Consulenza finanziaria nel 2016 (parte 5): Italia liberata dagli americani

Abbiamo scritto, nel Post precedente di questa serie, a proposito del dibattito parlamentare sulla denominazione dei consulenti: precisando che Recce'd non ha intenzione di aderire ad alcun Albo che venga introdotto nella regolamentazione di settore soltanto allo scopo di "riqualificare" una parte dei professionisti che oggi operano "a retrocessioni". Il punto resta, e resterà in futuro, per noi in Recce'd quello di "mettere il Cliente davanti a tutto": il che implica che le commissioni che remunerano il nostro lavoro ce le riconoscerà il Cliente, per il valore aggiunto, e nessun altro.

In Italia, le lobby del settore del risparmio, delle Reti e dei Fondi sono state attivate per spingere su un rinvio, che viene dopo un altro rinvio, che arrivava dopo un rinvio, delle norme che limitano il conflitto di interesse,ed in particolare le retrocessioni. Purtroppo per queste lobby, per le Reti e per i Fondi, la partita dal loro punto di vista è già persa. Perché la tendenza è internazionale, e quindi passerà sopra la testa degli interessi nostrani, delle Reti nostrane e dei Fondi italiani.

Negli Stati Uniti, ad esempio, è già stata formulata (dal DoL) una norma che impone standard di servizio più elevati per tutti coloro che intendono qualificarsi come advisors, ovvero consulenti, finanziari. Il cuore di questa norma sta nel fatto che il rapporto con il Cliente deve sempre essere considerato "fiduciario", e quindi per questa ragione il consulente, lo advisor, deve sempre mettere l'interesse del Cliente avanti a tutto.

Sembra una banalità: non dovrebbe neppure esserci il bisogno di una norma. Eppure in Italia, ad esempio, accade esattamente l'opposto nel 95% dei casi. Ecco un estratto da Forbes sulla vicenda negli Stati Uniti: come potete leggere, le resistenze delle lobby dall'industria dei Fondi sono forti anche negli Stati Uniti. Ma la riforma ormai è partita, ed è inarrestabile.  Indietro, non si può tornare.

In April, the Department of Labor issued a fiduciary rule proposing that a “best interest standard” be applied across a broader range of investing advice such that any advisor getting paid to provide personalized investment advice — on things like what assets to buy or whether or not to roll a 401k into an IRA — be considered a fiduciary and have to put their clients’ interests first. Currently, brokers and advisors must only comply with a "suitability standard," which means that they must make recommendations that are suitable to an individual’s investment needs, but they can also consider their own and their firms’ interests.

In the months since the DOL put forth this fiduciary rule, Republicans and financial firms have excoriated the proposal as being bad for America and placing an undue burden on firms’ business. It turns out that putting your clients' interests ahead of your own is practically impossible, and here is, according to Wall Street, why:

"It will be very difficult, if not impossible, for financial professionals and firms to comply with the requirements,” Jackson National Life Insurance president James Sopha wrote in a letter to the DOL in July. In an 83-page letter sent to the DOL the same day, Lincoln CEO Dennis Glass called the fiduciary proposal “immensely burdensome” and “extremely intrusive,” while also noting that “it would be a mistake to assume that fee-based compensation models are always better for retirement savers than commission-based models."