Sul macro(n)-rally del 24 aprile 2017 (parte 5)

Le grandi impennate al rialzo, così come le grandi cadute al ribasso, per una gestione di portafoglio come la nostra, ovvero che punta al rendimento ASSOLUTO con un rischio CONTROLLATO, sono esattamente la stessa cosa: un rischio da evitare, sempre.

Restiamo INVESTITORI, e non scommettitori: investire è l'arte di scegliere ciò che in futuro, avrà un migliore rendimento, dove il termine "rendimento" fa riferimento alla realtà dei fatti economici, e non (mai) alle righe colorate sui fogli di carta.

Come in ogni altro aspetto della nostra vita, anche nell'investire vince chi ride per ultimo, e non chi ride tutti i giorni. Sappiamo di dovere accettare gli eccessi, e dominarne l'impatto emotivo, e quindi di dovere accettare il disagio in periodi brevi per poi vincere alla distanza. Il 2015 fu in questo senso un anno molto significativo.

Ragionare, per chi investe, è un obbligo, un dovere professionale: ed ecco perché noi proponiamo ogni mattina, ai Clienti, i nostri ragionamenti e le nostre valutazioni. I nostri punti fermi, i riferimenti forti, stanno proprio nella analisi e nella valutazione. E, giusto per essere chiari, la serie di cinque Post scritta subito dopo il rally di Macron serve proprio a chiarire a chi ci legge che NON ci mettono paura gli eccessi dei mercati. Ce ne saranno altri, e maggiori: come nel caso di Alitalia, si può fare finta di nulla per un po', ma non per sempre.

Su questi temi, ovvero sul COME ragionare dei prezzi di azioni ed obbligazioni, ci è sembrato interessante un articolo del 25 aprile 2017 di Eric Lonergan, gestore ed autore del noto libro "Money" pubblicato dall'editore Routledge. Da questo articolo abbiamo tratto il brano che segue.

That takes us to the crux. Why do prices move, and what might cause them to move a lot? The textbook assumption is that prices respond to news. Let’s assume – as many do unconsciously – that all asset price moves are caused by news about fundamentals, like earnings and economic releases. Little movement in prices may mean that there has been little by way of significant news. But do we have a good prior sense of what is ‘significant’?

Phrases such as ‘the market believes’ are deeply unhelpful. Insightful analysis assumes that that there is a distribution of market beliefs. There is usually deep heterogeneity of both beliefs about the world – for example, the probability that rates will rise or fall – and models of price determination and economic outcomes. Thinking about the distribution of beliefs – are beliefs correlated? dispersed? – may help us better understand price moves in response to news and changing conditions.

Like everything worthwhile in finance, the most profound ideas were observed by deeper thinkers seventy plus years ago, are often forgotten, and periodically are formalised by a very good mathematician. Mordecai Kurz’s work on rational beliefs formalises how the distribution of beliefs can explain ‘excess’ volatility. It has been observed that prices more-often-than-not move by more than they should in response to news. Shiller and many others suggest a behavioural explanation, Fama and Cochrane advocate varying discount rates, but Kurz shows this is a logical consequence of certain belief distributions and differing models of how the world works.

Proprio  su questi temi, Recce'd lavora da anni ed ogni mattina. Su questi stessi temi, ha pubblicato sul Financial Times due nostre ricerche, lo scorso 17 Febbraio e lo scorso 24 marzo.

Mercati oggiValter Buffo