Banche italiane: lezioni da un disastro annunciato

A che serve scrivere ancora di banche italiane? Tutto quello che potevamo dire, lo abbiamo già detto, ed in particolare da marzo in avanti abbiamo focalizzato proprio sulle banche la grande parte dei nostri interventi nella sezione che è dedicata all'Italia sulla nostra app per iPad.

A che serve? La situazione è chiarissima, il sistema bancario in Italia resta un settore para-statale, gestito con le logiche di un consorzio, chiuso alla concorrenza e a chi non fa parte del cerchio. Non ha importanza chi sia al Governo: si tratta comunque, e sempre, di privilegiare gli interessi di alcuni ai danno degli interessi del pubblico e del mercato (come dimostrano le quotazioni delle banche italiane in Borsa). In un sistema come questo, prevalgono inefficienza e corruzione, come nelle Amministrazioni pubbliche dei Paesi del Socialismo Reale: perché non ci sono altri obiettivi che quello di compiacere chi comanda.

Le mosse più recenti, tutte (a partire da Fondo Atlante), hanno ricevuto dai mercati una reazione negativa. Qualcuno si sarà chiesto come è possibile: come si fa a sbagliarle tutte? Ci sono forse dei pregiudizi da sconfiggere?

A nostro parere non è così: la sequenza di mosse sbagliate (Vicenza, Veneto, Popolare e BPM, Carige, Unicredit, e a fare da cornice Fondo Atlante) vanno verso un solo scopo: preservare per il maggiore tempo possibile gli equilibri di controllo (tu hai quella, io ho questa) che ci hanno portato a questo disastro economico. L'obiettivo è sempre il medesimo: garantire "la continuità", che vuole dire poi non essere costretti a raccontare nei dettagli le logiche seguite nei decenni passati per le allocazioni di credito. Spesso viene detto che i diversi salvataggi vengono fatti per "salvaguardare la stabilità del sistema": la domanda che noi investitori dobbiamo farci è però se salvaguardare QUESTO sistema e QUESTE persone sia per noi la migliore opzione. Se questo è il solo sistema possibile. Se queste sono le sole persone in grado di gestire il sistema bancario, Se non sarebbe invece preferibile una fase di "distruzione creativa", per poi ripartire essendosi liberati delle zavorre bancarie che da decenni frenano questa economia. 

Ieri, 6 giugno 2016, il Ministro dell'Economia ha dichiarato che "occorreranno due anni per stabilizzare il nostro sistema bancario", il che implica, in modo evidente, che Padoan ritiene di avere due anni di tempo. Noi in Recce'd riteniamo, all'opposto, che i tempi si sono fatti molto stretti, proprio in questo 2016, e molti segnali sono lì a confermarlo. Noi riteniamo che i processi di rottura dei vecchi equilibri, e quindi anche di questo attuale sistema, sono già in moto, e che il Governo italiano oggi ha ben poco da fare per rallentarli, perché in questa vicenda è ai margini. Per questo riteniamo che arriveranno sorprese importanti entro la fine dell'anno, sorprese a cui stanno già pensando al di fuori dei confini nazionali, dove naturalmente il mondo continua a girare.

Operativamente, come si traducono queste nostre convinzioni? Per ciò che riguarda la Borsa, non siamo LONG nello specifico sul settore bancario italiano, ma ci rendiamo conto che i nostri titoli sono piccole barchette di carta in un grande mare finanziario, e se la marea salisse si porterebbe in alto pure le barchette di carta che sono le banche italiane, a prescindere dalle valutazioni. Non si può dunque escludere, a prescindere, un rally del settore: che sarebbe in ogni caso un fuoco di paglia destinato ad esaurirsi entro breve.

Molto diverso invece il discorso per ciò che riguarda tutte le obbligazioni bancarie: strumenti di scarsa o nessuna liquidità, trattati da sempre su un mercato opaco, regolati in modo opaco, ed oggi prezzati in modo estremo (grazie ai diversi regali arrivati alle nostre banche dalla BCE di Draghi, che ha dato moltissimo alle banche e zero alle imprese non bancarie, chissà come mai ...). Oggi in questo comparto noi vediamo un rischio elevato, e potenzialmente non controllabile se le condizioni dei mercati obbligazionari internazionali dovessero farsi più tese.