H20, la fama, ed il Nobel di Fama
Visto il notevole riscontro ai tre Post che Recce’d ha pubblicato sette giorni fa, a proposito della crisi che ha colpito Fondi Comuni dai nomi altisonanti e molto conosciuti come GAM, Woodford e H2O, abbiamo deciso di proseguire questa settimana con una serie di sei nuovi Post.
L’interesse è generale: va al di là dei tre nomi citati sopra, e tocca direttamente gli interessi di tutti gli investitori che investono in Fondi di Fondi, GPM in Fondi, oppure direttamente in Fondi Comuni di Investimento a loro suggeriti dalla Rete di promotori finanziari.
Legato a filo doppio al tema della crisi dei Fondi Comuni c’è pure il tema della diffusione dei Quant nel mondo dei Fondi Comuni. E da qui ripartiremo anche in questo Post.
Ci sono due grandi “famiglie”, due indirizzi alternativi seguiti dall’industria dei Fondi Comuni per applicare modellini di tipo quantitativo (algoritmi matematici) alla gestione del portafoglio:
quelli che si ispirano al modello Black Litterman (anni Novanta), modello che a sua volta si ispira al modello ICAPM (anni Settanta), che a sua volta si ispira al modello CAPM (anni Sessanta)
quelli che si ispirano ai modelli nella tradizione di Fama e French, due economisti … di chiara fama, al primo dei quali di recente è stato conferito il Premio Nobel per l’Economia
Va detto subito che le applicazioni di questi modelli matematici all’operatività dei portafogli è tutto meno che una novità:
il modello Black Litterman è chiamato con il nome di due esponenti (a quell’epoca) di Godman Sachs, e fu proprio Goldman Sachs a lanciare su vasta scala una serie di Fondi Comuni gestiti sulla base delle indicazioni di quel modello; quei Fondi fecero purtroppo una fine disastrosa, negli Anni 2007-2008, e la loro fine fu uno dei segnali di apertura della Grande Crisi Finanziaria; Goldman Sachs decise poi di abbandonare del tutto quella strada, che di recente però in Italia è stata ripresa da più di un operatore, che spesso si fa poi chiamare “consulente”, per vendere portafogli a bassa movimentazione fatti solo di ETF; i risultati, ovviamente, saranno poi i medesimi che toccarono ai Fondi di Goldman Sachs: il modello è il medesimo
quanto a Fama e French, la loro (famosissima) serie di studi degli Anni Ottanta e Novanta era concentrata su un solo mercato (azionario) in un solo Paese (gli Stati Uniti): nei decenni successivi, c’è stata a livello globale tra gli operatori e gli uomini del marketing una corsa ad appropriarsi della loro fama (“dai, che questo si vende a manetta!”) adattando come Fama e French mai avrebbero fatto i loro originali modelli “a fattori” un po’ a tutto l’universo Mondo degli asset finanziari. Come potete facilmente riscontrare sul Web, e come vedrete poi in altri Post del nostro Blog, i risultati sono al minimo deludenti, ed in qualche caso pericolosi; adattare modelli a fattori a la Fama-French ai Fondi Comuni di Investimento poi è quella che, in un altro ambito, verrebbe chiamata “una bestemmia”.
Non ci piacciono quelli che si fingono professori senza esserlo: e se in Recce’d vogliamo corrispondere con un professore (nel caso in cui sia davvero utile), scriviamo direttamente a Boston, a Chicago, oppure i California, per confrontarci con quelli veri.
Non vogliamo fare perciò noi stessi i finti professori e ci fermiamo a questa sintetica introduzione: ma tutti i lettori che abbiano interesse ad approfondire possono trovare in Recce’d un tramite attivo, per risalire insieme alle fonti originali e comprendere a fondo quello che, al contrario, i commerciali e i promotori finanziari, ovvero i private bankers, non conoscono e non capiscono.
Non ci piacciono i finti professori, i finti modelli, le finte validazioni con il finto backtesting . Per questo consigliamo chi ci legge a seguire (in questo caso) uno degli insegnamenti di Warren Buffett: investite in quello che capire.
Se non capire, non investite. O, come minimo, chiedete: chiedete, prima che sia troppo tardi.