Goldman Sachs, il web e i gadgets (parte 2): perché non vi salveranno gli ETF

Come abbiamo argomentato nel primo Post di questa serie, poche ore fa, fino ad oggi sulla Rete Web è prevalsa una accezione molto riduttiva dei "servizi finanziari online": di queste tre parole, sembra quasi che la sola che ha importanza sia la terza, ovvero "online". E sufficiente operare "online", essere nel mondo "digitale", utilizzare il robot, per essere a la page, per essere cool, per essere nuovi, per essere competitivi.

Non è vero: per nulla. Essere "online", di per sé, significa zero. La parola chiave, è la prima: ovvero "servizi". Spieghiamo meglio: se "online" ricevete i medesimi servizi a cui fino a qualche mese fa avevate accesso allo sportello bancario, oppure attraverso un promotore, allora per voi è cambiato nulla. Zero. I costi sono inferiori? Non scherziamo, i costi sono molto importanti, ma non saranno mai la voce decisiva, quando farete i conti con la perform, alla fine dell'anno.

La qualifica di "online" vuole dire cambiamento e novità in un solo caso: il caso in cui, attraverso il web, potete accedere a servizi che sono innovativi, che si possono fornire in modo dinamico ed efficace solo "online", servizi per il quali il web è una piattaforma indipensabile.

Nello specifico della gestione di portafoglio: se vi ritrovate con il medesimo portafoglio che avevate in Banca o con il promotore, ed avete solo risparmiato sui costi qualche decimo di punto, allora per voi il problema rimane irrisolto: come generare una performance stabile e positiva senza un rischio eccessivo? Come difendere il patrimonio dagli altri e bassi dei mercati? E soprattutto: come costruire il portafoglio? Se vi danno una riposta del tipo "metteteci un po' di tutto", allora state parlando con qualcuno che non conosce i mercati finanziari e che non è un gestore.

A questo proposito, segnaliamo che gli ETF sono strumenti finanziari efficienti, ma che allo stesso tempo ai Clienti è stata creata una grandissima confusione tra strumenti ed obiettivi.

In centinaia di occasioni, abbiamo letto che gli ETF sono più efficienti dei Fondi Attivi Comuni tradizionali, ed anche noi in Recce'd la pensiamo così, e li utilizziamo. Ma troppo spesso questa affermazione è stata supportata da considerazioni non pertinenti, e (quel che è peggio) distorsive. 

Se vi hanno illuso che gli ETF performano meglio dei Fondi Attivi, allora vi hanno ingannato: il punto debole dei Fondi Comuni Attivi è che raramente riescono a battere il loro benchmark, e che quindi per questo motivo non giustificano le commissioni che l'investitore paga. Su questo, sono state pubblicate analisi statistiche abbondanti.  Ma se, utilizzando questo dato di fatto, vi fanno poi credere che che voi, investendo in ETF, farete migliori performances, allora vi raccontano una cosa che non è vera. I Fondi Attivi NON BATTONO il mercato, ma anche gli ETF NON BATTONO il mercato. Sono pari, da questo punto di vista. La sola gestione di portafoglio che può (se efficiente, rigorosa e testata) battere il mercato è la gestione attiva, dinamica e a rischio controllato. Quella che non si può affidare a un robot.

La vostra performance, se investite in ETF, dipenderà da come il vostro portafoglio viene costruito: il risultato, per intero, dipenderà dalla costruzione di portafoglio e dalla strategia. Se avete scelto i consulenti che si affidano alla asset allocation tradizionale, con i ribilanciamenti semestrali, la vostra performance dipenderà dalla (solitissima) allocazione strategica ("mettiamoci dentro un po' di tutto") e poi da improvvisate "mosse tattiche" legate alle "fasi di mercato" (?!?!?), che spesso tradiscono confusone sia nei tempi che nelle finalità.

Si tratta di strategie di portafoglio che si conoscono da trenta o quaranta anni, che sono state già sperimentate da tutti (promotori, private bankers, Fondi Comuni Bilanciati) e  che hanno sempre fallito nell'obiettivo di generare rendimento al di là dei movimenti dei maggiori mercati e indici.

Non è detto quindi che voi, con i vostri ETF, in futuro abbiate risultati migliori di quelli che si otterranno con i Fondi Comuni tradizionali: altre sono le questioni fondamentali da risolvere. Su quali ETF investirete? Di quali Case? Quando? Quanto? E quando venderete quegli ETF per investire su altri? E come userete il cash in portafoglio?

Chiedetelo al vostro consulente o al gestore: ditegli di spiegarsi meglio, nel dettaglio, e se possibile con cognizione di causa.

Mercati oggiValter Buffo