Il terremoto e i media
Il terremoto che ha colpito il Centro Italia emoziona nel profondo, commuove e fa rabbia. E insieme costringe a riflettere su tematiche più ampie e profonde della finanza. Sulla precarietà dei nostri percorsi di vita.
Ma costringe a riflettere anche su cose più concrete e terrene: come ad esempio sul ruolo dei mezzi di informazione, di cui scrive Ilvo Diamanti (che conosce benissimo quell'industria) su La Repubblica stamattina in questo modo:
(...) mi disturba assistere a un palinsesto già scritto. Delineato e sperimentato tante volte. Lo spettacolo del disastro e della tragedia. Lo spettacolo del dolore e dei soccorsi. Della solidarietà e della generosità. Del sostegno istituzionale, espresso da presidenti e uomini di governo in visita ai luoghi colpiti dal sisma. Questa narrazione, scritta, descritta e sceneggiata tante volte: mi disturba.
(...) gli stessi spazi mediali oggi sono occupati dalle storie del terremoto e del dopo-terremoto. Riproposte, sugli schermi televisivi, di giorno in giorno, meglio ancora, di pomeriggio in pomeriggio. Poi, di sera, fino a notte inoltrata. La vita e la morte, assolutamente in diretta. I bambini deceduti e quelli salvati. Le polemiche sulle responsabilità dello Stato, dei Comuni e dei privati. Sulle risorse impiegate per gli stranieri e gli immigrati, invece che per aiutare i nostri cittadini. (...) se i terremoti sono imprevedibili e, in Italia, non finiscono mai, proviamo, almeno, a non rassegnarci alla riduzione mediale del dopo-terremoto, sepolto da fiumi di parole. Per rispetto. Nei confronti delle comunità e delle persone colpite dal sisma. E verso noi stessi.
Fatte le debite proporzioni, in noi suscita un disturbo di questo tipo e genere l'atteggiamento "patetico" dei nostri mezzi di informazione sul deficit pubblico italiano, le banche italiane, la Borsa italiana. Che purtroppo dovremo rivedere, da qui a qualche settimana.