Ma di che cosa stiamo parlando? (parte 1)
Viviamo tutti nel mondo dell'informazione istantanea: le notizie girano il mondo intero alla velocità della luce, ed ai commentatori viene richiesto di commentare "a caldo", ovvero in tempo reale. E' per questa ragione che, su notizie che scatenano una forte emotività, voi investitori leggete una grande quantità di commenti grossolani, imprecisi, e a volte anche qualche vera e propria sciocchezza.
Un esempio della grande emotività con la quale i media hanno reagito a Brexit è nella tabella che segue, che associa fra loro momenti di mercato che hanno ZERO in comune.
E' ovvio che un evento globale come Brexit ha messo sotto grande stress chi è stato chiamato a commentare a caldo, e sono numerosi i commentatori che, chiamati a reagire in pochi minuti, hanno detto o scritto cose poco o per nulla precise.
- Abbiamo sentito e letto paragoni con Lehman Brothers (un fatto che ovviamente aveva una natura ed un'ampiezza diverse)
- ed altri paragoni con la crisi del debito nell'area Euro del 2011 (altro fatto che c'entra nulla),
- e poi abbiamo letto di una "svalutazione della sterlina" come nel 1992 (anche qui parliamo di qualche cosa che aveva un'altra natura, ed una gravità, del tutto diversa),
- e persino che la sterlina è scesa ai valori di 35 anni fa.
Abbiamo quindi pensato che possa essere utile, per tutti i nostri amici, Clienti e lettori, mettere un po' di ordine, nel'unico modo che è possibile: ovvero guardando ai dati.
Partiamo dalla sterlina GBP e dal suo cambio con l'euro.
Nel primo dei due grafici qui sopra vedete dove ha chiuso la sterlina nel corso del 2016, ed anche venerdì 24 giugno: come vedete, si tratta di un livello al quale la sterlina fu scambiata già nel mese di marzo. Nel secondo grafico, invece, abbiamo allungato l'orizzonte, tornando al 2007, ovvero alla Grande Crisi Finanziaria.
Lasciamo ai nostri lettori di ricavare le loro conclusioni, e passiamo alle Borse.
Qui vedete il DAX (Francoforte) da inizio 2016 ed anche lo S&P 500 (New York), e poi nel terzo grafico la Borsa di Londra venerdì 24 giugno: anche qui, lasciamo a chi ci legge le conclusioni, che ci paiono evidenti, e passiamo oltre.
Passiamo al'Italia, in particolare: perché abbiamo letto commenti eccessivi ed esaltati sulla stampa di tutto il Pianeta, ma soprattutto su quella italiana, dove si è presentato Brexit come il punto di svolta nella storia economica degli ultimi 100 anni. Non è così, naturalmente: ma una spiegazione per questi eccessi italiani c'è, e non deve necessariamente chiamare in causa le nostre tradizioni melodrammatiche tipo "Cavalleria Rusticana".
Il punto è che noi siamo un'economia fragile, e quindi in momenti di stress soffriamo molto più dei Paesi e delle economie meno instabili: ce lo raccontano i due grafici che seguono. Il secondo, in particolare, a noi di Recce'd dice di stare molto attenti, mentre il primo ci dice poco, perché noi di Recce'd da anni ed anni spieghiamo ai nostri Clienti che la Borsa italiana ha ed avrà, inevitabilmente, i sue ed i giù dei Mercati Emergenti dell'Asia.
Da qui, derivano poi le nostre scelte sui portafogli modello: e nei sei grafici qui sopra, noi vediamo sufficienti elementi per guardare con fiducia alle prospettive di performance dei nostri portafogli modello nel secondo semestre 2016, prospettive che Brexit non stravolge.