Le banche italiane, a partire da Unicredit (parte 3)
Con i primi due Post di questa serie, vi abbiamo segnalato nelle scorse settimane che il tema delle banche in Italia sarebbe tornato all'attenzione dei mercati internazionali. L'annuncio arrivato ieri sera, della creazione di un Fondo che raccoglierà i denari per finanziare le operazioni più urgenti (Veneto Banca, Popolare Vicenza, Popolare-BPM) è facile da commentare: non è la "svolta" che i quotidiani ci raccontano, è molto più semplicemente un intervento di urgenza che contiene ma non spegne l'incendio. E' una tappa di un percorso lunghissimo. Come si concluderà questo percorso? A nostro parere, se le modalità restano queste, ed i protagonisti restano questi, il percorso non potrà che finire nello stesso posto in cui ci hanno portato oggi questi soggetti e questi modi di operare. Il sistema bancario italiano ha problemi strutturali enormi, che derivano in tutto e per tutto dal modo "consortile", per "cooptazione", in cui il sistema stesso è stato gestito fino ad oggi: non come un insieme di aziende che debbono creare valore, ma come uno strumento per indirizzare flussi di denaro in modo da consolidare il controllo economico e politico prevalente nelle diverse fasi storiche. Se si procede anche oggi in questo modo, a fronte dell'incalzare delle Istituzioni Comunitarie, probabilmente questo significa che non è possibile agire diversamente, che il sistema non è riformabile, e che sarà necessario un grosso shock, ovvero un grosso fallimento, per arrivare all'inevitabile momento di discontinuità.