Capire perché Draghi se l'è cavata al meglio che era possibile (parte 1)

Molti, anzi tutti parlano di Draghi: pochi comprendono il senso delle sue parole e dei suoi gesti. E' quello che si ricava guardando ai mercati: un anno fa, in quanti tra i "tifosi" della BCE avevano capito le implicazioni delle decisioni rpese allora? A giudicare dai mercati, nessuno o quasi. E oggi? Ovviamente è presto per dirlo, a 12 ore dalla riunione della BCE, ma di certo la reazione dei mercati ieri, giovedì 10 marzo, è stata molto emotiva e poco ragionata.

Il parere di Recce'd è che le mosse annunciate ieri sono andate in scia alle mosse precedenti: e che altro poteva fare, Draghi, dopo 12 mesi di QE? Innestare una affannosa e confusa marcia indietro? Sarebbe stato impossibile, e controproducente. Le mosse annunciate ieri saranno efficaci né più e né meno delle precedenti: cioè molto poco, vicino allo zero.

E tuttavia: ci sono altre cose da sottolineare, della giornata di ieri:

  • prima fra tutte, il fatto che Draghi non è solo, non è sconfitto, non è senza strumenti; il segnale politico c'è, ed è forte;
  • un secondo segnale è la decisione di rivedere al ribasso le stime per la crescita e le previsioni per l'inflazione: un segnale forte, di minore "bullismo", di rinuncia allo "ottimismo forzato";
  • ed infine, lo scetticismo degli operatori di mercato, almeno nei minuti e nelle ore che hanno seguito la conferenza stampa: anche questo è un segnale forte.

Dire oggi che le misure annunciate ieri sono addirittura peggiorative sarebbe un assurdo: è chiaro che una fase di mercato è finita (già nel 2015), è chiaro che la BCE non guida i mercati finanziari (anche quello era chiaro già nel 2015) ma sarà bene non scivolare nell'eccesso opposto.

Mercati oggiValter Buffo