Si può parlare di sorpresa?
Tra le doti che hanno maggior valore, per un gestore professionale del portafoglio titoli, una delle più importanti è quella di sapere distinguere il vero dal falso.
Un episodio di pochi giorni fa ne è una (ulteriore) conferma.
Accade che giovedì 29 ottobre, durante una giornata di forte turbolenza sui mercati finanziari, il sito Marketwatch del gruppo Wall Street Journal ha pubblicato un articolo con il titolo che segue.
A caldo, ci siamo detti che si trattava semplicemente di un infortunio, di una uscita infelice. Poi però, dopo solo 20 minuti, lo stesso sito Marketwatch ha corretto il titolo, nel modo che vedete.
Il primo titolo, oltre che un po’ stupido, avrebbe potuto risultare offensivo. Il secondo titolo, riformulato, ci mette quanto meno un punto interrogativo.
Affermare che a Wall Street qualcuno sia rimasto sorpreso dal rialzo di casi di contagio, detto senza mezzi termini, è una stupidaggine. Tutti a Wall Street sapevano (come noi in Italia sapevamo) che questa era come minimo una eventualità non del tutto da scartare.
Che poi a Wall Street si sia operato “come se” il virus fosse stato già sconfitto, è vero: ma questo non significa che qualcuno ci credesse davvero.
Come abbiamo scritto nel Longform’d di oggi, nel 2020 si è diffuso tra gli investitori un atteggiamento che è tipico di chi ama i giochi d’azzardo. “Ho una sensazione, seguo l’istinto, io ci provo, e so che posso perdere tutto”, proprio come con le schede del Gratta e Vinci.
Ciò che noi vogliamo sottolineare, in questo Post, è l’atteggiamento irresponsabile dell’industria del risparmio, che ha tentato di cavalcare questo stato emotivo (figlio della tensione e dell’incertezza) in Italia come negli Stati Uniti.
Come dicevamo all’inizio, uno dei requisiti che deve possedere che gestisce un portafoglio titoli, oppure chi pretende di dare consulenza a questo proposito, è proprio quello di distinguere la verità dei fatti, in mezzo ad una nuvola di fumo prodotto quotidianamente dall’industria e dai media del settore.
Vi siete mai chiesti chi è che paga il TGCOM, per fare un titolo così azzardato lo 1 giugno scorso? A chi conviene, scrivere una cosa così forte, e così tanto infondata?
Perché? Che cosa li motiva? Il TGCOM era davvero convinto, lo scorso 1 giugno, che “il Toro” avesse ripreso il comando delle operazioni? E se non ne era così convinto, allora perché farci un titolo? Chi lo ha chiesto, al TGCOM; di schierarsi?
Ovvio che noi abbiamo proprio nulla, contro il TGCOM: la situazione è ala medesima, in ogni mezzo di informazione di rilevanza nazionale, ed è ben più grave (se guardiamo ad aspetti come la correttezza e la trasparenza dell’informazione) presso testate specializzate come CNBC.
Che cosa ci ha portati a questo stato di cose?
La risposta è molto semplice: la pressione dell’industria, ed in particolare dell’industria della vendita di Fondi Comuni, che deve sempre e comunque “vendere ottimismo” per aumentare le proprie commissioni di gestione. Si deve piazzare, piazzare, piazzare, sempre e comunque, e non ci si può fermare neppure davanti alle decina di migliaia di vittime, ancora ben fresche nella memora a quel 1 giugno scorso.
Il fenomeno non riguarda ovviamente soltanto l’Italia: dice qui sopra Jim O’Neill, un veterano dei mercati finanziari e di Goldman Sachs, c’era già ad inizio 2020 un “ampio consenso di massa” che la ripresa economica sarebbe stata “a V”, sia per le economie sia per i mercati finanziari.
Rifletteteci bene: come si è formato questo ampio consenso di massa? Semplice: leggendo le analisi di Goldman Sachs, di Morgan Stanley, di UBS e di Credit Suisse, di tutte le banche e di tutte le Reti italiane di private banking e promotori finanziari e wealth managers.
Peccato che tutte le Aziende che abbiamo citato sono parti in causa, e non arbitri indipendenti della situazione: loro, tutti loro, se c’è la “ripresa a V” ci guadagnano. Anzi, è il caso di essere più precisi: loro ci guadagnano se riescono a convincere voi, Clienti investitori, che ci sarà una “ripresa a V”. Ci guadagnano, anche se poi (come in questo caso) la “ripresa a V” non c’è.
Perché in questo caso, chi perderà soldi è il Cliente, e non la banca oppure la Rete di promotori finanziari.
Questa è la ragione per la quale, anche alla fine del mese di settembre, i cosiddetti analisti e i cosiddetti consulenti scrivevano ancora, malgrado tutto e negando l’evidenza. Ad esempio il famigerato Ed Yarden trombettiere dell’ottimismo (immagine sotto) ci diceva: Beh, sapete … in fondo … guardando bene … mah, non possiamo proprio escludere del tutto che ci sia una “ripresa a V”.
Voi, lettori del Blog ed investitori, dovete chiarirvi le idee: a chi date la vostra fiducia? Prima di scegliere tra azioni ed obbligazioni, tra private equity ed Emergenti, tra dollaro USA e dollaro canadese, dovete sceglie con chi vi confrontate e da chi accettate i consigli che vi aiutano nelle scelte.