Questa, o è una grande trovata, oppure è una grande ...
Se voi ci capite qualche cosa, aiutateci: noi leggendo queste dichiarazioni di ieri, 14 luglio 2016, a proposito dell'attività di Cassa depositi e Presititi, ci abbiamo capito poco:
Claudio Costamagna, presidente, e Fabio Gallia, amministratore delegato, hanno raccontato un anno di attività (insediati il 13 luglio 2015) e i progetti da «istituto nazionale di promozione». «Lavoriamo su operazioni di mercato, dove il mercato non arriva — ha detto Gallia —. Cerchiamo ritorni positivi senza alterare il profilo di rischio. Abbiamo detto vari no». E sulle banche: «Il nostro intervento è attraverso Atlante. Abbiamo il 12%. Continueremo così. Non possiamo e non vogliamo diventare una banca. C’è il rischio degli aiuti di Stato e delle “manette” di Basilea 3». «Mps non ci interessa — ha precisato Costamagna — . Se prendessimo una partecipazione significativa in una banca diventeremmo un gruppo bancario. Siamo disponibili ad aumentare l’investimento in Atlante». Atlante 2, il fondo per i crediti deteriorati, nascerebbe con questi presupposti. Sotto Atlante 1.
Dunque:
- · non ci è chiaro che cosa sia un "istituto nazionale di promozione": non è una banca (questo è stato detto a chiare lettere dagli stessi Vertici aziendali) e quindi opera al di fuori del sistema di controlli che è attivo per le banche (e anche questo è stato rivendicato in modo esplicito)
- · ma noi non sappiamo cosa sia, un "istituto nazionale di promozione"
- · ne esistono forse in altri Paesi? a noi, non risultano
- · in base a quali regole opera? chi definisce gli obbiettivi aziendali? ed i metodi di operatività? e poi se non è una banca, CHI LO CONTROLLA? quale Autorità esterna mette regole e limiti? Forse è il Codice Civile? no, neppure quello perché la Società è pubblica. Il diritto pubblico? Per una realtà con questo profilo, che opera "nel mercato"?
Queste sono già una serie di ragioni per essere perplessi, e forse anche preoccupati. Ma continuiamo, perché c'è dell'altro, e di peggio:
Stesso ragionamento sull’Ilva, partita che finirà entro l’anno. «Abbiamo chiuso il primo tempo, ci sono ancora i supplementari e i calci di rigore — ha detto Gallia —. Ci siamo fatti due domande: se si può salvare e se è utile al Paese. La risposta è sì. Siamo la seconda manifattura d’Europa, il pericolo di non avere una dorsale siderurgica è reale. Stiamo comprando l’acciaio al minimo storico, interveniamo nell’Ilva perché pensiamo si possano fare soldi. Erdemir non è esclusa e anzi, possiamo attrarre altri soci».
Notate la frase "se è utile al Paese": ma a nome di chi si sta parlando qui? Chi avrebbe investito i Vertici aziendali di istanze politiche e generali? I correntisti delle Poste, di cui i Vertici sono gestori degli attivi, sono forse motivati da questa generale "utilità del Paese"? E chi lo dice?
Andiamo ancora avanti:
Cassa ha chiuso il 2015 con una perdita di gruppo di 859 milioni (effetto Eni), ma con un utile di Cdp spa di 893 milioni: «Ciò che conta», per Costamagna. È in calo del 59% dal 2014, ma è ritenuto un buon risultato vista la congiuntura di tassi bassi e incognita petrolio. «Nonostante lo scenario difficile, da un punto di vista economico e patrimoniale siamo sopra gli obiettivi del piano industriale — ha detto Gallia —. Prevediamo di chiudere il 2016 con un utile maggiore. Abbiamo un rapporto fra costi e ricavi (cost-income ratio) inferiore al 10%. E i ricavi sono ricorrenti: da quando siamo entrati non abbiamo venduto un solo titolo di Stato». Per il 2016 sono previsti impieghi per 17 miliardi, di cui 11 gia erogati. Il trasferimento in corso del 35% di Poste è parte del rafforzamento patrimoniale, con dividendi attesi «per 200 milioni dal 2017», ha detto Gallia che ha annunciato sul polo export: «Il 30 settembre Simest sarà conferita a Sace, parte lo sportello unico per le imprese».
Ci capite qualche cosa? Piano industriale? Utili per conto di chi? Ricavi fatti da chi, come, dove? E poi: anche l'erogazione di 17 miliardi di impieghi? Come fa una banca? Ed il "trasferimento" di Poste? Ma che cosa è, questo gran pasticcio di cose, e che mestiere fanno questi signori? A chi rispondono?
Proviamo a parlare in modo più semplice e concreto: in pratica, ci viene raccontata una storia di conglomerato industriale a controllo pubblico (una volta si sarebbe detto: una holding), che risponde solo al Governo, che agisce sulla base di logiche che vengono decise dalla parte politica dominante. Una storia che l'Italia ha già conosciuto: si chiamava IRI, e tutti in Italia sanno come è andata a finire, ovvero con uno spreco sconfinato di denaro pubblico ed una serie di fallimenti industriali.
La sola (e grave) differenza che questa operazione viene finanziata non con fondi raccolti dallo Stato, come fu per l'IRI, bensì dirottando fondi di privati risparmiatori, correntisti delle Poste, che di questo complicato "piano industriale di promozione per salvare l'Italia" non sanno un bel nulla.
L'atteggiamento dei Vertici aziendali a noi pare quello solito, che abbiamo già visto altre volte, ad esempio durante ricordate le "privatizzazioni" di fine anni Novanta, quelle fatte a prezzi di saldo per arricchire le banche americane che fecero da intermediarie. A noi sembra che l'atteggiamento sia "facciamo in fretta, più operazioni possibile, prima che capiscano, due o tre operazioni ben fatte e ci mettiamo a posto. Poi chi si è visto si è visto".