazione, non la Fed o la BCE, non la recessione: è questo, il vero PIVOT, quello di cui voi investitori dovete occuparvi, quello sulla base del quale fare le vostre scelte di investimento.
Voi investitori, tutti, dovete ripartire dai fatti e dai dati di questa settimana, che abbiamo appena raccontato nel Post, e poi realizzare che a voi, per molti anni è stata venduta una rappresentazione del mondo del tutto irrealistica e del tutto irrazionale, che noi vi sintetizziamo con l’immagine qui sotto.
Da qui, da questa immagine, siete obbligati oggi a ripartire, e a ridisegnare tutte le vostre scelte sugli investimenti.
Ci sarà un momento, e non è tanto distante, nel quale tutti, voi compresi, si domanderanno: “possibile che il titolo a più ampia capitalizzazione di Borsa al Mondo fosse di un produttore di telefonini con fotocamera incorporata?”.
Dovete utilizzare i dati, e le informazioni, che Recce’d vi ha evidenziato in questo Post per formarvi un’opinione a proposito di questo, e non del “pivot” oppure di quello che fanno i ragazzini che comperano opzioni alla Borsa di New York.
La capacità di concentrare l’attenzione sui fattori rilevanti e ignorare “i rumori di fondo” spiega perché quasi tutti gli investitori oggi soffrono di perdite non recuperabili (perché NON sono solo minusvalenze) mentre invece i portafogli modello di Recce’d sono ampiamente in positivo.
Per chiudere il nostro Post, vi offriamo la possibilità di leggere che cosa ha scritto, in settimana, il New York Times, sul tema del nostro Post..
Google this week reported a steep decline in profits. Social media companies such as Meta said that advertising sales — the heart of their businesses — have rapidly cooled off. And Microsoft, perhaps the tech industry’s most reliable performer, predicted a slowdown through at least the end of the year.
Tech companies led the way for the U.S. economy over the past decade and buoyed the stock market during the worst days of the coronavirus pandemic. Now, amid stubborn inflation and rising interest rates, even the biggest giants of Silicon Valley are signaling that tough days may be ahead.
The companies are navigating the same problems as the rest of the economy. Pumped up by aggressive consumer spending during the pandemic, they invested to keep up with demand. Now, as that spending is slowing, they’re trying to adjust. It hasn’t been easy.
Amazon, which had 798,000 employees at the beginning of 2020, is reining in expansion of its warehousing operations, mothballing buildings, pulling out of leases and delaying plans to open facilities. The company employed 1.52 million people in the second quarter, almost 100,000 fewer than at the end of March.
Most companies would love to have the problems of the tech industry’s leaders. Between them, Google and Microsoft made $31.5 billion in profits in their most recent quarter. On Thursday Apple is expected to say that it made more than $20 billion in profits in a quarter that will otherwise be considered a disappointment.
But their sudden slowdown is exposing a weakness. The big tech companies haven’t really found a new, very profitable idea in years. Despite years of investment in new businesses, Google and Meta still rely mostly on ad sales. The iPhone, 15 years after it upended the industry, still drives Apple’s profits.
That has left some of them vulnerable to the disruptive upstarts that they once were. YouTube, which is owned by Google, and Meta’s Facebook and Instagram social media platforms are being upended by the much younger TikTok. Meta said on Wednesday that its profit in the most recent quarter was down more than 50 percent from a year ago.
The slowdown has been more severe among companies in young markets like crypto and the gig economy but also the more staid chip makers. The value of Bitcoin has plunged by two-thirds this year, dragging a host of start-ups down with it. Uber, the ride-hailing pioneer, has slashed spending as investors have lost their patience with unprofitable businesses.
Semiconductor companies are cutting spending on factories and machinery as sales of PCs, smartphones and appliances slow. Texas Instruments told financial analysts on Tuesday that the contagion is spreading to sales for things like heating controls and factory robots. Covid-related lockdowns in China and the growing threat of trade and technology restrictions have made things worse.
“We’re in for a dark winter,” said Brent Thill, a technology analyst with the investment firm Jefferies. “From small to big to large — no one is immune.”
Google and Microsoft assured investors this week that they would slow hiring and monitor rising energy and supply chain costs. Apple has said it plans to be more deliberate about how it expands its work force as the economy struggles.
Other companies are embarking on new strategies. Netflix, weakened by slowing subscription growth, hopes to revive its business next month with the release of a lower-priced service that is subsidized by ads.
Meta is pouring billions into the construction of a so-called metaverse, which it hopes will be tech’s next big thing. But that investment is costing the company a lot of money. Meta said its Reality Labs division, which is responsible for the virtual reality and augmented reality efforts that are central to the metaverse, had lost $3.7 billion compared with $2.6 billion a year earlier.
“Look I get that a lot of people might disagree with this investment,” Mark Zuckerberg, Meta’s chief executive, said on a call with financial analysts on Wednesday. “But from what I can tell, I think this is going to be a very important thing and I think it would be a mistake for us to not focus on any of these areas, which I think are going to be fundamentally important to the future.”
For nearly three years, tech companies ballooned as businesses sent workers home and schools shifted classes online. The fallout from Covid-19 played to the industry’s strengths.
Employees and students splurged on smartphones and computers. Businesses supported remote work by purchasing cloud storage and videoconferencing software. And people stuck at home resorted to online shopping, which forced small businesses to pour money into digital ads in hopes of snagging potential customers.
It is proving impossible for tech companies to maintain that growth. Smartphone and computer sales are slowing worldwide. Cloud computing spending is being scrutinized by businesses troubled by the slowing economy. Shoppers have returned to stores and started spending their money on travel, concerts and sporting events — the in-person moments they once sacrificed.
Apple is expected to report on Thursday that iPhone sales rose 7 percent for its fiscal year that ended in September, a sharp deceleration from the nearly 40 percent increase it posted last year. Wall Street analysts predict that sales will decline next year as customers in its two biggest markets, the United States and China, struggle with economic slowdowns.
A similar turnabout in computer sales threaten to compound Apple’s woes, as well as drag down its longtime rival, Microsoft. The computer market is deteriorating at its fastest rate in decades. The decline is hobbling Apple’s Mac business and led Microsoft to forecast a roughly 30 percent decline in Windows sales over the final months of this year.
“There were so many PCs purchased in the last two years that there’s no demand,” said Mikako Kitagawa, a technology analyst with Gartner, a market research firm. “Plus, hiring is frozen, so businesses don’t need new PCs.”
Microsoft has shaken off sluggish computer sales before by leaning into the explosive growth of its cloud computing product, Azure. But that business has begun to soften as cloud customers look to reduce spending.
Microsoft said on Tuesday that Azure sales increased 35 percent, a slowdown from earlier this year. Industry analysts expect Amazon, which reports earnings on Thursday, to also say that growth of its cloud computing business has slowed.
The industry’s slackening started with a downturn in online advertising sales. The cracks in that business began to form early this year when Apple introduced privacy changes that made it harder for Meta and Snap to target their digital advertising. On Wednesday, Meta warned that it didn’t see any relief on the horizon to the declining ad market.
“We’ve still got a ways to go,” said Steve Milunovich, a longtime Wall Street analyst who now consults for technology companies. “This reset is overdue.”
Reporting was contributed by Karen Weise, Nico Grant, Don Clark and Ryan Mac.