Dove la CONSOB si sbaglia (parte 1)
Secondo il quotidiano la Repubblica, CONSOB ha commissionato alla Società Gfk Eurisko un sondaggio tra 2.500 risparmiatori italiani, ed ha fatto due importanti scoperte:
Prima scoperta: "L’investitore italiano non ha cultura finanziaria, ha scarsa comprensione degli andamenti e delle innovazioni dei mercati e mostra in alcuni casi distorsioni comportamentali (diversificazione di portafoglio e contabilità mentale).
Seconda scoperta: "Di certo, non piace pagare il servizio di consulenza ai professionisti, per cui si cercano più gli amici, i parenti e i colleghi per i consigli di Borsa. E anche una volta che il servizio viene pagato rimane una forte difficoltà nella valutazione del servizio ricevuto e una bassa consapevolezza dell’importanza dello scambio informativo con il consulente.
Siamo in totale disaccordo con i risultati di questo sondaggio: in particolare, ci sorprende, ed amareggia, che CONSOB non si sia fatta le seguenti due domande:
- se davvero "l'investitore italiano non ha cultura finanziaria", allora l'abnorme e sguaiato flusso di denaro che è stato preso dalle tasche di questo investitore, e messo nei conti di Banche, Fondi Comuni, Reti di promotori e di private bankers che cosa ha finanziato? Che tipo di costi? Non si può dire che mancassero i mezzi, per dare all'investitore finale supporti che ne aumentassero la cultura. Vuoi vedere che all'industria andava bene così? Vuoi vedere che l'industria è cresciuta in questo modo, ed è quella che è oggi, proprio "grazie" ad una certa "ignoranza"?
- di quale "scambio informativo con il consulente" si parla al secondo punto? e di quale "consulente"? Ad oggi, di fatto, in Italia non esistono "consulenti". Nel 99% dei casi, si sta parlando ancora di "puri venditori", salesman senza capacità di consulenza ma solo di vendita, di "piazzare i prodotti". Il "conflitto di interesse" domina ancora nel settore del risparmio. E la CONSOB che fa? Fa la "verginella" e si stupisce della diffidenza di tutti quei risparmiatori che si sentono spingere i "prodotti assicurativi" con commissioni al 5-6%. Ma parliamo sul serio, qui?